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martedì 20 marzo 2012

Il mio ricordo di "Mac"

Mi sento in dovere di scrivere qualche parola per l'improvvisa morte di Giuseppe "Mac" Fiorucci, avvenuta ieri, a 67 anni di età.

Ho talora attinto, infatti, su questo blog alla sua tenace attività di cultore della Resistenza dalle nostre parti, la Zona Intemelia. E delle leggi razziali in Italia. E di tante persecuzioni. La Resistenza nel senso più ampio e nobile del termine, dunque. Mi aveva messo a disposizione ampi stralci documentali delle testimonianze da lui raccolte e del connesso lavoro da lui svolto. Cercherò di trarne ancora qualcosa, come tento su altri blog e su un media locale.

Mi permetto di stralciare, in ricordo di Fiorucci, da una bella lettera aperta di suoi amici intimi, quanto segue:
... di quella guerra, dopo più di 60 anni, ci hai regalato il ricordo di alcuni personaggi che altrimenti avremmo ignorato o dimenticato. Il tuo libro Gruppo Sbarchi Vallecrosia ha permesso a molti di conoscere episodi straordinari nella loro umanità. E ha permesso al partigiano Mimmo di ritornare a Vallecrosia e ritrovare la famiglia che portò in salvo. Tutto merito tuo e della tua cocciutaggine, che ti impediva di lasciare qualcosa a metà, a qualunque costo.
... ti sei buttato a capofitto in una nuova avventura: proporre iniziative culturali a Vallecrosia, inventandoti l'associazione "Il Ponte" con cui hai ideato e organizzato mostre di livello documentale altissimo come quella sulle leggi razziali, e hai portato a Vallecrosia scrittori e giornalisti famosi e meno famosi ...

Resisto alla tentazione di pubblicare una fotografia che ci ritrae insieme in occasione di una mostra organizzata da "Mac". Non mi sembra opportuno. Lo conoscevo da tanto tempo. Ci si vedeva, spesso, nei mesi scorsi, ma non ultimamente, proprio quando andava a pubblicare un libro su sue pregresse esperienze di lavoro in Libia, per le quali mi urgevano domande su esperienze analoghe condotte da un comune conoscente, anche lui, putroppo già deceduto. 

Era stato anche giovane Sindaco di Vallecrosia, "Mac". E tanto altro ancora. Pilota di rally, ad esempio. Ma quel suo contributo alla storia locale, e non solo, della Resistenza resta per me indelebile.


giovedì 15 marzo 2012

Corsaro Nero, ancora un po' ...


Avevo appena finito di scrivere note a "Il Corsaro Nero", quando, forse distratto da quel mio post, il mio amico erudito, che pur all'epoca era ben addentro alle istituzioni culturali locali, chiedeva a me, che invece ancora adesso a molti fattori nostrani, specie se transitori, non sto molto attento, se sapevo di una mostra dedicata a quel personaggio di pura fantasia, creato da Emilio Salgari, mostra ipoteticamente tenutasi a Ventimiglia nel 2005. A sua volta, la domanda gli era stata rivolta da una editor freelance, alla quale una qualche indicazione - di altro indirizzo - ha fornito.

Tra noi ce la siamo un po' raccontata, soprattutto sul piano dello scherzo. A lui é tornato in mente che quell'anno il Corsaro Nero era il tema della Battaglia di Fiori. Così era, infatti. Credevo mi potesse fornire altri elementi.

In assenza di quelli - ma altri, di carattere turistico, direi, con breve ricerca ho riscontrato -, mi é venuto da pensare che dalle mie parti ci hanno messo un po' di tempo a tentare di sfruttare la fantasiosa figura di un Conte di Ventimiglia (e di Roccabruna e di Roccasparviera, se non erro) del 1600, che Salgari fa diventare pirata per sete di vendetta. Sorvolo sull'estinzione della Contea (il castello era sulla rocca della fotografia), avvenuta quattrocento anni prima. E su altro ancora.

Sono andato a ripassarmi brevemente, dunque, le motivazioni per cui da una dozzina d'anni, in un modo o nell'altro, nella città di confine ci si é messi a giocare il tasto di questo presunto illustre antenato.

Solo che mi rimane il dubbio circa il perché, a stare sempre in una dimensione soprattutto di costume, non si sia ancora pensato - almeno così mi pare - di compiere qualche riferimento a "Giovanna, la nonna del Corsaro Nero", programma per ragazzi della RAI del 1961, uno sceneggiato dalla saggia vena comica, che piacque anche a tanti adulti. Indimenticabili furono la nonna, Battista e Nicolino, i personaggi più simpatici. Ci sarebbe da parlarne appositamente.
Ma il mio filo conduttore adesso é un altro. Aggiungo che ci fu una ripresa nel 1962 e un'altra nel 1966, che non ricordo di avere visto (ma forse mi sentivo ormai grande) e che credevo, sentendone parlare in qualche occasione, fosse una replica delle prime due edizioni. Wikipedia, però, da me consultata, docet. E non fornisce immagini. Perché di quella bella produzione, come forse molti sanno, non esistono copie, perché tutte le registrazioni furono cancellate. Esiste solo il filmino in super 8 di una puntata, cui ogni tanto si attinge con nostalgia.

Comunque. Io ricordo di quello sceneggiato in questo momento, a stare sul pezzo, un castello di cartapesta a picco su un mare finto, teoricamente quello del Corsaro Nero a Ventimiglia. La somiglianza fisica, ci fosse ancora una fortezza, era, tuttavia, notevole. 
A parte momenti alti, in questa tormentata Riviera più alla portata di privati (sottolineo un'iniziativa su Salgari dell'estate scorsa, condotta, a cura del valente Enzo Barnabà, dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Grimaldi di Ventimiglia), un modo in genere consono e simpatico per parlare di questo nostro, comunque amato, Conte sarebbe, a mio giudizio, ripartire da quel programma.

E, se rammento bene, "un grande urrah per nonna-sprint, la vecchia più forte di un bicchiere di gin ...!"!

 

venerdì 9 marzo 2012

Guerra di secessione americana: fotografie


La guerra di secessione (guerra civile) negli Stati Uniti d'America iniziò, come noto, con i colpi di cannone sparati dai confederati (sudisti) contro Forte Sumter, vicino a Charleston, oggi South Carolina, nell'aprile del 1861. Gli unionisti (sudisti) vi rientrarono solo il 22 febbraio 1865.

Da bambino, come ho già accennato altra volta, vidi su un rotocalco una sorta di storia illustrata di questo conflitto, che fu grande banco di prova - non il primo: nel ritrarre gli effetti della ferocia umana rammento quanto già fatto prima durante la guerra di Crimea - per gli artisti della relativamente nuova arte fotografica.


La nave unionista Essex, trasformata e rinforzata, partecipò a molte azioni lungo il Mississippi.



La corazzata (spero che il termine sia giusto) unionista Monitor fu appositamente costruita e si battè contro la Virginia confederata (adattamento della Merrimack) nello scontro di Hampton Roads nel marzo 1862.



 La guerra si stava facendo sempre più moderna e spaventosa.


Nel 1861 in un accampamento nordista potevano esserci scene così.


 

L'utilizzo delle strade ferrate fu fondamentale: nettamente avvantaggiati erano i nordisti.


Un gruppo di schiavi fuggiaschi o appena liberati.


Anche soldati afro-americani tra i nordisti, come ben si sa.


Prigionieri sudisti.


Un accampamento confederato vicino a Petersburg, Virginia, ormai preso dagli unionisti.


Il campo di prigionia confederato di Andersonville in Georgia nell'agosto 1864: le fonti ufficiali affermano che vi morirono in brutali condizioni dai 13.000 ai 45.000 soldati nordisti. Ma anche l'Unione diede larga prova di spietatezza.

Ho selezionato, dunque, immagini relative a quello spaventoso conflitto, rinvenute su theatlantic.com. Ho tralasciato di sicuro quelle più crude.

Molto é stato scritto su quella guerra, che fu soprattutto un orribile bagno di sangue: 617.000 i morti ufficialmente censiti, 359.000 per il Nord, 258.00 per il Sud. Molto é stato scritto anche in Italia. E molte notizie in merito si trovano sul Web. Anche in termini di analisi, lo ripeto, dell'uso di nuovi strumenti bellici o dell'influenza esercitata dalla riflessione su pregressi conflitti europei, soprattutto dell'epoca di Napoleone. Lungi da me la tentazione di andare oltre i fugaci cenni che precedono, oltrettutto incompleti. Né di sfiorare argomenti, pur connessi, quali la distruzione del Sud degli Stati Uniti, le successive guerre di sterminio dei nativi, il Ku Klux Klan, il razzismo persistente, l'affermazione di un capitalismo su cui si versano ancora oggi fiumi di inchiostro.



sabato 3 marzo 2012

Altre tavole del Borgonio nel Theatrum Sabaudiae

Fonte: gravures-nice.org
La Turbie in una tavola del Theatrum Sabaudiae, edito nel 1682. Sorvolo su questa località e sul monumento voluto anche qui da Augusto per celebrare il soggiogamento a Roma dei popoli dell'arco alpino. E sulla nota terzina di Dante "Tra Lerice e Turbia...". Per chi sa guardare, il Trofeo, del resto affacciato sul Mare Tirreno e, oggi, sul Principato di Monaco, é di norma visibile dalla zona costiera e da certe alture dell'ultimo lembo di Ponente Ligure. Dove é nato anche il disegnatore di questa icona, e di quelle che qui seguono, Giovanni Tomaso Borgonio.

Fonte: gravures-nice.org
Villefranche-sur-Mer, la Villafranca del Ducato di Savoia, é, invece, celata alla vista diretta dalla nostra Riviera da Cap Ferrat.

Fonte: gravures-nice.org
Villars-sur-Var, nei dintorni di Nizza, oggi un paesino di 646 abitanti. 

La mia scelta di queste immagini create dal Borgonio non é, per motivi di reperibilità, del tutto casuale. Altre ne avevo già pubblicate in altre occasioni.

Il Borgonio nacque nel 1628 a Perinaldo (IM), borgo natio del grande astronomo Gian Domenico Cassini (1625-1712). Mi piace pensare che si siano conosciuti, ma non ho certo rinvenuto tracce documentali in proposito. 
Il Borgonio dalla carriera militare - del resto il padre fu capitano nel castello di Dolceacqua - passò al servizio diretto del Duca di Savoia Carlo Emanuele II. Calligrafo e miniaturista, nonché "blasonatore", ebbe intensa attività grafica e cartografica: le sue tavole nel Theatrum vanno, credo, a sottolineare tutte queste sue arti. Scrisse e disegnò molto, stese - e dovette fare alla bisogna molti viaggi faticosi - altre carte del Ducato, famose a lungo in tutta Europa. Ebbe molti onori, ma visse e morì in miseria.
E il Theatrum - solo in parte dovuto al Borgonio - é il monumento della complessiva politica celebrativa del Ducato di Savoia in età barocca. Un esemplare fu mandato a tutte le corti europee per coltivare il prestigio di uno stato minuscolo: 140 lastre di rame erano servite - anche se ancora oggi si intuisce qualcosa del vero stato geografico dei luoghi - per trasformare e abbellire siti e insediamenti, anche piccoli centri rurali, resi più grandi che nella realtà.



mercoledì 29 febbraio 2012

Il Lago Maggiore e...


Scambiando fotografie di vario genere con l'amico Pietro di Bordighera, mi é venuto in mente che a volte ritagliando da alcune delle vecchie i/il personaggi/o raffigurati/o, in questo caso io bambino, lo scorcio panoramico risulta più interessante per il corrispondente. E così ho fatto per uno scatto riguardante il Lago Maggiore, che risale all'estate del 1959.


Durante le mie operazioni di ricerca mi sono imbattuto in questa immagine (rimasta qui come era, senza ritaglio!) del 1966 del Lago di Caldonazzo, in Valsugana, Trentino. Non fidandomi più della mia memoria, ma soprattutto di essere stato io al tempo a fare questa fotografia (con la vecchia Nettar di famiglia mi bloccavo ancora anni dopo!), intanto ho controllato sul Web la località. E poi mi sono detto che di sicuro gli scatti li facevo compiere a qualcuno che era in mia compagnia. Questa, comunque, Pietro deve ancora vederla.


Questa, "ritoccata", di Parigi (1969), mi sa che gliela manderò presto.


Perché della cara Ville Lumiére qualcosa lui mi ha già mandato, come per il monumento (davanti all'Opera Bastille) a Charles Garnier, vecchio amico di Bordighera.


Anche se in questa occasione mi sono trattenuto dall'affrontare un tema a me abituale, quello della mia zona (Bordighera, Ventimiglia ...), alla fine per concludere il discorso ci devo pur tornare. Qui sopra si può notare un tramonto ripreso da casa mia il 21 gennaio scorso. Ce ne sono di migliori e immortalati con migliori fotografie. Forse qualche altra volta li pubblicherò. Ma quello fatto da me lo evidenzio adesso, perché é stato il primo scatto che ho ... esibito all'amico Pietro, in ... cambio di uno suo con soggetto similare!



sabato 25 febbraio 2012

Alcuni viaggiatori e Marmocchi, geografo e patriota

Fonte: Wikipedia
Ghazni in Afghanistan nel periodo in cui la vide Burnes

Con questa premessa torno molto brevemente, va da sè, su alcuni viaggiatori e geografi di circa due secoli fa, quelli, per lo meno, di cui ho trovato iconografia e su cui in genere mi sono già soffermato in precedenza. E, poichè, insieme ad altri, furono fatti conoscere in Italia da Francesco Costantino Marmocchi, di quest'ultimo cerco di segnalare il ruolo importante ricoperto in tale campo.

Fonte: Cultura Barocca
L'opera curata dal geografo Marmocchi tra il 1840 e il 1847, cui ho già accennato in altre occasioni, incorpora inoltre - e l'immagine di cui sopra ne fa parte integrante - un resoconto di Francis Rawdon Chesney, generale e esploratore inglese, che fu a lungo in Africa del Nord e in Medio Oriente e che nel 1830 redasse un rapporto sulla fattibilità di quello che poi sarebbe stato il Canale di Suez.

Fonte: africamaat.com


Del Volney si può qui sopra notare un'edizione francese di una sua fatica diversa da quella relativa agli Stati Uniti d'America.

Fonte: Wikipedia
E qui un ritratto di questo studioso.

Fonte: Cultura Barocca
Marcellus aveva, logicamente, visto anche le Piramidi: fu il primo a scriverne in modo significativo.

Fonte: Cultura Barocca
 E, in Egitto, non solo quelle.

Fonte: Cultura Barocca
Questa stampa raffigura l'Amazzonia. Con il che, trascurando altri viaggiatori, come il Lafond, di cui pur ho già parlato, anche per la difficoltà - fatta eccezione per Cultura-Barocca - a trovare sul Web fotografie adeguate, aggiungo qualche cenno sul Marmocchi. Che, mi preme sottolinearlo subito, in quella sorta di enciclopedia di geografia, di esplorazioni e di storia, infine, da lui curata (più compiutamente definita, infatti, Raccolta di viaggi dalla scoperta del Nuovo Continente fino ai dì nostri) diede "prova di una singolare e anticipatrice attenzione per le culture precolombiane, soffermandosi nelle prefazioni e nelle note a riflettere sul grado di civiltà raggiunto da quelle popolazioni prima dell’arrivo degli Europei". E tutta questa materia merita senz'altro un capitolo a parte!

Fonte: Cultura Barocca


Questa é una delle tante carte, curate da Francesco Costantino Marmocchi (nato a Poggibonsi nel 1805), del  quale occorre ancora dire che fu un patriota e che é sepolto a Genova, dove morì ancora giovane nel 1858, lasciando incompiuti il Dizionario di geografia universale (I-II, Torino 1858-62) e la Descrizione geografica, cartografica e storica dell’Impero anglo-indiano, uscita a dispense a Torino a partire dal 1857 (continuata da G. Flecchia). 

Altre sue opere, riportate come esempio non completo e desunto da Wikipedia: Il regno animale descritto secondo le osservazioni de’ più celebri naturalisti, Siena, 1829; Quadro della natura del barone Alessandro de Humboldt. Prima edizione italiana fatta sulle migliori oltramontane, rivista, annotata e corredata di carte geografiche e profilari, Siena, 1834; Corso di geografia storica antica, del Medioevo e moderna in 25 studi divisi in 100 lezioni, Firenze, 1845-47; Rapporto sulla riforma della guardia civica in Toscana, Firenze, 1848; Geografia d’Italia, Bastia, 1850; Corso di geografia commerciale, Genova, 1854-57. 

Che marcano con le sedi di singola edizione anche la sua vita da esule politico e le tappe del suo peregrinare.



martedì 21 febbraio 2012

Angoli ventimigliesi d'antan


In zona Nervia di Ventimiglia ci sono nato e cresciuto, fatta salva una breve parentesi nel centro storico, di cui farò vedere tra breve qualche scorcio. Ma solo da poco ho rinvenuto la fotografia di cui sopra, che consente di capire com'era ai primi del secolo scorso un segmento importante di questa porta d'ingresso della città di confine e della Valle omonima.


Infatti, l'incrocio in questione io me lo ricordo più o meno così. Insomma, ho fatto solo in tempo a scorgere le macerie della guerra al posto del primo attuale palazzo sulla destra.



Non so se con queste due immagini riesco a documentare la scomparsa del terrazzamento antico del belvedere del centro storico, il Cavu, il cui crollo negli anni '30 ispirò una canzoncina in dialetto, ma ci provo lo stesso.


In continuità con il paragrafo precedente, mi consento di Ventimiglia Alta inquadrature ravvicinate della Chiesa di San Giovanni e relativo panorama, ieri e oggi. Mi vengono in mente ricordi curiosi, ripassati di recente con G.


Ma la cosa più personale la vado a riferire in questa occasione al vecchio ascensore che portava ai Balzi Rossi, là a Grimaldi, vicino a Ponte San Luigi e non lontano da Mentone.

Quell'ascensore, dunque, di cui tanti, invero, hanno già scritto, così come di tutta quella zona di pregio. E di cui sul Web si può anche rinvenire un filmato della relativa demolizione. Voglio, invece, sottolineare che l'unica volta in cui, ancora bambino, avrei potuto utilizzarlo, la cosa fu vanificata dal timore che ne ebbe mio fratello, più piccolo di me. Aggiungo che eravamo soli con nostro padre per cui non erano possibili ... staffette di sorta.