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venerdì 8 luglio 2011

Soldano


Soldano é un piccolo comune tra Vallecrosia e Perinaldo, che fonti scritte del 1200 definiscono centro fortificato. E il nome potrebbe derivare dalla prigionia colà avvenuta di pirati saraceni (Saraceni, uomini del Sultano, alias Soldano).



Verso il 1500 diventa, per le definizioni dell'epoca, castrum. Nel 1686 fa parte della Magnifica Comunità degli Otto Luoghi, che ottiene autonomia da Ventimiglia.


La chiesa é barocca. Una più antica é stata da tempo assorbita da abitazioni.


 Esiste anche un antico oratorio.


Da tempo il paese si espande ad est dall'altra parte del torrente Verbone. Gli abitanti sono particolarmente fieri del loro vino Rossese (Soldano é in specifica zona DOC, definita di Dolceacqua, ma comprensiva di diversi territori): e in questo caso garbate polemiche sulla migliore qualità locale del prodotto sono sempre attuali.

lunedì 4 luglio 2011

Varase


Ieri sono stato a Varase, frazione di Ventimiglia.


Al di là degli aspetti privati di questa mia escursione, mi é poi venuto in mente che ammirare questo borgo antico può avere valore emblematico.


A me fa pensare alla bellezza di tanti paesi antichi. E non solo di quelli della mia zona.



Anche se mi sembra non esista optimum in materia, non credo che siano tutti tenuti in condizioni adeguate. E pochi sono conosciuti come meriterebbero.


Ma tutti, più o meno, possono aiutare a capire la Storia.


Varase si affaccia, dalla sponda opposta a quella dove passa la statale per il Col di Tenda, sul fiume Roia a pochi chilometri dalla foce, dove insistono il centro urbano e la Città Vecchia di Ventimiglia. Anche a Varase sono accadute tante vicende, da raccontare quanto prima.

giovedì 30 giugno 2011

Iconografia di frontiera

Quelle che seguono sono immagini tratte da Cultura-Barocca, di cui riporto nell'occasione un link molto settoriale, ma che mi riprometto, visti i suoi notevoli contenuti, di illustrare meglio in seguito con altri post.

   

Una carta del 1744 - epoca della guerra di successione austriaca - forse opera dell'Accinelli, di sicuro stesa quale supporto alle operazioni in corso durante il richiamato conflitto nella zona dell'attuale frontiera (all'epoca, invece, grossomodo confine tra la neutrale Repubblica di Genova, il cui territorio venne, comunque, invaso lo stesso, ed il Regno di Sardegna).
Ventimiglia in una stampa del 1837

Dolceacqua dal Teathrum Sabaudiae del 1682: a sinistra il magnifico Giardino Rinascimentale; in alto, a destra, il Castello dei Doria


giovedì 23 giugno 2011

Quel vecchio caro "intrepido"

Quando qualche mese fa buttai giù qualche riga qui sul blog per parlare di fumetti di tanti anni fa, ma soprattutto di certe annate del vecchio "intrepido", dovetti ammettere che ormai ne parlavo a memoria, perché era da troppo che non ne vedevo più una copia. Solo che ci fu subito una sorta di tam tam che mi fece identificare in persona che già conoscevo un collezionista, grazie al quale adesso sono in grado di pubblicare qualche immagine di quelle avventure di metà anni '50.
Quella volta mi ero soffermato in modo particolare su Roland Eagle, citando la vicenda "Bragadin". Ed ecco che mi ritrovo tra le mani uno spezzone proprio di quella storia.
 
Ma su quel settimanale c'erano pure altri personaggi. Per esempio, Buffalo Bill, che qui sopra s'avanza a cavallo.
 
 Poi, Liberty Kid.
 
E il Cavaliere Ideale, di cui non ricordavo più il nome.

Chiomadoro.
Una quarta di copertina del novembre 1955.
Il frontespizio di quel numero, qui sopra. 
La terza di copertina (questa dell'aprile 1956) vedeva parentesi di buonumore come questa con "Arturo e Zoe".

Insomma, lavori  a scanner - alcuni approssimativi, ma l'imperativo in casi come questo é conservare al meglio gli opuscoli - che ricordano "intrepido" tra il 1955 e i primi del 1958. Emerge come curiosità, che non rammentavo, quel titolo in minuscolo e senza articolo. E si conferma l'ingenuità di quei fumetti. Mi verrebbe da dire altro, ma forse, come era allora su quel giornaletto, si potrebbe pensare ad una ... prossima puntata!


domenica 19 giugno 2011

Nissa la Bella


Quando ho scoperto su Cultura-Barocca la riproduzione di questa antica - a mio avviso, stupenda - incisione riguardante Nizza, mi é tornata inopinatamente alla memoria la frase "Nissa la Bella" udita anni fa, che, se ricordo bene, ascrissi a occasionale sfoggio di conoscenza del locale dialetto reso da parte del mio interlocutore. Senonché, compiuta l'immancabile ricerca sul Web, me ne è più o meno derivato nell'ordine che si tratta del titolo e del ritornello di una sorta di inno dedicato al capoluogo della Costa Azzurra e che su diversi siti il termine ricorre spesso e volentieri, soprattutto in ordine a fattispecie di vintage locale: una vera e propria miniera di particolarità, insomma.

 

Ma è d'uopo che torni alle belle immagini che ho rinvenuto, anche per fornire un minimo di delucidazioni. Quella qui sopra corrisponde ad una pianta di Nizza derivante da incisione anonima (mm. 560 x 588) su disegno (1675) di Gaspare Baldoino in "Theatrum Sabaudiae", Amsterdam, 1682. La stessa fonte attiene alla precedente, con l'unica differenza tecnica che si tratta di un disegno del 1661.


Personalmente mi incuriosisce anche il fatto del torrente Paillon all'epoca navigabile, ma oggi tutto tombinato (tra l'altro, circostanza che agevolò "La grande rapina di Nizza" descritta anche da Ken Follett): un aspetto forse storicamente comune ad altri corsi d'acqua della vicina Riviera dei Fiori.

http://laroutesansfin.files.wordpress.com/2009/05/vieux-nice2.jpg

E quest'ultima fotografia forse rende l'idea dell'evoluzione urbanistica di Nizza. Città su cui c'é tanto da dire, invero!


giovedì 16 giugno 2011

C'era la guerra ...



Sessantanove anni fa i marinai - a maggio 1942 ormai in semplice esercitazione - della corazzata "Giulio Cesare", già ammiraglia della flotta italiana, la prima battaglia della Sirte l'avevano già combattuta. Settantuno anni fa nella zona di frontiera con la Francia i civili sfollati si apprestavano a rientrare nelle lore case.

Sono memorie tra loro collegate, a me emerse in queste settimane per via di anniversari, coincidenze e facendo osservare ad amici e conoscenti la seconda fotografia, ben più vecchia delle altre, di cui dirò qualcosa dopo circa i dettagli. F. ha riconosciuto nella persona in borghese in primo piano voltata verso l'obiettivo il dottor Diana che esercitò a lungo a Pigna (IM), in Alta Val Nervia. Discutendo con  i miei interlocutori sono emersi tanti ricordi di guerra, tristi, amari, atroci ricordi. F., ad esempio, fu tra quelli che aiutò quel medico al disseppellimento dalla fossa comune dei partigiani uccisi a Isolabona sul finire di quel conflitto.

Logicamente anche chi era bambino in quei tragici momenti può ancora rendere importanti testimonianze. Altro aspetto è che ne deriva che in tanti possono dire di avere conosciuto pescatori che aiutarono ebrei stranieri in fuga verso la Francia perché cacciati con le famigerate leggi razziali del 1938 dal regime fascista.


Dal Fronte dei Balcani - si veda il terzo scatto - in tanti, troppi tornarono minati profondamente dalla malaria. E non solo nella mente per tutti gli orrori commessi dalle orde nazifasciste.

Credo sia giusto rammentare in chiave umanitaria i drammatici accadimenti della storia, ancorché visti in ambito locale, purtroppo inesauribile fonte di fatti. Un capitolo a parte sarebbe da dedicare ai bombardamenti, aerei, navali e terrestri, che colpirono la popolazione civile, soprattutto le stragi del 1o dicembre 1942 in località Nervia e Gianchette di Ventimiglia (IM). In tanti sottolineano tuttora la Notte dei Bengala del 21 giugno 1944, quando si sperò nell'imminente arrivo o sbarco in zona degli Alleati.

P.S. La seconda immagine venne realizzata dal noto studio ventimigliese Mariani a Buggio, frazione della già citata Pigna, nell'ottobre 1934. Senonché F., nativo del posto, ed altri non ne hanno ancora ravvisata l'esatta ubicazione. Con il dispiegamento di quell'apparato militare risulta a posteriori, penso, ammonitrice delle lugubri follie del fascismo.


sabato 11 giugno 2011

Jacarande...


E pensare che la mia passione per le jacarande iniziò non molti anni fa, dopo avere visto casualmente quelle che oggi mi sembrano due piante, quelle della fotografia qui sopra, piazzate tra i due porti di Sanremo, con le radici quasi lambite dal mare, all'epoca molto, ma molto striminzite.

A pochi metri dalle prime, dall'altra parte della strada, ce n'è una maestosa, che sta quasi ad indicare la pista ciclo-pedonale che si snoda per metà provincia di Imperia sul vecchio tracciato della ferrovia. Ma per accorgermi della sua fioritura ho fatto passare ancora qualche anno, il che introduce il probabile assioma, che poi riprendo, per cui questi alberi d'importazione, se non rifulgono di quel colore, come spesso può loro capitare, vengono quasi inevitabilmente confusi con altri più noti, come quelli del pepe o del finto pepe, più noti dalle nostre parti. Aggiungo che tutte queste informazioni le ho apprese dal mio grande amico fotografo di cui ho spesso parlato.

Questa, che orna il Giardino Monet di Bordighera, mi diede lo spunto per fare i  miei primi passi da blogger. Come ennesima precisazione sul tema, aggiungo che quest'anno stavo per perdermene la fioritura - e così di tante altre - sia perché mi sembra anticipata rispetto all'anno scorso, sia perché, fatte debite eccezioni, tanti alberi non sono posizionati lungo i miei abituali tragitti.

Infatti, la mia attenzione nella settimana che si conclude è stata in primis richiamata da questa jacaranda che é all'angolo del Mercato Coperto di Bordighera.


Un giorno fotografai una jacaranda in un tratto della Via Aurelia sito tra Bordighera ed Ospedaletti (IM). Si era colà appena fermata una signora in motocicletta per fare con il telefonino la mia stessa operazione. Aveva visto casualmente quella pianta e non ne conosceva il nome, che chiese invece a me. La mia modesta conclusione sul punto è che, non fiorendo dalle nostre parti tutte ogni anno e non sempre nello stesso periodo, possano passare inosservate anche agli occhi degli appassionati di botanica, come mi è capitato di riscontrare ancora di recente.

Non potevo non documentarne una di Mentone, abbastanza prossima alla vecchia frontiera, che, tuttavia, al pari di quelle vicine, mi sembra da anni stenti ad esplodere di bellezza, mentre in quella città hanno addirittura intitolato una via alle jacarande, che là spiccano soprattutto in lontananza dall'alto delle colline.

Altura per altura, ne presento allora una, ritratta in una giornata di scarsa luminosità, di Latte, zona ovest di Ventimiglia.

Ed ecco quella di cui qui ho già parlato di recente, quella abbandonata che vedo più spesso, ma che stava per trarmi in inganno perché pensavo stesse fiorendo lentamente, per cui stavo ancora aspettando di andare a cercarne altre: invece, no, anche quest'anno ha fatto quello che ha potuto, mentre quello in basso, se non erro, è glicine. E nel vicino vivaio a farle ideale compagnia una ancor giovane, credo, pianta. Ma questa é solo una modesta selezione di jacarande di questo lembo di Riviera ...