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Visualizzazione post con etichetta Vallecrosia (IM). Mostra tutti i post
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lunedì 3 novembre 2025

Anche un macello in legno

 





Si è aperto già per questa ultima stagione a Camporosso nella zona a mare un campeggio di quelli come una volta, di quelli con le tende portate da casa, insomma, come quelli già esistenti negli anni Cinquanta e Sessanta sulle due sponde, dunque, anche su quella di Ventimiglia, della foce del torrente Nervia.



Foto Mariani

A Nervia di Ventimiglia Vico del Pino prendeva il nome da un maestoso albero, che cadde, tuttavia sotto la furia di una tromba d’aria nei primi anni Sessanta: si collocava più o meno all'angolo con Via Nervia ed un muro nell'estate del 2018 portava ancora sotto forma di squarcio la traccia di quel crollo: la recizione nel frattempo è stata ristrutturata. 

Le scuole di Nervia

L'edificio, prima Ospedale, poi, sino a qualche anno fa presidio ASL, che negli anni Cinquanta ospitava le scuole elementari di Nervia

Avanzando di poche decine di metri a ponente ci si imbatte nel plesso scolastico costruito nel 1960, dove venne spostato il ciclo delle elementari, prima ospitato al piano terra dell'ex clinica Isnardi - poi a lungo ospedale - e fu aggiunta una sezione di medie inferiori.








Nel campetto posto alla foce del fiume Roia a Ventimiglia si svolgevano, come di certo nell'estate del 1951, tornei di calcio, si facevano talora - con rischio di incendiare i pini dei limitrofi Giardini Pubblici - i fuochi d'artificio per la Festa patronale di San Secondo, si vide nel 1967 anche una gara di dama vivente, ma soprattutto si consentì a lungo (di sicuro ancora nel 2010) una destinazione d'uso a parcheggio per automobili: utilizzi oggi inibiti per motivi di sicurezza.


Diverse persone affermano che il 1970 fu l'anno di più intense frequentazioni culturali, sociali e politiche presso il Bar Irene di Ventimiglia, quello che vedeva l'abituale presenza - in orari diversi, notturno di sicuro per il primo! - di Francesco Biamonti, di Lorenzo Muratore, di Elio Lanteri, di Lorenzo Trucchi, di dirigenti, di attivisti e di utenti dell'antistante Camera del Lavoro.



Dalla stazione ferroviaria di Vallecrosia, adesso fermata incustodita nella singola giornata per un treno in direzione Genova e per uno di ritorno, quando la produzione floricola del ponente era diversa e più florida, partivano comunque per il nord Europa carri merci colmi di variopinti prodotti della terra.




In località Cabane di Bordighera sono scomparsi due casolari di antica bellezza, ancora presenti nei primi anni Sessanta, per fare posto a nuove costruzioni in terreni che due famiglie coltivavano in affitto.
Al confine con i Piani di Borghetto, ma più di recente, è stata demolita - per dare più volumetria ad un nuovo edificio - una casa in pietra, che insisteva sull'attuale Via Giulio Cesare, dove iniziò a metà anni Trenta il decollo per un'attività di successo una stirpe di bravi gelatieri, tuttora attivi a Bordighera con la loro antica insegna. Dietro resistono ancora i ruderi di un pozzo (noria!) cui si attingeva a trazione animale, l'ultimo di una discreta schiera diffusa nelle vicinanze. Più verso il mare, rispetto a quel punto, svolse ai tempi le sue funzioni anche un macello in legno.

Adriano Maini

lunedì 6 ottobre 2025

Altre sfumature di azzurro

 


 

Data la prossimità della zona di Ventimiglia con il dipartimento francese delle Alpi Marittime è quasi inevitabile fare emergere di tanto in tanto altri - rispetto a precedenti note - pertinenti fatti curiosi.

Su tutto campeggiano - a saperli cercare - i racconti di Gianfranco Raimondo, imperniati non solo su zingarate compiute oltre frontiera da persone nostrane, ma anche risvolti significativi, come la lunga partecipazione al Festival del Cinema di Cannes come giornalista, decano, infine, di Angelo Maccario di Ventimiglia.
 

Gianfranco Raimondo, ad esempio, ha rammentato in almeno un'occasione che André Vanco, già partigiano, sindaco comunista di Beausoleil dal 1977 al 1986, impiegato di Radio Montecarlo (molto frequentata ai tempi da Gianfranco) aveva organizzato nella sua zona diverse conferenze di un valente fotografo, Gian Butturini, per la presentazione di un libro di fotografie di Fidel Castro.

L'incanto della Cappella della Pace a Vallauris, dipinta da Picasso, illumina questa cittadina di ceramisti autorizzati dall'artista in persona a riprodurre certe sue ispirazioni nei loro vasi ed altri casalinghi, la cui vendita in Italia non ebbe mai, tuttavia, grande fortuna.
E, tornando a Picasso, si può sottolineare che avesse donato alquanti suoi disegni, litografie ed acquarelli a sedi ed uffici popolari.

La marcia contro le miniere di uranio nella Valle delle Meraviglie nel 1979 fu un avvenimento molto articolato e partecipato, coronato anche da successo. Per alcuni partecipanti di Ventimiglia il ritorno avvenne, sempre in pullman ma scendendo prima su Nizza: uno stagionato figlio dei fiori, prossimo - a suo dire - a rientrare in India intonava con discreta voce, accompagnandosi con la chitarra acustica, anche una versione tradizionale della canzone "The House of the Rising Sun", nota al largo pubblico per il disco di "The Animals".


Il sindaco di Ventimiglia in quel 1994 appariva un po' stralunato all'inaugurazione in Nizza della sede di rappresentanza di un'associazione di categoria imperiese.


Un suo non subitaneo successore, dell'area di centro-destra, ebbe tempo dopo occasione di chiedere delucidazioni al già citato ufficio.


Un'altra associazione di categoria aveva molto premuto con istituzioni imperiesi per l'apertura dalle parti di Nice Etoile di un centro promozionale di piccole imprese della provincia, rivelatosi presto un fallimento.


Alla Fiera di Nizza - nei primi anni 2000 - fu in qualche modo presente in alcune occasioni anche l'Accademia della Comunicazione Verbale, condotta con caparbietà dal milanese Davide Oscar Andreoni, in quel periodo abitante di Vallecrosia, il quale scattò alcune immagini che sarebbero in seguito risultate alquanto significative, come quella concernente un futuro sindaco e ministro.
Del resto, Andreoni non si era neppure risparmiato di tenere lezioni specifiche del suo sodalizio anche presso un ente pubblico di Saint-Laurent-du-Var o di collaborare con associazioni culturali di Breil sur Roya.


P.S.

Nel titolo si gioca con l'aggettivo azzurro, azuréenne, molto usato in Costa Azzurra, a proposito, come per il Museo della Resistenza della Costa Azzurra, e, forse, talora, a sproposito.

Adriano Maini

mercoledì 1 ottobre 2025

L'orologiaio di Olivetta San Michele aveva un viso aguzzo

 





Uno spazio attrezzato come quello della Piazza Erio Tripodi in Vallecrosia avrebbe fatto comodo anni fa per lo svolgimento di una Festa de l'Unità, che, in effetti, ebbe luogo tante volte in quell'area, dove non era ancora stato eretto il Memoriale dedicato ai detenuti del campo di transito per ebrei e prigionieri politici, aperto dalle autorità fasciste della Repubblica di Salò per diversi mesi del 1944, e dove il bar in concessione pubblica era situato in una posizione più defilata.

L'argomento "Feste de l'Unità", oggi molto rare, a prescindere da altri rivoli di possibili racconti, può essere un appiglio - ma ce ne sono altri - per rivisitare aspetti minuti e in larga misura diversi della politica di un tempo.

Ad Airole. Fonte: Lorenzo Rossi

Ancora ad Airole. Fonte: Salvatore Alfano

Non sarà inusuale che un sindaco, presente o futuro, o un assessore o un semplice consigliere comunale partecipi direttamente ad eventi sportivi, anzi, forse appariva più strano decenni fa.

Fioccavano, nella zona tra Bordighera e Ventimiglia e relativo entroterra, i soprannomi: i sindaci "Pippo" e "Miliu", il referente comunista "quello del bue" e così via, in un'allegra confusione di parole e suoni dialettali.

Olivetta San Michele (IM)

L'orologiaio di Olivetta San Michele aveva un viso aguzzo con baffi sottili, quasi un sosia di Sergio Tofano, quest'ultimo creatore per il Corriere dei Piccoli delle avventure del Signor Bonaventura, attore, uomo di teatro, regista, scrittore, che qualcuno ricorderà, dotato di barba e capelli bianchi fluenti, intrigante interprete dell'abate Faria nella molto datata riduzione televisiva de "Il Conte di Montecristo".
L'artigiano in questione, già anziano, provvedeva in loco al tesseramento del Partito comunista, concernente ben poche persone, alla presenza alle riunioni tenute nel bar trattoria del paese eponimo ed ai comizi, a poco altro ancora: una situazione diffusa, prima dei successi elettorali comunisti del 1975 e del 1976, in tanti borghi di valle, di collina e di bassa montagna, della zona di frontiera - con la grande eccezione di Perinaldo -, per non aggiungere di tutto l'Imperiese.
Tornando direttamente al personaggio, viene da supporre, ad usare un eufemismo, che, pur essendo conosciuto e stimato, come si vide in occasione del suo funerale, non avesse, appiedato com'era e data la discreta estensione territoriale di quel comune, soverchie occasioni di fare attività nelle frazioni di Fanghetto e di San Michele in Val Roia né in quella e nelle case sparse di Val Bevera. E, con ogni probabilità, date le citate premesse, neppure tanti clienti.

A Dolceacqua (IM). Archivio Moreschi

A Dolceacqua (IM). Archivio Moreschi

In sostanza, una situazione tipica, allora, di tanti paesi, in quanto negli anni Settanta erano retti tutti, con l'esclusione già vista di Perinaldo e della vicina Soldano, dove il sindaco era socialdemocratico, da primi cittadini democristiani, ancorché eletti in liste civiche, indubitabili protagonisti di svariate cerimonie, come quelle fotografate intorno al 1969 da un gruppo di amici di Sanremo, ricercatori di realismo e conservate da Alfredo Moreschi.

In quel periodo un assessore democristiano di Ventimiglia, quando si recava a Roma per compiti istituzionali, non mancava di procurarsi un appuntamento con il suo vecchio compagno di scuola Angelo Oliva, all'epoca vice responsabile della Sezione Esteri del Partito comunista, il quale fece conoscere all'amico tutti i migliori ristoranti della Suburra e diversi risvolti, anche confidenziali, ma non troppo, della sua attività in giro per il mondo.

Adriano Maini

mercoledì 10 settembre 2025

Un ufficiale britannico tra i partigiani del ponente ligure

 

Vallecrosia (IM): il punto di imbarco del penultimo tentativo, fallito, di Bell e di Ross

Michael Ross, nel suo From Liguria with love. Capture, imprisonment and escape in wartime Italy, Minerva Press, London, 1997 (aggiornato di recente dal figlio, David Ross, in The British Partisan, Pen & Sword, London, 2019), raccontò in modo dettagliato la permanenza sua e di Bell tra i partigiani imperiesi.
Dei patrioti non fece mai nomi veri o di battaglia, ad eccezione di Giuseppe Porcheddu e della sua famiglia, presso cui i due ufficiali britannici, che dopo l'8 settembre 1943 erano riusciti a fuggire dal loro campo di prigionia di Fontanellato in provincia di Parma, trovarono ospitalità clandestina per circa un anno, eccezione fatta per alcuni brevi periodi di più prudente collocazione in altri luoghi; di Renato Brunati, martire della Resistenza, e Lina Meiffret (tornata salva dalla deportazione in Germania, ma minata nel corpo e nello spirito per le tante sevizie cui venne sottoposta in carcere ad Imperia e a Genova, per tanti altri patimenti subiti, per i due falliti tentativi di lasciare la Germania e soprattutto per la perdita dell'amato Brunati), i quali per primi sul finire del 1943 diedero rifugio ai due ufficiali in Baiardo; di Vito (Vitò, Ivano, Giuseppe Vittorio Guglielmo, comandante della II^ Divisione d’Assalto Garibaldi "Felice Cascione"); di Achille, cioé Achille "Andrea" Lamberti del Gruppo Sbarchi Vallecrosia, quest'ultimo tra gli organizzatori della loro esfiltrazione definitiva verso gli alleati con arrivo in barca a remi (a marzo 1945) a Montecarlo.
Del libro di Michael Ross può essere interessante citare alcuni fatti immediatamente antecedenti la fuga finale di Bell e di Ross, fatti successivi al definitivo e necessario abbandono della casa di Porcheddu. Una volta arrivati di nuovo sulle alture della guerriglia, i due rischiarono di essere passati per le armi a causa della profonda, bellicosa diffidenza di un capetto partigiano, ricordato con il nome di Bruno: per loro fortuna tale iniziativa non poteva essere fatta senza l'assenso di Vito (Vitò), il quale, ricorso ad un breve interrogatorio condotto da piloti statunitensi, ebbe modo di appurare definitivamente che si trattava di ex prigionieri dell'Italia fascista e di apprestare loro le misure necessarie al loro viaggio verso la Costa Azzurra.
Per tre volte, a seguito delle comunicazioni via radio fatte dal telegrafista dell’ufficiale di collegamento alleato, il capitano del SOE britannico Robert Bentley, un sommergibile inglese si avvicinò alla costa vicino a Taggia, forse alla Curva del Don di Riva Ligure, già altre volte pensata per simili missioni.
Per due volte la scorta dei partigiani ed il gruppetto degli alleati - tra cui Erickson e Klemme, sui quali esiste una discreta letteratura, piloti alleati caduti con i loro apparecchi in Piemonte ed arrivati in Riviera dopo diverse peripezie - che dovevano imbarcarsi dovettero fuggire perché trovarono i tedeschi che li mitragliarono con l’ausilio di bengala.
All’ultimo appuntamento i nazisti attesero invano, perché nel frattempo i garibaldini avevano individuato la spia che aveva messo in allarme il nemico, una giovane donna, di probabile origine iugoslava, prontamente giustiziata, per giunta con la pistola di un pilota alleato.
Risultarono dispersi, poco prima della loro partenza, due partigiani e due americani, indicati come Ricky e Reg.
Alla fine si compose la squadra che, formata da Ross, Bell e due piloti alleati, sfuggiti alla cattura da parte nazifascista, marciò attraverso l’entroterra di Sanremo, Negi di Perinaldo, Vallebona verso Vallecrosia, punto clandestino di imbarco per la Francia.
 

Giovanna Porcheddu ed il marito Michael Ross. Fonte: The Telegraph
 

Diversi anni dopo Michael Ross, quando si trovava a Bordighera (dove alla fine si era ritirato con la moglie Giovanna, figlia di Giuseppe Porcheddu) passava spesso a salutare Achille Lamberti o si spostava nell'entroterra insieme all'amico Vincenzo Manuel Gismondi, il patriota antifascista che si era recato a Genova per acquistare - con fondi messi a disposizione da Dino Giacometti di Ventimiglia, dove abitava a Villa Olga, grande amico di Porcheddu - un motore fuoribordo da applicare alla barca che, trafugata da Villa Donegani di Bordighera, avrebbe dovuto trasportare (sembra di capire alla fine del 1943) lo stesso Manuel Gismondi, gli amici suoi e di Porcheddu Moraglia ed Assandria, Bell e Ross in Corsica nel primo dei tanti tentativi falliti di rientro nelle linee alleate compiuti dai due ufficiali britannici: in questo caso per una falla della barca che a duecento metri dalla riva affondava. Questo episodio è attestato ("...  a stento i fuggiaschi raggiunsero la costa rifugiandosi poi da me, fradici ed avendo salvato solo il motore") da un memoriale di Giuseppe Porcheddu, che purtroppo all'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia si trova solo in fotocopia, mentre secondo David Ross quel viaggio non venne neppure tentato perché all'ultimo il pescatore che avrebbe dovuto condurre quel natante si sottrasse all'impegno preso.
Anche il penultimo tentativo - del Gruppo Sbarchi - di trasferire Bell e Ross e gli altri alleati (sempre a marzo 1945 e dopo che era già saltato - testimonianza di Renato Dorgia - l'appuntamento o con un motoscafo o con un altro sommergibile provenienti dalla Francia) via mare da Vallecrosia in Costa Azzurra fu bersagliato dalla sfortuna: per la seconda volta un'imbarcazione colò a picco e fu grosso lo sforzo di riportare a riva Bell, che non voleva sbarazzarsi dell'ingombrante cappotto, appesantito dall'acqua, sforzo fatto da Achille Lamberti, che nell'occasione se ne uscì con la frase che negli anni avrebbe ancora tante volte pronunciato: "Tùti in tu belin a mi!" (Renato Dorgia in Giuseppe Mac Fiorucci, Gruppo Sbarchi Vallecrosia, IsrecIm, 2007). 

Adriano Maini

giovedì 7 agosto 2025

Ridondanze



Alla palestra ex G.I.L. di Ventimiglia su questo blog si è fatto alcune volte riferimento. Come per il giovanotto che si presentava scalzo al premilitare del passato regime fascista, perché sapeva che sarebbe stato rimandato a casa. O per la mensa popolare tenuta dal Sindacato nell'immediato secondo dopoguerra in quell'edificio. Inoltre, per l'area aperta, oggi adibita a parcheggio, per le selezioni interne in atletica leggera degli allievi degli Istituti Superiori in vista della partecipazione ai campionati provinciali studenteschi e per tante gare di pallavolo della medesima cifra.

Si compie questa premessa per sottolineare che su queste colonne si possono sempre verificare ripetizioni di temi e produrre ridondanze, non sempre necessarie, talora dovute a distrazione.

Si fornisce qui di seguito qualche esempio, si spera intonato al genere brillante.

A Ventimiglia (IM)

A Bordighera (IM)

Ancora a Bordighera

A Soldano (IM)

Ad Ospedaletti (IM)

Sui ciclisti amatoriali torna spesso l'attenzione, perché sembra un fenomeno in costante crescita.

A Vallecrosia (IM)

Ad Ospedaletti

Non tutti vanno pedalando su due ruote bardati con indumenti tecnici, ma sovente è così. E non c'è il rischio di intravedere magliette e pantaloncini che richiamino alla memoria le epoche di Binda, Bartali, Coppi, Bobet, Gimondi, Merckx.



Non tutte le panchine di questa zona hanno avuto qualche rilievo letterario, ma Lungomare Oberdan a Ventimiglia vedeva un tempo panchine costruite come pertinenze di un muretto di protezione adorno di bei disegni su piastrelle di ceramica, di cui rimane qualche eco a Marina San Giuseppe: in ogni caso quelle attuali sono abbastanza graziose.



A Bordighera ci sono anche nuove panchine tipo "chaise longue".

Vallecrosia

Le panchine con schienali - e sedili - a listelli tubolari sono abbastanza diffuse.

Ventimiglia, in zona Nervia

Un po' dappertutto panchine senza schienali.

Bordighera: Lungomare Argentina

Ma qualche panchina più tradizionale si trova ancora.

Il carro "Maja" del 1958

Il carro "Barone di Münchhausen" - Compagnia "A Mar Parà" - 1967

Per quanto concerne la Battaglia di Fiori di Ventimiglia si possono, invece, ancora rinvenire interessanti fotografie.

Adriano Maini