Pagine

Visualizzazione post con etichetta SOE. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta SOE. Mostra tutti i post

sabato 17 giugno 2023

Prime missioni alleate in Toscana


Nella nostra regione [la Toscana] esistevano, certamente fin da prima dell’inizio della guerra, cellule dei servizi di informazione alleati, soprattutto di quello britannico <62, che potevano trovare un’efficace mimetizzazione nella consistente e autorevole colonia anglosassone presente in Toscana e almeno in una parte della cerchia di parentele e di amicizie da questa intessute. Una parte di tale colonia si disperse all’inizio del conflitto, ma un’altra, italianizzata per matrimoni ecc, rimase, come rimase in piedi la trama di rapporti stabiliti in precedenza; appare infatti plausibile che questi ambienti abbiano fornito un supporto determinante per la preparazione e la riuscita iniziale dell’evasione dal castello di Vincigliata degli alti ufficiali britannici prigionieri di guerra ivi detenuti, verificatasi alla fine di marzo 1943, poiché la ricostruzione dell’impresa effettuata dalle autorità militari italiane presenta vari punti oscuri <63. In Toscana, ovviamente, erano presenti anche centri dei servizi informativi militari italiani ed è doveroso rilevare che le sezioni locali di tali organismi non passarono in blocco al servizio della Repubblica di Salò e dei nazisti e quelle rimaste fedeli alla casa reale svolsero una preziosa attività per contrastare gli intendimenti germanici: valga per tutti l’esempio della rete messa in piedi da Rodolfo Siviero, che a Firenze operò intensamente, ma sulla cui attività sappiamo qualcosa, non molto, solo in virtù delle avare notizie che egli ha reso note, soprattutto circa il salvataggio delle opere d’arte, anche se non si occupò solo di queste <64. Allo stato attuale non è chiaro se fossero in contatto anche con il gruppo di Siviero o altro gruppo analogo, i livornesi don Roberto Angeli e suo padre, che sembra si siano collegati con l’avvocato Eliso Antonio Vanni già nell’ottobre per provvedere al salvataggio degli ex prigionieri di guerra alleati <65. Ma durante il governo Badoglio alcuni ambienti romani vicini alla casa reale avevano provveduto a stabilire contatti con persone appartenenti alla borghesia medio alta, fedeli alla monarchia, per porre le condizioni atte a dar vita ad altri nuclei informativi, molto probabilmente non agganciati alla rete preesistente, facendo ricorso a figure politicamente appartenenti al mondo moderato-conservatore prefascista, anche se nel loro passato figurava una partecipazione all’iniziale movimento fascista, poi divenuta dissidenza e infine «separazione dal partito al potere, gravida di risentimenti di natura privata [...] nell’intento di determinare una crisi intestina che valesse a reintrodurli nel gioco politico» <66.
Uno di tali personaggi fu il giornalista e finanziere Filippo Naldi <67, coinvolto nelle indagini relative al delitto Matteotti ed espatriato nel 1925 per sottrarsi alle minacciose intenzioni del regime; questi al suo rientro in Italia, avvenuto subito dopo la destituzione di Mussolini, prima di recarsi a Romasi fermò nei pressi di Pescia, dove abitava l’ingegner Tullio Benedetti, con il quale dopo le elezioni del 1921 aveva militato nelle file del gruppo parlamentare della Democrazia liberale; tornò a Pescia alla fine di agosto o ai primi di settembre, dopo che a Roma aveva stabilito contatti ai massimi livelli con la casa reale e aveva incontrato lo stesso Vittorio Emanuele III, cui aveva sottoposto un progetto di coinvolgimento delle sinistre in un ampliamento della base politica del governo Badoglio. Sorpreso a Pescia dall’armistizio, sembra che Naldi abbia elaborato col suo ospite il progetto di collegare il nascente movimento partigiano locale con il governo badogliano di Brindisi e gli Alleati - operazione che avrebbe consentito a entrambi di tornare sulla scena politica - stabilendo verso la metà del mese un primo contatto con una delle prime formazioni partigiane pistoiesi, quella di Silvano Fedi, tramite Vanni La Loggia <68.
Tenuto conto dello spregiudicato pragmatismo del Naldi e del Benedetti, della loro conoscenza degli ambienti governativi e della comune appartenenza alla massoneria, che offriva loro la possibilità di molteplici contatti a livelli, in direzioni e per canali diversificati, appare difficile pensare che essi abbiano escogitato un simile piano senza avere un consistente margine di sicurezza sull’effettiva realizzabilità del collegamento con il governo di Brindisi e gli angloamericani, poiché se ciò si fosse rivelato un bluff la reazione dei resistenti avrebbe potuto essere assai sgradevole, soprattutto per il Benedetti, che, a differenza del Naldi, rimase nel Pesciatino <69.
Nacque così una delle prime maglie della rete informativa messa in piedi all’Office of Strategic Services (OSS) statunitense, rivelatasi in seguito assai utile per gli angloamericani, alla quale Naldi, giunto a Brindisi e divenuto autorevole componente degli ambienti della corte reale, provvide ad agganciare il gruppo pistoiese <70.
La scelta e l’impegno nel rischiosissimo campo della raccolta e trasmissione al Sud delle notizie sul regime e le forze armate nazifascisti furono decisioni prese autonomamente e senza secondi fini, ma solo per riscattare l’onta della guerra condotta dalla parte sbagliata e dell’occupazione germanica, anche da numerosi altri cittadini della nostra regione.
Firenze, in quei mesi a cavallo fra il 1943 e il 1944, era affollata da persone provenienti un po’ da tutta l’Italia, soprattutto da quella meridionale: profughi, persone che vi cercavano rifugio nella speranza che i tesori d’arte ivi raccolti allontanassero le offese belliche, perseguitati politici o razziali e militari fuggiaschi che speravano di far perdere le loro tracce allontanandosi dalle loro città. In questa folla in continuo movimento gli agenti dei servizi d’informazione alleati riuscivano a mimetizzarsi con una certa facilità, potendo inoltre contare sulla diffusa ostilità verso tedeschi e fascisti. Infatti proprio a Firenze il Partito d’Azione, mettendo a punto il suo apparato clandestino, dette vita a una Commissione per gli aiuti ai prigionieri di guerra alleati fuggiaschi e, soprattutto, a una Commissione radio, presto divenuta nota come CORA, che aveva l’obiettivo di mettere in piedi un sistema di collegamenti radio con i centri dirigenti azionisti milanesi e romani, con gli Alleati e con le nascenti formazioni partigiane; entrambi questi organismi nell’esplicazione della loro attività avrebbero avuto modo di entrare in rapporto e collaborare con missioni informative provenienti dall’Italia del Sud. Della prima commissione divenne, fin dall’inizio, parte attiva Ferdinando Pretini, un noto parrucchiere per signora di Firenze, il quale era entrato in contatto con una missione informativa, sbarcata nei pressi di Pesaro da un sottomarino britannico, capeggiata dal capitano Giovanni Tolleri, fiorentino, che egli pose subito in contatto con Max Boris e Luigi Belli, due responsabili dell’apparato militare clandestino azionista; la sera del 24 novembre 1943, giorno in cui fu arrestato dalla Banda Carità, Pretini doveva effettuare il collegamento fra la missione Tolleri e una "seconda missione badogliana, proveniente dall’Italia del Sud, incaricata, con mezzi finanziari a sua disposizione, di proteggere e mettere al sicuro prigionieri alleati, evasi dai campi di concentramento, e di stabilire contatti con il centro di resistenza dei Patrioti [...] La missione in parola era composta da un reverendo e da un signore, che dichiarava di esserne lo zio (era un generale)..." <71.
Non risulta che l’arresto di Pretini abbia avuto conseguenze sulla sorte di queste due missioni, delle quali però non è nota l’ulteriore attività. La Commissione radio, invece, i cui obiettivi comportavano ovviamente un’attività di intelligence, divenne il supporto fondamentale di una missione dell’8a Armata britannica dotata di radio ricetrasmittente, giunta a Firenze nel gennaio 1944, divenuta nota come Radio CORA dopo che uno degli animatori della commissione azionista, l’avvocato Enrico Bocci, di fronte alle esitazioni dei dirigenti locali del suo partito, del resto rapidamente superate, aveva accettato di assumersi personalmente la responsabilità di una collaborazione organica con detta missione, divenendo il capo riconosciuto di un’organizzazione, che riuscì a ramificarsi in ogni settore, civile e militare, potendo contare sullo spontaneo contributo di funzionari e semplici cittadini <72. L’importanza dell’attività svolta da Radio CORA ebbe il riconoscimento di un encomio - trasmesso per radio e quindi intercettato anche dai nazifascisti, da parte dello stesso generale Alexander, di cui i componenti della missione avrebbero anche fatto volentieri a meno - che, forse, contribuì in qualche misura alla tragica conclusione dell’impresa, ormai ampiamente nota <73.
Nel ribollente calderone umano di Firenze fra il dicembre 1943 e gli inizi di gennaio 1944 trovarono ricettacolo altri agenti e varie missioni provenienti dal Sud: agli inizi di dicembre vi era Giangiacomo Vismara, emissario dell’OSS, che ristabilì regolari collegamenti con il Benedetti a Pescia e venne raggiunto pochi giorni dopo dalla coppia Mario Rivano e Giovanni Fabbri - rispettivamente sottotenente d’artiglieria il primo, sottufficiale di marina e operatore radio il secondo - la quale faceva parte, con l’altra coppia formata da Renato Parenti, anch’egli sottotenente d’artiglieria, e il suo radiotelegrafista “Renatino”, sottufficiale di marina, della missione Pescia <74, posta alle dipendenze del Benedetti <75. Tra la fine del mese e i primissimi giorni di quello successivo giunse in città una missione del Servizio informazioni militari (SIM) italiano, di cui facevano parte il guardiamarina Antonio Fedele e il suo operatore radio Alfredo Shermann, destinati a rimanere in città, il sottotenente Dante Lenci, l’allievo ufficiale Ezio Odello e il radiotelegrafista Giuseppe Jacopi, destinati a operare sulla costa fra Livorno e Carrara <75.
[NOTE]
62 Interessanti a tale proposito, anche se, ovviamente, non espliciti, risultano i ricordi di K. Beevor, Un’infanzia toscana, La Tartaruga, Milano 2002, passim. Secondo un documento dello Special Operation Executive (SOE) del febbraio 1943, risulterebbe addirittura attivo a Firenze, oltre che in altri capoluoghi italiani, un gruppo di tale organizzazione, che aveva tra i suoi compiti principali la sovversione e il sabotaggio; la notizia, priva di riscontri oggettivi a oggi noti, deve essere presa con molta cautela, poiché non confermata da altri documenti della stessa fonte, cfr. P. Sebastian, I servizi segreti speciali britannici e l’Italia, Bonacci, Roma 1986, pp. 94-96.
63 La documentazione relativa a quest’evasione si trova in AISRT, Fondo Regione Toscana; NAW, T821, bob. 100, Ministero della Guerra, fasc. «Evasioni prigionieri di guerra»; per sintetiche notizie al riguardo cfr. Verni, Popolazione e partigiani dall’Alpe della Luna all’Abetone, cit., p. 169, nota 1.
64 Cenni sull’attività dell’organizzazione Siviero in R. Siviero, Seconda mostra nazionale delle opere d’arte recuperate in Germania, Sansoni, Firenze 1950, pp. 13-31; S. Ungherelli [Gianni], Quelli della “Stella rossa”, Polistampa, Firenze 1999, pp. 121, 129, 321, 334; Frullini, La liberazione di Firenze, cit., p. 98; qualche notizia in più in W. Lattes, ...E Hitler ordinò: “Distruggete Firenze”. Breve storia dell’arte in guerra, 1943-1948, Sansoni, Milano 2001, passim.
65 AISRT, Fondo CVL, b. 17, fasc. «Gruppo bande Teseo», s.fasc. «Banda di Pozzolatico», relazione dell’avvocato Eliso Antonio Vanni per il SIM allegata alla copia di attestato rilasciato al Vanni.
66 M. Franzinelli, I tentacoli dell’OVRA, Bollati Boringhieri, Torino 1999, p. 37.
67 Per sintetiche note biografiche su Naldi, ivi, p. 39 e nota 7.
68 G. Petracchi, Al tempo che Berta filava, Mursia, Milano 1995, pp. 46-51, passim.
69 Ivi, pp. 50-52.
70 Ivi, pp. 65-66.
71 AISRT, Carte processo Banda Carità, fasc. «Ferdinando Pretini», «Il mio diario. Deposizione resa all’Ill.mo Presidente della Corte d’Assise di Lucca al processo della banda Carità il 9 maggio 1951», dattiloscritto, pp. 2-3. Sui due componenti della seconda missione non disponiamo di altre notizie, ma le indicazioni fornite da Pretini suggeriscono che potrebbe forse essersi trattato di don Angeli e di suo padre.
72 G. Larocca, La “radio CORA” di piazza D’Azeglio e le altre due stazioni radio, Giuntina, Firenze 1985, pp. 39-44. Circa la spontanea partecipazione alla raccolta delle notizie, essa ricorda, ad esempio, le informazioni relative alla Linea Gotica, fornite a Bocci da un suo cliente residente in Mugello, ivi, p. 50.
73 Ivi, p. 67. Oltre a tale opera, fondamentale poiché l’autrice fece parte fin dall’inizio del gruppo, ci limitiamo a segnalare, fra gli altri testi C. Francovich, La Resistenza a Firenze, La Nuova Italia, Firenze 1962, passim; L. Tumiati Barbieri (a cura di), Enrico Bocci. Una vita per la libertà, Barbera, Firenze 1969; Contini Bonacossi, Ragghianti Collobi (a cura di), Una lotta nel suo corso, cit., pp. 313-318.
74. Petracchi, Al tempo che Berta filava, cit., pp. 70-73.
75 AISRT, Fondo CVL, b. 17, fasc. «Gruppo bande Teseo», s.fasc. «Banda di Pozzolatico», relazione dell’avvocato Eliso Antonio Vanni per il SIM allegata alla copia di attestato rilasciato al Vanni. Sull’attività e la sorte del gruppo comandato dal Lenci cfr. F. Bergamini, G. Bimbi, “Per chi non crede”. Antifascismo e Resistenza in Versilia, ANPI Versilia, Viareggio 1983, p. 79.
Giovanni Verni, La resistenza armata in Toscana in (a cura di) Marco Palla, Storia della Resistenza in Toscana. Volume primo, Carocci editore, 2006

Tullio Benedetti era il leader nazionale dei monarchici, che avevano formato la lista denominata Blocco della Libertà.
Ma chi era Tullio Benedetti, l’agente “Berta” collegato con lo spionaggio alleato durante il periodo bellico?
[...] Intorno all’8 settembre 1943 era suo ospite, nella villa di S.Lucia, l’amico Filippo Naldi, già suo collega parlamentare nel 1921. Entrambi monarchici e massoni “pensarono che, aiutando concretamente la gestazione di un movimento di resistenza sulle falde dell’Appennino, avrebbero allargato la base del consenso al governo Badoglio” <5.
Benedetti presentò Naldi a La Loggia (a cui Naldi disse essere un agente dell’Intelligence Service) per parlare della possibilità di aiuti aviolanciati per i partigiani. Fu così che Benedetti (in codice “Berta”) si trovò al centro di un’attività di collegamento tra l’OSS (Office of Strategic Services) dell’esercito americano e una parte delle forze partigiane, quelle che facevano capo ai “libertari” di Silvano Fedi e La Loggia e, dopo gli iniziali tentennamenti di “Pippo”, quelle dirette da Manrico Ducceschi. Ma quando nella primavera del 1944 lo smascheramento di Tullio Benedetti (“Berta”) fu totale e la minaccia perentoria e incombente, egli non ebbe altra scelta che sottrarsi alla cattura lasciando Pescia e riparando dietro le linee alleate a sud di Roma. Egli effettuò il passaggio del fronte, nella prima decade di maggio del 1944, comodamente trasportato in un’ambulanza che il genero, dottor Scanga (membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche e commissario provinciale della Croce Rossa Italiana del Lazio) aveva inviato apposta da Roma per prelevarlo.
5 Giorgio Petracchi: Al tempo che Berta filava - MURSIA Editore - Milano, 1995 - pag.50
Pier Luigi Guastini, Tullio Benedetti: il quinto costituente, QF Quaderni di Farestoria Anno X - N. 2-3 maggio-dicembre 2008 

Anche il sessantacinquenne Filippo “Pippo” Naldi, personaggio controverso <54, riuscì a oltrepassare le linee nemiche verso gli Alleati allo scopo di offrire i suoi servigi alla causa comune. Naldi presentò a Bourgoin uno degli uomini 'più utili che io abbia utilizzato durante la campagna dei servizi segreti americani in Italia (…), esponente molto agiato della finanza e dell’industria' <55: Tullio Benedetti, denominato “Pippo”. Residente a quel tempo a Santa Lucia Uzzanese in Toscana, Benedetti aveva formato il primo gruppo di resistenti immediatamente dopo l’8 settembre, i quali erano collocati sulle regioni montuose degli Appennini, in attesa di ricevere aiuto dagli Alleati nella guerra contro il nemico.
[NOTE]
54 Secondo la testimonianza di Bourgoin, il 'gentleman' Filippo Naldi, noto giornalista prima del ventennio e impegnato in missioni di pace con il Governo Giolitti, fu esiliato dal regime fascista nel 1925 e fino al 9 agosto 1943 visse a Parigi. A. Bourgoin, From 20th September 1943 to 26th January 1945 cit., p. 36. Peter Tompkins, invece, ha scritto che “Pippo” Naldi aveva procurato a Mussolini finanziamenti francesi per il suo 'Popolo d’Italia'. Poi, in disaccordo con il Duce, si era rifugiato a Parigi, dove nel 1937 aveva incontrato un altro esule, Indro Montanelli, che, nel 1953, in un elzeviro fece un ritratto alquanto impietoso di 'Pippo Naldi faccendiere'. Per Tompkins, anche il Naldi era stato mandato da Badoglio per controllare la missione dell’OSS aggregato alla V Armata. Cfr. P. Tompkins, L’altra Resistenza cit., p. 395.
55 Bourgoin, così, lo definisce 'a very wealthy financier and industrialist, Tullio Benedetti'. A. Bourgoin, From 20th September 1943 to 26th January 1945 cit., p. 36. In un rapporto dell’OSS, Tullio Benedetti è ritratto quale 'uomo d’affari, monarchico, con uno spiccato carattere impetuoso e deciso. Dirige Il Giornale della sera'. P. Tompkins, L’altra Resistenza cit., nt. 5, p. 395.

Michaela Sapio, Servizi e segreti in Italia (1943-1945). Lo spionaggio americano dalla caduta di Mussolini alla liberazione, Tesi di Dottorato, Università degli Studi del Molise, 2012 

Il 28 [dicembre 1943] cinque operatori del S.I.M. di due missioni dirette in Toscana (Livorno e Firenze), furono sbarcati dal MAS 510, partito dalla Maddalena, vicino al punto di sbarco di Castiglioncello (Buca dei Corvi) <94.
[NOTA]
94 Quella diretta a Firenze era formata dal guardiamarina Antonio Fedele, Tonino, e dal radiotelegrafista Alfredo Scirman. Di quella diretta a Livorno facevano parte il sottotenente del Genio Navale Dante Lenci (che aveva già preso parte alla resistenza fin dal 29 settembre 1943), il sergente universitario, ex-allievo dei corsi normali dell’Accademia Navale, Ezio Odello, e il secondo capo radiotelegrafista Lorenzo Iacopi. Svolgendosi nel periodo di massimo contrasto nazi-fascista all’attività della Resistenza nell’Italia Centrale, le due missioni furono molto accidentate. Alcuni dei collaboratori reclutati sul posto furono arrestati, anche a Roma, dove erano stati inviati per portare informazioni e ricevere istruzioni. Ai primi di aprile alcuni membri dell’organizzazione di Livorno, compreso Lenci e Iacopi, furono arrestati. Odello lasciò Livorno e avvertì personalmente Fedele di quanto accaduto; quindi, con le notizie in suo possesso, e con quelle fornitegli da Fedele relative alle fortificazioni e agli armamenti tedeschi, Odello si recò, in compagnia del partigiano Emilio Angeli, il nonnino, a Roma. Qui giunti i due furono arrestati, il 10 maggio 1944, e furono condannati a morte. Ai primi di giugno furono riuniti, con altri 26 condannati, nel cortile del carcere di via Tasso. Un primo gruppo di condannati fu caricato su un camion e raggiunse Bologna. Un secondo gruppo, che comprendeva Bruno Buozzi e Brandimarte, giunto alla Giustiniana, fu trucidato da uomini della G.N.R. in fuga. L’ultimo camion fece avaria, ciò che impedì di trasferire i 12 superstiti rimasti nel carcere di via Tasso, fra cui l’Odello, che furono liberati dalla popolazione il 4 giugno. Lenci fu fucilato l’11 settembre 1944 nel campo di concentramento di Bolzano.

Giuliano Manzari, La partecipazione della Marina alla guerra di liberazione (1943-1945) in Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Periodico trimestrale - Anno XXIX - 2015, Editore Ministero della Difesa

lunedì 14 marzo 2022

Dopo la guerra si scoprirà che tutti gli agenti inviati in Germania dalla Gran Bretagna si erano arresi o erano stati catturati


Durante la guerra non c’è un solo Stato che non ricorrerà in qualche modo ad agenti segreti, ogni grande potenza utilizzerà negli anni del conflitto, spie e doppiogiochisti; Alleati, Urss e forze dell’Asse si confronteranno a mano a mano con una serie di imprese eclatanti, degne dei romanzi di James Bond. A partire dalle informazioni sullo schieramento delle navi nella baia di Pearl Harbour il 7 dicembre del 1941, per passare all’infiltrazione di agenti sovietici nelle alte sfere dei servizi segreti inglesi, fino ad arrivare alle operazioni Alleate di deception, emergerà come: un ristretto numero di uomini contribuiranno a cambiare il destino e le sorti del Mondo intero.
Il Servizio segreto di intelligence (SIS), conosciuto comunemente come MI6, è il servizio di intelligence straniero del governo del Regno Unito, incaricato principalmente della raccolta e dell’analisi segreta a sostegno della sicurezza nazionale. Formato nel 1909 come sezione del Servizio segreto specializzato in intelligence straniera, la sezione sperimenta una crescita vertiginosa durante la Prima guerra mondiale, adottando ufficialmente il suo nome attuale intorno al 1920. Il nome MI6 (Military Intelligence section Six) nasce durante la Seconda guerra mondiale, quando il SIS è composto da molte sezioni; ancora oggi MI6 è la sigla comunemente usata per descrivere l’intelligence britannica; durante tutto il corso del conflitto il SIS sarà guidato da Stewart Menzies. <232
«The opening of hostilities in September 1939 is an appropriate moment to make a formal review of the Secret Intelligence Service and Britain’s other main intelligence gathering organizations.» <233
La caduta quasi simultanea delle potenze europee sotto il maglio nazista, rende l’Inghilterra l’unico Stato che si trova realmente a resistere contro la potenza germanica. La sconfitta di Dunkerque e la “battaglia d’Inghilterra” hanno chiarito definitivamente che la Gran Bretagna non può vincere la guerra solamente con i mezzi “classici”, ovvero la potenza bellica vera e propria, ma deve ricorrere, opinione anche dello stesso Churchill, alle tecniche che meglio sa utilizzare, quelle tipiche dello spionaggio e del controspionaggio. <234 L’esperienza britannica in questo campo è molto vasta, assai più di qualsiasi altra potenza. Per più di cinque secoli i suoi uomini di Stato e i suoi generali si sono avvalsi di questi “mezzi” per costruire prima un regno e poi un impero, e per difenderlo contro i suoi nemici. Sono riusciti a farla agli spagnoli, ai francesi e agli olandesi, nei secoli passati, e già una volta, nel secolo presente, sono stati costretti a battersi contro l’espansionismo tedesco. Sono passati poco più che vent’anni dalla fine della Grande guerra ed ecco che una nuova Germania risorge dalle sue rovine e, sotto la guida di Adolf Hitler, il mondo si ritrova ancora una volta coinvolto in un grande conflitto. <235
Uno dei primi provvedimenti presi a tale proposito è la costruzione del C. L’MI9 (Military Intelligence section Nine) è un dipartimento del Ministero della Guerra che sarà attivo tra il 1939 e il 1945. Durante la Seconda guerra mondiale sarà incaricato di sostenere le reti della Resistenza europea e di usarle per aiutare i piloti degli aerei Alleati abbattuti, soldati e molti prigionieri a tornare in Gran Bretagna, oltre che a un ingente numero di ebrei a fuggire dalla persecuzione nazista nei Paesi occupati. <236 L’MI9, oltre alle evasioni dai territori occupati, produrrà vari oggetti come aiuto alla fuga, specie basati sulle idee di Christopher Hutton. Quest’ultimo realizzerà bussole nascoste all’interno di penne o bottoni; stamperà mappe su fazzoletti di seta, in modo che non si stropiccino; progetterà speciali stivali con ghette staccabili che possono rapidamente essere convertite come scarpe civili e tacchi cavi contenenti pacchetti di cibo secco; una lama da rasoio magnetizzata indicante il nord se posta in acqua; uniformi che possono essere convertite in abiti civili.
L’Office of Strategic Services (OSS) è un servizio segreto statunitense operante nel periodo della Seconda guerra mondiale, precursore della Central Intelligence Agency (CIA). Cinque mesi prima dell’attacco giapponese a Pearl Harbour e dell’ingresso in guerra degli Stati Uniti, il Presidente Roosevelt aggiunge un ufficio particolare e misterioso alla burocrazia amministrativa statale, dal nome di COI (Coordinator Office of Information), alla guida di un certo Colonnello, poi Generale, William Joseph Donovan, un cattolico di origini irlandesi e di orientamento repubblicano, oltre che milionario. <237
La preoccupazione principale delle sfere militari e dirigenziali americane è il forte espansionismo giapponese nel Pacifico, preludio di una possibile guerra futura. L’ufficio nasce principalmente come centro di raccolta dati inerenti alla questione pacifica. L’ufficio, in seguito all’entrata in guerra, viene poi modificato e nominato OSS (Office of Strategic Service) con lo scopo di coordinare la gestione della raccolta di intelligence militare a livello centrale, assumendo in ciò un ruolo sovraordinato a ogni altra analoga struttura già esistente nelle forze armate americane. <238 Prima di ciò, la gestione dei servizi d’informazione era gestita da varie agenzie statali, di cui la maggior parte dei casi veniva trattata dall’ufficio preposto appartenente all’FBI. <239 L'Office of Strategic Services viene costituito con un decreto militare del Presidente Roosevelt il 13 giugno 1942, per raccogliere e analizzare le informazioni strategiche necessarie e per svolgere operazioni speciali non affidate ad altri organismi.
Il presidente è preoccupato per le carenze americane in tema di intelligence. Su consiglio di William Stephenson, responsabile britannico dell’intelligence per l’emisfero occidentale, Roosevelt chiede a Donovan di tracciare un piano per un servizio segreto ispirato a quelli britannici, quali il Secret Intelligence Service (MI6) e lo Special Operations Executive (SOE). <240 L’agenzia ora ha influenza su ogni operazione nel globo, in ogni singolo Paese partecipante al conflitto, agenti dell’OSS vengono mandati a reperire informazioni e infiltrati tra le forze nemiche in territorio ostile. Durante la Seconda guerra mondiale, l’OSS condurrà molteplici missioni e attività, tra cui l’acquisizione di informazioni per mezzo di spie, l’esecuzione di atti di sabotaggio, azioni di guerra attraverso la propaganda, creazione di reti di evasione per prigionieri di guerra e per ebrei, organizzazione e coordinamento di gruppi di resistenza anti-nazista in Europa, addestramento di guerriglieri anti-nipponici in Asia. Al culmine del suo sviluppo nell’ultimo conflitto mondiale, l’OSS impiegherà almeno 24 mila persone. Tra gli altri compiti, si occuperà di propaganda, sovversione e pianificazione del dopoguerra.
Le operazioni di spionaggio e sabotaggio rendono indispensabile un equipaggiamento altamente specializzato. Il Generale Donovan invita esperti, organizza seminari e finanzia laboratori che avrebbero formato il nucleo del futuro Research & Development Branch. Per tutta la durata della guerra, il Research & Development abilmente adatta armi ed equipaggiamento spionistico, producendo in proprio una gamma romanzesca di strumenti e arnesi da spia, tra cui: pistole silenziate, mitra alleggeriti, bombe a impatto, esplosivi camuffati da pezzi di carbone, micce all’acetone per le mine adesive, bussole nascoste in bottoni da uniforme, carte da gioco che occultano mappe, una fotocamera da 16 mm Kodak dissimulata da pacchetto di fiammiferi, tavolette di veleno senza aroma, sigarette rivestite di tetraidrocannabinolo acetato per indurre incontrollabile loquacità, e altri ritrovati ancora. Inoltre, viene sviluppato un equipaggiamento di comunicazione innovativo, come strumenti di intercettazione, segnalatori elettronici per localizzare gli agenti, e il sistema radio portatile che permette agli operatori a terra di stabilire un contatto sicuro con gli aerei che si preparassero ad atterrare o a deporre un carico. Il Research & Development dell’OSS stamperà anche false tessere identificative tedesche e giapponesi, vari lasciapassare, carte di razionamento e denaro contraffatto.
[...] Lo Special Operations Executive (SOE) è un’organizzazione britannica facente parte dei servizi segreti attiva durante la Seconda guerra mondiale, formata ufficialmente nel luglio 1940 col fine di condurre operazioni di spionaggio, sabotaggio e ricognizione nell’Europa occupata, e più tardi anche nelle zone del Sud-Est asiatico, contro le potenze dell’Asse, oltre che aiutare i movimenti di resistenza locale nella lotta contro le forze occupanti. <242
[...] Durante la guerra, solamente poche persone saranno a conoscenza dell’esistenza di SOE, coloro che ne faranno parte o che saranno in contatto con i suoi membri, verranno protette con la massima segretezza possibile, le sue varie filiali e talvolta l’organizzazione nel suo complesso rimarranno nascoste dietro a finti nomi o dietro agenzie fittizie. L’organizzazione impiegherà nel corso del conflitto poco più di 13 mila persone, di cui circa 3200 donne, specie nei servizi ausiliari.
[...] Il capo del SIS, Sir Stewart Menzies, dichiarerà ripetutamente nel corso della guerra, che i membri del SOE sono “dilettanti, pericolosi e fasulli” e si assumerà il compito di portare una massiccia pressione perché la nascente organizzazione venga il prima possibile smantellata. Secondo molte alte sfere, sia politiche sia militari, i vantaggi che le operazioni SOE comportano: non sono sufficienti per compensare i danni che invece creano. Della stessa idea è il Comando di bombardieri che si risente nel dover prestare i suoi mezzi per missioni clandestine, rinunciando alla possibilità di impiegare tali velivoli per continuare la campagna di bombardamento contro i Paesi nemici, per condurre la Germania in ginocchio.
L’organizzazione si evolve continuamente e cambia notevolmente durante la guerra. Inizialmente, consiste di tre grandi dipartimenti: SO1 che si occupa di propaganda, SO2 che invece è la sezione responsabile delle operazioni, e SO3 che infine si occupa della ricerca, e che successivamente sarà fuso a SO2. Nell’agosto del 1941, dopo le dispute tra sulle relative responsabilità, SO1 verrà rimosso dal SOE e diverrà un’organizzazione indipendente. SO2 ora gestisce le sezioni che operano in territorio nemico e talvolta neutrale, e la selezione e la formazione degli agenti; a fini di sicurezza, ciascuna sezione ha la propria sede e gli istituti di formazione in modo indipendente.
[...] A livello politico, le relazioni fra il SOE e i governi in esilio sono spesso difficili. Quest’ultimi protestano poiché molte operazioni si svolgono senza la loro approvazione e senza che ne siano al corrente, provocando rappresaglie contro la popolazione civile, oppure tendono ad appoggiare alcune fazioni non direttamente collegate a loro, basti vedere il caso francese. Verso la fine della guerra, quando le forze Alleate cominceranno a liberare territori occupati e in cui il SOE ha stabilito forze di resistenza, l’organizzazione cercherà di stabilire le basi politiche per i futuri governi, andando spesso a scontrarsi con la volontà dei governi precedenti alla scoppio del conflitto.
[...] La maggior parte delle reti di resistenza che il SOE forma, comunica principalmente via radio direttamente dalla Gran Bretagna o da sedi controllate dallo stesso SOE. Tutti i circuiti di resistenza contengono almeno un operatore radio. In un primo momento, il traffico radiofonico passa attraverso la stazione radio controllata dal SIS a Bletchley Park. Dal 1 giugno 1942 il SOE utilizzerà le proprie stazioni di trasmissione e ricezione a Grendon Underwood e a Poundon.
[...] Le prime radio di SOE sono fornite dal SIS: sono grandi, ingombranti e richiedono grandi abilità di utilizzo; successivamente verranno adottate macchine sempre più piccole e performanti. <251 Le procedure operative sono però insicure in un primo momento. Gli operatori sono costretti a trasmettere i messaggi su frequenze fisse e in tempi e intervalli fissi. Questo permette alla direzione anti-spionaggio tedesca di trovare tramite il metodo di triangolazione le loro posizioni. Dopo che diversi operatori verranno catturati o uccisi, le procedure saranno rese più flessibili e sicure, aumentando in modo sensibile l’efficacia delle operazioni e la possibilità di permanenza di un agente nel medesimo luogo, senza che quest’ultimo venga scoperto. <252
I messaggi vengono, come logico, sempre trasmessi codificati.
[...] Oltre che alle spie, ci sono anche i sabotatori. Uno dei loro compiti principali è quello di attuare continue azioni di disturbo a danno delle fortificazioni e delle difese tedesche. I metodi, senza analizzare quelli classici come la recisione dei fili del telefono, sono a volte veri e propri capolavori dell’ingegno.
[...] La prima breccia di Enigma è aperta in tutta segretezza dal servizio segreto polacco, che nel corso degli anni Trenta decifra i messaggi grazie all’ingegno del matematico e statista Marian Rejewski. Nel luglio del 1939, quando ormai appare chiaro che l’attacco tedesco sia solo questione di tempo e non ci sono illusioni sulla possibilità di respingerlo, gli esperti del controspionaggio francese e britannico sono convocati a Varsavia e viene loro consegnata una copia della cifrante Enigma, con allegata la spiegazione del suo funzionamento. <263
Gli inglesi, intuito lo straordinario potere di questo mezzo, iniziano a potenziare la Government Code and Cypher School (GC&CS), con sede in una località di campagna nel Buckinghamshire, un paese a circa settantacinque chilometri a nord-ovest di Londra, dal nome di Bletchley Park, anche nota come Stazione X, dove già affluiscono i messaggi intercettati via radio.
La scuola governativa per codici e crittografia entra in funzione ufficialmente nel 1939 col compito di decrittare i messaggi in codice; allo scoppio della guerra ottiene rilevanti finanziamenti che portano anche a un suo allargamento, con la possibilità di ingaggiare migliaia di esperti, a cui viene concesso l’utilizzo di una strumentazione elettronica d’avanguardia. La scuola chiuderà del 1946 e i suoi collaboratori resteranno vincolati dal giuramento di segretezza. <264
[...] Il Double Cross System o Sistema XX è una sezione del British Security Service addetto al controspionaggio e all’inganno attivo durante la Seconda guerra mondiale, indicata dal MI5, a titolo di copertura, come un’organizzazione civile responsabile della gestione logistica degli affari militari. Una buona parte dei suoi componenti sono agenti nazisti che si trovano in Gran Bretagna, che vengono usati dagli inglesi per trasmettere principalmente disinformazioni ai responsabili dell’intelligence tedesca. Le sue operazioni saranno supervisionate dal Comitato 20 sotto la presidenza di John Cecil Masterman; il nome del comitato deriva dal numero 20 in numeri romani: XX (ovvero una doppia croce). <276
[...] La politica dell’MI5 durante la guerra è inizialmente quella di usare il sistema a doppia croce per operazioni di controspionaggio. Sarà solo più tardi che il suo potenziale per scopi di inganno o meglio di deception verrà realizzato. Degli agenti dei servizi segreti tedeschi, alcuni saranno arrestati, mentre molti altri che raggiungeranno le coste britanniche si consegneranno di spontanea volontà alle autorità inglesi. Agenti successivi saranno incaricati di contattare agenti che, in realtà sono già controllati dagli inglesi. Dopo la guerra si scoprirà che tutti gli agenti inviati in Germania dalla Gran Bretagna si erano arresi o erano stati catturati. <278
[...] Il controllo dei nuovi doppi agenti cade su Thomas Argyll Robertson, un carismatico agente dell’MI5 di origine scozzese. Robertson crede che trasformare le spie tedesche avrebbe avuto numerosi vantaggi, rispetto a ucciderle, rivelando quali informazioni volesse l’Abwehr e potendo trasmettere informazioni false per attuare operazioni di deception. Viene di proposito creato un ufficio segreto direttamente dipendete dal Comitato XX, il cui nome è conosciuto con la sigla B1a, la sua funzione specifica è la gestione degli agenti-doppi.
[...] I primi agenti di Robertson non sono, però, un gran successo, Giraffe (George Graf) non sarà mai realmente usato e Gander (Kurt Goose) che era stato inviato in Gran Bretagna e che trasmetteva ancora con l’intelligence tedesca, viene rapidamente dismesso. <282 I successivi due tentativi saranno ancora più farseschi; Gösta Caroli e Wulf Schmidt, due veri nazisti nonché profondi amici, saranno costretti in un triste gioco di spie: Caroli viene costretto a diventare un doppiogiochista in cambio della vita di Schmidt, mentre a Schmidt viene detto di essere stato venduto dal suo amico, convincendolo così a diventare anch’esso un doppiogiochista. <283 Caroli diviene rapidamente un problema, giudicato troppo pericoloso per essere usato, viene presto fatto fuori. Schmidt ha più successo: col nome in codice "Tate", continuerà ad avere contatto con la Germania fino al maggio 1945. <284 Queste eccentriche spie fanno capire a Robertson che gestire i doppi agenti sarebbe stato un compito difficile.
La principale forma di comunicazione che gli agenti utilizzano è la scrittura criptata, più tardi nella guerra, le radio wireless saranno fornite dai tedeschi e faciliteranno molto la comunicazione. Un aspetto cruciale del sistema è la necessità di inviare informazioni autentiche insieme al materiale di inganno. Questa necessità causa problemi all’inizio della guerra, con coloro che sono riluttanti a fornire anche una piccola quantità di materiale genuino relativamente innocuo. Più tardi nella guerra, man mano che il sistema si organizzerà meglio, verranno integrate informazioni autentiche anche di notevole rilevanza nel sistema di inganno, ne è un esempio la comunicazione radio trasmessa da "Garbo" inerente all’imminente sbarco in Normandia. <285
Non è solo nel Regno Unito che questo grosso e delicato sistema viene gestito. Un certo numero di agenti collegati al sistema sono gestiti in Spagna e in Portogallo, entrambi Stati neutrali.
[NOTE]
232 West, MI6: British secret intelligence service operations, p. XV.
233 Ivi, Cit. p. 65.
234 Ivi, p. 89.
235 Brown, Una cortina di bugie, pp. 8-9.
236 West, MI6: British secret intelligence service operations, pp. 113-114.
237 Smith, OSS: The Secret History of America’s First Central Intelligence Agency, p. 1.
238 Brown, Una cortina di bugie, p. 81.
239 Andrew, The defence of the realm, p. 215.
240 Smith, OSS: The Secret History of America’s First Central Intelligence Agency, p. 28.
242 Foot, SOE, special operations executive, Cit. p. XVII
251 Foot, Resistance, Cit. p. 162.
252 Ivi, p. 158.
263 Franzinelli, Guerra di spie, p. 78.
264 Ivi, p. 201.
276 Winston Churchill sul Double Cross System. Macintyre, Double Cross, Cit. p. 4
282 Macintyre, Double Cross, p. 38.
283 Andrew, The defence of the realm, p. 251.
285 Vedi paragrafo dedicato 4.8 Garbo e la rete.
Alessandro Berti, Dalla poesia di Verlaine alla rete di Garbo: l’importanza delle operazioni di deception per la riuscita dello sbarco in Normandia, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pisa, Anno Accademico 2016-2017

giovedì 23 settembre 2021

Sulla Missione Argo tra i partigiani del Veneto

In primo piano, secondo da sinistra, il ten. vasc. Vittorio Patrelli Campagnano, comandante del sommergibile Platino, fra gli uomini del suo equipaggio - Fonte: Giuliano Manzari, op. cit. infra

San Donà di Piave, 1 settembre 1943, Silvio Trentin rientra in Italia dopo quasi vent’anni di esilio (Archivio Centro Studi “Silvio Trentin” - Jesolo) - immagine qui ripresa da Memoria Resistente... op. cit. infra

A pochi giorni dall’inizio dell’occupazione, nell'abitazione dello stesso Marchesi a Palazzo Papafava a Padova (dove tra l’altro aveva sede il Ministero della pubblica istruzione di Salò e lo stesso ministro Biggini) veniva costituito il Comitato di Liberazione Nazionale regionale veneto, soprattutto su impulso di Marchesi e Meneghetti: composto dallo stesso Concetto Marchesi per il Pci e da Egidio Meneghetti, esso comprenderà tra i membri fondatori anche Mario Saggin (Dc), i socialisti Cesare Lombroso e Alessandro Candido, il cristiano sociale Italico Cappellotto, e l’azionista Silvio Trentin, quest’ultimo tra i maggiori fondatori.
[...] All’indomani della sconfitta francese del ‘40 Silvio Trentin divenne l’anima della Resistenza a Tolosa come uno dei capi e organizzatori delle formazioni partigiane. Dopo la caduta del fascismo rientrò clandestinamente in Italia, arrivando a Treviso il 3 settembre: subito dopo l’8 settembre tentò di convincere i comandi militari di Treviso e Feltre a distribuire armi per organizzare fin da subito la Resistenza popolare contro l’occupazione tedesca, ma invano. Si trasferì dunque a Padova - centro propulsore della Resistenza nel Veneto - inserendosi subito nella cerchia degli esponenti antifascisti dell'Università, nella quale aveva pure insegnato per breve tempo <162.
Alla riunione clandestina di Palazzo Papafava - oltre a Trentin, Marchesi, Meneghetti, Saggin, Lombroso, Candido e Cappellotto - fu presente anche Giancarlo Tonolo, studente di Lettere e Filosofia, antifascista di matrice azionista già dal 1941-42, che avrebbe fatto da segretario a Trentin e si sarebbe rivelato essenziale nell’esecuzione della “missione Argo”, partita il 4 febbraio ‘44 e costituita dall’italiano SIM (“Servizio Informazioni Militari”) in collaborazione con l’inglese SOE (“Special Operation Executive”) a loro volta in contatto con il Comando Militare Regionale Veneto.
Durante la missione Tonolo ospitò Giovanni Bruno Rossoni (capitano dell’Aviazione entrato dopo l’8 settembre al servizio del SIM) e il marconista Veglia, che sbarcati sul litorale adriatico dal sottomarino “Platino” con l’incarico di raccogliere informazioni sulle forze armate tedesche in Veneto e di stabilire un collegamento tra i comandi militari partigiani e il comando alleato, si erano stabiliti a Venezia. Tonolo fece anche da tramite tra Rossoni e il Comando Militare del CLN regionale e provinciale. Dopo importanti operazioni d'intelligence, la missione terminò l’8 agosto 1944 quando Rossoni venne catturato, deportato in Germania e fucilato a Mauthausen poco prima della fine della guerra, e quando Tonolo ormai braccato e condannato a morte fu costretto a riparare in Svizzera.
162 Cfr. scheda biografica dell’A.N.P.I.: http://www.anpi.it/donne-e-uomini/silvio-trentin/
Giacomo Graziuso, Gioventù e Università italiana tra fascismo e Resistenza: l’attribuzione delle lauree Honoris Causa nell’Archivio del Novecento dell’Università di Padova (1926- 1956), Tesi di Laurea, Università degli Studi di Padova, Dipartimento di Storia, Corso di Laurea in Scienze Storiche, Anno Accademico 2013/2014

Il Tonolo, che abitava a Mirano, era studente di Lettere e Filosofia presso l’Università Patavina, aveva maturato il suo antifascismo di matrice azionista già nel 1941-’42, sotto l’influenza dei corsi di Marchesi su Sallustio e Catullo, il quale, attraverso la letteratura latina, aveva potuto parlare liberamente di politica, e di Norberto Bobbio, il cui assistente era Opocher, che allora insegnava filosofia del diritto.
Grazie a questa vicinanza col gruppo dirigente della Resistenza veneta gli furono dati due importanti incarichi: fare da segretario a Silvio Trentin, quando questi era nascosto a Mira insieme al giovanissimo figlio Bruno, e il suo coinvolgimento nella missione Argo.
La missione Argo era una missione costituita dall’italiano SIM (Servizio Informazioni Militari) in collaborazione con l’inglese SOE (Special Operation Executive) che era in contatto con il Comando Militare Regionale Veneto. Meneghetti aveva dato l’incarico a Tonolo di accogliere Giovanni Bruno Rossoni, un capitano dell’Aviazione che dopo l’8 settembre era entrato in servizio al SIM.
Queste missioni svolsero un ruolo molto importante di collegamento tra le autorità alleate e le bande partigiane e di coordinamento tra le forze regolari e gli effettivi della Resistenza. In particolare lo scopo della Argo era di raccogliere informazioni sulle forze armate tedesche in Veneto e stabilire un collegamento tra i comandi militari partigiani e il comando alleato.
La missione era iniziata il 4 febbraio del ’44, quando dal sottomarino “Platino”, proveniente da Taranto, erano sbarcati Rossoni con il marconista Veglia sul litorale adriatico, vicino a Chioggia, dirigendosi poi a Venezia a casa Ferrari. Qui collocarono la ricetrasmittente, i cui fili si confondevano con quelli della biancheria. Grazie alla collaborazione dei ferrovieri fu possibile controllare il traffico militare tedesco, fornire notizie dettagliate sugli impianti delle stazioni d’interesse militare e dei lavori lungo la ferrovia; il servizio informativo si occupava anche dei porti e aeroporti e delle principali arterie stradali delle Venezie.
Il Tonolo faceva da tramite tra il Rossoni e il Comando Militare del CLN regionale e provinciale, favorito dal fatto che aveva la fidanzata a Venezia e poteva fare frequenti viaggi senza destare sospetti. La missione terminò l’8 agosto del ’44. Il Rossoni, però, dopo essere stato catturato, fu deportato in Germania e fucilato a Mauthausen poco prima della fine della guerra.
Il Tonolo braccato e condannato a morte fu fatto fuggire in Svizzera con documenti falsi e riparò presso dei parenti della fidanzata.
Maria Luciana Granzotto, Nel Miranese la lunga e difficile lotta della Resistenza di pianura, Patria Indipendente, 22 gennaio 2012

Il 26 gennaio [1944] partì da Brindisi il sommergibile Platino (ten. vasc. Vittorio Patrelli Campagnano), che sbarcò, poco dopo la mezzanotte del 30, cinque agenti dell’OSS vicino alla foce dell’Adige, nel Golfo di Venezia. La missione PEAR (piano radio Argo) era formata da due agenti della Regia Aeronautica: il capitano Bruno Rossoni, di Padova, e il sottufficiale Gaetano Neglia, di Palermo. Sbarcata il 31 alle foci del Po, operò nel Veneto raggiungendo Venezia il 4 febbraio e prendendo contatto con l’Esecutivo Militare, poi Comando Militare Provinciale Veneto. Dedicò particolare cura al controllo del traffico militare tedesco da e per la Germania sulle tre principali linee ferroviarie di comunicazione con l’Italia: Verona-Brennero, Mestre-Udine-Tarvisio, Mestre-Portogruaro-Trieste. Oltre a indicare gli obiettivi che le forze aeree alleate dovevano colpire, controllavano i risultati delle azioni. Le informazioni riguardarono ogni argomento d’interesse militare: numero e tipo delle locomotive, dei carri ferroviari, del materiale rotabile e fisso. Furono costituiti punti di controllo sulle grandi vie di comunicazione stradale con l’Austria (ponti di Vidor, della Priula, di Fagaré e di San Donà sul fiume Piave. Fu anche controllato il traffico costiero e lagunare fra Grado e Chioggia, fino al Po. Furono inoltre controllate e tenute sotto osservazione: - le fortificazioni alle foci del Piave (Jesolo, Marina di Cortellazzo), il dispositivo antisbarco fra Grado e la foce del Po, e i dispositivi per la distruzione degli impianti idrovori della stessa zona; - gli aeroporti di Aviano, Casarsa, Villorba e Campoformido; - il deposito di materiale del Genio (fra cui le travate metalliche necessarie al ripristino di tutti i ponti ferroviari del Veneto) della Comina (Pordenone); - il deposito autoparco di Casarsa; - il deposito munizioni di Campalto, Venezia; - i depositi combustibili sotterranei di Rovere sul Po e Roveredo in piano (Pordenone). L’8 agosto i due componenti furono arrestati, torturati e portati in Germania, dove furono fucilati dai tedeschi. <55
55 Riferimenti: Giuseppe Turcato e Agostino Zanon Dal Bo (a cura di), 1943-1945, Venezia nella Resistenza, Comune di Venezia, 1976, p. 208.
Giuliano Manzari, I sommergibili italiani dal settembre 1943 al dicembre 1945, Bollettino d’Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Dicembre 2011

Attilio Rizzo nacque a Villadose (Rovigo) nel 1891. Fatto prigioniero dall'esercito austro-ungarico durante la Prima guerra mondiale, fu rinchiuso prima nel campo di concentramento di Braunau am Inn, e poi in quello di Mauthausen.
Nel 1919 si trasferì a San Donà di Piave (VE), dove, dopo aver lavorato per un breve periodo come geometra comunale, aprì uno studio privato. In quegli anni ricoprì ruoli di responsabilità nell'associazionismo locale di stampo cattolico e progettò vari edifici sacri a San Donà (la chiesa di Calvecchia, la chiesa del Piccolo Rifugio, la cappella Rubinato in Via Aquileia, la chiesa Ancillotto in Via Noventa) e a Musile (la chiesa delle Millepertiche, allora in frazione Croce).
Nel 1940 organizzò un primo incontro per creare una rete di contatti tra alcuni personaggi locali che condividevano con lui sentimenti antifascisti. Nel 1943 aderì alla Democrazia Cristiana. Dopo l'armistizio dell'8 settembre, partecipò a diverse riunioni volte all'organizzazione della Resistenza veneta, adoperandosi per stabilire contatti e collegamenti con Venezia e Treviso. Attraverso l'operato di staffette creò una rete di solidarietà nel territorio del Basso Piave e diede vita alla Brigata Eraclea della quale diventò il comandante. Nel dicembre 1943 fu arrestato a Venezia e condotto a Padova, dove fu incarcerato fino al 28 gennaio 1944.
Uscito dal carcere, riprese i collegamenti con le dirigenze provinciali e regionali della Resistenza veneta occupandosi della propaganda. Partecipò alla "Missione Argo", grazie alla quale i partigiani di San Donà ottennero un importante lancio da parte degli Alleati nei primi giorni di luglio del 1944. A causa di questo suo coinvolgimento, nell'agosto del 1944 fu nuovamente arrestato e detenuto nel carcere di Santa Maria Maggiore di Venezia fino al 5 ottobre. In seguito fu trasferito nel campo di concentramento di Bolzano e, infine, a Mauthausen.
Morì a Gusen il 5 gennaio 1945 [...]
Redazione, Attilio Rizzo, ElevaMente al cubo  

Giancarlo Tonolo. “Giancarlo Tonolo, giovane studente in Lettere e Filosofia [all’università di Padova frequenta i corsi di Marchesi e Bobbio] (…) e ne importa le idee in apese, dove ha modo di discuterle di nascosto con altri giovani amici. Giancarlo Tonolo ha anche la possibilità di prendere parte a quella riunione di fine settembre 1943 (tenutasi a Padova, in casa di Concetto Marchesi) dalla quale prenderà vita il Comitato di Liberazione Nazionale Regionale. Grazie a questa importante esperienza padovana e all’apporto degli altri giovani miranesi (…) inizia l’attività del Comitato di Mirano. (…) Collabora a livello provinciale alla realizzazione della “Missione Argo” (M. Lazzari, Mirano 1938-1946, p. 7). È sindaco di Mirano dal 1970 al 1980.
(a cura di) Giulia Albanese, Giulio Babbo, Marco Borghi, Elena Carano, Memoria resistente. La Lotta partigiana a Venezia e provincia nel ricordo dei protagonisti, Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea con il patrocinio del Comune di Venezia in collaborazione con la Presidenza del Consiglio comunale Provincia di Venezia - Assessorato all'Educazione, 2005