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giovedì 1 agosto 2013

Cose serie e semiserie, d'antan e di oggi


Un dancing anni '50, dove era d'obbligo entrare eleganti (che io soprattutto rammento, per sentito dire, quale sede elettiva, causa l'ampio spazio disponibile, e compreso un tavolo da biliardo, di diversi studenti delle superiori che ai miei più tardi tempi marinavano la scuola).
Il giovanotto ventimigliese, che, già cliente abituale del citato locale, ebbe l'onore di ballare con Kim Novak;  non dice dove; forse a "Il Pirata" di Roquebrune Cap-Martin; puntuale, compare sul noto social media la fotografia che attesta l'episodio
Scene di vita mondana nella vicina Costa Azzurra con partecipazione "straordinaria" di cittadini del Ponente Ligure. 
Fantasiose e strepitose animazioni d'antan di uno stabilimento balneare. 
Cacce al tesoro, non poi così lontane nel tempo, estrose, difficili, partecipate, dai ricchi premi. 
Sono solo alcuni esempi di momenti di storia del costume, che si riferiscono a Ventimiglia, divulgati dal mio amico Gianfranco Raimondo, sui cui racconti più impegnativi, come quelli di guerra, continuo a rinviare debite note informative.
Su un aneddoto, invero, arriva, al momento, per ultimo, ma vi aggiunge certamente più di un contributo originale.

Eccola, come raffigurata addirittura in una tavola - del celebre Walter Molino - della un tempo molto diffusa "La Domenica del Corriere", edizione - si noterà - del 27 aprile 1958 (e non sono in grado di riconoscere i giusti crediti, fatti salvi, forse, quelli, di un'altra persona, già mio collega - mi perdonerà, se non ne cito il nome! -, relativi al ritocco dell'immagine).
In sintesi, la didascalia riferisce di due giovanotti che da Ventimiglia si sarebbero avventurati - chi per donare a Soraya un proprio quadro, chi una propria poesia - in barca per incrociare al largo un transatlantico, dove era imbarcata, per l'appunto, la principessa triste, come dicevano i rotocalchi, perché ripudiata dallo Scià di Persia: senza riuscirci, causa ondate, anzi, costretti a tornare verso la riva a nuoto.

Gianfranco ci informa nell'ordine: che era nella "cabina di regia" dove nacque l'ipotesi dell'avventura; che il merito principale fu di un giornalista di Ventimiglia, Angelo Maccario, decano, finché rimase in vita, dei cronisti accreditati al Festival Cinematografico di Cannes; che il pittore era Mario Raimondo, più noto come Barbadirame, valente artista e uomo di straordinaria simpatia, che ho avuto la fortuna di conoscere; che il poeta era Giorgio Carbone, il futuro Principe di... Seborga (una rivendicazione per il ridente villaggio alle spalle di Bordighera, che persiste tuttora, creando, comunque, notorietà e flussi turistici); che, redatto dagli allegri compagnoni un comunicato-stampa, questo, rilanciato dall'ANSA, fece passare - non essendo (già allora!) mai state compiute verifiche di sorta - per vero un episodio mai avvenuto su diversi giornali, compresi alcuni francesi...

A concludere una simile carrellata, io e Gianfranco insieme, finalmente: gli avevo promesso da mesi che avrei pubblicato una sua fotografia, ma "ad abundantiam" mi ci sono messo anch'io. Io a destra, perplesso, neanche immaginassi la fulminante battuta con cui lui ha commentato su Facebook uno scatto gemello di questo. Ci sarà occasione, reputo, di tornare su diversi argomenti...
E Gianfranco, a sinistra, buon esempio del fatto che nella botte piccola c'é il vino buono...


venerdì 22 febbraio 2013

Via Due Camini






















Certe mie emozioni acquisiscono dimensioni particolari nel caso di racconti o romanzi, che delineano anche sommariamente, quasi per inciso, affidandosi alla cifra della memoria, certi angoli o certo vissuto di Ventimiglia (IM) e del Ponente Ligure. Soprattutto se scritti da un amico finalmente ritrovato o da chi non incontro più praticamente dai tempi della scuola. E, forse, il mio coinvolgimento è ancora più forte, perché sono libri da me scoperti e, quindi, letti, come mio solito, quasi trasognato, in ritardo.























Chi scrive di Ventimiglia di solito non può prescindere dal mare. Dalle piccole baie, dalle calette, dalle rocce, sempre più numerose verso la frontiera. E c'è, tra gli autori cui ho qui solo accennato, chi sottolinea che, a esplorare e vivere questi paesaggi, e questo ambiente, una vera barriera con la Francia non vi sia mai stata.






















Ho anche rinvenuto una intrigante scansione, alla quale si affida un personaggio, di nomi di monti ben visibili dalla costa del Ponente Ligure.
In questa fotografia, scattata verso la confluenza di Via Due Camini con la Frazione di San Bernardo di Ventimiglia, si può notare una scarna selezione di cime e di colline. Una zona densa di trasformazioni, ormai, e di riferimenti di vario ordine, che mi porterebbero in ogni caso fuori discorso.

Sarebbe in tema la vecchia trattoria più indietro, verso il mare, di Via Due Camini, semplicemente detta, appunto, "Due Camini", meta tradizionale per tanti anni di gite fuori porta, rimaste nel vissuto popolare, anche perché quell'esercizio da tempo è chiuso. Per varie associazioni di idee è riemersa viva nella mia mente una giovanile serata di fine estate, fatta quasi di niente, se non del discorrere allegramente in compagnia salendo e ridiscendendo, dopo breve ristoro lassù, in città: ero ancora inconsapevole che l'età della spensieratezza stava finendo.


Qualcuno, per un'altra comitiva, almeno una foto l'aveva, invece, pur fatta, ai Due Camini.























Più sotto ancora il Roia apre la sua foce. Su quella parte di lungofiume la Battaglia di Fiori, cui ho accennato nel mio ultimo post, si é sempre svolta. Un altro libro mi porta a rammentare un aspetto di quella manifestazione che ho trascurato, quello dei balli popolari conclusivi, in questo caso quelli di una volta nel Mercato dei Fiori. Il romanzo in parola venne scritto circa sessant'anni fa da persona appena trasferitasi con la famiglia nella città di confine: l'entusiasmo con cui vengono descritti gli aspetti salienti di questa kermesse - a ben guardare anche altro, come la zona di mare di confine - nella trama del racconto appare molto genuino e spontaneo. 
E Ventimiglia, intesa come insieme di fattori qui solo adombrati, continua - al netto dell'effettiva resa artistica dei singoli - a suscitare di queste impressioni...



mercoledì 14 novembre 2012

Tra Ventimiglia e Oneglia

Fonte: collection-lingenauber.org
In questo dipinto del tedesco Albert August Zimmermann una veduta di Ventimiglia di ben prima della fine del 1800 (ho già, invero, pubblicato litografie e cartoline molto datate dello stesso scorcio di panorama). 
Quando ho notato questa immagine sul Web, mi é venuta subito l'idea di provare a reperire  riproduzioni digitalizzate di quadri d'epoca relativi almeno alla Riviera, intesa in senso largo, proprio per non concentrarmi come al solito sulla zona, la mia, più di ponente della Liguria. Ho capito, tuttavia, che non é per niente facile. Ho già scoperto, invero, con una certa difficoltà una fonte ufficiale (che ho appositamente, come per quelle che seguono, sottolineato) per questa icona, icona che tra l'altro risente di una certa intenzione, come era allora in voga (e non sono il solo a evidenziarlo), di abbellimento della realtà.


Intanto, almeno nel primo caso, un minimo di raffronto fra ieri e oggi.
Fonte: wikipaintings.org












Ho trovato - velocemente - un lavoro (1884) dedicato a Ventimiglia da parte di Claude Monet, che come é noto ha immortalato tanti angoli delle terre tra Italia e Francia, specie di Bordighera. E di quadri di Monet dipinti da queste parti su Wikipaintings si trovano tanti esempi.








Fonte: Wikipedia
Per rinvenire una traccia, invece, di altre località della provincia di Imperia, mi sono adattato - anche in questo, non agevolmente - a quelle che sono stampe: questa é una litografia (da "Statistique de l'ancien département de Montenotte" di Chabrol de Volvich) di C. Motte (1824), afferente Porto Maurizio, oggi parte occidentale di Imperia.
















Fonte: Wikipedia
Questa é Oneglia (ovvero, Imperia Est) in una stampa di Fleury dei primi del 1800.



















Ma non demordo.  Prima o poi troverò qualche cosa troverò!



martedì 4 settembre 2012

Caro diario...

Mi viene difficile abbandonare anche momentaneamente il livello del diario fatto di piccole annotazioni. Anche quando mi viene naturale riferire di alcuni incontri.
Alfredo, per esempio, la cui indole dinamica lo porta ora, come hanno riferito altri blogger, a occuparsi in riusciti incontri pubblici di piante dei tempi dei Celti, argomento sul quale, a prescindere dall'epoca, mi sento, benché attratto, incompetente. Perché a me chiede se non mi occupo più di ... libri gialli, con cui ho costellato la parte iniziale della mia avventura da blogger. Il discorso con lui (creatore del più volte da me citato Archivio Moreschi di Sanremo) scivola inevitabilmente su fotografie d'epoca. Ci lasciamo almeno con la speranza di pescare una volta o l'altra nei suoi cassetti i negativi di scatti su meeting condotti insieme diversi anni fa, magari quelli di Marineland di Antibes, quando i delfini - meglio così - li sentivamo in lontananza.
Nella stessa occasione rivedo Arturo Viale, che alcuni luoghi, fatti e persone di questo Ponente Ligure li descrive con appassionata vena, competenza e significativa scrittura, come ancor più mi accorgo da un suo scritto che mi invia successivamente. Vorrei riferire alcune sue storie.Prima o poi lo faccio.




I luoghi delle soprastanti immagini - che inquadrano con approssimazione la zona costiera di Ventimiglia sino a Punta Mortola - sono molto cari ad Arturo. Ma non solo a lui.


Non resisto, per associazione di idee, alla tentazione di pubblicare uno scorcio di mura genovesi del 1500, sempre della città di confine.


E un certo articolo su un portale locale é come se mi ricordasse implicitamente che il mio ultimo appunto su Collasgarba e Nervia di Ventimiglia difettasse dei necessari riferimenti storici, alla cui carenza non sopperisce certo questa veduta parziale degli scavi romani in loco.


Qui sopra, a destra, Nizza non si scorge, avvolta nella foschia estiva. 
Mi é tornato in mente questo capoluogo di dipartimento francese, perché, sembrandomi di fare spesso la parodia di un famoso lavoro, "Caro Diario", di Nanni Moretti, mi sono ricordato che a Nizza me ne parlava (della pellicola in parola) in termini entusiastici un ex-collega, romano come il regista, tuttora emigrato per professione di prestigio in pianta stabile in Costa Azzurra. Devo aggiungere in proposito che, quando ho visto finalmente quel film, la scena che mi è rimasta più impressa - e che mi incanta ancora nella memoria - é quella in cui il protagonista ammira entusiasta (accenna pure a delle mosse di danza!), sul televisore del piccolo bar della bella isola in cui si ritrova, Silvana Mangano, che balla sensuale a un ritmo sudamericano: scena di un vecchio film ripresa con indovinata citazione nel nuovo! Senonché, se ci penso ancora, la Mangano mi evoca la mia cara maestra di quasi tutte le mie scuole elementari, che aveva avuto dei contatti per così dire professionali... E se faccio il gioco della memoria e delle coincidenze mi viene da continuare ad oltranza: grazie a Gianfranco Raimondo lo scoop di un fotografo di Ventimiglia con Brigitte Bardot a Saint-Tropez, vecchi Festival di Cannes... E a stare solo sulla Côte.
Eh, sì, questa volta la dico anch'io: "Faccio cose, vedo gente..."...


sabato 24 dicembre 2011

Buone Feste!


Ecco Sanremo, in una vista parziale per come mi é venuto di riprendere giorni fa. Dovrei forse parlare un po' più spesso di questa città, dove per lo meno ho operato a lungo.

Inizio in questo modo informale  per augurare e contraccambiare Buone Feste a gentili blogger e lettori.

Nella mia persistenza irrituale, faccio riferimento una volta di più con questa rara immagine al tema dei viaggiatori di inizio 1800, su cui vorrei tornare.


Un altro argomento che mi interessa sono le esplorazioni meno conosciute, soprattutto se condotte via mare. In questo dipinto di François Geoffroy Roux (1811-1882) in un punto indeterminato del loro itinerario le fregate francesi La Recherche e L'Espérance della grande spedizione scientifica (1791-1794), condotta dal contrammiraglio Antoine Bruny d'Entrecasteaux alla ricerca di quella di La Perouse sino alle Isole Vanikoro dell'Arcipelago di Salomone.

A partire, infine, da una carta del Guibert riguardante le fortificazioni e le trincee intorno al corso inferiore del torrente Nervia (e al fiume Roya) all'epoca della guerra di successione austriaca, rivisito velocemente scorci dal (verso la sponda di Camporosso) e dell'omonimo quartiere di Ventimiglia, dove ho passato gli anni della formazione, come per sottolineare che dovrei decidermi a fare riaffiorare alla memoria o a estrapolare da archivi qualche vicenda significativa di quella zona.

Buon Natale e Buone Feste a tutti, allora!


lunedì 12 dicembre 2011

Paesaggi, non solo del Ponente Ligure, di William Brockendon

Avendo ben presente questa vista - fruibile tra l'altro su diversi siti locali - di Bordighera da Capo Nero di Sanremo, da un'incisione in acciaio del 1829, sulla base di un disegno di William Brockendon, ho provato a cercare sul Web altri soggetti di questo pittore riferiti al Ponente Ligure. Ma non ho trovato molto.

Questa veduta delle piane di Bordighera e di Vallecrosia con, sullo sfondo, la Ventimiglia dell'epoca viene attribuita a William Brockendon.

Anche il dipinto che raffigura Mortola di Ventimiglia, che domina l'area dei futuri Giardini Hanbury, dovrebbe essere dello stesso artista.

Una curiosità: i cani in queste opere stanno a ricordare che si viaggiava accompagnati da questi animali per poter eventualmente fronteggiare bestie feroci allora ancora presenti in discreto numero; dopo di che poteva capitare che un cane del posto, di sicuro selvatico, se non rabbioso, assalisse, come si vede nella seconda immagine, un lavorante.

Cogoleto é di sicuro di William Brockendon.

Anche le opere che seguono, di cui si noterà subito la migliore qualità di riproduzione, sono sicuramente di William Brockendon. Qui, la Val Angrogna di Val Pellice.

Non riporto i nomi, del resto forse visibili sulle stampe in questione, delle altre località, comunque vicine alla Val Pellice.
In sostanza, dato che per questa zona non ho trovato altri risultati delle fatiche di William Brockendon (Totnes, 13 ottobre 1787 - Bloomsbury, 29 agosto 1854: fu anche scrittore e inventore e conobbe Cavour), affascinato dal suo estro ho allargato alquanto il discorso iniziale.


martedì 3 agosto 2010

Al tempo delle jacarande in fiore

Pubblicata al momento della fioritura la foto di una bella jacaranda di Bordighera, ci fu, tra gli altri, un commento che merita, anche a distanza di qualche settimana, di essere riportato:
"Splendida la jacaranda in questo periodo di fioritura. Che strana la nostra Liguria, tanti insigni scrittori, tra cui Francesco Biamonti, niente hanno potuto contro la schiera di pessimi cementificatori."

La sequenza degli eventi è stata, invero, più articolata. Tra i primi commenti ci fu quello di un amico che riportava la notizia per cui a introdurre in provincia di Imperia le jacarande fosse stato il padre di Italo Calvino, insigne botanico. Non potei resistere alla tentazione di scrivere due righe in proposito, per sottolineare l'impegno culturale e civile di Calvino contro la speculazione edilizia. Me ne venne fuori un articolo che, apparendomi pretenzioso, andai subito a cancellare, non prima di avere suscitato le impressioni che più sopra ho riportato.

Potevo partire da un agave, da un pino marittimo, anche da un geranio. Certo, di importazione o di tradizione locale, anche un modesto vegetale desta nelle persone semplicemente dotate di buon senso sentimenti di rispetto per la natura ed il paesaggio.

Ho fatto bene a cancellare quel mio post. Quel commento, che lascio anonimo, era e rimane esaustivo: ogni mia altra considerazione sarebbe superflua.