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lunedì 16 aprile 2012

Alcuni seguiti


Qui sopra la Piazza (della Libertà) del Municipio di Ventimiglia in una cartolina decisamente datata, che ho rilevato dall'amico Edoardo Racco, che ha pure una fotografia della sua classe di Camporosso Mare con stampigliata la scritta Radio Squadra, ma che non ricorda più a quale proposito tale dicitura compaia. E che mi ha fornito diverse immagini d'epoca di cui mi sono già avvalso altre volte.

Ho fatto questa premessa per dire che alla fine almeno una persona che si ricordava di Radio Squadra a Ventimiglia (argomento da me affrontato in precedente occasione) l'ho trovata. Più grande di me passava da quelle parti e vide l'affollamento relativo. Mi ha anche aggiunto che in occasione di una trasmissione televisiva dedicata al compianto Renato Taliani, già nerbo di Radio Squadra, vide anche una fotografia che ritraeva quella piazza con quell'avvenimento. Non solo lui, ma altri, come nei commenti a quel mio post, mi hanno detto di fare ricerche nelle teche della RAI. Ma il punto curioso per me era vedere chi si ricordava in loco di quella puntata che coinvolse alunni delle elementari della città di confine.

E sull'evento "Radio Squadra" una fotografia (che posto qui di seguito!) salta fuori solo adesso, 21 gennaio 2018, grazie all'amica Piera Lenzi! Per cui posso anche pubblicare la notizia di stampa, che, da sola, non avrebbe reso il senso della manifestazione.




Con Valter Pettorossi si allarga la schiera degli amici, che mi allungano gentilmente fotografie.
Spero solo che Valter mi mandi direttamente al più presto un'immagine datata - da solo non riesco a rinvenirla! - con la quale potrei parlare di lontani episodi curiosi che, narrati a viva voce, da sempre suscitano attenzione.

venerdì 13 aprile 2012

Il Madagascar di B.F. Leguével de Lacombe

 


Quelle, che precedono, sono tavole dal viaggio in Madagascar di B.F. Leguével de Lacombe, riprese - come da digitalizzazione di Cultura Barocca - dal XVII volume della grande silloge ("Raccolta di viaggi dalla scoperta nel Nuovo Continente fino a' dì nostri"), realizzata dal geografo italiano Francesco Costantino Marmocchi per i tipi dell'editore Giachetti di Prato (1844).

Quasi per inciso faccio notare che Radama I divenne re del Madagascar nel 1810, estendendo all'intera isola il reame di Merina. Gli successe nel 1828 Ravanola I.

B.F. Leguével de Lacombe, francese, viaggiò per otto anni, dal 1823 al 1830, visitando la costa orientale dell'Africa, il Madagascar e alcune delle Isole Comore. Descrisse popolazione, economia e cultura del  Madagascar - cui andò a premettere un lungo saggio sulla storia e sulla geografia della grande isola, realizzato dall'antesignano etnografo, nonché linguista, francese Eugène de Froberville - in un'opera in due libri, tradotta, appunto, in italiano nel 1844.


Questa, come le immagini che seguono, é tratta da un sito, Biblioteca Digital Mundial, che offre un'incomparabile rassegna di libri e di illustrazioni - datati - di geografia, di viaggi, di storia. Si tratta, come si potrà notare, dell'originale della fatica di B.F. Leguével de Lacombe.


Dal sito medesimo mi sembra di avere inteso che quella lontana edizione, curata in Italia dal Marmocchi, rappresenti tuttora l'unica traduzione in lingua diversa dal francese, condotta sul testo base, testo base al quale probabilmente non é seguita alcuna riedizione.


E' pur vero che gli studiosi conducono ricerche anche in polverosi archivi. E che dalla loro produzione derivano informazioni su precedenti autori. Questo caso, quello di B.F. Leguével de Lacombe, mi sembra tuttavia emblematico del fatto che non solo in Italia, ma anche all'estero, si vada a mancare troppo spesso l'occasione di ristampare o di procedere a qualche sorta di antologia di libri pur ancora importanti sul piano della documentazione.


lunedì 9 aprile 2012

A Ventimiglia c'era un Reggimento


Prima della guerra era di stanza a Ventimiglia un Reggimento di Fanteria, l'89°. Del resto la città di confine era a quel tempo, come già nel passato, attorniata da varie fortificazioni e caserme.
Ma di quel Reggimento alcune persone cercano per motivi familiari di ricostruire la storia, anche per istituire in Ventimiglia una mostra permanente di relative immagini e documentazioni.

Mi sembra di avere capito che in questa fotografia sia rimasto fissato un attimo della partenza per il fronte russo.







 
L'immagine che precede é quasi sicuramente riferita all'Ucraina.
L'idea appassionata della ricerca in questione nasce proprio dal nipote di un tenente morto durante l'infausta campagna dell'Armir.
Il Reggimento, come tutto il Corpo di spedizione italiano, ebbe ingenti perdite. Il medico sanitario, dottor Castellano, fece in tempo a diventare figura di spicco della Resistenza ad Imperia: al suo operato in Russia é stato dedicato un libro.
Il Reggimento, a conflitto ancora in corso, non rientrò più in Ventimiglia. I suoi soldati, trattenuti in Piemonte, come tanti altri reduci della tragica ritirata dal fronte orientale in varie località, furono quasi tutti internati - aspetto generale ben noto - dopo l'8 settembre 1943 dai tedeschi: pochi riuscirono a sfuggire in tempo alla cattura.
Questa fotografia riporta alla città di confine. Nello sfondo si può notare uno scorcio panoramico caratteristico di Ventimiglia.
La caserma, quella che qui si vede, come già nei primi due scatti, caserma "Gallardi", era - é - più lontana da quella spiaggia: e rappresenta un ingarbugliato capitolo a parte di ordine sociale il suo uso a civile abitazione dal dopoguerra ad oggi. 
Ho compiuto qualche scarno accenno alla storia di quel Reggimento - storia, ripeto, che altri cercano di completare -, perché penso rappresenti ancora un significativo monito di pace.


martedì 3 aprile 2012

L'"intrepido", l'avventura continua ...


Qualche settimana fa N. vede che su questo blog avevo scritto di quel vecchio fumetto, "intrepido", e mi manda qualche immagine (qui sopra la copertina del numero 15 dell'11 aprile 1961) da copie di quel giornalino.
Insomma, rinverdisco, di fatto, anche a lui, sopite passioni dell'infanzia, di cui per la detta coincidenza parliamo solo ora (tra l'altro mi capita anche con altre persone). Mi corregge anche - nella email di accompagnamento - le date di sparizione dei mitici personaggi di quando eravamo bambini.


Mi aggiunge anche qualche pagina del n° 1 del lontano 1935, quando "intrepido" aveva protagonisti diversi da quelli che appassionarono la mia generazione.


Ecco qui la copertina di "intrepido" del 10 ottobre 1963. Ce l'avevo in casa da tempo, ma me ne sono ricordato da poco. Eppure avevo già dedicato almeno due puntate a quel fumetto.


Qui la puntata di "Buffalo Bill" di quell'ottobre 1963. E c'é ancora "Chiomadoro". Non rinvengo più "Liberty Kid" e "Roland Eagle". Sul termine anticipato delle avventure de "Il cavaliere ideale" sussiste tra i miei interlocutori, invece, pacifico consenso. Insomma, devo avere fatto - le altre volte in cui ne ho scritto - confusione di date sulle modalità di cambiamento di contenuti di "intrepido".


Sempre nel 1963 é già presente un nuovo protagonista, Junior. Di questo ho ricevuto mesi addietro direttamente per email un nostalgico ritratto compiuto da un lettore. Così come, sempre sul tema "intrepido", mi sono pervenuti nel frattempo altri commenti. Mi ero ripromesso di pubblicarli in un nuovo post...


mercoledì 28 marzo 2012

La Pérouse

Fonte: Wikipedia

Faccio inizio da questa battaglia navale, detta dei Santi, sviluppatasi nelle Antille dal 9 al 12 aprile 1782 durante la Guerra di Indipendenza degli Stati Uniti, per procedere a qualche accenno su La Pérouse. E, in parallelo, ad altri navigatori della seconda metà del Settecento. Perché tanti esploratori di quel periodo, francesi e britannici, si erano ritrovati su quei mari a combattere in quel conflitto, come già prima nella Guerra dei Sette Anni.
Di La Pérouse Jules Verne scrisse anche: "Durante l'ultima guerra egli era stato incaricato della delicatissima questione di distruggere gli stabilimenti della compagnia inglese nella baia di Hudson, ed egli si era disimpegnato dell'incarico da militare consumato, da abile marinaio, da uomo che sa conciliare i sentimenti dell'umanità con le esigenze del dovere professionale."

Fonte: Wikipedia

Nella riproduzionedel dipinto, di cui sopra, viene fissato il momento dell'incarico ufficiale conferito a questo navigatore da Luigi XVI per la sua ultima missione per i mari del mondo, particolarmente voluta come risposta alle grandi avventure di James Cook.
La Pérouse fece levare le ancore da Brest il 1° agosto 1785.

Fonte: Wikipedia

Come in tanti viaggi per oceani dell'epoca i rischi erano all'ordine del giorno. La precedente stampa attesta un sinistro occorso a un gruppo della spedizione sulla costa nord-americana - tra attuali Alaska e Canada - che si affaccia sul Pacifico. La Pérouse - scrisse ancora Verne - aveva eretto un monumento su cui si leggeva la seguente iscrizione, di evidente imitazione classica: "All'ingresso del porto sono periti ventun coraggiosi marinai. Chiunque voi siate, unite le vostre lagrime alle nostre."

Fonte: Wikipedia

A Mauna, nelle Isole Samoa, fu massacrata la piccola squadra sbarcata in cerca di rifornimenti alimentari e soprattutto di acqua, squadra condotta dal secondo di quella spedizione, il capitano Paul Fleuriot de Langle, che era anche uno scienziato. De Langle volle scendere a terra, nonostante il parere contrario di La Pérouse, il quale aveva acconsentito malvolentieri, e provocò gratuitamente la reazione esiziale degli indigeni. Allo stesso modo di quanto aveva fatto, nel determinare la propria uccisione, Cook, che almeno aveva l'alibi morale di un pessimo stato di salute.

Nell'ultima lettera, spedita da Botany Bay, Australia, a febbraio 1788, La Pérouse asseriva: "Risalirò alle Isole degli Amici e farò assolutamente tutto ciò che mi é ordinato dalle mie istruzioni relativamente alla parte meridionale della Nuova Caledonia, all'isola Santa Cruz di Mendana, alla costa del sud della terra degli Arsacidi di Surville e alla terra della Luisiade di Boungaville ...".

Jean François de Galaup, Conte de La Pérouse, nato presso Albi nel 1741, e le sue due navi del periplo intorno al mondo, l'Astrolabe e la Boussole, sembrarono di lì a poco svanite nel nulla. Ormai scoppiata in Francia la Rivoluzione, fu proprio l'Assemblea Nazionale nel febbraio 1791 a ingiungere al re di armare una spedizione di soccorso, che fallì lo scopo: durante la medesima perirono addirittura i due comandanti, Entrecasteaux e Kermadec. Solo trent'anni dopo si giunse alla conclusione, perché vi si trovarono effetti personali dei marinai, che La Pérouse e i suoi uomini fossero periti a Vanikoro, nelle Salomone.

Aggiungo che dell'itinerario noto di La Pérouse sussistono tracce documentarie sul Web, così come vi si ribadisce che fu di sensibilità illuministica. Sono rimaste copie dei suoi giornali di bordo, rimandati per tempo in Francia, molto interessanti. Li lesse Jules Verne, che ne trascrisse importanti notizie e affermazioni. Ne produco, in conclusione, almeno due: nella Kamciatka La Pérouse fece porre sulla tomba di Delisle de la Croyère, che era morto nel 1741 di ritorno da una spedizione condotta per conto dello zar, una lastra di rame incisa e rese il medesimo omaggio al capitano Clerke, il secondo di Cook, cui, alla morte, succedette nel comando.


venerdì 23 marzo 2012

Ventimiglia, la Margunaira


Ricevo qualche giorno fa da un vecchio amico di famiglia la seguente email, con acclusa la citata cartolina:
Ciao Adriano,
ti allego una cartolina della Margunaira “d’ina vota”. Confrontala con quanto vedi ora alla Marina San Giuseppe e fatti un’idea di come era bella allora e quanto brutta sia diventata oggi.
Mia nonna ..., alla Marina, c’è nata e vissuta per 96 anni, Mia madre, anche lei c’è vissuta per 85 anni, io ci sono nato e me ne sono andato, con rimpianto, quando ho messo su famiglia, però il mio cuore è sempre laggiù. Ho abitato per circa 20 anni vicinissimo alla Margunaira, su di lei ho imparato a tuffarmi  e vederla ora racchiusa tra scogli e sabbia, me vegne u magun!... 

Questa fotografia é datata di qualche mese, ma consente di immaginare a chi non conosce il luogo come già oggi una spiaggia di risulta abbia "interrato" la storica "prìa" o scoglio della Margunaira, portandolo in pratica in secca. Causa la costruzione del porto turistico di Ventimiglia, di cui - con miei giudizi - ho già detto tempo fa.



Queste altre cartoline, di circa cento anni fa, oltre a offrire uno scorcio ragguardevole della città di confine all'epoca (ad esempio si può notare la vecchia foce del fiume Roya, allora ben più spostata a levante) e, in particolare, della zona in questione, fissano nella memoria specifici geomorfologici ormai scomparsi. Dello Scoglio Alto, agglomerato di sassi ed arena solidificatosi in epoca quaternaria sotto forma di pilastro, ho già accennato in altra occasione. Nel 1932 una mareggiata distrusse, poi, in quel raggio la Pietra Naviglia, della stessa consistenza del primo, la cui forma ellittica rimandava figurativamente all'idea di una carena di nave.

Una zona caratteristica, non solo per via di quegli ammassi, che risulta adesso profondamente cambiata, ma non solo sotto l'azione della natura.



martedì 20 marzo 2012

Il mio ricordo di "Mac"

Mi sento in dovere di scrivere qualche parola per l'improvvisa morte di Giuseppe "Mac" Fiorucci, avvenuta ieri, a 67 anni di età.

Ho talora attinto, infatti, su questo blog alla sua tenace attività di cultore della Resistenza dalle nostre parti, la Zona Intemelia. E delle leggi razziali in Italia. E di tante persecuzioni. La Resistenza nel senso più ampio e nobile del termine, dunque. Mi aveva messo a disposizione ampi stralci documentali delle testimonianze da lui raccolte e del connesso lavoro da lui svolto. Cercherò di trarne ancora qualcosa, come tento su altri blog e su un media locale.

Mi permetto di stralciare, in ricordo di Fiorucci, da una bella lettera aperta di suoi amici intimi, quanto segue:
... di quella guerra, dopo più di 60 anni, ci hai regalato il ricordo di alcuni personaggi che altrimenti avremmo ignorato o dimenticato. Il tuo libro Gruppo Sbarchi Vallecrosia ha permesso a molti di conoscere episodi straordinari nella loro umanità. E ha permesso al partigiano Mimmo di ritornare a Vallecrosia e ritrovare la famiglia che portò in salvo. Tutto merito tuo e della tua cocciutaggine, che ti impediva di lasciare qualcosa a metà, a qualunque costo.
... ti sei buttato a capofitto in una nuova avventura: proporre iniziative culturali a Vallecrosia, inventandoti l'associazione "Il Ponte" con cui hai ideato e organizzato mostre di livello documentale altissimo come quella sulle leggi razziali, e hai portato a Vallecrosia scrittori e giornalisti famosi e meno famosi ...

Resisto alla tentazione di pubblicare una fotografia che ci ritrae insieme in occasione di una mostra organizzata da "Mac". Non mi sembra opportuno. Lo conoscevo da tanto tempo. Ci si vedeva, spesso, nei mesi scorsi, ma non ultimamente, proprio quando andava a pubblicare un libro su sue pregresse esperienze di lavoro in Libia, per le quali mi urgevano domande su esperienze analoghe condotte da un comune conoscente, anche lui, putroppo già deceduto. 

Era stato anche giovane Sindaco di Vallecrosia, "Mac". E tanto altro ancora. Pilota di rally, ad esempio. Ma quel suo contributo alla storia locale, e non solo, della Resistenza resta per me indelebile.


giovedì 15 marzo 2012

Corsaro Nero, ancora un po' ...


Avevo appena finito di scrivere note a "Il Corsaro Nero", quando, forse distratto da quel mio post, il mio amico erudito, che pur all'epoca era ben addentro alle istituzioni culturali locali, chiedeva a me, che invece ancora adesso a molti fattori nostrani, specie se transitori, non sto molto attento, se sapevo di una mostra dedicata a quel personaggio di pura fantasia, creato da Emilio Salgari, mostra ipoteticamente tenutasi a Ventimiglia nel 2005. A sua volta, la domanda gli era stata rivolta da una editor freelance, alla quale una qualche indicazione - di altro indirizzo - ha fornito.

Tra noi ce la siamo un po' raccontata, soprattutto sul piano dello scherzo. A lui é tornato in mente che quell'anno il Corsaro Nero era il tema della Battaglia di Fiori. Così era, infatti. Credevo mi potesse fornire altri elementi.

In assenza di quelli - ma altri, di carattere turistico, direi, con breve ricerca ho riscontrato -, mi é venuto da pensare che dalle mie parti ci hanno messo un po' di tempo a tentare di sfruttare la fantasiosa figura di un Conte di Ventimiglia (e di Roccabruna e di Roccasparviera, se non erro) del 1600, che Salgari fa diventare pirata per sete di vendetta. Sorvolo sull'estinzione della Contea (il castello era sulla rocca della fotografia), avvenuta quattrocento anni prima. E su altro ancora.

Sono andato a ripassarmi brevemente, dunque, le motivazioni per cui da una dozzina d'anni, in un modo o nell'altro, nella città di confine ci si é messi a giocare il tasto di questo presunto illustre antenato.

Solo che mi rimane il dubbio circa il perché, a stare sempre in una dimensione soprattutto di costume, non si sia ancora pensato - almeno così mi pare - di compiere qualche riferimento a "Giovanna, la nonna del Corsaro Nero", programma per ragazzi della RAI del 1961, uno sceneggiato dalla saggia vena comica, che piacque anche a tanti adulti. Indimenticabili furono la nonna, Battista e Nicolino, i personaggi più simpatici. Ci sarebbe da parlarne appositamente.
Ma il mio filo conduttore adesso é un altro. Aggiungo che ci fu una ripresa nel 1962 e un'altra nel 1966, che non ricordo di avere visto (ma forse mi sentivo ormai grande) e che credevo, sentendone parlare in qualche occasione, fosse una replica delle prime due edizioni. Wikipedia, però, da me consultata, docet. E non fornisce immagini. Perché di quella bella produzione, come forse molti sanno, non esistono copie, perché tutte le registrazioni furono cancellate. Esiste solo il filmino in super 8 di una puntata, cui ogni tanto si attinge con nostalgia.

Comunque. Io ricordo di quello sceneggiato in questo momento, a stare sul pezzo, un castello di cartapesta a picco su un mare finto, teoricamente quello del Corsaro Nero a Ventimiglia. La somiglianza fisica, ci fosse ancora una fortezza, era, tuttavia, notevole. 
A parte momenti alti, in questa tormentata Riviera più alla portata di privati (sottolineo un'iniziativa su Salgari dell'estate scorsa, condotta, a cura del valente Enzo Barnabà, dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Grimaldi di Ventimiglia), un modo in genere consono e simpatico per parlare di questo nostro, comunque amato, Conte sarebbe, a mio giudizio, ripartire da quel programma.

E, se rammento bene, "un grande urrah per nonna-sprint, la vecchia più forte di un bicchiere di gin ...!"!

 

venerdì 9 marzo 2012

Guerra di secessione americana: fotografie


La guerra di secessione (guerra civile) negli Stati Uniti d'America iniziò, come noto, con i colpi di cannone sparati dai confederati (sudisti) contro Forte Sumter, vicino a Charleston, oggi South Carolina, nell'aprile del 1861. Gli unionisti (sudisti) vi rientrarono solo il 22 febbraio 1865.

Da bambino, come ho già accennato altra volta, vidi su un rotocalco una sorta di storia illustrata di questo conflitto, che fu grande banco di prova - non il primo: nel ritrarre gli effetti della ferocia umana rammento quanto già fatto prima durante la guerra di Crimea - per gli artisti della relativamente nuova arte fotografica.


La nave unionista Essex, trasformata e rinforzata, partecipò a molte azioni lungo il Mississippi.



La corazzata (spero che il termine sia giusto) unionista Monitor fu appositamente costruita e si battè contro la Virginia confederata (adattamento della Merrimack) nello scontro di Hampton Roads nel marzo 1862.



 La guerra si stava facendo sempre più moderna e spaventosa.


Nel 1861 in un accampamento nordista potevano esserci scene così.


 

L'utilizzo delle strade ferrate fu fondamentale: nettamente avvantaggiati erano i nordisti.


Un gruppo di schiavi fuggiaschi o appena liberati.


Anche soldati afro-americani tra i nordisti, come ben si sa.


Prigionieri sudisti.


Un accampamento confederato vicino a Petersburg, Virginia, ormai preso dagli unionisti.


Il campo di prigionia confederato di Andersonville in Georgia nell'agosto 1864: le fonti ufficiali affermano che vi morirono in brutali condizioni dai 13.000 ai 45.000 soldati nordisti. Ma anche l'Unione diede larga prova di spietatezza.

Ho selezionato, dunque, immagini relative a quello spaventoso conflitto, rinvenute su theatlantic.com. Ho tralasciato di sicuro quelle più crude.

Molto é stato scritto su quella guerra, che fu soprattutto un orribile bagno di sangue: 617.000 i morti ufficialmente censiti, 359.000 per il Nord, 258.00 per il Sud. Molto é stato scritto anche in Italia. E molte notizie in merito si trovano sul Web. Anche in termini di analisi, lo ripeto, dell'uso di nuovi strumenti bellici o dell'influenza esercitata dalla riflessione su pregressi conflitti europei, soprattutto dell'epoca di Napoleone. Lungi da me la tentazione di andare oltre i fugaci cenni che precedono, oltrettutto incompleti. Né di sfiorare argomenti, pur connessi, quali la distruzione del Sud degli Stati Uniti, le successive guerre di sterminio dei nativi, il Ku Klux Klan, il razzismo persistente, l'affermazione di un capitalismo su cui si versano ancora oggi fiumi di inchiostro.



sabato 3 marzo 2012

Altre tavole del Borgonio nel Theatrum Sabaudiae

Fonte: gravures-nice.org
La Turbie in una tavola del Theatrum Sabaudiae, edito nel 1682. Sorvolo su questa località e sul monumento voluto anche qui da Augusto per celebrare il soggiogamento a Roma dei popoli dell'arco alpino. E sulla nota terzina di Dante "Tra Lerice e Turbia...". Per chi sa guardare, il Trofeo, del resto affacciato sul Mare Tirreno e, oggi, sul Principato di Monaco, é di norma visibile dalla zona costiera e da certe alture dell'ultimo lembo di Ponente Ligure. Dove é nato anche il disegnatore di questa icona, e di quelle che qui seguono, Giovanni Tomaso Borgonio.

Fonte: gravures-nice.org
Villefranche-sur-Mer, la Villafranca del Ducato di Savoia, é, invece, celata alla vista diretta dalla nostra Riviera da Cap Ferrat.

Fonte: gravures-nice.org
Villars-sur-Var, nei dintorni di Nizza, oggi un paesino di 646 abitanti. 

La mia scelta di queste immagini create dal Borgonio non é, per motivi di reperibilità, del tutto casuale. Altre ne avevo già pubblicate in altre occasioni.

Il Borgonio nacque nel 1628 a Perinaldo (IM), borgo natio del grande astronomo Gian Domenico Cassini (1625-1712). Mi piace pensare che si siano conosciuti, ma non ho certo rinvenuto tracce documentali in proposito. 
Il Borgonio dalla carriera militare - del resto il padre fu capitano nel castello di Dolceacqua - passò al servizio diretto del Duca di Savoia Carlo Emanuele II. Calligrafo e miniaturista, nonché "blasonatore", ebbe intensa attività grafica e cartografica: le sue tavole nel Theatrum vanno, credo, a sottolineare tutte queste sue arti. Scrisse e disegnò molto, stese - e dovette fare alla bisogna molti viaggi faticosi - altre carte del Ducato, famose a lungo in tutta Europa. Ebbe molti onori, ma visse e morì in miseria.
E il Theatrum - solo in parte dovuto al Borgonio - é il monumento della complessiva politica celebrativa del Ducato di Savoia in età barocca. Un esemplare fu mandato a tutte le corti europee per coltivare il prestigio di uno stato minuscolo: 140 lastre di rame erano servite - anche se ancora oggi si intuisce qualcosa del vero stato geografico dei luoghi - per trasformare e abbellire siti e insediamenti, anche piccoli centri rurali, resi più grandi che nella realtà.



mercoledì 29 febbraio 2012

Il Lago Maggiore e...


Scambiando fotografie di vario genere con l'amico Pietro di Bordighera, mi é venuto in mente che a volte ritagliando da alcune delle vecchie i/il personaggi/o raffigurati/o, in questo caso io bambino, lo scorcio panoramico risulta più interessante per il corrispondente. E così ho fatto per uno scatto riguardante il Lago Maggiore, che risale all'estate del 1959.


Durante le mie operazioni di ricerca mi sono imbattuto in questa immagine (rimasta qui come era, senza ritaglio!) del 1966 del Lago di Caldonazzo, in Valsugana, Trentino. Non fidandomi più della mia memoria, ma soprattutto di essere stato io al tempo a fare questa fotografia (con la vecchia Nettar di famiglia mi bloccavo ancora anni dopo!), intanto ho controllato sul Web la località. E poi mi sono detto che di sicuro gli scatti li facevo compiere a qualcuno che era in mia compagnia. Questa, comunque, Pietro deve ancora vederla.


Questa, "ritoccata", di Parigi (1969), mi sa che gliela manderò presto.


Perché della cara Ville Lumiére qualcosa lui mi ha già mandato, come per il monumento (davanti all'Opera Bastille) a Charles Garnier, vecchio amico di Bordighera.


Anche se in questa occasione mi sono trattenuto dall'affrontare un tema a me abituale, quello della mia zona (Bordighera, Ventimiglia ...), alla fine per concludere il discorso ci devo pur tornare. Qui sopra si può notare un tramonto ripreso da casa mia il 21 gennaio scorso. Ce ne sono di migliori e immortalati con migliori fotografie. Forse qualche altra volta li pubblicherò. Ma quello fatto da me lo evidenzio adesso, perché é stato il primo scatto che ho ... esibito all'amico Pietro, in ... cambio di uno suo con soggetto similare!