La storia di Perinaldo ha un particolare fascino. Il Santuario di Nostra Signora della Visitazione, una chiesa campestre, ad esempio, sarebbe stato eretto nel Seicento sulla linea del meridiano, suggerita dal grande astronomo Gian Domenico Cassini, nativo di quel borgo. E quella definizione, Madonna del Poggio del Rei, che talora riaffiora, riporta ai secoli bui del diritto intermedio, prima della Rivoluzione Francese, quando i condannati da un diritto crudele dovevano sfilare in corteo intorno a questa costruzione, indossando infamanti abiti da penitenti.
Qui sopra il cosiddetto Castello Maraldi, lato meridionale dell'edificio dove vide la luce il Cassini. Vi soggiornò anche Napoleone, lasciando vivida traccia nella memoria locale.
Una parte della Zona del Giuncheo, importante a livello agricolo nel Medio Evo. Là anche Santa Giusta, dove sostavano in antico viandanti e pellegrini. Dietro le colline, Negi, che é ancora Perinaldo.
E poi, Cristiai-Peverei.
Il "Convento" dovrebbe essere facilmente identificabile in questo scatto dalla Chiesa di S. Antonio da Padova.
Prossimi a questo edificio sacro anche la nuova sede del Municipio e l'Osservatorio Astronomico Comunale "Gian Domenico Cassini".
Ma penso a tante persone - molte non ci sono più -, alla loro ospitalità, ai loro litigi di paese, da cui in buona misura mi tennero fuori, ai loro racconti di allora, soprattutto sugli sforzi di lunga data per forme di cooperazione solidale. Un borgo di sinistra, a lungo solida roccaforte del vecchio P.C.I. Lo stesso sindaco per più di quarant'anni, a partire dal dopoguerra. Salivano personaggi importanti a trovarlo. Alcuni si fermavano per
vacanze più o meno lunghe, come altre volte ho già accennato. Fece installare - così mi dicevano gli anziani - una sirena perché le ore canoniche venissero scandite a chi lavorava nei campi da un segnale acustico laico, del Comune, non solo dalle campane. Sul piano umano ricordo il suo giusto orgoglio per essere stato in gioventù un valido ciclista sulle strade in particolare della Costa Azzurra. Si chiamava Emilio Croesi. Un documentato cultore delle testimonianze, come ho appreso meglio tardi, dopo la sua scomparsa, della storia recente del paese, dalla costruzione della strada carrozzabile al commercio - agli inizi del 1900 - del legname di quei boschi, che aveva come destinazione finale l'imbarco da un pontile ormai scomparso di Vallecrosia.
Dovrei dire, andando in ordine cronologico e in modo approssimativo, dei Conti di Ventimiglia per quanto attiene l'Alto Medio Evo, dei Doria di Dolceacqua, del Ducato di Savoia e del Regno di Sardegna, dei benefattori di fine 1800 che finanziarono scuole pubbliche, della Resistenza. Sul piano delle bellezze naturali della superba chiostra delle Alpi Marittime, visibili a nord di Perinaldo nelle giornate di buona luce. Ed altro su monumenti, case, caruggi.
Solo che scrivere di Perinaldo mi procura sempre qualche emozione, che mi porta a intraprendere la via dei ricordi personali.