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Bordighera (IM): uno scorcio di Piazza del Popolo
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Un gruppo di bambini, mentre giocava vicino alle sponde del torrente
Borghetto in prossimità della Via Romana di Bordighera, vide cadere un
aereo in collina. Si affrettarono a salire, spinti dalla pericolosa
curiosità, naturale in quella fase della vita umana, ma furono respinti
dai soldati tedeschi accorsi ben prima sul sito dell'impatto.
Riuscirono, tuttavia, a capire che il pilota era rimasto immolato con
l'apparecchio; forse, addirittura, riuscirono a scorgerlo da lontano. Un
recente articolo, apparso sulle pagine locali di un noto quotidiano
nazionale, rispolvera la vicenda, fornendo diverse informazioni tecniche
e storiche, reperite dal giornalista, ma non indica il punto preciso
della conclusione di quel disastro. D'altronde, le scarse notizie
reperibili sul Web sino a pochi giorni fa erano - e rimangono -
contraddittorie. Fuori discussione la data del tragico evento, 12
settembre 1944, il nome della vittima, Lewis K. Foster, il tipo di
aereo, Republic P-47D-23-RA Thunderbolt, la nazionalità di entrambi,
statunitense, la località di partenza, Poretta, Corsica, la squadriglia,
il gruppo e così via. Una fonte sostiene che il caccia in questione -
di questo tipo di apparecchi si trattava - "si schiantò mentre
mitragliava il bersaglio ad un miglio a nord est di Bordighera";
un'altra, quella più ricca di dettagli, mentre conferma la precedente
asserzione, aggiunge che l'aereo "era stato visto l'ultima volta ad un
miglio, un miglio e mezzo a nord ovest di Bordighera". In effetti,
nell'articolo citato ci sono ampi riferimenti al rapporto di un altro
pilota, di cui si fa pure una breve storia di quella e di altre
avventure di guerra, un pilota, il tenente John M. Lepry, che, mentre la
squadriglia era in picchiata, aveva sentito dietro di sé l'esplosione
del mezzo guidato da Foster, senza poterne capire le cause. Il
giornalista fa ruotare il suo pezzo intorno al fatto che si sia persa la
memoria di questo tragico evento.
Eppure,
qualcuno nella vicina Vallebona ancora ricorda che un compaesano parlò
diverse volte di essere accorso, mentre lavorava in un appezzamento di
terreno dalle parti della collina Mostaccini di Bordighera, sul luogo di
un disastro aereo, riuscendo anche a vedere il cadavere straziato del
pilota, di cui raccontava anche particolari raccapriccianti. Il
Notiziario, invece, della fascistissima Guardia Nazionale Repubblicana
(G.N.R.) aveva comunicato il 1° ottobre ai capoccia di Salò che il mezzo
incursore 'precipitava in località "Camporosso". Un pilota caduto e l'altro, ferito gravemente, è stato catturato'. C'è da dubitare che sul singolo aereo i piloti fossero stati due. Millantato credito?
Anche
Mario Armando, all'epoca del fatto quindicenne, visse più o meno
l'episodio come i bambini di cui sopra. Nel suo racconto, pubblicato
qualche anno fa in Paize Autu, Periodico dell’Associazione “U Risveiu
Burdigotu”, appare anche un preciso riferimento ai colpi di mitraglia -
forse quelli decisivi - sparati dalla torre di avvistamento (il
Semaforo) approntata dai tedeschi in Piazza del Popolo nel centro
storico (Paese Alto) di Bordighera. Armando quel giorno stava proprio lì
a giocare con degli amici a pallone, un pallone messo a disposizione da
una recluta austriaca di 17 anni, per combinazione addetto a quella
postazione e che in quel frangente non poteva certo unirsi come
d'abitudine ai compagni di calcio. Questi ultimi - dunque, partendo da
levante - cercarono di arrivare sul luogo dell'impatto del caccia, ma
vennero anche loro respinti dai soldati tedeschi.
In quel torno di tempo, più o meno, a distanza in direzione ovest di
circa due chilometri lungo la linea di costa, sulla piccola collina di
Collasgarba, divisa tra Ventimiglia e Camporosso, anche questa
affacciata su di un torrente, in questo caso il Nervia, un gruppo di bersaglieri della repubblica fascista di Salò, capeggiati dal sergente Bertelli,
stava maturando la convinzione di disertare, ma alcuni patrioti li
convinsero a rimanere al loro posto per aderire in modo clandestino alla
Resistenza: con la discesa al mare ad un presidio in Vallecrosia questa
loro scelta si rivelò molto utile per il buon esito di diverse missioni di contatto dei partigiani con gli alleati insediati nella vicina Francia.
Non si sentiva molto sicuro - racconta il figlio Massimo - Stefano Leo
Carabalona, mentre si trovava a bordo di un apparecchio a compiere una
ricognizione su Pigna e dintorni, forse foriera dei bombardamenti di
fine dicembre 1944 su questo centro della Val Nervia, che dovevano
colpire obiettivi militari strategici - secondo lo storico Giorgio Caudano
eliminare - uno scopo fallito - il generale Lieb, comandante della 34^
Divisione dell'esercito tedesco, quella di stanza nel ponente ligure -,
ma che uccisero, invece, cinque donne ed una bimba di 21 mesi e
causarono vari danni, pesanti per un piccolo paese. Non si sentiva
sicuro Carabalona, non perché temesse la contraerea tedesca,
probabilmente installata in seguito, ma per la fragilità del mezzo.
Eppure Carabalona era stato coraggioso - e decorato con due medaglie di
bronzo al valor militare - in guerra come ufficiale del Regio Esercito,
un eroe partigiano nella difesa di Rocchetta Nervina, un protagonista delle battaglie di Pigna - e verso l'epilogo di queste riusciva a dare precise indicazioni alla Missione FLAP - battaglie che portarono alla costituzione della Libera Repubblica
democratica dalla vita, purtroppo, breve, ed era appena sbarcato in
Francia come responsabile del collegamento della V^ Brigata partigiana
"Luigi Nuvoloni" con i comandi alleati di Nizza. Neppure immaginava che,
appena rientrato in Italia, sarebbe stato gravemente ferito a febbraio 1945 in un agguato a Vallecrosia e che sarebbe occorso quasi un mese perché i sappisti del Gruppo Sbarchi Vallecrosia riuscissero via mare a portarlo definitivamente in salvo per avere infine le cure del caso a Nizza.
Del resto, la lunga strada per la
Liberazione passò anche in provincia di Imperia, da un capo all'altro, per
bombardamenti aerei e navali - anche con artiglierie di terra in prossimità del
confine - , non sempre
mirati su obiettivi militari, sempre con effetti devastanti sulla popolazione civile.
Adriano Maini