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giovedì 19 gennaio 2012

Quella Ventimiglia pacifista!


Qui sopra si può vedere uno scorcio della Marcia per la Pace in Vietnam Ventimiglia-Bordighera del gennaio 1973.
La fotografia mi è stata mandata da N., cui ho già fatto più volte riferimento. Era a suo tempo comparsa nelle pagine locali di diversi giornali, ma non l'avevo più vista.

Credo, siano opportune alcune considerazioni di carattere sociale, morale e civile. Quella manifestazione - a noi e ad altri amici cara anche per l'impegno profuso per la sua buona riuscita -, come mi ricordava appunto N. (che poi in Vietnam c'è stato: e mi ha inviato anche uno scatto che lo ritrae insieme al fratello su un carro armato americano, cimelio di quel conflitto), fu molto partecipata in termini quasi unici per la nostra zona.

Non fu di parte. I numeri stessi delle presenze lo attestano. Ma c'è di più, come cercherò di aggiungere tra breve. Intendo prima rammentare che la proposta venne fatta da esponenti di quel vecchio "Gruppo Sbarchi Vallecrosia" della Resistenza dalla grande apertura mentale. E venne subito caldeggiata da diverse associazioni, anche cattoliche: le ACLI, ad esempio.

Ventimiglia, e tanti suoi degni abitanti per meglio dire, anticipavo poc'anzi. Giorni prima, il volantinaggio della notte della vigilia di Natale per chiedere la cessazione dei bombardamenti aerei USA sulle popolazioni civili del Nord Vietnam destava palpabile - ed anche istituzionale - commozione soprattutto all'uscita della Messa dalla Cattedrale.

C'erano già stati diversi altri fatti di piena comprensione umana, non solo verso il dramma del Vietnam, quasi in ideale collegamento con insigni figure del passato, quali quelle dei pescatori della zona che contribuirono (come ha ben documentato Paolo Veziano in "Ombre di confine") a salvare verso la Francia tanti ebrei.

Certo. Ci sono state, dopo l'infame guerra di Indocina, altre guerre ingiuste. E nel Sud-Est asiatico libertà e diritti sono conquiste ancora tutte da inverare.

Ma è anche scemata di molto, ritengo, l'attenzione verso i fatti del mondo, con il paradosso che ora il mondo è sempre più vicino a noi.


martedì 3 gennaio 2012

Altre idee di Ventimiglia (e zona)


Questa mattina M., finalmente trovato di persona e da me interpellato in proposito del professore Raffaello Monti, mi racconta di un'importante assemblea pubblica sull'obiezione di coscienza, avvenuta a Bordighera nei primi anni '60 con l'intervento di Aldo Capitini, grande figura di cattolico pacifista. E con un lungo telegramma di Bertrand Russel, dispiaciuto di non poter intervenire. L'iniziativa ebbe luogo nella Chiesa Anglicana della Città delle Palme, allora aperta al culto. Con l'autorizzazione del Vescovo di Malta, da cui dipendeva quel luogo ancora sacro. Il meeting era stato organizzato dall'Unione Culturale Democratica, di cui era presidente il professore Monti, artefice, anche in virtù dei suoi profondi legami con Capitini, della sopradetta manifestazione. Di quest'ultimo, di cui ho già parlato, cercavo e cerco ulteriori notizie, perché per un caso straordinario e significativo a seguito di quel mio post sono entrato in contatto telefonico con la figlia, che mi ha esortato a parlare ancora di suo padre, soprattutto in riferimento alla sua frequentazione con Capitini: il che io traduco soprattutto nel sollecitare vecchi amici della famiglia Monti, in Bordighera e dintorni, a riunire memorie e documenti dell'attività svolta in questa zona, da ultimo anche nel pensare a qualcuno veramente esperto di penna per stendere note importanti in proposito.

In sostanza, qualcosa che ho scritto già qui sul blog ha avuto sviluppi, anche imprevisti, incrociando, inoltre, altre trame.


Un punto riassuntivo potrebbe essere il già da me citato Bar Irene di Ventimiglia dei primi anni '70, che di recente mi torna in ballo anche per aspetti banali, ma che molti collaboratori locali del professore Monti hanno conosciuto bene.

Come l'ha conosciuto bene N., da anni, come ne scrissi tempo fa, emigrato nelle vicinanze di Milano, con cui, finalmente, dopo due fugaci occasioni, ho potuto avere qualche giorno fa una lunga e proficua discussione, come quelle di una volta: sembrava proprio ci fossimo lasciati l'altro giorno, forse perché, come dice, esplicitandomi il senso di una battuta di un mio ex-compagno di scuola, il mio anonimo dotto eremita della collina, quando si cresce insieme rimane un elevato grado comune di confidenza.
N., che ritrovo come sempre colto ed acuto osservatore, in più temprato anche dalle importanti vicende culturali di una vecchia Milano, che ha avuto l'opportunità di vivere, quella della Casa della Cultura, per intenderci, ha di quel Bar Irene più in mente, o a cuore, in questo momento, se ho capito bene nell'enfasi di un cimento peripatetico interrotto da continui rimandi, persone anche dalla vita pittoresca, che credo di avere individuato anche in un pezzo di notevole pregio stilistico di un altro nostro conoscente, pezzo che prima o poi mi devo decidere a pubblicare qui.
Solo che a quel Bar era lui soprattutto, N., quello che faceva interminabili discussioni con Francesco Biamonti, come a suo tempo io devo aver messo in quella mia sintesi di quella storia, per noi ed altri, così importante. Non per niente una parte del tempo passato insieme l'altro giorno l'abbiamo speso a vedere a Bordighera la Mostra fotografica di Ario Calvini "Tra gli ulivi con Francesco Biamonti".

L'incontro con N. - che non ha conosciuto, tuttavia, il professore Monti - mi fa, dunque, da traccia per schemi di vecchie narrazioni che dovrei arricchire, ma, prima di proseguire almeno per una parte qui, aggiungo che altri spunti mi sono stati da lui forniti, soprattutto con alcune sue fotografie ed alcune impeccabili riflessioni consegnatemi subito dopo via email: mi auguro solo che vada ad aprire presto il blog di cui mi ha detto in termini ancora di vaga idea.


Avevo già saputo che il mio amico d'infanzia, cui sono debitore di tanti insegnamenti relativi alla storia, aveva presentato a Ventimiglia, verso il termine del lungo periodo in cui io mi ero trovato praticamente relegato a Sanremo, il bel romanzo di N., su cui l'autore mi ha pregato per il momento di tergiversare. Ma N., dalla robusta, differentemente dalla mia, memoria, mi viene a sottolineare l'esperienza per tutti noi giovanile di un Cineforum, condotto presso il Dopolavoro Ferrovieri di Ventimiglia, nel corso della quale, ad esempio, il nostro vecchio sodale, oggi ormai ben piazzato a Seborga (e che mi ha confermato la circostanza), procedette, con la sua sempreverde foga, a difendere le opinioni altrui, comunque espresse.

Di N. dovrò dire altro ancora, come preannunciato, non fosse altro che per ricordare altre persone, alcune veramente care, da ricondurre alle comuni trame, ma aggiungo due argomenti che in qualche modo lo collegano a mie pregresse storie. Di quanto pertinente a "Far West di Ponente" l'ho maggiormente informato io, non sapendo lui ad esempio del romanzo di Elio Lanteri, che bene conoscemmo da giovani, ma su alcuni aspetti, sempre via email, mi ha già fornito suoi giudizi critici. E non potevo dubitare che, avendo conosciuto Nico Orengo, N. rammentasse all'autore de "La curva del Latte" che, certo anni dopo quell’ambientazione storica, nella campagna condotta dal protagonista lui, prima di diventare a costo di grandi studi e di pesanti sacrifici un importante dirigente in due diversi comuni dell’hinterland milanese, ci avesse lavorato da bracciante, ricavandone anche il ritratto affettuoso del figlio reale di quel personaggio, figlio cui Orengo, particolare a me sfuggito, aveva dedicato un'altra opera.



Ma su Orengo, una cui recente parziale rilettura mi ha aperto altre strade da indagare, termino questa prolissa esposizione.


martedì 29 novembre 2011

Matteo Vinzoni, cartografo

Mappa di Matteo Vinzoni raffigurante Savona e la fortezza del Priamar.

Mappa raffigurante il borgo di Levanto del cartografo Matteo Vinzoni (1773). Da questa data accertata si può risalire al periodo di attività di questo funzionario della Serenissima Repubblica di Genova.

Porto Maurizio (oggi parte di Imperia).

Sanremo.

Sin qui, immagini che ho ripreso da Wikipedia (Wikimedia).

Da soudan.it
 La zona di Bordighera.

Da fortedellannunziata.it
Ventimiglia.

Ci sarebbero molte cose da dire sulla bravura di questo topografo, al quale sono state dedicate in questa Regione alcune pubblicazioni. E pensare che fu attivo quando il Dominio di Genova era ormai avviato a inevitabile declino!
Sono temi importanti, che meritano, penso, attenzione. Uno stralcio significativo su questi aspetti si può trovare, comunque, qui su Cultura-Barocca.
Rimane intatto, credo, il fascino, ad un tempo arcano e moderno, di quelle carte di Matteo Vinzoni.



mercoledì 16 novembre 2011

Riflettendo sulla storia locale


La Chiesa di San Michele a Ventimiglia (IM), più esattamente a margine del centro storico e affacciata sulla valle del Roya, fu per un certo periodo anche dei Templari, che avevano eretto intorno altre loro costruzioni.


Porta Sottana di Bordighera (IM) fa ricordare che la cittadina, pur se la definizione già nella dizione medievale esisteva, sorse solo alla fine del Quattrocento. In seno a quella Comunità degli Otto Luoghi che si staccò alla fine del Seicento dalla presa - si direbbe oggi - amministrativo-fiscale di Ventimiglia. Il Dominio era, tuttavia, ancora quello della Serenissima Repubblica di Genova, il cui simbolo di potere é tuttora visibile su quella architettura.


E, risalendo più indietro nel tempo, i reperti romani hanno, invero, una loro suggestione.

Memorie pure importanti come queste - e tante altre ce ne sono - sono care - ma non sempre! - a chi abita e frequenta l'estremo Ponente Ligure, ma possono non sembrare particolarmente significative a fronte dell'immenso patrimonio storico, monumentale ed artistico del nostro Paese.

Se continuo ad occuparmi di questi aspetti, lo faccio certo anche per chi non conosce queste zone.
Solo che asserzioni stimolanti di un certo dibattito culturale, come ho potuto ancora constatare di persona in una recente conferenza, postulano la giacenza di lasciti specifici della storia locale.


Come le diramazioni locali degli itinerari medievali dei pellegrinaggi, anche per la Terrasanta, ben testimoniate, ad esempio, dal nome assunto da Ospedaletti, dal termine usato anticamente per designare i ricoveri per i viandanti (di fede, soprattutto!).

Ma non solo.


giovedì 22 settembre 2011

La Liberazione era ancora lontana ...


Riprendo in questa occasione dai documenti reperiti da Giuseppe Mac Fiorucci in costanza di varie sue pubblicazioni (cui ho già accennato altra volta) in ordine ad aspetti della Resistenza nel tratto costiero tra Italia e Francia estratti di rapporti di parte alleata che offrono, credo, un significativo spaccato di quel drammatico periodo. Sono qui di seguito in corsivo.


30 dicembre 1944

RAPPORTO SETTIMANALE

Linea del fronte immutata...
Schieramento delle unità americane: immutato...

...Il 28 dicembre è stato riacciuffato un prigioniero italiano che tentava di passare in Italia in barca.
Era evaso da Villafranca (caserma Rochambault) al mattino alle 6 in barca, si era fermato a Monaco per cercare da mangiare e subito ripartito.
E’ stato obbligato ad accostare dal fuoco dei nostri mitraglieri avendolo scorto davanti a di Mentone verso le 15....

....Servizio di pattuglia: obiettivo:  Ciotti...

...Tiri di disturbo dell’artiglieria americana........
...Attività nemica:
tiri di disturbo su Roquebrune, Carnoles. Insignificanti.


26 gennaio 1945
RAPPORTO SETTIMANALE

Linea del fronte immutata...
Posizione delle truppe immutata...

OPERAZIONI ESEGUITE
Nella notte tra il 20 e il 21 gennaio una pattuglia americana della compagnia C  in avanscoperta ha fatto 14 prigionieri (8 italiani e 6 tedeschi)......7 nemici feriti, 1 americano ucciso.

Il 21 gennaio alle 23 al porto di Mentone per errore due agenti italiani vengono presi a fucilate,  uno è ucciso l’altro  ferito.

....Gli agenti italiani  credevano di trovarsi ancora in territorio italiano....
....E’ necessario ancora una volta segnalare che i militari di guardia siano avvisati dell’arrivo di agenti...

....tre soldati della 1° compagnia saltano su una mina; 1 ferito grave, 2 leggeri.
...Movimento truppe nella valle del Nervia...
....I tiri d’artiglieria sono diminuiti da una parte e dall’altra......

....Un MAS italiano con due uomini a bordo è catturato dagli americani.....
.....42 colpi nemici su Mentone.
.....Artiglieria, Aviazione e Marina amiche in azione....


10 febbraio 1945
RAPPORTO SETTIMANALE

Linea del fronte immutata....
Dispiegamento delle unità immutato.....

....Il 9 gebbraio tiri di mortaio da 81 al limite della gittata....
....60 colpi sul castello Voronoff e sopra la caserma dei Carabinieri....
....Da Cap Martin 50 tiri di cannone da 75 sul castello Voronoff e Grimaldi ...
....Reazione dell’artiglieria nemica: 2 ore, senza danni....

L’aviazione ha bombardato Bordighera.



giovedì 8 settembre 2011

Un vecchio tema sullo sport


In questa vecchia cartolina, qui riprodotta, si possono vedere i campi del Tennis Club di Bordighera (IM), fondato nel 1878.
La uso a corredo iniziale di alcune riflessioni, che mi sono venute in mente ripensando ad un tema (o componimento per un concorso), incentrato sullo sport, dell'anno scolastico 1964/65, quando ero in V^ Ginnasio: con l'ingenuità tipica di tanti ragazzi dell'epoca andavo in quello scritto a perorare la necessità di costruire in Italia numerosi impianti per consentire la diffusione di massa delle attività motorie e concludevo auspicando correttezza e lealtà nelle gare.
In quel periodo, come altra volta ho accennato, nella nostra zona le strutture erano veramente poche, così come nel resto del Paese.


Non sapevo ancora che di lì a poco avrei vissuto una breve stagione nell'atletica, che mi consente ora qualche digressione curiosa. Dato che l'unico campo attrezzato era quello di Imperia, per la corsa (per fare il fiato, almeno) ci si allenava spesso per strada. Essendo la mia società di Sanremo (IM), ci saremmo in quel periodo sognati la pista realizzata da poco dalla città della canzone sin quasi alle porte di Imperia sul tracciato della vecchia ferrovia! E se scaldavo da solo le gambe vicino a casa venivo guardato come un tipo originale: non erano ancora i tempi del footing di massa!


Vedendo la piscina di Bordighera, devo sottolineare che le cose sono cambiate in bene anche qui da noi. Rammento, poi, di aver letto che alla base di tanti successi ufficiali italiani nel nuoto ci sia il continuo avviamento, anche per motivi di salute, di tanti bambini a questa disciplina da parte delle loro famiglie.


I rinnovati campi da calcio e da tennis in zona Peglia di Ventimiglia sono un altro esempio delle opere costruite in tutti questi anni da queste parti. 

Non posso dimenticare infine le tante palestre private, frequentate da persone di tutte le età. 

Non intendo allungare oltre il discorso, ma voglio formulare almeno un accenno ad aspetti sociali, quali quella moda che impone di essere giovanili, belli, prestanti ad ogni costo, ed al fatto che, nonostante il gran numero di impianti realizzati, la domanda di pratica fisica, per fattori complessi, tra cui a volte le spese da sostenere comunque, sia ancora largamente inevasa.

La sportività, invece, intesa in senso largo, che mi è rimasta tanto cara come da ragazzo, credo sia diventata nelle competizioni ad alto livello merce sempre più rara. Qualche volta anche a livello amatoriale.



martedì 12 luglio 2011

Miscellanea


Siccome spesso ritardo a rispondere ai commenti, spero, pubblicando adesso, ripresa da Cultura- Barocca, una stampa di Billmark (da litografia del 1857) su Borgo Marina di Bordighera, di fare ancora cosa utile, specie nei confronti di @Tina, informando in questa occasione che le mappe di Saorgio e di Dolceacqua da me evidenziate qui, derivano da incisioni del "Theatrum Sabaudiae", Amsterdam, 1682.


Mi sono anche dimenticato di dire subito a @Sileno che avevo visto il suo bell'articolo su l'"intrepido", passione pregressa a quanto pare comune a tanti della nostra generazione: anzi, probabilmente aveva rappresentato per me un ennesimo stimolo a tornare sull'argomento.


A Bordighera, intanto, si va avanti nell'installare riproduzioni di quadri di Monet dipinti nella città delle Palme.


E a Seborga ci sono tornato più di una volta. Il bosco é bello anche con il caldo di questi giorni. Stando più attento, ho notato anche un vetusto piccolo borgo ...


sabato 11 giugno 2011

Jacarande...


E pensare che la mia passione per le jacarande iniziò non molti anni fa, dopo avere visto casualmente quelle che oggi mi sembrano due piante, quelle della fotografia qui sopra, piazzate tra i due porti di Sanremo, con le radici quasi lambite dal mare, all'epoca molto, ma molto striminzite.

A pochi metri dalle prime, dall'altra parte della strada, ce n'è una maestosa, che sta quasi ad indicare la pista ciclo-pedonale che si snoda per metà provincia di Imperia sul vecchio tracciato della ferrovia. Ma per accorgermi della sua fioritura ho fatto passare ancora qualche anno, il che introduce il probabile assioma, che poi riprendo, per cui questi alberi d'importazione, se non rifulgono di quel colore, come spesso può loro capitare, vengono quasi inevitabilmente confusi con altri più noti, come quelli del pepe o del finto pepe, più noti dalle nostre parti. Aggiungo che tutte queste informazioni le ho apprese dal mio grande amico fotografo di cui ho spesso parlato.

Questa, che orna il Giardino Monet di Bordighera, mi diede lo spunto per fare i  miei primi passi da blogger. Come ennesima precisazione sul tema, aggiungo che quest'anno stavo per perdermene la fioritura - e così di tante altre - sia perché mi sembra anticipata rispetto all'anno scorso, sia perché, fatte debite eccezioni, tanti alberi non sono posizionati lungo i miei abituali tragitti.

Infatti, la mia attenzione nella settimana che si conclude è stata in primis richiamata da questa jacaranda che é all'angolo del Mercato Coperto di Bordighera.


Un giorno fotografai una jacaranda in un tratto della Via Aurelia sito tra Bordighera ed Ospedaletti (IM). Si era colà appena fermata una signora in motocicletta per fare con il telefonino la mia stessa operazione. Aveva visto casualmente quella pianta e non ne conosceva il nome, che chiese invece a me. La mia modesta conclusione sul punto è che, non fiorendo dalle nostre parti tutte ogni anno e non sempre nello stesso periodo, possano passare inosservate anche agli occhi degli appassionati di botanica, come mi è capitato di riscontrare ancora di recente.

Non potevo non documentarne una di Mentone, abbastanza prossima alla vecchia frontiera, che, tuttavia, al pari di quelle vicine, mi sembra da anni stenti ad esplodere di bellezza, mentre in quella città hanno addirittura intitolato una via alle jacarande, che là spiccano soprattutto in lontananza dall'alto delle colline.

Altura per altura, ne presento allora una, ritratta in una giornata di scarsa luminosità, di Latte, zona ovest di Ventimiglia.

Ed ecco quella di cui qui ho già parlato di recente, quella abbandonata che vedo più spesso, ma che stava per trarmi in inganno perché pensavo stesse fiorendo lentamente, per cui stavo ancora aspettando di andare a cercarne altre: invece, no, anche quest'anno ha fatto quello che ha potuto, mentre quello in basso, se non erro, è glicine. E nel vicino vivaio a farle ideale compagnia una ancor giovane, credo, pianta. Ma questa é solo una modesta selezione di jacarande di questo lembo di Riviera ...

sabato 14 maggio 2011

Ampelio



In questa uggiosa giornata, che in questo sembra proprio ripercorrere la tradizione, si celebra in Bordighera la Festa Patronale di S. Ampelio, mentre la kermesse popolare in suo nome, organizzata dalla giovane Pro Loco, é iniziata già mercoledì scorso nella Spianata del Capo del Paese Alto, come si può vedere qui sopra: il che mi consente di dare qualche approssimativa idea sia dell'ubicazione del Centro Storico che della "scibretta" per antonomasia, cioé uno dei grandi ficus esistenti nella Città delle Palme.





Mentre il sito dove approdò, visse ed operò il monaco arrivato dalla Tebaide egiziana intorno al 400 dell'era volgare é decisamente più in basso, come cerco di documentare in qualche modo con le soprastanti immagini, che consentono oltrettutto di fissare spunti per altre interessanti vicende, immagini messe più o meno in ordine geografico degradante, sino ad arrivare alla chiesetta sul mare, teatro di tanti matrimoni locali, dedicata  e contenitore della grotta, oggi cripta, che ospitò Ampelio.



Non so se all'epoca in cui arrivò - e la leggenda in proposito é intrigante - Ampelio (talvolta si dice anche Ampeglio, tanto é vero che nella consuetudine ormai desueta si potevano e possono trovare persone o con l'uno o con l'altro nome) abbia arrancato sugli scogli che a memoria sono da sempre prossimi al luogo di culto.
Di sicuro la venerazione per questo santo ha comportato un fattore storico di rilievo, pur non costituendosi qui un nucleo abitato degno di questo nome prima della fine del '400: l'attuale Paese Alto, insomma.
Le sue reliquie vennero portate a Genova già nel 1258 e tornarono solo finita la seconda guerra mondiale con tanto di traslazione via mare e con invero grande festa di popolo.

Nel corso dei secoli il convento benedettino (della Congregazione Olivetana) che venne eretto su quel sito ebbe una notevole funzione, al punto che, a fare un mero esempio non esaustivo, nella guerra di Savona, Albenga e Ventimiglia (da cui dipendeva l'attuale zona di Bordighera) contro Genova del 1238-'39, i soldati della Superba ne distrussero gran parte dei beni immobili, tra cui una torre.
E qui si apre il capitolo, da me scoperto relativamente da poco, non tanto della valenza dei Benedettini (a loro si deve l'introduzione dell'olivo che fornisce il giustamente rinomato olio delle nostre parti) nei periodi bui dell'Alto Medio Evo, quanto di una loro significativa continuità - al pari, credo, di altri monaci - di presenza (anche di frati, in verità), che porta anche a pensare agli antichi pellegrinaggi che passavano, in genere per diramazioni, da queste parti e ad altri viaggi di insigni personaggi.

Una fitta trama di storia, per l'appunto, su cui potrò eventualmente tornare.


venerdì 8 aprile 2011

Monet a Bordighera

Claude Monet, Villas



Non sono molto originale nel postare immagini di dipinti di Claude Monet realizzati a Bordighera compararandole approssimativamente con fotografie attuali dei medesimi siti. Lo so. Ma é stata messa, da non molto, come vedevo questa mattina, la riproduzione del quadro in questione poco oltre quel palo. Proseguendo in un'iniziativa già cominciata in altri posti del territorio comunale.




Per il Paese Vecchio visto dall'artista attraverso lo scomparso lussureggiante Giardino Moreno, di cui rimane oggi, dopo recente intervento, un ... Giardino Monet, che si può parzialemente notare, non ho trovato di meglio che fare come ho fatto. Da altra angolazione, se non erro, si sarebbe incontrata una muraglia di cemento.



Il fascino dell'artista é tale che ancora di questi tempi scrittori e giornalisti scoprono - per poi venire in pellegrinaggio - Bordighera attraverso i suoi quadri: notizia che ho rinvenuto sul Web.


E non sono rimasto indifferente ad un dipinto di Monet, scelto tra le opere da lui compiute da queste parti, ispirato da una certa veduta da Cap Martin.