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mercoledì 3 settembre 2025

Autoscontri, giostrine, baracconi, fotografie...

 




E così anche a Bordighera, sulla passeggiata a mare, c'era un tempo un servizio a pagamento di automobiline a pedali, che, tuttavia, non risulta abbia mai avuto una ancorché pallida eco letteraria, come invece tuttora accade per analoga pregressa fattispecie ubicata nelle vicinanze dello zoo di Milano, ogni tanto ricordata quanto meno in qualche libro poliziesco.



La tradizione orale non tramanda per Bordighera, invece, tracce di giostrine, autoscontri, luna park o "baracconi", come dicevano certi ragazzotti di un tempo, che si trovavano sparsi tra Camporosso e Ventimiglia.
In quest'ultima città in almeno un'occasione gli autoscontri vennero collocati in uno scomparso cortile interno di una via centrale, ma era la piazza del Municipio ad ospitare più spesso tali attrazioni.
 
Camporosso (IM): Piazza d'Armi

Queste, quando venivano poste nell'altrettanto scomparso campo di calcio di Piazza d'Armi lungo la Via Aurelia a Camporosso, al momento dei traslochi lasciavano, al pari dei tendoni e dei carri di circhi, che di tanto in tanto si mettevano là, su quello, che definire un prato erboso era molto arduo, solchi evidenti sul terreno, accentuati dagli effetti delle piogge che non mancavano mai: al punto da domandarsi dove andasse nel frattempo a giocare la squadra di calcio dilettanti della Ventimigliese, che a tutto il 1964 ebbe la titolarità di quello spiazzo.
 

Nella città di confine faceva, intanto, consolidate apparizioni la giostra popolarmente ribattezzata "calci nel posteriore" (l'espressione, invero, sarebbe più pittoresca), stabile presenza in seguito alle Feste dell'Unità nei Giardini Pubblici: un'attrezzatura che più tardi sarebbe incorsa in un triste evento, ma che era gestita da una famiglia che, abitando ad Imperia, nei prati di periferia di Milano aveva trovato le maggiori occasioni di lavoro.

Capita che si possa essere diffidati dal fare fotografie da una strada pubblica o in una campagna abbandonata.
Se ne fornisce qualche esempio, senza entrare troppo nei dettagli, che sarebbero quasi romanzeschi.



Per la Chiesa della Madonna della Ruota a Bordighera interveniva, dopo le grida di una donna affacciata ad una finestra dell'edificio che incorpora il piccolo tempio, il manente della villa sottostante, il cui proprietario, noto industriale, fa, o faceva, alloggiare, i suoi domestici nella citata costruzione. Una scusa addottata per i rimproveri fu quella che non si voleva più che un vicino esercizio turistico spacciasse nella sua propaganda immagini relative ai loro beni immobili. Nel frattempo, quella specie di condominio, che occulta al suo interno anche le testimonianze di un antico ostello per pellegrini, veniva ridipinto nelle facciate, ma di questa novità qui non si possono fornire al momento degli scatti.
 




Poco lontano da San Giacomo di Camporosso, il fotografo amatoriale stava quella volta contemplando un superbo rudere, quando veniva redarguito da una donna che aveva fermato la sua automobile poco lontano nella leggera salita per la Frazione: al momento l'uomo si affrettava a sostenere che avrebbe subito spostato la propria di autovettura, in effetti parcheggiata poco sotto quel piccolo bastione naturale a fianco di una catena, ma la signora voleva sottolineare la sua preoccupazione che là in piena aria si stessero facendo dei preparativi per dei furti nelle dimore, dimore non proprio circostanti.

Carro "Arlecchino", progettato da Mario Raimondo Barbadirame, Compagnia "Nuova Generazione",  Battaglia di Fiori di Ventimiglia, 1964. Fonte: Ivo Motroni

Spuntano ancora, per fortuna, fotografie concernenti edizioni storiche della Battaglia di Fiori di Ventimiglia, che aiutano a capirne alcuni aspetti. Si può, quindi, tornare pure sull'esperienza che intorno alla manifestazione fecero militanti e simpatizzanti comunisti, che avevano titolato le loro compagnie di carristi con i nomi di alcune testate di riviste del partito.

In ogni caso, è difficile su questo blog sottrarsi ad alcune ripetizioni ed integrazioni.

Adriano Maini

giovedì 28 agosto 2025

Quella salita di Apricale era un po' faticosa

 




Mentre si dava da fare per sistemare gli ultimi dettagli organizzativi di quel comizio nella piazza in località Due Strade di Bordighera in quella campagna elettorale del 1983, il giovane funzionario comunista veniva dapprima salutato dal padre di un vecchio compagno di scuola, ma la sorpresa maggiore per lui fu quella di essere riconosciuto a decenni di distanza da uno dei cestai che aveva operato nei non lontani Gallinai, una simpatica persona mai dimenticata, ma mai più rivista da quando era un bambino.
Se quel discorso al pubblico non avesse avuto delle caratteristiche particolari forse quegli incontri non sarebbero accaduti.
Era successo che da un'idea di un altro giovane consigliere comunista di Ventimiglia si era deciso di dotare il partito di una videocamera e di un televisore, messi a disposizione anche della zona, per realizzare interviste da fare poi vedere tramite l'apparecchio in occasione di presenze decentrate di propaganda o elettorali.
Alle Due Strade si stava facendo quella sera una di quelle esperienze, per le quali la fortuna volle che ci fosse sempre qualche esercizio pubblico o qualche privato disponibili per gli allacci alla corrente elettrica, di cui si poteva fare a meno solo per l'altoparlante, che funzionava collegando dei morsetti alla batteria di un'automobile.
A completare il bagaglio tecnico per quell'attività si era provveduto per proteggere e per i trasporti del caso del televisore - voluminoso, per via degli scopi, e, dunque, già di per sé pesante - alla dotazione di un cassone di legno, fatto su misura, una sorta di tombarello, chiuso (da un coperchio), senza ruote, ma con quattro stanghe decisamente più corte rispetto all'usuale.
A destinazione, se l'autovettura del trasloco rimaneva, come di solito, vicina, il trasbordo era semplice e quel bel lavoro di falegnameria poteva anche servire da supporto.
 

Apricale

Apricale

Apricale

Capitava, invece, che fare a piedi in Apricale la salita per la piazza del comizio, reggendo la citata specie di carretta, risultasse un po' faticoso anche per delle persone nel fiore dell'età: se lo ricorda molto bene Bruno di Nervia che in quel periodo fu molto attivo in quelle occasioni.
 

Rocchetta Nervina

Rocchetta Nervina

Di Rocchetta Nervina ci si può ricordare di due ragazze che si sottrassero velocemente al microfono della telecamera.
Rimasero a parlare persone anziane e ben disposte, come in quasi tutti i casi.
Retrospettivamente si capisce il grosso limite di quegli sforzi: ci volevano almeno due persone per fare domande in giro e, forse, di più, volendo agire in orari ed in giorni della settimana più acconci agli scopi.
In ogni caso si ottennero conversazioni registrate in cassette - che qualcuno conserva ancora e il cui contenuto potrebbe oggi essere riversato in digitale - significative, ancor più a distanza di tanti anni, ma tutta quella fatica non durò a lungo.
 

Ventimiglia: il cortile della vecchia sezione del Pci


Il televisore troneggiava nella vecchia sezione del Partito comunista di Via Sottoconvento a Ventimiglia, pratico per altri fini: lo era già stato, ad esempio, appena comprato, per consentire ad un gruppetto di compagni di esultare per la vittoria insperata dell'Italia sull'Argentina di Maradona ai mondiali di calcio in Spagna.
 
Adriano Maini

sabato 23 agosto 2025

Il battello francese ha urtato contro le rocce che si prolungano in mare da Capo Mortola

 




Viene proprio da affermare che per un lungo periodo, nel secondo dopoguerra, non avessero molta fortuna le imbarcazioni francesi che si fossero trovate a passare davanti al confine con la Liguria.
Si è qui già detto di almeno un affondamento davanti a Bordighera e di un arenamento di fine anni Ottanta contro un alta riva di Mortola di natanti transalpini.
Un articolo de "La Nuova Stampa" di giovedì 20 agosto 1953 ha tramandato a pagina 6 un singolare episodio con titolo "Un battello con 300 passeggeri s'incaglia davanti a Ventimiglia" e con catenaccio "Nessun danno alle persone. La nave liberata dopo lunghi sforzi".
Bisogna avviarsi subito nella lettura, però, per capire meglio quella pregressa situazione: "Mentre stava navigando lungo la costa diretto a Sanremo, il grosso battello a motore francese «Gallus I», che trisettimanalmente compie il percorso Nizza-Sanremo trasportando turisti, ha urtato contro le rocce che si prolungano in mare da Capo Mortola".
Balza subito agli occhi, in effetti, che la costa di Mortola non sia mai stata molto propizia agli accostamenti.
Il giornale, prima di addentrarsi nel resoconto dell'articolata sequela di soccorsi, fornisce almeno un'altra notizia di rilievo, quando rimarca che quel giorno a bordo c'erano oltre trecento persone, turisti che in tale veste e con tale mezzo solo con grandi sforzi di fantasia organizzativa e promozionale oggi si potrebbero assicurare alla Riviera dei Fiori.

Mentone vista da Ponte San Luigi

Nizza

Risultano anche un po' bizzarri altri dettagli riferiti in cronaca: il condizionale applicato alla probabile causa dell'incidente consistente in un avvicinamento a duecento metri dalla costa; i tentativi del comandante di procedere al disincaglio; l'arrivo da Mentone di panfili e di barche da pesca con cui, intanto, venivano trasbordati a terra i passeggeri, "mentre giungevano da Nizza, Monaco e Sanremo le vedette della dogana"; il timore di un colpo di vento che potesse far capovolgere il Gallus I; l'arrivo da Nizza, per concretare un organico disimpegno, dei battelli gemelli Gallus II e Gallus II; il fallimento di questa operazione, ma, infine, "solo stasera verso le 19 un grosso rimorchiatore partito da Savona, aiutato da un rimorchiatore minore sopraggiunto dalla Francia, è finalmente riuscito a disincagliare il Gallus I, che è stato ricondotto a Nizza [...] Una simile avventura era toccata in tempo di guerra a un bastimento tedesco, che non potè essere riportato in rotta e fu fatto saltare dalla marina da guerra germanica" (e quest'ultima parte sembra proprio presa da una tipica storia di Arturo Viale).





Quella di Capo Mortola è una zona marina con diversi aspetti di pregio e con qualche vincolo non ben precisato, se al profano sembra strano che tanti natanti, tutti di sicuro più fortunati e più attrezzati in senso moderno del Gallus I, abbiano per lungo tempo gettato le ancore o si siano ormeggiati a boe in quelle acque.

Ventimiglia (IM): Villa Hanbury

Pare, tuttavia, che l'area di tutela ai sensi della Legge Regionale 31/2000, che fa esplicito riferimento ai Giardini Hanbury, superba cornice del tratto di mare qui individuato, abbia finalmente trovato un rigoso regolamento attuativo, inteso a proteggere soprattutto la prateria di Posidonia oceanica. Tra i documenti significativi che si sono occupati di Capo Mortola si può, inoltre, menzionare "Biostratigrafia a macroforaminiferi della sezione stratigrafica di Capo Mortola (IM)", tesi di laurea magistrale (Università degli Studi di Genova) del 2022 di Simone Crobu.
 





E pensare che tra bagnanti, visitatori, persone che amano passeggiare, l'usanza più diffusa è sempre stata quella di ammirare da Punta Mortola non solo il mare, ma anche gli scorci circostanti di panorama.
Adriano Maini

sabato 16 agosto 2025

A Marineland

 


Poteva capitare a visitatori occasionali di Milano, magari proprio (come nel film tra breve citato) dalle parti del Duomo, quando non era ancora stata introdotta la Zona a traffico limitato (ZTL), di essere interpellati in mezzo alla nebbia per indicazioni stradali da automobilisti di passaggio, per il colmo anche romani, quasi a rievocare il finale di una pellicola anni Cinquanta (Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo diretto nel 1956 da Mauro Bolognini) con protagonista, soprattutto nel finale, Alberto Sordi. Questi nella parte - come solo può capitare nella fantasia del cinema - di un vigile urbano saccente trasferito nella metropoli lombarda, dove dovrebbe aver raggiunto il culmine della soddisfazione professionale, dopo aver risposto nella scena, già in qualche maniera evocata, alle richieste di giovanotti dell'Urbe in transito da quelle parti, prima sfoggia sussiego pronunciando tra sé e sé parole in dialetto meneghino tipo "El Domm", "el panetùn", "el ghisa" (poliziotto municipale), per poi arrendersi alla lacrimevole esclamazione "el magùn", che, tuttavia, gli ambrosiani veraci dovrebbero pronunciare come "me vegn el magon".

Genova: uno scorcio di Piazza De Ferrari

A metà del primo decennio di questo secolo poteva capitare - come in effetti successe - a Genova, città di persone austere e ancor più frettolose dei milanesi, di vedere un noto industriale obbligare la scorta a fare dietrofront nella strada che dall'ala orientale del Teatro Carlo Felice porta a Piazza De Ferrari, giusto per fare il galante con una giovane signora che insieme ai colleghi di una comitiva di piccoli imprenditori imperiesi si stava recando al parcheggio sul marciapedi transennato a causa dell'evento da cui era sbucato il nostro personaggio. Quest'ultimo, a varco infine libero, un centinaio di metri dopo, prima di tornare nella sua opposta direzione reclamava - accettato - di poter dare un bacetto, prontamente richiesto anche da una graziosa cinquantenne del gruppo ponentino: il tutto sotto gli sguardi sornioni dei colleghi delle due donne e forse pure oggetto degli scatti, mai pubblicati, della fotocamera di un telefonino.

Poteva capitare nel 1997 a Roma ad altri di quella compagine di incrociare il menzionato tycoon aggirarsi con fare annoiato nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, nella cui piazza era arrivato in sella a rombante motocicletta, accompagnato dalla fidanzata dell'epoca, nota attrice di origine straniera, che fece in tempo in chiesa a scambiare uno sguardo assassino con un quasi cinquantenne imperiese, presente per combinazione a questo ed al precedente episodio: mancavano, invero, a commentare il tutto alcuni salaci compari del rione, discreti emuli di Petrolini, che con le loro battute micidiali avevano deliziato in un bar all'aperto di quella zona altri ponentini di quel sodalizio nell'afoso luglio di qualche anno prima.

L'interno di un ristorante di Marineland, in occasione di un incontro professionale, nei primi anni Novanta - Foto Moreschi

Poteva capitare, più o meno in quel torno di tempo, che, per lo stupore soprattutto degli ospiti imperiesi, le grida delle orche di Marineland, il più grande parco marino d'Europa situato ad Antibes, da poco, però, chiuso, di tanto in tanto sovrastassero il brusio delle conversazioni di una riunione più o meno professionale, in qualche modo indotta - al pari di altre, successive - dalle conoscenze di un quotato commercialista sanremese, che uno studio associato non lo ebbe solo a Nizza, ma anche in Corsica.


Può oggi capitare di sentire inediti su racconti già fatti, rievocare vecchie altrui storie giovanili piccanti, recuperare immagini e scritti quasi d'epoca.

Adriano Maini

giovedì 7 agosto 2025

Ridondanze



Alla palestra ex G.I.L. di Ventimiglia su questo blog si è fatto alcune volte riferimento. Come per il giovanotto che si presentava scalzo al premilitare del passato regime fascista, perché sapeva che sarebbe stato rimandato a casa. O per la mensa popolare tenuta dal Sindacato nell'immediato secondo dopoguerra in quell'edificio. Inoltre, per l'area aperta, oggi adibita a parcheggio, per le selezioni interne in atletica leggera degli allievi degli Istituti Superiori in vista della partecipazione ai campionati provinciali studenteschi e per tante gare di pallavolo della medesima cifra.

Si compie questa premessa per sottolineare che su queste colonne si possono sempre verificare ripetizioni di temi e produrre ridondanze, non sempre necessarie, talora dovute a distrazione.

Si fornisce qui di seguito qualche esempio, si spera intonato al genere brillante.

A Ventimiglia (IM)

A Bordighera (IM)

Ancora a Bordighera

A Soldano (IM)

Ad Ospedaletti (IM)

Sui ciclisti amatoriali torna spesso l'attenzione, perché sembra un fenomeno in costante crescita.

A Vallecrosia (IM)

Ad Ospedaletti

Non tutti vanno pedalando su due ruote bardati con indumenti tecnici, ma sovente è così. E non c'è il rischio di intravedere magliette e pantaloncini che richiamino alla memoria le epoche di Binda, Bartali, Coppi, Bobet, Gimondi, Merckx.



Non tutte le panchine di questa zona hanno avuto qualche rilievo letterario, ma Lungomare Oberdan a Ventimiglia vedeva un tempo panchine costruite come pertinenze di un muretto di protezione adorno di bei disegni su piastrelle di ceramica, di cui rimane qualche eco a Marina San Giuseppe: in ogni caso quelle attuali sono abbastanza graziose.



A Bordighera ci sono anche nuove panchine tipo "chaise longue".

Vallecrosia

Le panchine con schienali - e sedili - a listelli tubolari sono abbastanza diffuse.

Ventimiglia, in zona Nervia

Un po' dappertutto panchine senza schienali.

Bordighera: Lungomare Argentina

Ma qualche panchina più tradizionale si trova ancora.

Il carro "Maja" del 1958

Il carro "Barone di Münchhausen" - Compagnia "A Mar Parà" - 1967

Per quanto concerne la Battaglia di Fiori di Ventimiglia si possono, invece, ancora rinvenire interessanti fotografie.

Adriano Maini