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sabato 27 marzo 2021

Moreschi considera molto democratica la fotografia

In uno degli archivi dello Studio Moreschi - Foto: Silvana Maccario

Lunedì scorso, nella Sala degli Specchi di Palazzo Bellevue, Unitre Sanremo ha riscoperto le origini dell’immagine che ormai molta importanza nella nostra società ormai definita la cività dell’immagine. La Presidente Forneris ha introdotto Alfredo Moreschi che appartiene ad una dinastia di fotografi sanremesi e lo Studio Moreschi custodisce una memoria visiva degli eventi e dei personaggi celebri che a Sanremo sono stati numerosissimi.
Ma Alfredo Moreschi ha delle curiosità storiche della tecnica fotografica ed ha esposto numerosi oggetti legati alla fotografia che risalgono proprio agli albori di questa scoperta il cui anno di nascita è il 1839. 

In uno degli archivi dello Studio Moreschi - Foto: Silvana Maccario

Gli inventori della fotografia sono stati più d’uno e non è facile discernere chi vi ha maggiormente contribuito, anche perché, come ricorda Moreschi, paradossalmente non sapevano di averla inventata. Il bisogno di vedere la propria immagine e possibilmente riprodurla è antica quanto l’uomo. Quando ancora le tecniche figurative erano rozze, in alcune grotte preistoriche i nostri antenati lasciavano l’impronta delle proprie mani in negativo colorandone il contorno e Narciso addirittura s’innamorò della propria immagine riflessa nello stagno. Le tecniche figurative si sono sempre più evolute e nel Rinascimento la raffigurazione dei corpi e dei paesaggi raggiunge espressività mirabili. La parola scritta con l’invenzione della stampa a caratteri mobili da parte di Gutenberg verso la fine del 1400, ha potuto raggiungere un sempre maggior numero di lettori, mentre la fotografia ha dovuto aspettare altri quattro secoli.


In uno degli archivi dello Studio Moreschi - Foto: Silvana Maccario

Eppure le prime intuizioni risalgono addirittura ad Aristotele e poi al grande Leonardo da Vinci. Eppure qualcosa che registri le immagini come l’occhio umano sembra sempre sfuggire. Si perfezionano le lenti e col canocchiale di Galileo si punterà al cielo, diventeranno d’uso abbastanza comune complicati aggeggi detti camere oscure anche portatili dotate di gruppi ottici, periscopi e pantografi per disegnare agevolmente paesaggi e figure. Per il fissaggio delle immagini su di una superficie dovrà però venire in soccorso la chimica. La transizione dalla pittura alla fotografia è avvenuta grazie a Louis Daguerre, singolare figura di pittore appassionato di chimica che inventerà il dagherrotipo, primitivo parente della fotografia. Nel dagherrotipo la superficie è una lastra metallica ricoperta d’argento e cosparsa di iodio inserita in una camera oscura dotata di obiettivo. Poi con vapori di mercurio avviene lo sviluppo e si ottiene una immagine positiva non riproducibile. Altri contemporaneamente lavoravano a far nascere la fotografia senza comunicare fra loro, soprattutto William Talbot, John Herschel e Hippolyte Bayard, con l’utilizzo della carta, nuovi metodi di fissaggio a base iposolfito e l’immagine in negativo sviluppabile in positivo in numerose copie.


In uno degli archivi dello Studio Moreschi - Foto: Silvana Maccario

L’importanza della riproduzione delle immagini non fu subito compresa anzi per alcuni anni si continuò a privilegiare il costoso dagherrotipo. Il perfezionamento dei materiali sensibili, dei procedimenti di sviluppo e degli strumenti ottici porterà verso la fine dell’ottocento a rendere obsoleto il dagherrotipo ed a rendere la fotografia sempre più popolare, gli studi fotografici prosperarono e nel secolo scorso si diffusero apparecchi portatili per professionisti e dilettanti che veramente faranno diventare la storia recente una sequenza di immagini. Le macchine avevano le pellicole sensibili, che andavano sviluppate in laboratorio, ma arrivò anche la POLAROID che addirittura sviluppava in pochi secondi la fotografia. L’ultima rivoluzione è quella digitale con cui scattiamo foto con macchine sofisticate oppure anche con un telefonino e possiamo conservare decenni di nostri ricordi su di un computer. Moreschi dopo tutte queste informazioni storiche non ha mancato di fare qualche riflessione sulla fotografia come attività umana.
Egli considera molto democratica la fotografia perché consente a tutti di raffigurare il mondo e le persone anche senza avere il talento del pittore o del disegnatore.
Tuttavia per chi ne fa una professione, senza scomodare l’arte figurativa, è possibile esprimere un buon artigianato, perché al di là dei mezzi tecnici, dietro l’obiettivo c’è l’occhio di un esperto che sa cogliere gli attimi giusti, i sentimenti e le situazioni. Anzi Moreschi ritiene che non a caso il novecento è stato il secolo della innovazione artistica e della pittura astratta perché ormai la realtà era appannaggio della fotografia e l’artista poteva liberamente dedicarsi a rappresentare sulla tela puramente le emozioni.
 

Chiara Salvini, ... scuserete l'amore del paesello, anche voi l'avrete, è un signore che conosco bene, anzi, lo conoscono tutti a Sanremo, "è il fotografo"..., neldeliriononeromaisola, 27 novembre 2014

sabato 25 febbraio 2012

Alcuni viaggiatori e Marmocchi, geografo e patriota

Fonte: Wikipedia
Ghazni in Afghanistan nel periodo in cui la vide Burnes

Con questa premessa torno molto brevemente, va da sè, su alcuni viaggiatori e geografi di circa due secoli fa, quelli, per lo meno, di cui ho trovato iconografia e su cui in genere mi sono già soffermato in precedenza. E, poichè, insieme ad altri, furono fatti conoscere in Italia da Francesco Costantino Marmocchi, di quest'ultimo cerco di segnalare il ruolo importante ricoperto in tale campo.

Fonte: Cultura Barocca
L'opera curata dal geografo Marmocchi tra il 1840 e il 1847, cui ho già accennato in altre occasioni, incorpora inoltre - e l'immagine di cui sopra ne fa parte integrante - un resoconto di Francis Rawdon Chesney, generale e esploratore inglese, che fu a lungo in Africa del Nord e in Medio Oriente e che nel 1830 redasse un rapporto sulla fattibilità di quello che poi sarebbe stato il Canale di Suez.

Fonte: africamaat.com


Del Volney si può qui sopra notare un'edizione francese di una sua fatica diversa da quella relativa agli Stati Uniti d'America.

Fonte: Wikipedia
E qui un ritratto di questo studioso.

Fonte: Cultura Barocca
Marcellus aveva, logicamente, visto anche le Piramidi: fu il primo a scriverne in modo significativo.

Fonte: Cultura Barocca
 E, in Egitto, non solo quelle.

Fonte: Cultura Barocca
Questa stampa raffigura l'Amazzonia. Con il che, trascurando altri viaggiatori, come il Lafond, di cui pur ho già parlato, anche per la difficoltà - fatta eccezione per Cultura-Barocca - a trovare sul Web fotografie adeguate, aggiungo qualche cenno sul Marmocchi. Che, mi preme sottolinearlo subito, in quella sorta di enciclopedia di geografia, di esplorazioni e di storia, infine, da lui curata (più compiutamente definita, infatti, Raccolta di viaggi dalla scoperta del Nuovo Continente fino ai dì nostri) diede "prova di una singolare e anticipatrice attenzione per le culture precolombiane, soffermandosi nelle prefazioni e nelle note a riflettere sul grado di civiltà raggiunto da quelle popolazioni prima dell’arrivo degli Europei". E tutta questa materia merita senz'altro un capitolo a parte!

Fonte: Cultura Barocca


Questa é una delle tante carte, curate da Francesco Costantino Marmocchi (nato a Poggibonsi nel 1805), del  quale occorre ancora dire che fu un patriota e che é sepolto a Genova, dove morì ancora giovane nel 1858, lasciando incompiuti il Dizionario di geografia universale (I-II, Torino 1858-62) e la Descrizione geografica, cartografica e storica dell’Impero anglo-indiano, uscita a dispense a Torino a partire dal 1857 (continuata da G. Flecchia). 

Altre sue opere, riportate come esempio non completo e desunto da Wikipedia: Il regno animale descritto secondo le osservazioni de’ più celebri naturalisti, Siena, 1829; Quadro della natura del barone Alessandro de Humboldt. Prima edizione italiana fatta sulle migliori oltramontane, rivista, annotata e corredata di carte geografiche e profilari, Siena, 1834; Corso di geografia storica antica, del Medioevo e moderna in 25 studi divisi in 100 lezioni, Firenze, 1845-47; Rapporto sulla riforma della guardia civica in Toscana, Firenze, 1848; Geografia d’Italia, Bastia, 1850; Corso di geografia commerciale, Genova, 1854-57. 

Che marcano con le sedi di singola edizione anche la sua vita da esule politico e le tappe del suo peregrinare.



giovedì 22 settembre 2011

La Liberazione era ancora lontana ...


Riprendo in questa occasione dai documenti reperiti da Giuseppe Mac Fiorucci in costanza di varie sue pubblicazioni (cui ho già accennato altra volta) in ordine ad aspetti della Resistenza nel tratto costiero tra Italia e Francia estratti di rapporti di parte alleata che offrono, credo, un significativo spaccato di quel drammatico periodo. Sono qui di seguito in corsivo.


30 dicembre 1944

RAPPORTO SETTIMANALE

Linea del fronte immutata...
Schieramento delle unità americane: immutato...

...Il 28 dicembre è stato riacciuffato un prigioniero italiano che tentava di passare in Italia in barca.
Era evaso da Villafranca (caserma Rochambault) al mattino alle 6 in barca, si era fermato a Monaco per cercare da mangiare e subito ripartito.
E’ stato obbligato ad accostare dal fuoco dei nostri mitraglieri avendolo scorto davanti a di Mentone verso le 15....

....Servizio di pattuglia: obiettivo:  Ciotti...

...Tiri di disturbo dell’artiglieria americana........
...Attività nemica:
tiri di disturbo su Roquebrune, Carnoles. Insignificanti.


26 gennaio 1945
RAPPORTO SETTIMANALE

Linea del fronte immutata...
Posizione delle truppe immutata...

OPERAZIONI ESEGUITE
Nella notte tra il 20 e il 21 gennaio una pattuglia americana della compagnia C  in avanscoperta ha fatto 14 prigionieri (8 italiani e 6 tedeschi)......7 nemici feriti, 1 americano ucciso.

Il 21 gennaio alle 23 al porto di Mentone per errore due agenti italiani vengono presi a fucilate,  uno è ucciso l’altro  ferito.

....Gli agenti italiani  credevano di trovarsi ancora in territorio italiano....
....E’ necessario ancora una volta segnalare che i militari di guardia siano avvisati dell’arrivo di agenti...

....tre soldati della 1° compagnia saltano su una mina; 1 ferito grave, 2 leggeri.
...Movimento truppe nella valle del Nervia...
....I tiri d’artiglieria sono diminuiti da una parte e dall’altra......

....Un MAS italiano con due uomini a bordo è catturato dagli americani.....
.....42 colpi nemici su Mentone.
.....Artiglieria, Aviazione e Marina amiche in azione....


10 febbraio 1945
RAPPORTO SETTIMANALE

Linea del fronte immutata....
Dispiegamento delle unità immutato.....

....Il 9 gebbraio tiri di mortaio da 81 al limite della gittata....
....60 colpi sul castello Voronoff e sopra la caserma dei Carabinieri....
....Da Cap Martin 50 tiri di cannone da 75 sul castello Voronoff e Grimaldi ...
....Reazione dell’artiglieria nemica: 2 ore, senza danni....

L’aviazione ha bombardato Bordighera.



lunedì 4 luglio 2011

Varase


Ieri sono stato a Varase, frazione di Ventimiglia.


Al di là degli aspetti privati di questa mia escursione, mi é poi venuto in mente che ammirare questo borgo antico può avere valore emblematico.


A me fa pensare alla bellezza di tanti paesi antichi. E non solo di quelli della mia zona.



Anche se mi sembra non esista optimum in materia, non credo che siano tutti tenuti in condizioni adeguate. E pochi sono conosciuti come meriterebbero.


Ma tutti, più o meno, possono aiutare a capire la Storia.


Varase si affaccia, dalla sponda opposta a quella dove passa la statale per il Col di Tenda, sul fiume Roia a pochi chilometri dalla foce, dove insistono il centro urbano e la Città Vecchia di Ventimiglia. Anche a Varase sono accadute tante vicende, da raccontare quanto prima.

sabato 14 maggio 2011

Ampelio



In questa uggiosa giornata, che in questo sembra proprio ripercorrere la tradizione, si celebra in Bordighera la Festa Patronale di S. Ampelio, mentre la kermesse popolare in suo nome, organizzata dalla giovane Pro Loco, é iniziata già mercoledì scorso nella Spianata del Capo del Paese Alto, come si può vedere qui sopra: il che mi consente di dare qualche approssimativa idea sia dell'ubicazione del Centro Storico che della "scibretta" per antonomasia, cioé uno dei grandi ficus esistenti nella Città delle Palme.





Mentre il sito dove approdò, visse ed operò il monaco arrivato dalla Tebaide egiziana intorno al 400 dell'era volgare é decisamente più in basso, come cerco di documentare in qualche modo con le soprastanti immagini, che consentono oltrettutto di fissare spunti per altre interessanti vicende, immagini messe più o meno in ordine geografico degradante, sino ad arrivare alla chiesetta sul mare, teatro di tanti matrimoni locali, dedicata  e contenitore della grotta, oggi cripta, che ospitò Ampelio.



Non so se all'epoca in cui arrivò - e la leggenda in proposito é intrigante - Ampelio (talvolta si dice anche Ampeglio, tanto é vero che nella consuetudine ormai desueta si potevano e possono trovare persone o con l'uno o con l'altro nome) abbia arrancato sugli scogli che a memoria sono da sempre prossimi al luogo di culto.
Di sicuro la venerazione per questo santo ha comportato un fattore storico di rilievo, pur non costituendosi qui un nucleo abitato degno di questo nome prima della fine del '400: l'attuale Paese Alto, insomma.
Le sue reliquie vennero portate a Genova già nel 1258 e tornarono solo finita la seconda guerra mondiale con tanto di traslazione via mare e con invero grande festa di popolo.

Nel corso dei secoli il convento benedettino (della Congregazione Olivetana) che venne eretto su quel sito ebbe una notevole funzione, al punto che, a fare un mero esempio non esaustivo, nella guerra di Savona, Albenga e Ventimiglia (da cui dipendeva l'attuale zona di Bordighera) contro Genova del 1238-'39, i soldati della Superba ne distrussero gran parte dei beni immobili, tra cui una torre.
E qui si apre il capitolo, da me scoperto relativamente da poco, non tanto della valenza dei Benedettini (a loro si deve l'introduzione dell'olivo che fornisce il giustamente rinomato olio delle nostre parti) nei periodi bui dell'Alto Medio Evo, quanto di una loro significativa continuità - al pari, credo, di altri monaci - di presenza (anche di frati, in verità), che porta anche a pensare agli antichi pellegrinaggi che passavano, in genere per diramazioni, da queste parti e ad altri viaggi di insigni personaggi.

Una fitta trama di storia, per l'appunto, su cui potrò eventualmente tornare.


venerdì 4 marzo 2011

Storie nostrane

Camporosso (IM): Frantoio dello Sfrollo

Dalle mie parti, da Bordighera (IM) al confine, compreso l'entroterra, vale a dire in questa zona, detta Intemelia in onore di un'antica tribù dei Liguri, la Storia non é passata certo leggera, forse per la lunghissima funzione di limite politico-amministrativo, risalente di sicuro all'età romana. Tanti autori ne hanno parlato, tante persone oggi ne scrivono, sul posto, con affetto e competenza affidandosi a diversi mezzi di comunicazione. Ed anche l'arte figurativa, la letteratura e la poesia hanno trovato qui  feconda ispirazione, soprattutto per il paesaggio. Sempre più mi appassiona la materia e sempre più penso che sia interessante farne talora almeno qualche accenno, anche nella consapevolezza che qualcosa di analogo sussiste indubbiamente in tante altre situazioni geografiche del nostro Bel Paese, apparentemente trascurate dai Grandi Annali.
Charles Garnier: Bordighera (IM), Chiesa di Terrasanta, part.

Alpi Marittime francesi, Valle delle Meraviglie, part. (Foto di Alfredo Moreschi di Sanremo)
Un grande evento, abbastanza noto, fu il turismo d'elite inglese dell'800 che ha fatto conoscere le due Riviere (compresa quella nizzarda) un po' ovunque, creando altresì in loco fattori di intensa vita culturale: basti rammentare che la scoperta e la prima valorizzazione delle testimonianze preistoriche della Valle delle Meraviglie venne effettuata da un figlio di Albione, che aveva base all'epoca a Bordighera, e, tra gli artisti che allora da noi trovarono ispirazione o, comunque, lasciarono decisi segni, almeno Claude Monet e Charles Garnier.
Ventimiglia (IM) - la medievale Porta Canarda (Foto di Alfredo Moreschi di Sanremo)
Rivado, invero, con il pensiero allo stupore giovanile di quando rinvenivo nei libri di testo, in anticipo sulle lezioni, tracce locali in grandi autori, da Tacito che in "Vita di Agricola" attesta in territorio ventimigliese la morte della madre del condottiero ad opera degli scherani di Otone, a Dante con il suo ricorso al paragone della costa scoscesa tra Lerici e Turbia (l'attuale La Turbie davanti agli occhi qui da noi ogni giorno se solo si alza lo sguardo), a Foscolo che nell'"Ortis" compie una descrizione veritiera, ancorché romantica della Val Roja.
Sanremo tanti tanti anni fa (Archivio di Giulio Rigotti di Bordighera)
Ma già mi attraggono, con alquanto spudorato ardire, altre vicende ed altre situazioni, che conosco meno bene, localizzate nel resto della provincia di Imperia. E mi viene da rendere un informale omaggio ad Italo Calvino, altresì cantore di una Sanremo che fu, perché da giorni in costanza di conversazioni  e letture mi tornano alla mente vive testimonianze, che lo riguardano, ascoltate molto tempo fa da suoi compagni d'arme della Resistenza.



domenica 7 novembre 2010

Gli spiccioli di un provinciale

Racconti di guerra, grande ingiustizia del mondo, sentiti in famiglia. 

Il nonno Maini, che fece la Grande Guerra nel Battaglione Aosta, in divisa da alpino
La Grande Guerra.

Il gruppo di case sparse in Slovenia, dove nacque il nonno materno
Dalla viva voce della nonna materna appresi fanciullo di bambini sloveni trattenuti sulle linee del fronte dell'Isonzo al pari di donne ed anziani, feroce anticipo italiano delle persecuzioni e dei campi di concentramento loro riservati vent'anni dopo. Bambini in allora obbligati a sentire le grida di agonia dei feriti gravi abbandonati tra i reticolati delle trincee. Anziani considerati spie e trattati di conseguenza, salvati solo all'ultimo minuto dall'esecuzione. Stupri o tentativi di stupro. Su un fronte più lontano l'altro mio nonno, a combattere. Schivo di parole in merito, però, eccezione fatta per meticolosi chiarimenti tecnici resi al sottoscritto di ritorno da Gorizia. Già, ma la pandemia di spagnola della prima famiglia gli lasciò solo lo zio tragicamente destinato a perire più tardi in Russia. Particolari appresi da adulto. Pudori arcaici di famiglia. 

Le donne, meravigliose creature, sensibili e pratiche ad un tempo, come progressivamente ho appreso nella vita. Loro quindi mi hanno illuminato per prime su tante nefandezze umane. Forse il primo squarcio di luce rispetto alle letture artatamente patriottiche dei libri di testo mi arrivò proprio dai particolari di Musei e Sacrari narrati da una zia (a noi tutti carissima!) anche lei di ritorno dalla Venezia Giulia. 

Più sfumate le testimonianze dirette della seconda guerra.


La malaria (altre persone a me care ne soffrirono nella loro conseguente breve vita) del nonno materno, reduce dall'Albania, più o meno costretto ad indossare di nuovo la divisa del carabiniere.

Quali orrori avrà visto in tale veste? Un anticipo del suo espatrio clandestino in Jugoslavia per riabbracciare la madre, con particolari - i duri interrogatori dei "titini" che, date le sue origini, lo ritenevano un spia - conosciuti solo da mio padre per essere svelati tanti, troppi anni dopo? 


Ultima guerra, mio padre, da Ventimiglia (IM): i bombardamenti aerei a  Napoli, la prima battaglia navale della Sirte:



la fuga da Pola, 8 settembre 1943, della squadra della corazzata Giulio Cesare, la successiva destinazione ad altri incarichi, spesa a terra tra Taranto e Lecce. A lungo senza contatti con i genitori e, sino all'indomani dell'8 settembre 1943, con il fratello più piccolo, anch'egli in  Marina. Il fratello più grande, che era nel Genio Ferrovieri, già morto (ufficialmente disperso!), come sopra accennato, nella sciagurata campagna di Russia, a dicembre 1942.

Da queste parti, in Riviera, i civili in dura lotta per la sopravvivenza. Anche bambine di Bordighera (IM) a spingere carrette su e giù per il Col di Nava alla ricerca di farina in cambio di olio cercando di evitare i feroci controlli tedeschi. 

Potrei continuare, aggiungendo notizie apprese diversamente, alcune decisamente significative. Ho già lasciato qualche traccia scritta di questi eventi, che in gran parte costituiscono da sempre il filo conduttore di mie narrazioni orali, nella convinzione che particolari come questi aiutino a comprendere la Storia. Ho trovato, invero, anche riscontri, destando talora nei miei interlocutori la necessità di ripercorrere con attenzione le loro ascendenze. 

Ma sulla guerra, fatalmente sulla seconda, che vede ancora dei testimoni diretti, la mia curiosità partecipe va anche alla vita dei civili e dei militari in libera uscita, forse attratto da tanti passi incrociati di parenti e di conoscenti, comunque, desideroso di sapere quali molle caricassero quelle donne e quegli uomini a sopportare quei mesi difficili. Di qui il mio trepido stupore quando ho rivisto "Ossessione" di Visconti, realizzato fortunosamente in tempo di guerra, dove abbondano scene di vita reale nelle retrovie. E la grande attenzione con cui ho ammirato "Estate violenta" di Florestano Vancini.

La Resistenza, poi, affiora per ironico paradosso in presa diretta di stampo familiare con ambientazioni geograficamente lontane dalla Liguria Occidentale. 

Ci sono episodi, riconducibili a quando avevo da poco superato i vent'anni di età, che non ho mai raccontato, anche perché mi tornano, chissà perché, raramente alla memoria.


Una visita guidata ai Musei Vaticani. Afferrare e ritenere per sempre da poche parole dell'accompagnatore l'essenza dell'arte, ma ancor più la sottesa storia sociale, un po' come compie con grande respiro il professor Flavio Caroli con le sue lezioni magistrali, l'ultima sentita ieri sera a "Che tempo che fa", su Goya, stupenda! Capire, meglio, forse, perché "Tempesta" di Giorgione, "Adamo ed Eva cacciati dall'Eden" di Masaccio, "Guidoriccio da Fogliano" di Simone Martini da sempre mi affascinino in modo particolare. E dal vivo ho visto solo la Cappella Brancacci. Per le prime due opere é ampiamente riconosciuto, mi pare, un accostamento non arbitrario a "L'urlo" di Munch. Io aggiungo anche la terza. Ma lo intendo solo ora. Così come é giusto cercare di aiutare il superamento delle angosce altrui.


Colli Albani. Presenza inattesa in quella storica villa del capo delegazione, una donna, del VietNam del Nord al tavolo della pace di Parigi. Io sono il primo a vedere la piccola comitiva, che sperava di passare inosservata, e a chiamare gli altri per esprimere in modo improvvisato e goffo emozione e solidarietà a quella lotta di liberazione e a popoli atterriti da nuovi micidiali bombardamenti aerei. Senonché, ci sono le amare pagine della storia che ci rammentano tante ingiustizie. No, non era un modello quel VietNam, non lo é neanche adesso. Anche se era giusto che quella guerra cessasse. Forse non comunque, di sicuro non in quel modo, con le rappresaglie dei vincitori e i Boat People. Per non parlare dell'immane tragedia della Cambogia. Penso adesso a "Asce di guerra" dei WuMing, un libro in cui l'anima, a mio avviso, ce l'hanno messa sul serio. Ed illuminante.


Un viaggio in treno da Milano all'inizio di una ormai lontana estate. Per me si trattava di un ritorno a casa, a Ventimiglia (IM). Nello scompartimento ebbi la fortunata opportunità di sedermi vicino a Carlo Levi, che poi scese ad Alassio (SV), dove, sulle alture, aveva casa e ricordi d'infanzia. Un distinto signore molto elegante nel suo abito di lino chiaro. Io insistetti ingenuamente a dirgli che in quella cittadina era nata mia madre. Lo spessore umano di un personaggio che si lasciava tormentare dalle domande del sottoscritto. Entrambi reduci da una Conferenza dell'Emigrazione, svolta in una bella villa sul Lago di Como. Lui dirigente di quel sodalizio e grande relatore con un discorso intriso di splendide e commoventi immagini. Io semplice spettatore. In vettura, ma lo comprenderò (mi è capitato con altri personaggi importanti) una volta di più anni dopo, mi impartì una lezione di vita. E di autentica Storia. Non si lasciò andare ai ricordi di "Cristo si é fermato ad Eboli". Tutt'al più mi parlò delle sue prove artistiche di pittore. Mi fece toccare con mano con la sua narrazione di fatti apparentemente minuti il profondo significato di essere degni cittadini.


Se qui ho parafrasato, come riconosco di aver fatto, "Gli spiccioli di Montale" di Nico Orengo, compianto autore dalla grande scrittura creativa, sottolineo, come ho già documentato, che quest'ultima opera si apre in una casa storica in riva al mare che ho avuto la ventura di frequentare. Le mie odierne trame, invece, hanno preso le mosse a Bordighera in un'altra residenza più modesta, non lungi da dove abito adesso, ormai abbandonata in attesa della furia delle ruspe per il compimento dell'ennesima speculazione edilizia. Solo la nonna materna ci ha vissuto per più di sessant'anni. Lo zio più di settanta.


Il mare é vicino, ma non visibile. Si scorgevano (si scorgerebbero) dagli usci verdi colline ormai massacrate dal cemento ed una torre d'avvistamento contro i pirati turcheschi, che si é scoperto da poco insistere su rari reperti archeologici dell'Alto Medio Evo, ma destinata ad essere circondata dagli ennesimi residences. Ed ancora - basterebbe spostarsi un po'! - il Sasso, Seborga, Monte Caggio. Più o meno di fronte, non rammento ora se di colà ben visibili, Borghetto San Nicolò e Vallebona. In mezzo il torrente Borghetto che, quasi tutto tombinato e destinato ad accogliere acque furiose non più trattenute da rilievi modesti, ma ormai spelacchiati o ricoperti da manufatti agricoli e non, in otto anni ha più volte esondato, con conseguenze particolarmente pesanti a metà settembre 2006: non più luogo di giochi durante la siccità estiva per bambini che amavano l"intrepido", dunque, non più sito di raccolta di erbe odorose per i conigli ed altri animali da cortile, non più terreno di ricerca delle more più dolci mai mangiate.


D'altronde da tanti anni ormai avevano cessato di defluirvi le acque della grande antica lavanderia di Guido, omaccione generoso dalla voce tonante che non spaventava nessuno.