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domenica 3 aprile 2011

In collina


Era un po' che dovevo andare a trovare questo amico di vecchia data, che ora abita quasi nel bosco. Già salendo mi sono rifatto gli occhi ...


Una volta arrivato lo spettacolo della natura l'ho visto anche in questo modo.


Mentre si parlava, lentamente saliva la nebbia. O  quello che era.


Sarà che di tardo pomeriggio non é usuale salire in collina, ma non mi era mai capitato di vedere da altezza così media una tale leggera cortina avvolgere la nostra zona e la Costa Azzurra. Per B. E. e per la sua gentile consorte, che vi abitano, il fenomeno é proprio di questo periodo, invero.



Per emozione e/o insipienza mi sono lasciato scappare inquadrature ancora più significative. Ma l'emozione era anche per le tante belle storie che ci siamo raccontati. Sulle une e sulle altre avrò, però, occasione di tornare, credo.


Già, il bosco é proprio lì.


Sì, ero nel territorio di Seborga (IM). Se si vuole in quello... dell'omonimo Principato.


lunedì 28 marzo 2011

Varie

Realdo (IM) - Foto Moreschi
Questo post risente di un certo spirito giocherellone che un po' rimane a frequentare anche brevemente certi socialnetwork, dove il perdere tempo può venire definito pittorescamente in tutt'altro modo. Volevo titolarlo ghostwriters, perché tra fotografie e spunti e licenze di varie copiature che mi arrivano potrei vivere di rendita campando sulle spalle di altri.
La Corsica all'alba, ripresa dalla collina di Montenero di Bordighera - Foto di Giulio Rigotti
Prima di andare oltre, devo specificare nell'ordine che una volta di più in questa occasione pubblico scatti di amici, che non é facile fotografare la Corsica, che dalle mie parti si discetta di continuo se si vede (di solito all'alba, come nell'immagine qui sopra) sul serio l'isola o un suo riflesso, che, comunque, la stagione per vederla al meglio, fatte debite eccezioni, é appena passata.
Panorama ripreso da Monte Bignone, Sanremo (IM)
La fotografia messa qui sopra me l'ha fornita un amico giornalista, che vuole rimanere anonimo e che di sicuro farà un salto sulla sedia se legge come vado a proseguire il discorso. Anche se risparmio tutti i ragionamenti compiuti in ristretta cerchia su cosa si veda o su cosa non si veda all'estremo orizzonte di tale frutto della sua fatica.

E' che oggi ho visto, anche su dei blog, anzi, forse solo su dei blog, se non divampare una polemica, certo una qualche discussione sullo stato di salute dei blog in Italia, che sarebbero stati superati come interesse, non solo di pubblico, da strumenti quali Twitter e Facebook. Anche con tanta ironia. Non riporto i titoli accattivanti che ho letto per evitare sin troppo facili gigionerie.

Ma, ironia del caso, ho anche leggiucchiato quello che nella mia impudenza posso definire un manuale del bravo blogger.

Ora, io stavo già meditando di fare, in quanto blogger, qualche ammenda con i miei lettori, ma, se dovessi seguire quella specie di protocollo solo a metà, sarei già squalificato in partenza.

Insomma, qualche scusa pubblica per certe mie approssimazioni, per non dire altro, prima o poi le farò. Per favore, però, con calma!



domenica 27 marzo 2011

Treni!


Ho sempre avuto, forse perché appartengo ad una famiglia di ferrovieri, un rapporto particolare, ancorché discontinuo, con i treni.

E da anni mi è capitato in buona sorte di abitare vista mare, passeggiata, Costa Azzurra (dall'altra parte!), strada ferrata, stazione e ... altro ancora.

Per dire, proprio poco fa ho visto transitare il trenino a trazione diesel (alla faccia dell'ecologia, insomma!) che via tunnel del Col di Tenda e Ventimiglia prosegue sino a Taggia, passando per Vallecrosia, Bordighera e Sanremo. Quello di cui per il passaggio in Val Roja ha parlato Rumiz in un suo bel viaggio-reportage di qualche anno fa.
La stazione di Sanremo, settembre 1956
Su quel trenino, quando facevo il pendolare ancorché di breve tragitto, ero infine, dai tempi in cui da bambino mi era già capitato, tornato a fianco di un macchinista per guardarmi con angolo visuale diverso i pochi scorci panoramici che rimangono dopo l'avvenuto spostamento a monte della ferrovia tra San Lorenzo al Mare ed Ospedaletti: il tutto ha consentito la realizzazione di una bella pista ciclo-pedonale di circa ventiquattro chilometri, dalla manutenzione un po' trascurata, anche perché non facile.

Ma chi, viaggiando su un particolare mezzo adibito solo a quello che oggi chiamano Regionale, ha l'accortezza di prendere posto sulla prima carrozza, potrebbe avere l'occasione di buttare un po' l'occhio, se la porta di comunicazione con la cabina è rimasta aperta, sulla diversa prospettiva dei ferrovieri...



mercoledì 23 marzo 2011

Dalla Sardegna con simpatia

Con Roland, ormai adottato dalla Sardegna, dovevamo vederci quando, tra Natale e Capodanno scorsi,  venne in Riviera, ma la cosa non si fece per un mio improvviso impegno.
Maschere realizzate da Angelo Denti di Otzana, amico di Roland
Ieri con un messaggio gli ho chiesto se potevo mettere la sua fotografia in un album un po' goliardico che ho approntato su Facebook.


Mi ha risposto di disporre come volevo delle sue immagini. Come si vede ne sto subito approfittando.
Alghero,  Porto
Pensare che ci siamo ritrovati dopo anni via Facebook.
S. Maria di Tergu (SS)
Il bello é che così mi sono accorto che ha anche delle fotografie della Francia, sua terra natale, in particolare di Marsiglia, città che mi fa sempre venire in mente delle storie da raccontare. Povero Roland, quanto abuserò delle sue fatiche!
Pozzo Sacro di Santa Cristina (OR)

Con Roland a fine anno eravamo rimasti d'accordo che ci saremmo finalmente salutati di persona la prima volta di un suo ritorno dalle mie parti.
Sassari, Cattedrale di San Nicola
L'occasione dovrebbe essere prossima per via di un suo impegno primaverile a Montecarlo. Spero di non avere altri inconvenienti. Oltrettutto potrei trovare migliori spunti  per illustrare meglio le cose interessanti che fa Roland.



lunedì 21 marzo 2011

Scorci dal mare



C'ho pensato un po', ma alla fine non ho resistito alla tentazione di pubblicare ancora qualche fotografia, scelta tra quelle che mi inviano in questo periodo amici e conoscenti. In questo caso,  le ho selezionate come per fare una carrellata, non completa, di Ventimiglia da est ad ovest.

Rimane intatto, credo, l'aspetto curioso e simpatico di una divulgazione tra persone del posto di immagini, divulgazione che mi trova coinvolto e che é un po' cresciuta a cascata.

E mi sono state promesse altre fotografie.

Il fatto é che sarebbe un peccato a questo punto se non tentassi almeno in parte di tradurle in altre storie da raccontare.

Foto: Marcello Pignone di Ventimiglia (IM)

Quest'ultima immagine coglie, invece, la coda di un capodoglio al largo della spiaggia, ad un di presso, delle Calandre di Ventimiglia. Credo si tratti di un evento più unico che raro, perché anche se la zona é situata al margine, più o meno, nord-occidentale del santuario dei cetacei del Tirreno, non é così facile imbattersi da vicino in un cetaceo così grande. Neppure - come confermatomi da addetti del settore - a bordo delle motonavi che  fanno servizio di whale-watching.



sabato 12 marzo 2011

Incontri

Non vado a corredare le righe che seguono con fotografie che possano avere attinenza con le bellezze turistiche delle mie parti, anche per non essere monotono, ma metto solo qualche immagine di tipo più ordinario, comunque abbastanza pertinenti il discorso. Anche se la tentazione di ripensarci mi verrebbe, dopo che proprio l'altro giorno mi si é rallegrato il cuore vedendo casualmente quanti bei giovani (presumo studenti) uscissero dall'area del Teatro Romano in zona Nervia di Ventimiglia (IM).

Mentre preparavo un post, mi raggiungeva sul portatile una chiamata di D., con cui sono sì in contatto telefonico, ma che non vedevo da due anni, chiamata con la quale mi diceva di essere in zona per il disbrigo di affari urgenti. Ne conseguiva la possibilità di passare insieme un'oretta di amabile discussione con la conseguenza pressoché inevitabile di rivisitare tante situazioni curiose indotte da pregresse esperienze comuni fatte in Riviera, in Costa Azzurra, in Val Roia. Mi stanno ora pervenendo da lui, man mano che le recupera dal suo archivio, immagini di quelle esperienze, perché le mie le avevo massacrate, mentre é grande in me la tentazione di riesumare alcune di quelle storie. Faccio, intanto, grazia di immancabili foto ricordo scattate nell'occasione e della strana malia che prende tanti abitanti di Milano, come lui, ma anche occasionali visitatori come il sottoscritto, per cui si gira nel capoluogo lombardo come turisti per caso alla ricerca degli immancabili angoli reconditi ed inusuali.

M., invece, incontrato in modo inatteso, mi ridimensiona un po' la portata di certe vicende di pescatori, cui ho già accennato altra volta, ma mi lascia invero qualche dubbio, non solo perché sostiene di essere stato assente nelle occasioni in cui si tramandavano quelle storie, ma soprattutto perchè mi dice che, terminata la raccolta della mimosa, adesso é per lui, insieme ad altri, stagione di pesca al pescespada, il che non é esattamente passatempo per principianti. L'invito a partecipare intanto l'ho declinato, mentre spero di mantenere la promessa (ne faccio tante di questo genere da quando ho buon tempo!) di andarlo presto a trovare.

Parlando di pesca, invece, l'altra mattina S. mi raccontava che il giorno prima sulla battigia della spiaggia davanti al capanno di Vallecrosia (IM), pure da lui condiviso, il suo amico arrivando vedeva, incredulo, un bel tonnetto agitarsi a vuoto: il tempo di decidersi se bagnarsi o meno prima di tentare di prenderlo ed un'onda si riportava in acqua quell'incauto cacciatore di minuscole prede, che non aveva calcolato la portata degli scherzi che onde anche non molto grandi possono combinare ad abitanti del mare non certo dei più piccoli.

E., mentre volge al termine una nostra bella chiaccherata, fa scivolare nel discorso un significativo riferimento alla dimensione umana e professionale di un medico a suo tempo molto noto nella nostra zona, figura degna ed insigne della Resistenza e della Ricostruzione. E non solo. Incuriosito, approfondisco in famiglia per venire a sapere del modo pittoresco con cui, svegliato in piena notte, quel medico mandò mio padre da Nervia di Ventimiglia (IM) a Bordighera (IM) piuttosto alla ricerca, anch'essa alquanto bizzarra, della levatrice per l'assistenza alla nascita del primogenito, cioé del sottoscritto, perché tanto la madre ad una recente visita l'aveva già trovata ben sana.


Di quel medico ha tracciato, invero, un preciso e pregnante ritratto l'amico Carlo nel suo recente libro, da cui io ho già tratto due episodi dei tempi dell'ultima guerra, che mi sono sembrati importanti. Carlo lo vedo abbastanza spesso, ma non gli avevo chiesto il permesso per quella mia operazione. Del resto, quando l'ho finalmente informato, mi ha risposto con l'immancabile, da me già immaginata, figurativa scrollata di spalle. Solo che, volendogli almeno fornire un estratto di quanto da me scritto, dimentico di averne già una copia in tasca, rimasi inteso di farglielo avere tramite una comune conoscenza, perché lui abita in una zona non servita da Internet. Il fatto è che, rivedendoci in  una recente degna occasione in cui Carlo dispiegava il suo impegno (uno dei tanti che ha!) di dirigente dell'A.N.P.I., l'intermediario (anche lui rappresentante dei partigiani) si scusava con me di non avere fatto la commissione, mentre lui non si ricordava neppure più della vicenda. La mia speranza è che adesso non ci si perda di vista per il promesso giro da fare assieme per la ricerca di certe vecchie fotografie e di certi vecchi documenti.


venerdì 4 marzo 2011

Storie nostrane

Camporosso (IM): Frantoio dello Sfrollo

Dalle mie parti, da Bordighera (IM) al confine, compreso l'entroterra, vale a dire in questa zona, detta Intemelia in onore di un'antica tribù dei Liguri, la Storia non é passata certo leggera, forse per la lunghissima funzione di limite politico-amministrativo, risalente di sicuro all'età romana. Tanti autori ne hanno parlato, tante persone oggi ne scrivono, sul posto, con affetto e competenza affidandosi a diversi mezzi di comunicazione. Ed anche l'arte figurativa, la letteratura e la poesia hanno trovato qui  feconda ispirazione, soprattutto per il paesaggio. Sempre più mi appassiona la materia e sempre più penso che sia interessante farne talora almeno qualche accenno, anche nella consapevolezza che qualcosa di analogo sussiste indubbiamente in tante altre situazioni geografiche del nostro Bel Paese, apparentemente trascurate dai Grandi Annali.
Charles Garnier: Bordighera (IM), Chiesa di Terrasanta, part.

Alpi Marittime francesi, Valle delle Meraviglie, part. (Foto di Alfredo Moreschi di Sanremo)
Un grande evento, abbastanza noto, fu il turismo d'elite inglese dell'800 che ha fatto conoscere le due Riviere (compresa quella nizzarda) un po' ovunque, creando altresì in loco fattori di intensa vita culturale: basti rammentare che la scoperta e la prima valorizzazione delle testimonianze preistoriche della Valle delle Meraviglie venne effettuata da un figlio di Albione, che aveva base all'epoca a Bordighera, e, tra gli artisti che allora da noi trovarono ispirazione o, comunque, lasciarono decisi segni, almeno Claude Monet e Charles Garnier.
Ventimiglia (IM) - la medievale Porta Canarda (Foto di Alfredo Moreschi di Sanremo)
Rivado, invero, con il pensiero allo stupore giovanile di quando rinvenivo nei libri di testo, in anticipo sulle lezioni, tracce locali in grandi autori, da Tacito che in "Vita di Agricola" attesta in territorio ventimigliese la morte della madre del condottiero ad opera degli scherani di Otone, a Dante con il suo ricorso al paragone della costa scoscesa tra Lerici e Turbia (l'attuale La Turbie davanti agli occhi qui da noi ogni giorno se solo si alza lo sguardo), a Foscolo che nell'"Ortis" compie una descrizione veritiera, ancorché romantica della Val Roja.
Sanremo tanti tanti anni fa (Archivio di Giulio Rigotti di Bordighera)
Ma già mi attraggono, con alquanto spudorato ardire, altre vicende ed altre situazioni, che conosco meno bene, localizzate nel resto della provincia di Imperia. E mi viene da rendere un informale omaggio ad Italo Calvino, altresì cantore di una Sanremo che fu, perché da giorni in costanza di conversazioni  e letture mi tornano alla mente vive testimonianze, che lo riguardano, ascoltate molto tempo fa da suoi compagni d'arme della Resistenza.



lunedì 28 febbraio 2011

Scrivere: qualche citazione

Trascrivo qui di seguito alcune belle frasi, rinvenute proprio in questi giorni sul Web. Forse nel significato c'é tra di loro una sottile dialettica, forse no. Di sicuro mi paiono incisive...

“[parlo] di quelle prime ore mattutine in cui tutti dormono, tranne i pescatori che prendono il largo; delle cicogne di cui tutta la città si accorge verso l’autunno, mentre passano sopra il Bosforo e le isole, in arrivo dai Balcani e dall’Europa per andare a sud…”
Orhan Pamuk

“Come ha detto qualcuno, le storie capitano solo a chi le sa raccontare.
Analogamente, forse, le esperienze si presentano solo a chi è capace di viverle.
Ma questo è un punto controverso, non ne sono sicuro.”
Paul Auster - Trilogia di New York

"Se hai una storia, non è difficile raccontarla."
Ernest Hemingway

“Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che venga poi scoperto.”
Italo Calvino

"La felicità dello scrittore è il pensiero che riesce a diventare completamente sentimento, è il sentimento che riesce a diventare completamente pensiero."
Thomas Mann

“E’ l’ignoto che abbiamo dentro: scrivere vuol dire questo. E’ questo o niente. La scrittura è l’ignoto. Prima di scrivere non si sa niente di ciò che si sta per scrivere. Se si sapesse qualcosa di quello che si scriverà, prima di farlo, prima di scrivere, non si scriverebbe. Sarebbe inutile.”
Flannery O’Connor

martedì 22 febbraio 2011

Continua ...


Sì, molte cose che vado a raccontare mi stanno proprio capitando sulla passeggiata a mare di  Bordighera di cui ho parlato l'ultima volta, che darò d'ora innanzi spesso per scenografia scontata, ma di cui non avevo fornito la visuale lato Ventimiglia/Francia. Sopperisco subito con una fotografia "vintage", la cui presa di possesso chiarisco tra breve, e l'accompagno con un'altra, indubbiamente ... più recente, ma di modesta fattura tecnica, proveniente com'é dalla ... mia produzione.

Il fatto é che, viste su Facebook le fotografie dei pescatori locali risalenti al 1880 di cui ho già qui dato notizia, un amico si é subito premurato di dirmi che mi avrebbe mandato una serie di immagini anch'esse storiche, con annessa licenza di ampia pubblicazione. E così é subito stato.

Si era intanto convenuto che quelle fotografie di pescatori sono più uniche che rare.
Ventimiglia, Marina  San Giuseppe negli anni '20
Discorrendone qualche giorno dopo con un altro amico, ne ricevevo il caldo invito a pubblicare subito anche queste ultime, accompagnato dalle scherzosa considerazione che doveva essere un ventimigliese (il sottoscritto é pur sempre in ambito "bordigotto" considerato tale!) a svolgere un po' di spicciola divulgazione storica locale. Sorvolo su fugaci incontri, che hanno anche interrotto salutari corsette, e su scambi di email con corrispondenti lontani, relativi sempre all'argomento, per sottolineare che casualmente su quella passeggiata mi sono infine trovato a discorrere un'altra volta con il fotografo all'origine di tutta questa vicenda, che non abita esattamente dalle nostre parti, ma che, dopo avermi promesso altre immagini, mi ha finalmente concesso di citare il suo studio professionale: cosa che farò su qualche socialnetwork, a questo punto.
Ventimiglia, scorcio d'epoca dei Giardini Hanbury





Insomma, sempre più mi accorgo che mi intriga parlare di fatti curiosi e di persone simpatiche, quali tante si trovano ancora, e, certo, se possibile, anche di uomini dal vissuto significativo: a questo mi hanno portato e mi portano, credo, memorie passate e presenti attenzioni.

D'altronde, non si era proprio qui convenuto qualche tempo fa che scrivere (anche senza tante pretese) é già di per sé bello?
Una Bordighera d'antan ripresa da una collina della vicina Vallecrosia



venerdì 18 febbraio 2011

Passeggiando lungo il mare

Passeggiando lungo il mare, mi guardo ben bene intorno, ma incontro anche diverse persone con cui scambiare le tradizionali quattro parole. Il panorama verso la parte di confine di Ventimiglia e la Costa Azzurra é notevole ed invero anche in tutt'altra direzione le colline e le montagne, così come dal basso - non certo a dimensione intera - possono essere scorte,  conservano un certo loro fascino. Il tutto rappresenta un po' i miei luoghi, che cerco di vivere scevro da enfasi particolare, pur sapendo che molti artisti, grandi o minori non importa, li hanno a più riprese immortalati. Del resto, una volta di più mi viene da ripetere che ogni posto, se osservato attentamente, può suscitare trasporto verso la storia e la cultura.

Con buona visibilità, non però quella degli ultimi giorni, forieri di una pioggia poi infine arrivata, si possono infatti intravvedere alte cime delle Alpi Marittime che scorrono in lontananza. Il nuovo raccordo di pista pedonale tra Bordighera e, ad ovest, Vallecrosia, offre la possibilità di nuovi, ancorché striminziti scorci, a chi, come il sottoscritto, in oggi preferisce non staccarsi troppo da dove battono le onde.
La nuova passeggiata a mare Bordighera-Vallecrosia

La nuova strada (non ancora ben nota e, per una curiosa coincidenza, proprio l'altra sera ho salutato per telefono un vecchio "commilitone" di Ventimiglia dei tempi della vendemmia in Francia, in quel momento in visita ad un comune amico di Parma, dandogli nell'occasione ragguagli in merito) induce invero nuovi visitatori da tutta la zona, compresi gli abitanti di Bordighera, che hanno da tempo ed in genere ampiamente trascurato la loro vecchia bella passeggiata, quasi riservandola a quel certo congruo numero di turisti, i "foresti", per lo più pensionati, normalmente registrabile tutto l'anno. Di qui la possibilità, specie di domenica, di tanti scambi, non solo di saluti, ma anche di racconti che, inevitabilmente, traggono spunto e dal mare e dal panorama.

Mi risulta, poi, più congeniale seguire questo nuovo tragitto per sbrigare, se così si può dire, faccende di vario tipo. Ad esempio passare a salutare nel vicino comune amici nel circolo dove giocano a carte, prestazione cui da tempo mi sottraggo, perché pur amando lo scopone, la mia inveterata distrazione mi dissuade dal portare a sconfitta certa persone a me care o simpatiche. Ma può capitare che, di affabulazione in affabulazione, faccia perdere a qualcuno il turno al tavolo o ad altri di ritardarne il preventivato ritorno a casa.

Mentre me ne guadagno, io indigeno con abitudini pervicacemente da cittadino, tra le altre, nuove informazioni su quel paesaggio collinare e montuoso che mi sono riguardato colà pervenendo, ivi comprese nuove tacite indicazioni su limitrofi, ma impervi punti panoramici, che so già difficilmente andrò a salire.

O ne riporto altre notizie, che mi confermano quanto già sentito putacaso da altro conoscente proprio deambulando su quel pezzo di litoranea, circa i danni che la proliferazione dei cinghiali provoca nel nostro immediato entroterra, anche con la devastazione di vigne del pregiato vino Rossese e con il crollo di tanti secolari muri a secco, che forse nessuno é più in grado di ricostruire.

Ed ora, passeggiando comodamente lungo il mare, in poco più di mezz'ora mi ritrovo da casa alla  foce del torrente Nervia, confine orientale di Ventimiglia, ma soprattutto in quel punto oasi naturale che merita ben altra penna della mia per una degna descrizione. Nella zona circostante il sottoscritto, ed ancor più la famiglia, ha abitato a lungo, ma, fattore ancora più importante, si sono svolte vicende di rilievo storico, di cui la più nota, ma non l'unica, é attestata dagli scavi archeologici e dal teatro della Ventimiglia (IM) di epoca romana.

Foce del torrente Nervia


lunedì 7 febbraio 2011

Parlando con un amico


Qualche giorno fa, assistendo ad un'interessante conferenza pubblica in cui era relatore, ho incontrato dopo qualche mese un caro amico, ben più anziano (spero non me ne vorrà!) di me, con il quale ho avuto modo di conversare prima e dopo quell'appuntamento. Già avevo minacciato scherzosamente di fare riferimento a lui in qualche mio post, dato che nell'attesa dell'inizio dell'evento mi aveva tirato in ballo di fronte ad altri amici e conoscenti per via delle coloriture umoristiche con cui andavamo non molti anni fa a dipingere, ormai stanchi, nei viaggi di ritorno certi personaggi e certe situazioni visti per motivi professionali in Costa Azzurra. Ma forse subito non aveva afferrato il senso della mia battuta, tanto da rimanere dopo stupito a fronte di qualche accenno alle mie attuali incursioni su Internet, probabilmente perché si ricordava di un mio uso del Web solo per lavoro, che tra l'altro l'aveva trascinato ad una collaborazione attiva per molte operazioni.

Senonché mi è arrivata abbastanza presto via email da parte sua una discreta mole di documentazione, di cui, la parte più significativa consiste senza dubbio nelle fotografie di pescatori in Arziglia di Bordighera, ritratti nel 1880 dal grande fotografo Alfred Noack, il cui archivio era andato distrutto in un incendio poco tempo dopo la medesima ripresa: in questa occasione, avendone l'autorizzazione, ne pubblico due.

Con l'abbinamento oggettivo di considerazioni, che già gli conoscevo, da lui esposte in pubblico quel giorno sul valore della conservazione di testimonianze locali, con il tacito invito a far conoscere altro materiale da lui indicato ed anche fornito, quale la traduzione di rare pubblicazioni inglesi di fine '800 riguardanti la botanica delle due Riviere, le stimolazioni  a scrivere qualcosa su questa nostra zona di frontiera non mi possono certo venire meno, a fronte altresì del fatto che non passa giorno, potrei dire, in cui  non venga ad apprendere qualcosa di vicende, di curiosità, anche di aspetti geografici, tutti a mio parere significativi. Come se da queste parti liguri ci fosse una miniera non ancora completamente scavata dai tanti pur autorevoli autori, non ultimi alcuni egregi blogger. Ed io, incauto, mi ci avvio sempre più dentro.

Il mio amico, che pur cura ancora diversi siti a forte impronta culturale, ha colto oggi l'occasione di una email, dovuta a motivi tecnici, per sottolineare l'importanza della discussione viva con le persone come fattore prioritario, trovando oggettivamente in me una porta aperta. E' un aspetto, quest'ultimo, che merita altre considerazioni. Che cercherò altre volte di svolgere. Di sicuro, forse in conseguenza di pregresse esperienze sul campo, non amo molto parlare di politica, anche in senso largo, se non in un rapporto diretto con gli interlocutori, pensando oltrettutto che dovrebbero esserne protagonisti donne e uomini più giovani di me.
Ventimiglia, zona di Grimaldi

Panorama da Colle Melosa, Pigna (IM)


lunedì 31 gennaio 2011

Hammett, Dashiell Hammett

Fonte: Wikipedia
Qualche riga su Dashiell Hammett (al secolo Samuel Dashiell Hammett) può risultare, spero, significativa per diversi aspetti.

Hammett é soprattutto noto per il romanzo "Il falcone maltese", da cui venne tratto un film, in italiano "Il mistero del falco", del 1941, diretto da John Huston e interpretato come attori principali da Humphrey Bogart e Mary Astor, ma del cast a me personalmente é gradito ricordare Peter Lorre, già attore prediletto in Germania dal grande Fritz Lang. 

Si intende comunemente che da Hammett discenda la Hard-Boileid School, la genia, insomma, dei duri investigatori privati: nel senso di dignità letteraria é senz'altro così, ma sul piano storico le storie violente, prese dalla strada, erano già approdate, benché con stile ancora fumettistico, su riviste già molto diffuse negli anni '20 in America, destinate ad essere ben presto definite pulp magazine, riviste sulle quali Hammett fece congruo esercizio una volta lasciata (anche perché ne vedeva tante azioni criminose) la Pinkerton, storica agenzia di investigazioni.

Hammett scriveva bene. E lo dimostrò in un ristretto numero di opere, tra cui spiccano quelle con protagonista un dipendente, persona di mezza età senza avvenenza fisica, della Continental, sin troppo trasparente riferimento alle sue pregresse esperienze nel ramo. Ma con "L'uomo ombra" (così in italiano) introdusse sulle scene, anche di due film interpretati da Myrna Loy e William Powell, una coppia di brillanti coniugi, investigatori loro malgrado.

Molto ci sarebbe da dire, più ci penso, sull'autore Hammett, cui volle dedicare un preciso omaggio il suo primo degno emulo, quel Raymond Chandler che fu l'inventore di Philip Marlowe, il private eye per antonomasia, ma vorrei fare altre osservazioni.

Anticipo che mi sembra un degno rappresentante, anche se fu lui stesso giocoforza un self made man, dell'altra America, quell'America che non pratica il culto cieco e fanatico del successo individuale ad ogni costo, così foriero in quel grande paese di ogni più bieco conservatorismo, per non dire peggio. Fu costretto dagli amari casi della vita a lavorare alle dipendenze della Pinkerton, ai suoi tempi specializzata nella prezzolata repressione violenta degli scioperi, in cui probabilmente non fu coinvolto, ma che dovette pur conoscere. Al fronte nella prima guerra mondiale contrasse la tubercolosi, che lo avviò quasi di sicuro all'alcolismo. Andò volontario nel secondo conflitto e gli affidarono la redazione di un giornale dell'esercito. Fu vittima del maccartismo proprio nel momento in cui si era riuscito a liberare da quel vizio. Ironia della sorte é sepolto, in quanto veterano di due guerre, al cimitero nazionale di Arlington.

Fu compagno di vita di Lillian Hellman, l'autrice di "Piccole volpi", che tornò per gli ultimi anni prima della morte, avvenuta nel 1961, a soccorrerlo ormai povero, perché spogliato per rappresaglia dal fisco,  e che credo sia stata l'erede della maggior parte dei suoi diritti letterari. Lego a questa tormentata storia d'amore la sottolineatura di un bel film del 1977 di Fred Zinnemann, "Giulia", basato sul romanzo "Pentimento", appunto della Hellman, dove la protagonista (interpretata da Vanessa Redgrave), amica di Lillian (Jane Fonda), é destinata consapevolmente, nonostante il tentativo di dissuasione anche di Hammett (un magnifico Jason Robard, fisicamente molto somigliante), a scomparire nell'inferno nazista

Gore Vidal ha scritto il romanzo noir "Hammett", nel quale Dashiell, non ancora autore affermato, vive di stenti e di pericoli. Altri, mi pare, si sono cimentati a scrivere di lui. Un romanziere italiano fa persino incrociare in un breve racconto un Hammett, ancora alle dipendenze della Pinkerton, con quel Roscoe "Fatty" Arbuckle ormai sull'orlo del precipizio del suo tragico destino. Quest'ultimo, grande comico del cinema muto (qualche mese fa su Youtube sono andato a verificare quanto fosse bravo), era stato accusato di uno spaventoso delitto a sfondo sessuale - ma forse la donna del cui oltraggioso assassinio fu incolpato morì invece di peritonite -: nonostante l'assoluzione, venne condannato all'ostracismo, per finire di lì a pochi anni, come sostenne Buster Keaton, unico suo vero amico, a morire di crepacuore. 

A rileggere oggi Hammett si avverte talora il trascorrere del tempo per quanto concerne le trame, ma la forza delle sue innovazioni letterarie, per non dire della sua pura classe, rimane a mio avviso intatta. Ci ha lasciato anche, a guardare bene, un vasto affresco storico della vita sociale e della civiltà materiale dell'America degli anni '20 e '30: vorrei solo fare l'esempio del proibizionismo e dell'immigrazione clandestina dal Messico, già esistente all'epoca. E' stato anche un attento osservatore di uomini, quasi un forgiatore di aforismi. E' appena stato pubblicato in Italia, insieme ad altri, l'ultimo suo racconto, incompiuto, "Tulip": il narratore, anonimo, ma scrittore affermato prima di finire in galera per un reato non precisato, descrive la difesa della propria libertà creativa da anni di insistenze, inascoltate ed eluse, di questo strano Tulip che pretende di imporgli almeno una certa storia personale.


Non scrisse poi tanto, Hammet, ma non posso circoscrivere la sua attività di romamziere solo ai titoli sin qui citati, per cui aggiungo almeno un semplice riferimento alla figura dell'investigatore privato Continental Op, questa sì molto basata sui trascorsi professionali dell'autore in seno alla Pinkerton.




martedì 25 gennaio 2011

Giornata della Memoria

Giovedì mattina a Sanremo (IM) si tiene la conferenza "Impossibile sfuggire": la Shoah a Nizza e in Riviera", di cui sono relatori Jean Louis Panicacci e Paolo Veziano.

Nel pomeriggio della stessa giornata a Ventimiglia (IM) si svolge l'incontro pubblico "Il dramma della Shoah e la deportazione in Provincia di Imperia", nel quale sarà ancora conferenziere  Paolo Veziano.

Stralcio dalla presentazione ufficiale di quest'ultimo evento:
"Nell’affrontare il tema della Shoah, Paolo Veziano intende superare l’approccio storiografico, senza limitarsi a offrire una visione numerica dello sterminio, ma riportando alla dimensione di persona ciascuno dei 6 milioni di ebrei, vittime della persecuzione.
In un cammino a ritroso, lo storico parte quindi dalla ricostruzione dei luoghi teatro della pianificazione dei campi di sterminio nazisti, per giungere fino alle drammatiche vicende di persecuzione consumate in provincia di Imperia. A testimonianza di come la fatalità e pochi istanti possano cambiare il destino di una vita, il ricordo si concentra sulla vicenda della famiglia Bassi, nota in città per l’attività commerciale e per le opere benefiche. Arrestati dalla polizia italiana, padre e figlio sono stati deportati ad Auschwitz, da dove non hanno più fatto ritorno. La madre, casualmente scampata all’arresto, ha invece trovato protezione presso il parroco, avendo salva la vita.
Soltanto di recente, una lapide commemorativa posta dalla pubblica amministrazione nel cimitero israelitico della Foce, a Sanremo, ha permesso di inserire ufficialmente la vicenda nella memoria collettiva della città.
Il percorso di ricostruzione e di recupero della memoria è necessario per comprendere la complessità dell’essere umano e i meccanismi dietro cui si celano i comportamenti umani, spesso imprevedibili e che fanno di ognuno di noi un potenziale persecutore o un eroe.
"

Ho atteso il comunicato ufficiale per dare notizia della seconda iniziativa, di cui, a differenza della prima, già sapevo, quale piccolo, personale, contributo alla Giornata della Memoria. Non dovrei aggiungere altro, perché si commentano da sole come alto valore di testimonianza attiva. Da modesto cronista, ho accennato talora a queste pagine di storia tragicamente vissute in provincia di Imperia, che invece hanno trovato chi degnamente e compiutamente ha saputo riscriverle per consegnarle a ricordo imperituro.

Ho avuto il piacere di rivedere Paolo Veziano in occasione della recente presentazione a Vallecrosia del libro (a questa data ancora solo in francese) "L'occupazione italiana del sud-est della Francia", del professore, per l'appunto, Panicacci, opera che affronta anch'essa alcuni drammatici aspetti della persecuzione degli ebrei, avvenuti a cavallo della lunga frontiera alpina tra Italia e Francia.


mercoledì 19 gennaio 2011

Dei romanzi

Ebbene, sì, non ho resistito alla tentazione. Imbattutomi nell'odierno articolo di Umberto Eco su "la Repubblica", mi sono fatto prendere dall'impulso di segnalarlo semplicemente per una lettura critica. Il noto autore parla, invero, di capolavori della letteratura, ma a me piace aggiungere, o, meglio, implicitamente suggerire, ulteriori sfumature al discorso in questione. Si può, e si deve, discutere Eco, al pari di ogni tema significativo del nostro orizzonte civile, morale  e culturale, ma , a mio parere, rimane il fatto della sua grande erudizione, delle sue doti di affabulatore, dei suoi intenti di divulgatore e della sua capacità di essere sempre provocatore in termini costruttivi. A me ha procurato, comunque, una personale soddisfazione con la sottolineatura da lui rimarcata al romanzo poliziesco: anche se avrei da eccepire su una certa sua indistinta parziale sottovalutazione.

sabato 15 gennaio 2011

Coincidenze

Panorama da Cap Martin
Guardavo sulla spiaggia di Bordighera qualche giorno fa i lavori di ripascimento (gli ennesimi) pensando  che forse senza adeguate opere di difesa sarebbero una volta di più serviti a poco, probabilmente a causa dell'immediata profondità del nostro mare, la stessa che, come mi spiegò poco tempo addietro l'amico di famiglia nel mentre si faceva tornare alla memoria i viaggi sotto costa (negli anni '30 del secolo scorso) del piroscafo Rex, dovrebbe generare il fenomeno delle improvvise ed impreviste ondate che talora sconquassano litorale e passeggiata.

Subito mi veniva in mente che, nel pur breve tratto che va da Capo Ampelio di Bordighera (IM) a Cap Martin già in Costa Azzurra, tale caratteristica trova significative eccezioni, rappresentate da inconsueti, di solito rocciosi, rialzi del fondale, al massimo a pelo d'acqua, teatri a volte per i conoscitori degli arcani di cospicue pescate di luassi (i branzini, in madre lingua) e di altre pregiate specie, e muti testimoni di relitti misteriosi ed antichi, spesso piratescamente trafugati: echi di storie, anche un po' leggendarie - che nel mio ricordo si uniscono ad altre, talora approdate a dignità letterarie - storie sentite in pregresse agapi, di cui alcuni affabulatori e testimoni non sono più.

Senonché, alcuni di questi ultimi personaggi, insieme ad episodi che rimandano comunque al mare, quali la galleria dell'Arziglia ad est trasformata in rifugio antiaereo e la morte della madre dell'autore per via di mitragliamento da parte di velivolo alleato di innocenti civili (ignominia della guerra) sulla spiaggia di Latte a ponente, tornano insieme ad altri in una recente opera dell'amico Carlo di Ventimiglia, che definire di personali memorie del periodo bellico e post-bellico sarebbe riduttivo: per chi é nato e cresciuto da queste parti si tratta di un incisivo contributo, tra l'altro reso con pregevole scrittura, alla verifica quantomeno delle proprie radici civili e sociali.

Carlo è la persona che mi venne a cercare quel 12 dicembre 1969 per farmi unire a quel vigile moto di dignitosa, civile e combattiva protesta che si stava levando nel Paese, marcando con ciò stesso una svolta decisiva nella mia formazione di cittadino.

Ma Robydick di recente mi fa l'onore, immeritato, di citarmi in uno dei suoi strepitosi post dedicati a recensioni cinematografiche. E lo fa con il film "Milano calibro 9", linkando proprio quel mio articoletto dedicato alla strage di Piazza Fontana, fatto senza grandi pretese.

Proprio oggi, ritrovandomi anche casualmente in intenso pertinente conversare con alcuni amici, emergeva da una gentile signora la sottolineatura che non tutte le vicende degne delle nostre terre hanno ottenuto adeguato risalto. Solo lo schizzo rapido del contributo arrecato dai civili alla Resistenza riempirebbe pagine e pagine di volumi! E', purtroppo, credo, situazione omogenea in tutta la Nazione, con l'aggravante, rimarcata in quel nostro piccolo dibattito, di un progressivo generale disinteresse verso la storia, quelle storie in particolare.

E' una zona non solo di paesaggi minacciati dal cemento, ma anche di fulgide intelligenze, il nostro Ponente di Liguria affacciato sul mare: una stridente contraddizione, dunque, con la situazione reale, altresì aggravata dalle recenti notizie di stampo criminale. Oggi, per lo meno, mi rimane la consolazione di avere ricavato da quel nostro dialogo un'ulteriore conferma della notevole sensibilità umana di quel nostro grande scrittore, Francesco Biamonti, prematuramente scomparso dieci anni orsono, che con la sua arte maestra aveva anche saputo, come ha evinto un illustre commentatore, anticipare molte delle nuvole scure sul nostro orizzonte.


mercoledì 5 gennaio 2011

Riflessioni un po' così


C'é una foto che ricorda un Ventimiglia Expò del maggio 1996 nella città di confine, dove ci trovammo a testare il Web insieme in pubblico io per la mia esperienza professionale corrente e i giovanotti responsabili del secondo (in ordine cronologico) Internet provider della nostra provincia: ancora pochi mesi prima di quella data vigevano solo cose come telnet, ping, finger, ftp ed altre di cui non ricordo più il nome e le telefonate di accesso andavano fatte, nel nostro caso, addirittura a Roma.

Per motivi di lavoro e per la mia grande curiosità, andai a testare rapidamente, tra i primi, credo, in Italia, le varie novità offerte dal Web, salvo ritrarmene presto, una volta indirizzata l'attività di pertinenza su binari consueti, non senza riportarmene l'impressione che di smanettoni ce ne erano tuttavia tanti in giro, per lo più appesi a parole come netiquette e moderazione.

Sbrigando direttamente tali faccende per motivi professionali per diversi anni, il mio accesso privato per lungo tempo é stato di occasionale curiosità. Poi, con il pensionamento, ma non subito, quasi inopinatamente mi sono ritrovato, prima ancora che su Blogger, su microblogging e socialnetwork, che in precedenza mi facevano sorridere al solo accenno del nome. Credo che, una volta di più nella trama complessa delle usanze umane, sia più importante per cosa si utilizza un mezzo. Dal canto mio, confesso che nutro una certa passionaccia a vedere e linkare fotografie di panorami selvaggi, di opere d'arte figurativa, di monumenti. Oltre che, nel bel mezzo di tanti altri fattori, per la diffusa rinvenibile antologia di citazioni letterarie e di poesia. A tutto questo non é detto che non attinga presto per Blogger. E poi commenti, ripresa di contatti con conoscenti ed amici, a volte già da me qui citati: siccome il mezzo giova, se appunto, ben adoperato, non  rinvengo intorno a me nostalgie di sorta, bensì interessi culturali e di vita. E la rapidità di comunicazione non é certo un guaio! La fotografia in questione - anche se l'esempio adotto è banale -, di cui non sospettavo neanche l'esistenza, non veniva forse alla ribalta se il detentore non avesse ritenuto opportuno poche settimane or sono inserirla in un certo archivio pubblico riferito al suo curriculum.

In questo quadro - il gioco delle casualità, a quanto pare, continua! - proprio oggi ho rinvenuto una citazione da Camilleri, abbastanza pertinente:

“Scrivo perché è sempre meglio che scaricare casse al mercato centrale.
Scrivo perché non so fare altro.
Scrivo perché dopo posso dedicare i libri ai miei nipoti.
Scrivo perché così mi ricordo di tutte le persone che ho amato.
Scrivo perché mi piace raccontarmi storie.
Scrivo perché mi piace raccontare storie.
Scrivo perché alla fine posso prendermi la mia birra.
Scrivo per restituire qualcosa di tutto quello che ho letto.”
Andrea Camilleri, Ecco perchè scrivo

L'importante, secondo me, come per tante cose della vita, é non prendersi troppo sul serio!


domenica 2 gennaio 2011

Curiosità di Miano


Avevo cercato sul Web, quando stavo terminando il precedente post su Parma, delle fotografie del  panorama di Miano, che poi non ho pubblicato, probabilmente distratto da informazioni a mio avviso di un certo rilievo rinvenute su quel sito, il sito del Comune di Medesano.

Tra quelle notizie interessanti, a me largamente ignote, tutte di ordine storico, mi ha particolarmente colpito quella relativa all'estrazione del petrolio a Miano, per l'appunto, di cui avrei pur dovuto sapere qualcosa, tramandato dai racconti di famiglia. Preso da una sorta di emozione per quella mia specie di scoperta, non ho ben memorizzato il periodo in questione, che dovrebbe comunque essere focalizzato, anche per quanto dirò subito dopo, nel periodo tra le due guerre mondiali. Le succinte cronache riportate su Internet, del resto corredate da acconcia iconografia, rimandano già al '500 per lo stupore arrecato alle persone per quella strana acqua colorata, che prendeva facilmente fuoco. Mentre leggevo quelle scarne righe me ne andavo con il pensiero a quanto tramandato, perché visto in Asia, tra l'incredulità dei suoi concittadini da Marco Polo in quel suo "Il Milione", che in versione riassuntiva lessi affascinato da bambinetto.

Non mi sono certo fatto scappare l'occasione qualche giorno dopo di chiedere delucidazioni in proposito a mio padre, che, guardandomi un po' stupito, mi ha risposto praticamente dandomi dello smemorato. Ora può anche essere che tanti racconti sentiti da fanciullo non siano stati più ripetuti. E che tante storie rinnovate o per me del tutto nuove mi abbiano fatto scordare certi pezzi forti, ma quella del petrolio mi sembra una cosa grossa. Sarà! Che sia stata occultata dall'avventura occorsa più di ottant'anni fa a quel nostro parente che, reduce da una partita a carte con certi amici lungo un sentiero nel bosco innevato, venne costretto a passare il resto della notte su di un albero per sfuggire ai morsi famelici di una lupa gravida? Con altri vicini o consanguinei che, spavaldi, andarono in seguito alla ricerca della presunta fiera per poter poi burlare il malcapitato, già fuggito non si sa come dall'incomoda posizione, ma che rientrarono affannati, a loro dire anch'essi per miracolo, anche perché presuntuosamente sprovvisti degli strumenti da caccia? Sarà il toro dei Baccanelli, in famiglia ormai più leggendario del Minotauro di Creta? O sarà che continuo a pensare, ma senza poi mai riuscire a fare a lui le domande dovute per ottenere le opportune risposte integrative, a mio padre bambino a caccia (a pesca?) di rane, un po' come Depardieu (ragazzino appunto, vale a dire l'attore giovane) in "Novecento"? O che ora come ora parliamo in famiglia più di certi ricordi dei tempi di guerra? Insomma, nel tramandare spezzoni di saghe familiari alquanta confusione probabilmente é inevitabile.

Una cosa nuova, però, l'ho appresa dal mio genitore, tale da fornirmi il destro per successivi tentativi di voli narrativi. Un fratello della nonna andò a lavorare come operaio nel petrolio lì a Miano, frazione di Medesano, per poi trasferirsi al seguito della compagnia che l'oro nero lo pensava già allora in Sicilia, dove nacque suo figlio, uno dei cugini che ancora risiedono a Milano. Dal che ho desunto anche perché quello zio, che vidi solo nel Parmense in alcune occasioni, abitasse a Cremona, zona di partenza, se rammento bene, nel secondo dopoguerra delle ricerche italiane di petrolio. 

Ma devo ancora procedere ad una piccola integrazione ed allo svelamento di qualche curiosità. Se un altro cugino, sentito per telefono nei passati giorni di festa, non mi diceva a mo' di intercalare che sulle colline lì da lui ci sono ancora tante persone con il mio cognome (la cui larga diffusione non stupisce per il resto della provincia), non gli avrei chiesto della storia del petrolio a Miano, a lui comunque ignota, come peraltro ad altri "parmigiani" miei interlocutori: del resto, sono passati tanti ormai. Da quella conversazione ne é venuto fuori che un altro zio, fratello del primo, aveva lavorato con la società petrolifera: insomma, per concludere l'argomento, abbiamo proceduto ad uno scambio incrociato di informative circa i parenti già addetti ad attività minerarie.


La novella più lieta che ho appreso è un'altra: quella per cui il papà di mio cugino, il mio caro zio tassista, viene ricordato in una pubblicazione di prossima uscita, dedicata ai propri concittadini illustri dal Comune di Medesano. Con una certa commozione mi sono andato a rileggere certe lettere che quella generosa persona mi aveva scritto a suo tempo.