Felix, di concerto con Hans Senner, organizzò una trappola
che avrebbe permesso la cattura dei nuovi arrivati. Felix lasciò tre
uomini - Wihlelm Schönherr alias William, Schmidt e l’italiano Nino
Bertola - nella casa di Marina San Giuseppe a Ventimiglia e, con
il corpo di Punzi, ritornò verso Sanremo. Era necessario non far
sapere al nemico che Punzi era morto e che i documenti contenuti nel suo
zaino erano ormai in mano tedesca. Il corpo di Punzi fu abbandonato sul
bordo della strada, poco prima dell’entrata in Sanremo. Una telefonata
anonima informò il comando di polizia che un uomo giaceva privo di vita
lungo la strada che collegava Ospedaletti con Sanremo. Punzi venne,
pertanto, seppellito dalle autorità municipali di Sanremo come ignoto.
Felix, appena giunto a Villa Aloha, sebbene l’alba non fosse ancora
spuntata, telefonò a Milano dove il suo capo, Georg Sessler, si era
recato e si trovava negli uffici di via Ariosto dell’intelligence della
Kriegsmarine (Marinenachrichtendienst MND III) di cui faceva parte. Un
suo dipartimento, il B-Dienst, era specializzato nell'intercettazione,
nella registrazione, nella decodifica e nell'analisi delle comunicazioni
nemiche. A Sanremo, nella Pensione delle Palme, si trovava il centro di
ascolto di questa struttura, dove più di una ventina di operatori erano
costantemente intenti a registrare le comunicazioni alleate. Il comando
della struttura, che dipendeva direttamente dal comando di Merano, era
affidato al capitanleutnant Georg Sessler, ventisettenne con alle spalle
anni di esperienze maturate nei servizi segreti tedeschi, già coinvolto nell'interrogatorio di alcuni dei quindici soldati americani della missione Ginny prima catturati, poi massacrati dai nazisti vicino a Bocca di Magra.
martedì 4 febbraio 2025
Il corpo del capitano Punzi fu abbandonato sul bordo della strada
sabato 25 maggio 2024
Quando si passava la sabbia nel fiume
Un figlio che fu a sua volta un baldo giovanotto, che ammaliava il vicinato quando tornava in licenza dal servizio miltare con la sua bella divisa da marinaio. Una volta congedato, aveva cercato un lavoro, e non avendo trovato di meglio, si era messo come tanti a “passare” nel fiume Roia la sabbia. Con reti metalliche, in genere, di vecchi letti ormai in disuso, messe un po’ dritte, in posizione trasversale, con il sostegno di un qualche bastone, di modo che da una parte cadessero i sassi ed altre scorie, e, dall’altra, quella giusta, fine rena molto utile per un’edilizia già in crescita. E quanta fatica in quegli anni per quegli spalatori, che di sicuro erano costretti a lavorare in modo illegale!
In città, a monte e a valle dei due ponti (e della passerella) sul fiume, erano ancora le lavandaie, per conto terzi o per conto proprio, che utilizzavano quelle acque correnti: figure in genere pittoresche. A volte, in dimensione casalinga, si procedeva anche all’immersione della lana dei materassi…
Un giorno, però, l’ex marinaio di leva si procurò, agendo, come tutti quei “manovali”, a piedi nudi, un profondo taglio ad un piede con un vetro rotto purtroppo sfuggito alla sua attenzione: gli toccò, allora, giacere abbastanza a lungo fermo con vistosa fasciatura nel lettino all’ingresso della modesta abitazione che condivideva con l’affannata ava.
Il nostro aveva, poi, come zio, fratello del defunto padre, chi si era trovato una bella scusa per scansare il premilitare fascista d’anteguerra: giovane pescatore, uno di quelli che aiutava gli ebrei stranieri, dannati dal regime con le leggi razziali, a fuggire in barca dall’Italia verso la Francia nella tormentata stagione 1938-’39 [in proposito, di Paolo Veziano, Ombre al confine. L’espatrio clandestino degli Ebrei dalla Riviera dei Fiori alla Costa Azzurra 1938-1940, ed. Fusta, 2014], in futuro valente floricoltore, che si presentava al premilitare fascista a piedi nudi, sostenendo che in casa non si avevano soldi per comprargli le scarpe: al che il capomanipolo o centurione, il brutto ceffo in camicia nera, insomma, che dirigeva la situazione, lo mandava via, con tacita soddisfazione del nostro personaggio, che di tutta evidenza aveva ottenuto, almeno una volta, il suo scopo.
Adriano Maini
venerdì 2 dicembre 2022
La missione che portò migliori risultati per la causa partigiana fu quella del 10 ottobre 1944
Questa prima missione aveva il preciso scopo di richiedere un lancio per il GPA <381. Il giorno seguente partì un'altra missione guidata questa volta da Andrea Vatteroni, “Nino” <382 composta dal tenente Tognini Carlo e dal tenente Navarini. L'itinerario scelto per l'attraversamento del fronte era quello dalle montagne, partendo da Antona e dirigendo verso Montignoso e da qui a Ruosina. Partiti il 15 dopo varie peripezie, i partigiani decisero di cambiare rotta e puntarono anche loro sull'attraversamento via mare. Scopo della missione era quello di fornire notizie dettagliate delle postazioni tedesche nella zona della Linea Gotica. Fu a tale scopo disegnata una carta topografica. Subito intercettati dai tedeschi sulle montagne sopra al paese di Altagnana, dopo uno scontro a fuoco furono costretti a nascondersi sui monti nei pressi di Ripa perdendo contatto dal Navarini. Ormai impossibilitati a proseguire in quella direzione, scesero verso il mare e trovata una barca proseguirono. Durante la traversata l'imbarcazione imbarcò acqua ed affondò; a nuoto i due partigiani riuscirono a prendere terra fra il Cinquale e Forte dei Marmi, nella spiaggia di Vittoria Apuana. Arrivati a Viareggio il 21 settembre, vennero arrestati dai soldati americani ma riuscirono a fornire i disegni delle postazioni naziste <383.
La missione che portò migliori risultati per la causa partigiana fu quella del 10 ottobre, guidata da Gino Briglia, “Sergio” comandante della 5^ compagnia “Falco” del GPA. Partito da Antona con una decina di uomini <384 portava con sé un memoriale sulla situazione disperata di Massa, da consegnare al comando alleato:
“1- Sulle Alpi Apuane e precisamente nel centro della zona si trova e agisce il Gruppo Patrioti Apuani forte di circa mille uomini, costituito sotto l'attuale denominazione e con l'attuale sistemazione organica già da parecchi mesi. L'armamento è scadente specie per quanto riguarda le armi di reparto e il munizionamento scarsissimo.
2 - La popolazione della zona dichiarata militare che, secondo gli ordini tedeschi avrebbe dovuto sfollare a Pontremoli o nella Valle Padana si è invece riversata dopo il 15 settembre, donne e bambini in maggioranza, sulla montagna nei pressi dei nostri reparti con una scorta di viveri per circa una settimana, con indumenti leggeri da estate, senza possibilità di alloggio nei paesi per timore delle rappresaglie tedesche e quindi con sistemazioni provvisorie nei boschi, sotto grotte, capanne o addirittura all'aperto.
3 - La zona è, come risaputo, agrariamente fra le più povere d'Italia […] le poche risorse alimentari che esistevano al 15 settembre sono completamente esaurite […].
4 - Sono esauriti i medicinali che la formazione aveva con sé.
I numerosi cannoneggiamenti tedeschi di paesi e località ove era ricoverata la popolazione civile hanno causato vittime e feriti […]. Premesso quanto sopra posso asserire che la situazione della formazione è critica e quella della popolazione disastrosa. […] Militarmente la nostra attività è limitata dalla mancanza di armi pesanti di reparto e dallo scarso munizionamento anche delle armi individuali. Nella zona è piuttosto limitato.” <385
La missione fu frutto di una decisione presa in piena autonomia dal comandante Pietro [Pietro del Giudice] che ne informò il CPLN e la Brigata Garibaldi “U. Muccini” solo il giorno 12:
“Trovandoci tanto disorientati per lo strano arresto delle truppe alleate a pochi chilometri da noi, ho deciso di mandare ai rappresentanti del comando alleato una missione, comandata dal Tenente Sergio, con un memoriale in cui sono descritti brevemente le preoccupanti condizioni della zona per chiedere direttive ed aiuti. La missione si trova attualmente a Viareggio e dovrebbe ritornare salvo inconvenienti, domenica.” <386
Sergio, una volta giunto al di là delle linee, fu ascoltato dagli ufficiali americani ma non riuscì nell'intento di convincerli ad avanzare, né in quello di ottenere dei lanci per il GPA. Impossibilitato a rientrare, riuscì ad ottenere la fiducia dei comandi Alleati, soprattutto grazie all'incontro con il tenente dell'O.S.S. <387, Formichelli, che capì l'importanza di avere dei partigiani affidabili ed esperti conoscitori della zona, da impiegare sia come guide che come avanguardie dell'avanzata. Si avviò così il processo che portò alla nascita del Gruppo F 3388, composto dalle tre compagnie “Fulgor”, costituita a Forte dei Marmi il 14 novembre, “Falco”, nata il 27 dicembre a Seravezza, e la “Ferox” 16 gennaio a Stazzema. Le tre compagnie erano in gran parte formate da partigiani massesi affluiti in territorio liberato dopo il rastrellamento e i combattimenti del 2 dicembre. La “Fulgor” andò a sostituire il ruolo svolto da alcuni reparti partigiani versiliesi, in particolar modo la formazione Canova, poi ribattezzata “Tigre”, e la Bandelloni.
Il 3 novembre venne inviato oltre le linee il comandante della 2^ compagnia del GPA, il tenente Orlandi. Il tentativo di Pietro mirava a concordare con gli Alleati il passaggio delle linee di centinaia di partigiani del Gruppo, che avrebbero dovuto essere armati dagli americani nelle zone ormai liberate e poi reinviati in zona di guerra per guidare un'offensiva sulle Apuane. Del Giudice informò della missione, a cosa già avvenuta, il maggiore Oldham con una comunicazione datata 4 novembre:
“Caro Maggiore, avevo deciso di venire al Comando Divisione per mettervi al corrente di quanto ho potuto fare in obbedienza alle direttive fissatemi nell'ultimo nostro incontro se non chè una pattuglia americana proveniente dal fronte guidata dal comandante la formazione Tigre che combatte al fianco degli alleati, mi ha aperto una nuova possibilità di cui credo conveniente e doveroso tenerne conto. Si tratterebbe di passare il fronte in forze con almeno 300 uomini bene inquadrati per convincere i comandi di Viareggio a sferrare una piccola offensiva che dovrebbe portare a liberare ad una modifica del fronte sufficiente a liberare le popolazioni di Montignoso e Massa in condizioni veramente disperate. Di questa azione il nostro Gruppo, armato convenientemente (inutile aspettare quei lanci che non verranno: occorre andare di là ad armarsi, se almeno questo ci può venire concesso), è disposto a sopportare tutti gli oneri. Il passaggio del fronte non ci preoccupa, purché gli americani di Viareggio ci armino convenientemente siamo disposti a tutto.” <389
Questa strategia, pensata da Pietro, come visto, si realizzerà solo in parte con la nascita, qualche giorno dopo, della formazione “Fulgor” e poi, dopo il rastrellamento del 2 dicembre, con la costituzione delle altre due compagnie del gruppo F 3. Emerge, ancora una volta, la capacità di iniziativa di Del Giudice, abile nel capire, sia dal punto di vista militare che politico, l'evolversi della situazione. Ma appare con altrettanta chiarezza la ricerca di autonomia della formazione, incapace, nei suoi vertici, di rimanere semplice pedina all'interno di un piano militare stabilito da altri.
[NOTE]
380 Alcuni testi riportano come data della missione Guidi il 13 settembre ma due dichiarazioni presenti in archivio e firmate da alcuni dei partecipanti alla missione parlano esplicitamente della partenza la sera del 14: “Io sottoscritto tenente Franco Guidi “Pippo” dichiaro che la sera del 14 settembre fui inviato dal GPA in missione oltre il fronte via mare. […] durante il traffico essendoci accorti che la barca procedeva lentamente verso le linee alleate ed essendo stati avvertiti dalle sentinelle tedesche che dettero l'allarme a tutta la costa, tanto dalla Punta Bianca di La Spezia, fu lanciato un bengala e subito presi a bersaglio da colpi di cannone.” AAM busta 5, fascicolo 27.
381 La notizia è ricavata dal manoscritto di Andrea Vatteroni, “Nino”, che incontrò il Guidi a Viareggio.
382 Vatteroni divenne in seguito il comandante della compagnia “Fulgor” del Gruppo F 3. compagnia costituita il 14 novembre 1944 a Forte dei Marmi con lo scopo di affiancare le truppe Alleate.
383 Le notizie sulla missione Vatteroni sono ricavate dal manoscritto, A. Vatteroni, Pagine dal diario di un partigiano, AAM busta 25, fascicolo 23.
384 Dalle pagine del manoscritto del Vatteroni sappiamo anche i nomi dei nove partigiani che accompagnarono “Sergio” e sono: Piero Masnadi, Sandro Bonini, Vincenzo Rossi, Pietro Bigarani, Mario Conti, Ovidio Buffoni, Francesco Badiali, Francesco Giusti, Bengasi Tongiani. Assieme a loro il partigiano pisano Luciano Ceccotti, ferito il 16 maggio nell'attacco della formazione di “Tito” al paese di Altagnana, e due ufficiali inglesi il colonnello Gordon De Bruyne e il capitano Browne.
385 AAM busta 33, fascicolo 1.
386 AAM busta 20, fascicolo 2.
387 Sigla dell'Office of Strategic Services, servizio segreto americano antesignano della CIA, costituito nel giugno 1942 con lo scopo di raccogliere ed analizzare informazioni e per svolgere operazioni speciali. Notizie dettagliate sull'organizzazione OSS nel settore apuano si trovano nel saggio G. Cipollini, La Linea Gotica - settore occidentale 1943-45, atti del convegno di studi, pubblicato nel sito web ANPI Versilia che riporta: “L'attività della F 3 rientrava nell'area di competenza del Fifth Army Detachement, di cui era responsabile il maggiore Vincent Abrignani, dal quale dipendeva il Forth Corp Detachment, comandato dal maggiore Stephen Rossetti. Dei quattro reparti che lo costituivano, il primo indicato con la lettera A doveva occuparsi dei rapporti con i partigiani ed aveva il comando a Viareggio. Dall'inizio di novembre al 13 marzo 1945 fu guidato dal capitano James Manzani, quindi dal maggiore Frank T. Blanas. I primi contatti con i partigiani versiliesi dopo la liberazioni erano stati tenuti dal tenente Michael Formichelli.” pp. 7-8. Altre e maggiori notizie in Eserciti Popolazione e Resistenza sulle Alpi Apuane, cit. che contiene il saggio di G. Petracchi e R. Vannucci, Rapporti delle formazioni apuane con gli Alleati. Petracchi spiega come l'O.S.S. fosse composto da due strutture nel proprio lavoro sul fronte italiano: la Secret Intelligence Branch guidata da Vincent Scamporino e da Max Corvo e il Fifth Arm Detachment creato nel luglio 1943 con scopi tattici per sostenere l'avanzata della V^ armata.
388 Comandante del Gruppo F 3 fu Loris Palma, “Villa”, vice comandante Gino Briglia, “Sergio”.
389 AAM busta 24, fascicolo 1
Marco Rossi, Il Gruppo Patrioti Apuani attraverso le carte dell'archivio A.N.P.I. di Massa. Giugno - Dicembre 1944, Tesi di laurea, Università di Pisa, 2016
martedì 1 dicembre 2020
Due lettere da Zanzibar a Camporosso (IM) nell'estate del 1888
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Archivio: Silvana Maccario di Camporosso (IM) |
ZANZIBAR, 26 luglio 1888
Amatissimi Genitori,
Eccoci Carissimi Genitori ora che siamo noi giunti al luogo destinato;
noi giungemmo il 21 Luglio alle 2 pomeridiane tutti sani e salvi;
non posso dire di aver fatto un cattivo viaggio, ma nemmeno buono; ma
basta; finché ci campiamo la vitta va sempre bene; ora per tanto
Voglio narrarvi qualche cosa che ho vedutto durante il mio viaggio.
Già voi sapete Caris. Genit. Che partimmo da Spezia il 10 giugno
E giungemmo a Porto Saïd, Egitto il 16 dello stesso mese.
Questa città e piantata sulla sabbia e vi è tutta pianura; la gente
nativa di questa, sono nere; perché il calore comincia ad alterarsi.
In questa città vi e qualche Italiano, e parechi francesi, in questa città
Per quanto abbia veduto non ha nessun prodotto perché vi e tutta
sabbia. Poi partimmo da Porto Saïd il 19 , ed entrammo subito nel
canale di Suez, e vi abbiamo impiegato 22 ore, perché bisogna andare
adaggio,
oltre di questo bisogna fermarsi alle stazioni
per lasciar passare altri bastimenti che anch’essi sono in canale,
perche fuori delle stazioni, più di un bastimento non può
passare atteso che il canale è stretto, e ogni distanza vi sono
le machine che lavoravano ad ingrandirlo.
Poi finito il canale giungemmo subito a Suez, e colá non
si siamo nemmeno affermati, perché il console ne ha fatto
preparare la carne, e quando passammo vi era già il battello pronto
che l’ abbiamo imbarcato senza fermarci. Di li abbiamo avutto
ancora 5 giorni di traversata, che giungemmo poi a Aden il 26 di giugno
e lá cosa posso dirvi che vi faceva un caldo che non si poteva resistere.
Di questa città non posso dirvi niente perché resta dietro a una montagna
alla riva del mare vi e un mucchio di case come Camporosso;
la gente son neri e portano uno straccio davanti, il rimanente
son nudi; qui a Aden facciamo carbone e partimmo il
1 luglio imbarcando il Signor ( ?) Console Generale di
Aden. Di la partiti che noi siamo, colpi di mare a più non
posso ; e dopo 2 giorni siamo andati appoggiare in un isola
chiamata…….( Raz Filuch ? ) per riparare la macchina, e ci restammo 24
ore. Dopo siamo partiti e al vedere galleggiare la povera Archimede; in
fini partiti che noi siamo da
Raz Filuch alla sera, all’ indomani a mezzogiorno abbiamo dovuto dare
fondo in un’altra isola chiamata Tamrida, non potendo andare
avanti dai colpi di mare che si prendeva da prora per temanza che
non sfasciassero il bastimento. Dunque dopo altre 24 ore siamo partiti
e di lí ; vi lascio che dire in coperta non si poteva abitare, dai colpi di mare
che s’imbarcava, giù sotto si è privi dell’aria si patisce; infine che alla
meglio giungemmo all’isola di ….?secce? Il giorno 12 luglio.
Giunti li che noi siamo, facciamo carbone e qualche provista e ci rinfrancammo
4 giorni; e a dirvi la verità questa città e piccolissima ma è bella, e la
sua bellezza dipende dalla grande e bella veggetazione che essa contiene,
le colline son tutte adornate d’alberi di frutta buona a mangiare,
e varie quantità di fiori, poi colà il calore comincia già a diminuire
perché in queste parti ora siamo di marzo, dunque partiti di lì
Il 16, e giungemmo a Zanzibar il 21.
Di questa città non posso dirvi altro che d’intorno ha essa pure una
bella veggettazione ma poi d’entro e brutta, per le contrade vi è un odore
che vi leva il respiro, la gente son Neri quello si sa e vanno
vestiti ancora a uso Cristiano, non come a Aden che metteva schifo a
guardarli e qui vi e rischio a prendere le febbri. Il Comandante il
giorno 22 ha letto l’ordine del giorno e disse di prendere ogni mattina
il chinino, di guardarsi di non mangiare frutta guasta o acerba, e di
andare a terra prima o dopo il tramonto del sole, di non bere acqua
della città e di guardarsi dal mangiare a terra, perché sono vivande
che possono attribuire le malattie non essendoci noi
abituati.
Ora in qualità agli affari del Console per alzar la bandiera
di questo non si è ancora deciso niente, e nemmeno si sa qiuando si
décidera, e quando sarà il nostro ritorno.
La salutte al presente é ottima sia di me, che del mio padrone
A. B. come spero che ringraziando Iddio sarà lo stesso di voi
tutti; mi saluterette i fratelli del mio padrone specialmente il
S. Domenico, B. e tutta la sua famiglia, e i miei parenti ed
amici e i miei compagni, mio cognato sorella e un baccio alle
nipoti e un baccio a a tutta la famiglia passo a dichiararmi
il vostro
Amatissimo figlio Gio:Batta
È già la terza lettera che vi scrivo da che son partito da
Spezia e non ho ancora ricevutto nessuna risposta.
Dattemi nuova di tutto ciò che avviene in Camporosso.
La mia direzione eccola qui
Al Ministero della Reggia Marina
A Roma
Per il Signor Raimondo Gio:Batta
Imbarcato sull’Archimede
Adio Adio
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Archivio: Silvana Maccario di Camporosso (IM) |
ZANZIBAR, 28 agosto 1888
Amatissimi Genitori
Già stavo pensando che cosa ne sarà della mia famiglia;
ma finalmente ricevetti notizzie che mi sollevarono il cuore.
Non sapete miei cari genitori la gioia e contentezza ch’io nutro, quando
ricevo notizzie da voi, e del paese sebenché siano pocche ; pare che
si ripresentino d’avanti quell’anime ch’io lasciai alla casa
paterna; e anche lontano lontano io sia da voi; il mio cuore e il
pensiero è sempre da viccino, mi duole assai non poterci essere fra noi
un più continuo scambio di notizzie motivo di cui è la lontananza che ci divide
e perciò v’invio una presente credo che possa in certo modo darvi una
prossima idea del paese di Zanzibar e suoi contorni.
Zanzibar stato ancora indipendente è governato da un
Pasciá comunemente chiamato Sultano; è compreso nella
Zona Torrida ed in numero di latitudine Sud entrando in
porto di notte e specialmente esse quando sono direste
in un piccolo Parigi tanto che echeggia la luce in vari punti
del paese, e sopratutto nel palazzo del Sultano; ma questa
beltà vi rende ben tosto illusi allo spuntar dell’ Aurora
in cui l’occhio in lungo d’aspetarvi quello che figuravi, gli si
présenta din’anzi le tracce di un paese selvaggio ove la civiltà sta
ancora sepolta.
A pochi passi dal mare sorge nel mezzo di una piccola
Piazza il palazzo Reale a 3 piani sporgenti .........
e terrazze e sorrette da colonne sovraposte l’una
dall’altra. Dinanzi al medesimo si eleva un ‘altra torre
la quale compie gli uffici di orologgi publici e di semaforo.
Semaforo s’intende un punto in cui rende avviso anticipato
di provenienze di bastimenti.
A destra e a sinistra è circondato da case che man
mano che si allontanano dal palazzo del Sultano, si fanno
sempre più rozze, finché terminano di ampie Capanne
ricoperte di foglie di palme. Le strade strettissime
e piene d’ogni mondizia e salano un puzzo talmente
nauseante da subito rendervi nausea la discesa a terra.
Nessun negozio è alquanto Cristiano se nonché due o tre
piccole betole apartenenti ai Turchi sono i mezzi di passatem-
po di alcune ore. Alla sinistra del palazzo del Sultano
sono messe in comunicazione per mezzo di anditi altre case
più piccole di proprietà del medesimo in cui trovarsi rinchiuse
una gran quantità di giovanette a disposizione del Sultano
e queste case sono chiamate Serraglio. Nessun può avere
comunicazione colle donne del Serraglio, ad eccezione della
servitù ivi destinata; ritenuto che esso è considerato come
un tempio di schiave, o un vero monastero di Monache.
Davanti a queste case per un lungo spazzio di terreno
è costruito un giardino fiancheggiato dalla parte del mare
da un vapore materiale, e dalle cui parti laterali sorgono moltissime
fontane. Molte gabbie di ferro contenute da varie razze
D’animaliers ferroci fanno seguito al giardino, ed in vicinanza al
mare. Queste sono le uniche bellezze di Zanzibar, il resto
vastissime pianure e verdeggianti abitate d’infinità di
bestie ferroci. Di ogni speccie di frutta è abbondantissima fra
i quali è da notarsi, gli Ananas, Dateri, Banane,
Cacchi, Aranci ecc ed altri infiniti squisiti son il loro
sapore. Zanzibar è atraversato in lontananza da un fiume
il nome non lo so; pieno di Cocodrilli e frequentato da Leoni, Tigri,
Pantere Leopardi, Scimie ecc
Il Venerdì giorno riconoscente dai Turchi, più che la
Domenica dagli Europei, e si rapresenta d’inanzi una giornata
di Carnavale. Al colpo di un cannone alle ore 4
Antemeridiane, è il segnale dell’alzata della loro Bandiera;
a quell’ora in poi gran parte di gente nere, incomincia a
percorere i vicoli seguiti da rintocchi di tamburi e da pifferi,
finché cerca di riunirsi sulla piazza de Sultano.
Poi l’esercito del Sultano schierato sul d’avanti del palazzo
composti di circa un migliaio, senza l’aggiunta del popolo che
attende con impazienza l’arrivo del loro Sovrano.
É inutile descrivere le loro armi da fuoco, perché da voi
medesimi potrete bene immaginarvi, notando però essere la
grande abilità e divertimenti il maneggio di bastoni e delle
frecce. Allo spuntar del Sultano è subito
intonato da alcuni indigeni composti in una specie di
fanfara, Le marce che dai medesimi vengono suonate
sono molto lontane dalle nostre, ma che quantunque
diaboliche, si sente un’agradevole piacere nelle varie specie
di strumenti che noi altri non conosciamo.
Quindi il Sultano seguito da alcuni Individui suoi Sudditi,
Prende a passare in visita la trupa ; compiuta in pochi
minuti la visita tra le acclamazioni e gli aplausi
Rientrando in casa, pago della sua funzione per la
sua riconoscenza della festa si fa entrare nel
Serraglio. Scopo della visita al così detto monastero, è di
togliervi dal medesimo una fra le quali più simpatiche;
la quale viene condotta dalle madamigelle nelle sale
del palazzo e resta a disposizione di lui finché
giunga il venerdì seguente: viene ricondotta
la scambiata come una simile e così di seguito.
Le donne esistenti nel Serraglio ammontano
per quando ho potuto sapere ad una Cinquantina.
Durante il giorno continuano le feste con accompagnamenti
di musica e pifferi nella piazza del Sultano e vanno consecutivamente
perdendosi all’inoltrarsi della notte. Il clima
considerato la posizione Geografica e la stagione in cui
siamo, è da notarsi una gran parte depresione di
temperatura nel percorso della notte, però il Caldo
s’avvicina sensibilmente.
Continuando a descrivervi non voglio trala-
sciare di dirvi due parole intorno agli usi e
Costumi degli abitanti. I ricchi distinguon-
si dai poveri , perché questi ricoprono solo in parte
le loro Carni nere con lunghe Camice
e di tutti i colori. Mentre i ricchi alla grande
diferenza della finezza degli Abiti, aggiungono ;
non solo avere completamente la persona ricoperta,
ma anche calzano una qualità di stivallini
chiamati sandalie.
Nessuna bellezza distinguesi sia negli uomini che
nelle donne essi son tutti di colore nero, ed hanno i capeli
nerissimi e ricciuti. Non tutte ma in gran parte le donne
hanno il naso atraversato da un perno di metallo lucente
terminante ad una estremità di anello e dall’altro in una
piccola palla. Quantunque mi sia affaticato a
domandarne spiegazzione non rimasi contento; ma
però non ho ancora finito la mia descrizione, per ora
mi arresto e vi spiegherò meglio il rimanente al ritorno
Se iddio ........
Ricevetti il giorno 8 di agosto notizie di voi inviatemi
il 27 giugno , ma già io aveva una mia lettera in
cammino dandovi notizie del mio viaggio.
Non credette miei cari genitori che la lontananza che
passa tra le mie notizie sia per mia trascuratezza,
ma è soltanto perché la posta non parte che una volta
al mese, perché tutti i postali che partono da Zanzibar
spedisco le mie notizie benché si paghino 75 cent.mi
ogni lettera.
Ora per quanto posso dirvi che la salutte sia di me
del S. comandante non dico che sia perfettamente buona
ma c’è la passiamo ancora discretamente. Il nostro ritorno
non sappiamo quando sarà, può essere fin da domani ma
non si sa. Tanti salutti alla famiglia dell’amico Cavaré
a tutti i miei parenti ed Amici ed un bacio ed un
abbraccio a tutta la famiglia e passo a dichiararmi il
Vostro Amatissimo ed Obbed. mo Figlio GIO:BATTA
UN bacio al nonno
Archivio di Silvana Maccario di Camporosso (IM)
[ Nella riproduzione delle due lettere, di cui qui sopra vengono pubblicate le prime pagine, non sono state apportate, a parte errori di comprensione, modifiche ai testi. L’estensore fu Sebastiano Raimondo, vulgo Gio.Batta (di Agostino e Celestina Piombo), nato a Camporosso (IM) … e morto a Genova il 25 luglio 1959. I suoi fratelli furono: Rosa (nata nel 1855), Teresa (nata nel 1857), Paolina (nata nel 1858), Giovanna (nata nel 1862), Costanza (nata nel 1871), Carlo (1867-1940). Per la nave Archimede si veda a questo link. Il Console Generale d’Italia a Zanzibar alla data richiamata era Antonio Cecchi, di cui a questo collegamento é tracciato un breve profilo ]
sabato 6 aprile 2013
Qualche giorno fa' a Ventimiglia...
Ritornando in centro, passando per la passerella pedonale, incontro di nuovo Vito.
giovedì 28 marzo 2013
Marina San Giuseppe
Marina San Giuseppe a Ventimiglia (IM), Riviera dei Fiori.
In anni più vicini a noi in Marina San Giuseppe ebbero anche base o da lì talora partirono pescatori per missioni clandestine della Resistenza: al quadro cui si inserivano queste attività avevo dedicato un blog specifico, purtroppo sparito con la chiusura della piattaforma ospitante, ma ho in mente di riprendere al più presto la pubblicazione di queste informazioni a questo link.