Giuseppe Balbo, Ritratto di Enzo Maiolino - Fonte: Archivio Balbo |
Scrive Enzo Maiolino nel suo libro Non sono un pittore che urla [Conversazioni con Marco Innocenti, con uno scritto introduttivo di Leo Lecci, Ventimiglia, Philobiblon, 2014]:
"Balbo fu l’incontro più importante dei miei vent'anni. Devo a Balbo, alla sua generosità, la realizzazione del sogno della mia adolescenza: diventare pittore".
Balbo e Maiolino si sono conosciuti nel 1946, quando Enzo si unì ad un
primo gruppo di pittori che cominciò a radunarsi nello studio allestito
[in Bordighera (IM)] da Balbo al ritorno dall’Africa. "Noi, allievi della sua Scuola serale, fummo subito etichettati “pittori dilettanti” o “pittori della domenica”.".
Balbo insegnava a “vedere” da pittore. Cosa complessa, una vera e propria tecnica. La scelta del soggetto, la comprensione dell'”insieme”, l’osservazione e il confronto tra i vari elementi, la percezione dei “valori” chiaroscurali e tonali, ecc. Tutto ciò, insomma, che precede la trasposizione di un soggetto sul supporto (carta, tela, tavola)… Secondo me Balbo conosceva molto degli antichi procedimenti. Come provava la sua consuetudine, specie nelle tempere murali, di abbozzare con toni freddi e procedere, poi, con velature di colori caldi”.
Balbo insegnava a “vedere” da pittore. Cosa complessa, una vera e propria tecnica. La scelta del soggetto, la comprensione dell'”insieme”, l’osservazione e il confronto tra i vari elementi, la percezione dei “valori” chiaroscurali e tonali, ecc. Tutto ciò, insomma, che precede la trasposizione di un soggetto sul supporto (carta, tela, tavola)… Secondo me Balbo conosceva molto degli antichi procedimenti. Come provava la sua consuetudine, specie nelle tempere murali, di abbozzare con toni freddi e procedere, poi, con velature di colori caldi”.
"Poiché
ognuno di noi si guadagnava da vivere con un secondo mestiere, a volte,
la domenica, la Scuola al completo si trasferiva in campagna per
esercitazioni en plein air." (Maiolino, op.cit.)
L’incontro fu fondamentale per la formazione del giovane pittore, ma fu
importante anche per Balbo, che trovò in Enzo e nel fratello Beppe
Maiolino due validi collaboratori. In particolare Beppe Maiolino, come
fotografo, ha documentato momenti importanti della Mostre organizzate da Balbo.
I percorsi artistici di Balbo e Maiolino andranno avanti in autonomia, ma resterà sempre tra di loro un legame speciale, una vicinanza artistica nonostante gli opposti mondi pittorici. In particolare Maiolino scrive due attente recensioni nel 1966 e nel 1972, in occasione delle personali di Balbo, rispettivamente nella galleria del “Piemonte Artistico Culturale” di Torino e nella galleria della “sua” Accademia di Bordighera.
I percorsi artistici di Balbo e Maiolino andranno avanti in autonomia, ma resterà sempre tra di loro un legame speciale, una vicinanza artistica nonostante gli opposti mondi pittorici. In particolare Maiolino scrive due attente recensioni nel 1966 e nel 1972, in occasione delle personali di Balbo, rispettivamente nella galleria del “Piemonte Artistico Culturale” di Torino e nella galleria della “sua” Accademia di Bordighera.
In particolare, nel 1972, Maiolino analizza con grande efficacia il mondo di Balbo:"… l’eclettismo
di Balbo, più appariscente nelle due precedenti mostre, appare in
questa più contenuto e un attento esame delle opere esposte ci permette
una più serena riflessione sulla sua opera. La quale , a nostro avviso,
presenta due aspetti fondamentali: il primo riguardante il diretto
contatto del pittore con alcuni aspetti della realtà circostante; il
secondo, l’estrinsecazione del suo mondo fantastico nel quale
confluiscono spesso suggestioni letterarie e una sincera componente
“surrealista”…".
Alla fine di questo articolo Maiolino si sbilancia:
Augurandogli altri lunghi anni di sereno lavoro, sentiamo che ci riserverà ancora delle sorprese (il suo recente entusiasmo per alcune tecniche calcografiche mai prima sperimentate, ci fa ben sperare in tal senso).
Le sperimentazioni calcografiche di Balbo si erano fermate alla puntasecca e alla xilografia, le tecniche incisorie più immediate, dove il segno morde e comanda, senza ripensamenti ma anche con minori possibilità espressive.
Enzo Maiolino e Giuseppe Balbo - Fonte: Archivio Balbo |
Alla fine di questo articolo Maiolino si sbilancia:
Augurandogli altri lunghi anni di sereno lavoro, sentiamo che ci riserverà ancora delle sorprese (il suo recente entusiasmo per alcune tecniche calcografiche mai prima sperimentate, ci fa ben sperare in tal senso).
Enzo Maiolino, La Cattedrale di Ventimiglia (tempera) - Fonte: neldeliriononeromaisola |
Le sperimentazioni calcografiche di Balbo si erano fermate alla puntasecca e alla xilografia, le tecniche incisorie più immediate, dove il segno morde e comanda, senza ripensamenti ma anche con minori possibilità espressive.
Un lavoro di Enzo Maiolino - Fonte: Laura Hess |
Invece Maiolino già negli anni 50 affrontava il mondo delle acqueforti, e proprio nel 1972 realizza una significativa cartella di sei acqueforti dal titola “La casa nera”, a cura di Vanni Scheiwiller.
Ho un ricordo vivido di una estate dei miei sedici anni; nel magazzino dei fiori di mio padre Elio, spesso usato dallo zio Beppe per i lavori ingombranti, appare un torchio da stampa, bottiglie di acido, carte preziose, e con la guida tecnica di Enzo, Balbo realizzerà una bellissima serie di acqueforti con acquatinta, allo zucchero e a pasta molle.
Marco Balbo © Archivio Balbo Archivio Balbo
“È guardando agli innumerevoli aspetti della natura e della vita, come
ai più diversi momenti della vicenda umana, che Giuseppe Balbo ha creato
una inesauribile e ricchissima antologia, mosso da una mai quieta
curiosità esplorativa e, più nel profondo, da una assoluta necessità di
intendere le cose e la realtà intorno a sé attraverso la pittura stessa.
Per tutta la vita egli ha visto, ha osservato, ha raccontato o ha
illustrato e, soprattutto, tutto ciò ha dipinto, respingendo suggestioni
e modi che non lo riguardavano, lavorando con assiduità e convinzione.
Balbo ha saputo dare l’esempio di un impegno dignitoso e severo ed ha
fornito insieme una lezione della più alta fedeltà”.
Massimo Cavalli, “La Voce Intemelia” del 23 gennaio 1978
A
partire dagli anni Settanta Enzo Maiolino approda ad un astrattismo di
matrice neoconcreta, attraverso un’inedita combinazione di forme
geometriche basate sui giochi del Tangram, dei Pentamini e degli
Esamini. Numerose le personali a lui dedicate, dalle prime mostre liguri
alle grandi esposizioni tedesche di Ingolstadt, Bottrop, Bonn, Colonia,
Münster. Nel 2007, in occasione del suo ottantesimo compleanno, il
Museo Civico di Sanremo gli dedica la Mostra “Geometrie in gioco. Enzo
Maiolino. Opere 2000-2007”, a cura di Leo Lecci e Paola Valenti. Oltre
ad una ricca selezione di opere grafiche e pittoriche, una sezione della
mostra espone i documenti raccolti da Enzo Maiolino nella sua lunga
attività di artista e studioso: libri, fotografie, manifesti, depliant,
pubblicazioni, articoli di giornali che testimoniano e raccontano tutte
le vicende legate alla vita culturale dell’ultimo cinquantennio. Una
parte consistente dell’Archivio Maiolino è attualmente conservata presso
l’AdAC (Archivio di Arte Contemporanea dell’Università degli Studi di
Genova) al quale l’artista ha deciso di destinare la sua intera raccolta
documentaria.
Comune di Sanremo (IM), ottobre 2014
Enzo
Maiolino, calabrese di nascita (1926) e ligure d’adozione (dal 1937),
pubblicò le sue prime acqueforti negli anni Settanta e iniziò a
orientare la propria opera verso una pittura aniconica di matrice
neoconcreta con splendide scansioni cromatiche, praticando intanto
l’arte incisoria per sperimentare ancor meglio l’astrazione delle forme.
Nel 1993 il critico e storico d’arte tedesco Walter Vitt conobbe l’opera di Maiolino e cominciò a promuoverla tramite una mostra monografica e itinerante per la Germania (1996-1997) e poi curò un prezioso catalogo (1).
Con l’aprirsi del nuovo millennio anche l’Italia s’è accorta dell’artista, nel 2001 alcune sue creazioni sono entrate nella collezione permanente del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce e, nello stesso anno e sempre a Genova, la Fondazione Novaro gli ha conferito il premio per la cultura con la rondine in ceramica (oltre ad avergli dedicato per intero il quaderno numero 35 de «La Riviera Ligure»).
Maiolino, per limitarsi a qualche esempio emblematico, ha pubblicato testimonianze inedite e rare su Amedeo Modigliani (2), ma anche una raccolta di racconti di Giacomo Natta (3), ha impreziosito con i suoi disegni diverse sillogi poetiche (soprattutto per Vanni Scheiwiller) e ha rilasciato una lunga intervista su se stesso, eloquente sin dal titolo Non sono un pittore che urla (4).
Il sapere del poliedrico pittore si poggiava saldamente su una memoria fatta di mille cassetti dove tutto era stato messo gelosamente al sicuro e ordinato con paziente perizia, mentre la sua curiosità e la sua generosità rendevano d’impiccio chiavi e combinazioni: era sempre pronto ad archiviare un nuovo documento, ad aggiornare una vecchia bibliografia, ad attentare all’intrico di una questione complicatissima, e con forza uguale e teneramente contraria ti concedeva di guardare da vicino, ti coinvolgeva nella gioia di una scoperta, ti chiedeva di ripartire daccapo e insieme per una ricerca fin lì infruttuosa (quella relativa a Natta e Zambrano ci ha appassionato particolarmente).
Nel 1993 il critico e storico d’arte tedesco Walter Vitt conobbe l’opera di Maiolino e cominciò a promuoverla tramite una mostra monografica e itinerante per la Germania (1996-1997) e poi curò un prezioso catalogo (1).
Con l’aprirsi del nuovo millennio anche l’Italia s’è accorta dell’artista, nel 2001 alcune sue creazioni sono entrate nella collezione permanente del Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce e, nello stesso anno e sempre a Genova, la Fondazione Novaro gli ha conferito il premio per la cultura con la rondine in ceramica (oltre ad avergli dedicato per intero il quaderno numero 35 de «La Riviera Ligure»).
Maiolino, per limitarsi a qualche esempio emblematico, ha pubblicato testimonianze inedite e rare su Amedeo Modigliani (2), ma anche una raccolta di racconti di Giacomo Natta (3), ha impreziosito con i suoi disegni diverse sillogi poetiche (soprattutto per Vanni Scheiwiller) e ha rilasciato una lunga intervista su se stesso, eloquente sin dal titolo Non sono un pittore che urla (4).
Il sapere del poliedrico pittore si poggiava saldamente su una memoria fatta di mille cassetti dove tutto era stato messo gelosamente al sicuro e ordinato con paziente perizia, mentre la sua curiosità e la sua generosità rendevano d’impiccio chiavi e combinazioni: era sempre pronto ad archiviare un nuovo documento, ad aggiornare una vecchia bibliografia, ad attentare all’intrico di una questione complicatissima, e con forza uguale e teneramente contraria ti concedeva di guardare da vicino, ti coinvolgeva nella gioia di una scoperta, ti chiedeva di ripartire daccapo e insieme per una ricerca fin lì infruttuosa (quella relativa a Natta e Zambrano ci ha appassionato particolarmente).
Alessandro Ferraro, La memoria di Enzo Maiolino, «La Riviera Ligure», quadrimestrale della Fondazione Mario Novaro, XXVIII, 83, maggio/settembre 2017
1 Walter Vitt, Enzo Maiolino 1950-2000. Das druckgrafische Werk. Opera incisa e serigrafica, Nördlingen, Steinmeier Verlag, 2000. Segnalo anche il catalogo a colori Geometrie in gioco. Enzo Maiolino. Opere 2000-2007 (Genova, De Ferrari, 2007), curato da Leo Lecci e Paola Valenti che tante attenzioni hanno dedicato all’artista “ligure”.
2 Modigliani vivo. Testimonianze inedite e rare,
a cura di Enzo Maiolino, con una presentazione di Vanni Scheiwiller,
Torino, Fogola, 1981. Dopo 35 anni l’importante volume è pronto ed è
tornato in circolazione grazie a una nuova edizione: Modigliani, dal vero: testimonianze inedite e rare raccolte e annotate da Enzo Maiolino, a cura di Leo Lecci, De Ferrari, Genova, 2016.
3 Giacomo Natta, Questo finirà banchiere. Racconti. Un ricordo di Giacomo Natta, a cura di Enzo Maiolino, Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1984.
4 Enzo Maiolino, Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti, con uno scritto introduttivo di Leo Lecci, Ventimiglia, Philobiblon, 2014.
3 Giacomo Natta, Questo finirà banchiere. Racconti. Un ricordo di Giacomo Natta, a cura di Enzo Maiolino, Milano, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1984.
4 Enzo Maiolino, Non sono un pittore che urla. Conversazioni con Marco Innocenti, con uno scritto introduttivo di Leo Lecci, Ventimiglia, Philobiblon, 2014.