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domenica 27 maggio 2012

Qualcosa su una Sanremo d'antan



Sì, anche a Sanremo c'era il tram. Nè poteva essere diversamente, dato il rilievo turistico della cittadina. Visto che il trolley c'era a quei tempi anche più a Ponente. La soprastante immagine risale al 1915. L'ho "carpita", al pari delle seguenti d'antan, a un vecchio compagno di scuola.



Il fatto curioso, a titolo personale, é che in fondo a quella strada, quale si vede oggi, ho lavorato per più di vent'anni.



Dall'altra parte, a poche decine di metri dal precedente punto, in direzione Francia, Piazza Colombo.
Che nello scatto, faccio per dire, di maggiore attualità, lascia intravvedere anche un'ala del Teatro Ariston.
Tutto questo per sottolineare che in genere a chi non é di queste parti può risultare più usuale abbinare il nome della Città dei Fiori al Festival della Canzone. Il quale nel suo ormai lungo scorrere ha avuto anche qualche merito. Non é materia, tuttavia, da affrontare senza specifica preparazione.


Altro saliente turistico (o presunto tale!) di Sanremo, negli anni, é il Casinò (di rilievo, quantomeno, per l'anno di costruzione: 1905): ulteriore tema che lascio a sè stante.

Con questa immagine, che rapprenta uno scorcio dell'ex Forte di Santa Tecla sfiora un momento della storia di Sanremo.





Che presenta tanti aspetti.


Ivi compresi gli scavi dell'antica, romana, Villa Matutia. Solo a fare un esempio.


Tornando a considerazioni più correnti, ecco lo stato attuale del Porto Vecchio.



Lo stesso approdo anni fa.



Risulta usuale spostarsi a Sanremo, che dista quindici chilometri circa da Bordighera, poco di più da Ventimiglia, per il disbrigo di faccende. La contemporaneità del rinvenimento di cartoline d'epoca mi ha dettato intanto queste brevi note. Mentre da tempo meditavo di affrontare temi in merito più importanti, per i quali mi ero già dotato di un certo corredo di immagini. A parte la necessità di comprendere meglio quanto sostenuto da specialisti (specie di quelli che, meritevoli, come mi é stato messo in evidenza in un recente commento, compulsano con fatica polverosi archivi), mi rendo conto una volta di più che una cittadina come questa offre molteplici spunti di narrazione. Un risvolto tanto più singolare per me che dalla lunga permanenza di carattere professionale in Sanremo non avevo tratto in tempo reale tanta curiosità. Il che mi riporta per eventuali riprese in parola su un piano strettamente di costume sociale, tutt'al più di elementare divulgazione di carattere storico.


martedì 22 maggio 2012

Curiosando nel Web e... dintorni

Nell'arco di poco tempo, direi di poco più di una giornata, sul Web ho visto, invero, cose interessanti, ma anche, per alcuni aspetti, singolari.

Da un suo commento, apprendo che un mio conoscente é pro-nipote della persona che in Ventimiglia aiutò il patriota e romanziere Giovanni Ruffini nella sua fuga verso la salvezza in Francia: sull'inquadramento della vicenda qualcosa io avevo appena accennato qui.

Capito per caso su una sorta di dibattito su Twitter tra quelli che presumo siano dei giovanotti di Nizza. O, comunque, a modo loro interessati al capoluogo delle Alpi Marittime. Se riesco minimamente a rendere le forme dirette del "dialogo", i punti toccati che mi rammento sono i seguenti: I Nizzardi non sono né francesi né italiani. No, i nizzardi sono di origine italiana. Nizza si é liberata della Provenza già nel 1388. La Provenza si ferma al fiume Varo (ad ovest di Nizza: n.d.r.). Garibaldi era nizzardo. Sì, ma ha fatto l'Italia. Pepin (sarebbe Garibaldi: n.d.r.) ... 
A modo loro, appunto...

Rinvengo di continuo fotografie e cartoline d'antan, concernenti un po' tutto l'arco del Ponente Ligure. Nella pubblicazione di immagini di questo tipo mi sono ripromesso, per ovvii motivi, una pausa. Ma se non fosse sufficiente il Web, la realtà circostante sembra congiurare anch'essa. Non più tardi di questo pomeriggio in un pubblico esercizio scorgo istantanee storiche che, per la nostra zona, sono di assoluto rilievo: e magari queste, che meritano più di altre, sarà difficile che possa averle in formato digitale. Uscendo, incontro un amico che dice di avere visto scatti d'epoca postati da me ...

Sbircio un locale portale on line e vengo a sapere che le richieste di collaborazione per le ricognizioni da effettuare in loco da parte del cartografo (il colonnello!) Matteo Vinzoni fecero conflagrare la sommossa di Sanremo del 1753, subito duramente repressa dalla Serenissima Repubblica di Genova. Chiedo lumi all'autore di Cultura-Barocca. Ne ottengo in risposta che la menzione dell'episodio in questione me la sono smarrita io nel mare magnum della documentazione di quel sito.

E, ancora, su Cultura-Barocca vado a conoscere la, sinora inedita per me, straordinaria figura di un gesuita portoghese, molto celebre nel suo tempo, il Seicento, già confessore di Maria Cristina di Svezia: difensore di ebrei e di indios. Si tratta di Antonio Vieira. Forse vale la pena che mi diffonda un po' altra volta sul suo operato. Intanto, a questo link sussiste una bibliografia molto completa di questo personaggio.



giovedì 17 maggio 2012

Ventimiglia (IM): passerelle e...




Della vecchia passerella sulla foce del fiume Roia a Ventimiglia, costruita ben prima del 1900, ma distrutta nel 1944 dai tedeschi, mi chiede un amico di famiglia, testimone di quell'episodio, se possiedo qualche immagine, come in effetti ho, per cui riesco a soddisfare tale istanza. E questa fotografia risale al 1898.




Poco dopo, dai commenti sullo stesso soggetto, postati su Facebook, affiorano altri episodi.



Pubblicate da Andrea Niloni - che ha un archivio molto interessante, cui tornerò al più presto ad attingere - compaiono le inedite - per tante persone, compreso il sottoscritto - fotografie della nuova passerella, ma travolta dalla piena del novembre del 1952.
Anche in questo caso si sono appalesati nella discussione molti ricordi, diversi - reputo - derivanti dall'immancabile tradizione orale: spicca tra questi il succinto resoconto del salvataggio di una donna dalla furia di quelle acque.



E sul tema, infine, ho rinvenuto una sarcastica battuta che più o meno é del seguente tenore: di non fare, a fronte di simili antenati, tante parole su immigrati di ieri e oggi!

A volte i ventimigliesi sono così!



sabato 12 maggio 2012

Leggendo per caso del Risorgimento ...


Vado via dalla provincia per qualche giorno e trovo anche il tempo di leggere in prestito un libro sul Risorgimento che, oltre che alla storia, mi riporta in alcuni passi ad un'altra passione, quella per i miei luoghi. Anche se, credo, il senso del tempo che é passato si afferra comunque ovunque, se non si va con troppa fretta.

Nell'inquadratura di cui sopra si potrà notare la statua dedicata alla madre dei patrioti fratelli Ruffini, posta in Taggia (IM).

Risulta pressoché d'angolo rispetto all'Oratorio dei Santi Sebastiano e Fabiano per la Confraternita I Bianchi. Ma sul capoluogo della Valle Argentina compio in questa occasione solo questa digressione. Già ce ne sarebbero tante da effettuare, evocate dalla trama che qui mi si é profilata.

Torno brevemente a quella donna, dei Curlo di Taggia, appunto. Eleonora nell'incisione del monumento. Lenora nel nome, penso aulico, riportato nell'opera che mi ha fornito il presente spunto. Forse avevo dimenticato, forse non conoscevo l'episodio, ma accompagnò - dopo la scoperta dei moti, repressi spietatamente sul nascere, della Giovine Italia nel 1833, a causa della quale morì suicida, come più comunente si ritiene, senza tradire i sodali nel carcere di Palazzo Ducale a Genova il figlio Jacopo - a Marsiglia da Mazzini l'altro, Agostino. 
Già influente sul grande patriota, ne accettò l'invito a rientrare nel Regno di Sardegna. Morì a Taggia, come poi accadrà al figlio Giovanni, già arrestato con il fratello Jacopo, ma avventurosamente salvatosi. Giovanni Ruffini ripercorse nel romanzo "Lorenzo Benoni" molti momenti topici, anche autobiografici, di quegli anni tormentati e densi di pericoli. Fece soprattutto conoscere agli inglesi - determinandone un flusso turistico d'elite - il Ponente Ligure con "Il dottor Antonio", pubblicato nel 1855. Per saperne di più su tutti questi ultimi aspetti, si potrebbe anche vedere qui su Cultura Barocca.

Sempre dal libro di cui all'inizio apprendo che la fuga - similare per molti versi a quella di Giovanni Ruffini - nel già citato torno di tempo da Genova del giovane Garibaldi, infiltrato come recluta nella Marina Sarda per ordine di Mazzini, avvenne via terra dapprima verso la natia Nizza. L'espatrio definitivo verso la salvezza in Francia gli fu agevolata dalla perfetta conoscenza delle colline su cui da ragazzo seguiva uno zio bracconiere a caccia di beccacce. E mi piace immaginare, allora, che l'altura qui ritratta, abbastanza vicina al porto locale, sia stata anch'essa teatro di quelle escursioni.

Ma almeno un'altra personale sorpresa da quella lettura voglio ancora mettere in evidenza. L'onegliese G. B. Cuneo - della cui biografia si può trovare traccia su Cultura Barocca -, difensore anch'egli delle - presunte - cause dei popoli del Sud America, ma soprattutto l'uomo che fu determinante per la piena adesione alla causa patriottica da parte di Garibaldi, con cui rimase sempre in contatto, conobbe il futuro Eroe dei Due Mondi sul ... Mar Nero. Tra uomini di mare, quali erano in una prima fase, poteva ben capitare! Ma il titolo di Santone lo ebbe solo il Cuneo.


giovedì 3 maggio 2012

Quel centro di Ventimiglia!


Non intendevo proprio tornare presto a parlare e fare vedere vecchie immagini del centro di Ventimiglia (IM). Solo che le riflessioni suscitate in me da diversi commenti, resi al mio più recente post sul tema, mi portano a spendere qualche parola in più sull'argomento.

Anzitutto, mi scuso per la non eccelsa qualità della fotografia relativa a quel crocevia com'é oggi, ma la mia fretta di comunicare é su altro.


Come si sarà notato, le strutture degli edifici in quella parte della città di confine sono rimaste pressoché immutate.


La volta precedente mi premeva sottolineare, invero, aspetti di civiltà materiale ormai scomparsi, in particolare tram e cavalli. Alcuni di questi sarebbero anche meritevoli di approfondimento. Qui, ad esempio, si possono scorgere automezzi di varie generazioni.

Una cosa curiosa - aggiungo - é la disinvoltura con cui le persone, fidandosi - incoscientemente, perché a mia memoria erano frequenti gli investimenti dei pedoni - dello scarso traffico dell'epoca, anche finita la seconda guerra mondiale, camminavano per le strade.

Quel

Valutando questo discorso mi sono accorto che, nel piccolo archivio di cartoline d'epoca che in vario modo - nella presente occasione devo in particolare ringraziare Edoardo Racco - ho realizzato, sussiste una discreta documentazione di altri esempi di vita pratica d'antan, che vorrei in seguito illustrare meglio.


lunedì 30 aprile 2012

Tram, cavalli e ...

Sì a Ventimiglia (IM) c'era una volta il tram. Se ricordo bene sino all'immediato secondo dopoguerra. Il capolinea era a Bordighera.
Ma le immagini, in questa occasione fornitemi, già digitalizzate, da un vecchio amico di famiglia, possono suggerire diverse riflessioni e ricordi. Per dire, quest'ultima porta a pensare che ai tempi del Liceo, alla nostra epoca posizionato in un edificio tuttora esistente, ancorché ristrutturato, celato alla sinistra - per chi guarda - di quel mezzo pubblico, non me li immaginavo proprio quei binari là davanti!
Si sono già scorti dei cavalli. Eccone altri in Piazza della Stazione Ferroviaria (più formalmente, da tanti anni, Piazza Cesare Battisti).
 
 Cartoline e fotografie d'antan sono molto divulgate - qui mi ripeto - sui socialnetwork e sui blog.
Vado anche, credo, a reiterare il concetto che anche così si documenta la storia. E per il singolo é logico un maggiore interesse per i luoghi che conosce meglio. O gli evocano maggiori memorie.
Ad esempio, quando ero bambino quest'angolo di Ventimiglia era più o meno ancora come si vede nell'ultima immagine. Ho fatto in tempo a vederlo. Ho anche scatti di famiglia che lo attestano.
Tanti altri fattori in qualche modo qui evocati, tuttavia, conducono ad altre trame di racconti!


venerdì 27 aprile 2012

Verso Nizza

Villefranche-sur-Mer, di cui qui ho fatto vedere un'antica stampa.
 Anzi, più precisamente, un segmento di Cap-Ferrat, che chiude a levante la baia di Villefranche.

Non che passando in auto sulla Moyenne Corniche si possa notare proprio così bene, ma di sicuro si scorge per intero la punta di Cap-Ferrat. Per chi andava di fretta a Nizza tanti anni fa - capitava spesso anche a me - prima del completamento dell'autostrada quello era il tragitto più abituale. E si cominciava a pensare di essere quasi arrivati.
 Lo stesso discorso vale per il centro abitato di Villefranche-sur-Mer.
La vecchia fortezza fatta erigere dai Duchi di Savoia, che i francesi chiamano Cittadella, occorre proprio avvicinarla. Anche sulla Basse Corniche (o Bord de la Mer), se non ci si ferma e se non si trova un buon - raro! - punto di osservazione, non risulta molto visibile.
Dopo poco si comincia a intravvedere Nizza.
Questa una parte della discesa di quel tragitto verso il capoluogo della Costa Azzurra.
Per noi di questa zona di ex-frontiera questa strada, anche negli altri tratti, é foriera di tanti ricordi, soprattutto curiosi. Ma non é su questo che mi viene ora da soffermarmi.

Gli ultimi due scorci sono stati fotografati sotto l'egida di un cartello che indica Belvedere. Il fatto é che ormai tutto é recintato. Trovare gli angoli visuali migliori comporta fare qualche acrobazia.

Anche in precedenza. Per non parlare poi dell'Italia, per lo meno della costa della provincia di Imperia, dove, tuttavia, viene risparmiata in genere la presa in giro di quell'accattivante promessa.
E gli abitanti di quelle case là sopra potranno pure godersi liberamente una bella vista - quella non concessa in quella zona ai tutisti - di Nizza, ma rumore e gas di scarico delle automobili ce li hanno garantiti ad oltranza!



domenica 22 aprile 2012

Rose rosse e ...

Appena arrivato ieri a tarda mattina lassù mi hanno detto di andare a vedere le rose coltivate in serra dal padrone di casa. Sono quasi tutti floricoltori o commercianti del settore. Qualcuno in pensione. Esperti, dunque. Sostengono che è raro vederne di così grandi. Mi è stato rivolto un caldo invito a fotografarle.

Forse l'immagine che precede è stata l'ultima che sono riuscito a realizzare. Poi sino a sera belle discussioni. Da ultimo molto revival con l'ottimo anfitrione, che non mi lasciava più venire via, e con il bravo cuoco, che, quando vuole, i colpi in cucina non li perde ancora.

Si era a Villatella, frazione di Ventimiglia (IM), sotto il Grammondo (1.378 metri d'altezza). Veramente, la campagna in questione è un po' più in alto e a sud, rispetto al paese, e da lì si vede, invece, una propaggine della più meridionale Cima Longoira.

Eccola qui!

Uno scorcio della Val Bevera nell'inquadratura che precede. Pur pensando di essere in ritardo, qualche fotografia all'andata ero riuscita a farla!

Per dire, questa è l'unica immagine che ho ricavato ieri della zona di Latte (a sinistra in alto per chi guarda, piccolo, Castel d'Appio), dove risiedono la maggior parte dei commensali.

Non abbiamo più parlato delle rose, però ...


  

giovedì 19 aprile 2012

Hennepin

Fonte: Wikipedia
Negli Stati Uniti d'America, paese di storia recente, si intende spesso conservare la memoria di questo passato, com'é nel caso della fotografia che si può vedere qui sopra e che ritrae la statua di Frate Hennepin a Minneapolis, Minnesota.

A Hennepin viene attribuita la prima mappa a nome Louisiana, altresì ritenuta la prima carta geografica dei Grandi Laghi del Nord America. Ancora lungi da poter essere considerata un documento scientifico, invero. 

Louis de Hennepin, Carta Della Nuova Francia e Della Luigiana Nuovamente Scoperta, 1683 - Fonte: raremaps.com

Hennepin cercò anche di passare per l'inventore del termine Louisiana, che viene comunemente attribuito a La Salle.
Mappa dal lavoro di Hennepin del 1698 - Fonte: Wikipedia
Invero, Hennepin fu il primo europeo a descrivere le Cascate del Niagara.
Con La Salle compì dei viaggi di esplorazione. Essendo arrivato nel 1675 a Fort Frontenac (oggi Kingston, Ontario) ed essendo diventato nel 1678 cappellano di La Salle, nel 1679 partecipò alla prima spedizione in battello sui Grandi Laghi, al termine della quale venne costruito Fort Crèvecoeur, attuale Peoria, in Illinois.
Fonte: usa-decouverte.com
Subito dopo La Salle mandò Hennepin e altri due religiosi a esplorare il corso superiore del Mississippi. Scesi verso il grande fiume passando per le acque dell'Illinois e fatto in tempo a scoprire le Cascate di St. Anthony presso l'odierna Minneapolis, i tre uomini furono catturati dai Sioux, ma abbastanza presto furono riscattati da Sieur Duluth.

File:Bierstadt Albert The Falls of St. Anthony.jpg
Le cascate di St. Anthony in un dipinto di fine '800 di Albert Bierstadt (Fonte: Wikipedia)

Una volta liberato, Hennepin tornò in Francia, dove diede alle stampe la sua "Descrizione della Louisiana", di cui qui si possono notare immagini di alcune pagine della quasi contemporanea edizione olandese.
Louis Hennepin, nato nel 1640, morto probabilmente nel 1701, si autodefiniva fiammingo. Nel 1690 fu espulso per ignote ragioni dalla Francia per ordine di Luigi XIV. In un suo successivo libro si attribuì falsamente il merito di avere preceduto La Salle nell'esplorazione del Mississippi sino alla foce.

Fonte: Wikipedia
Ma in quest'ultimo suo lavoro (Londra, 1698) compaiono - disegnate per la prima volta - le Cascate del Niagara!