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giovedì 28 agosto 2025

Quella salita di Apricale era un po' faticosa

 




Mentre si dava da fare per sistemare gli ultimi dettagli organizzativi di quel comizio nella piazza in località Due Strade di Bordighera in quella campagna elettorale del 1983, il giovane funzionario comunista veniva dapprima salutato dal padre di un vecchio compagno di scuola, ma la sorpresa maggiore per lui fu quella di essere riconosciuto a decenni di distanza da uno dei cestai che aveva operato nei non lontani Gallinai, una simpatica persona mai dimenticata, ma mai più rivista da quando era un bambino.
Se quel discorso al pubblico non avesse avuto delle caratteristiche particolari forse quegli incontri non sarebbero accaduti.
Era successo che da un'idea di un altro giovane consigliere comunista di Ventimiglia si era deciso di dotare il partito di una videocamera e di un televisore, messi a disposizione anche della zona, per realizzare interviste da fare poi vedere tramite l'apparecchio in occasione di presenze decentrate di propaganda o elettorali.
Alle Due Strade si stava facendo quella sera una di quelle esperienze, per le quali la fortuna volle che ci fosse sempre qualche esercizio pubblico o qualche privato disponibili per gli allacci alla corrente elettrica, di cui si poteva fare a meno solo per l'altoparlante, che funzionava collegando dei morsetti alla batteria di un'automobile.
A completare il bagaglio tecnico per quell'attività si era provveduto per proteggere e per i trasporti del caso del televisore - voluminoso, per via degli scopi, e, dunque, già di per sé pesante - alla dotazione di un cassone di legno, fatto su misura, una sorta di tombarello, chiuso (da un coperchio), senza ruote, ma con quattro stanghe decisamente più corte rispetto all'usuale.
A destinazione, se l'autovettura del trasloco rimaneva, come di solito, vicina, il trasbordo era semplice e quel bel lavoro di falegnameria poteva anche servire da supporto.
 

Apricale

Apricale

Apricale

Capitava, invece, che fare a piedi in Apricale la salita per la piazza del comizio, reggendo la citata specie di carretta, risultasse un po' faticoso anche per delle persone nel fiore dell'età: se lo ricorda molto bene Bruno di Nervia che in quel periodo fu molto attivo in quelle occasioni.
 

Rocchetta Nervina

Rocchetta Nervina

Di Rocchetta Nervina ci si può ricordare di due ragazze che si sottrassero velocemente al microfono della telecamera.
Rimasero a parlare persone anziane e ben disposte, come in quasi tutti i casi.
Retrospettivamente si capisce il grosso limite di quegli sforzi: ci volevano almeno due persone per fare domande in giro e, forse, di più, volendo agire in orari ed in giorni della settimana più acconci agli scopi.
In ogni caso si ottennero conversazioni registrate in cassette - che qualcuno conserva ancora e il cui contenuto potrebbe oggi essere riversato in digitale - significative, ancor più a distanza di tanti anni, ma tutta quella fatica non durò a lungo.
 

Ventimiglia: il cortile della vecchia sezione del Pci


Il televisore troneggiava nella vecchia sezione del Partito comunista di Via Sottoconvento a Ventimiglia, pratico per altri fini: lo era già stato, ad esempio, appena comprato, per consentire ad un gruppetto di compagni di esultare per la vittoria insperata dell'Italia sull'Argentina di Maradona ai mondiali di calcio in Spagna.
 
Adriano Maini

sabato 23 agosto 2025

Il battello francese ha urtato contro le rocce che si prolungano in mare da Capo Mortola

 




Viene proprio da affermare che per un lungo periodo, nel secondo dopoguerra, non avessero molta fortuna le imbarcazioni francesi che si fossero trovate a passare davanti al confine con la Liguria.
Si è qui già detto di almeno un affondamento davanti a Bordighera e di un arenamento di fine anni Ottanta contro un alta riva di Mortola di natanti transalpini.
Un articolo de "La Nuova Stampa" di giovedì 20 agosto 1953 ha tramandato a pagina 6 un singolare episodio con titolo "Un battello con 300 passeggeri s'incaglia davanti a Ventimiglia" e con catenaccio "Nessun danno alle persone. La nave liberata dopo lunghi sforzi".
Bisogna avviarsi subito nella lettura, però, per capire meglio quella pregressa situazione: "Mentre stava navigando lungo la costa diretto a Sanremo, il grosso battello a motore francese «Gallus I», che trisettimanalmente compie il percorso Nizza-Sanremo trasportando turisti, ha urtato contro le rocce che si prolungano in mare da Capo Mortola".
Balza subito agli occhi, in effetti, che la costa di Mortola non sia mai stata molto propizia agli accostamenti.
Il giornale, prima di addentrarsi nel resoconto dell'articolata sequela di soccorsi, fornisce almeno un'altra notizia di rilievo, quando rimarca che quel giorno a bordo c'erano oltre trecento persone, turisti che in tale veste e con tale mezzo solo con grandi sforzi di fantasia organizzativa e promozionale oggi si potrebbero assicurare alla Riviera dei Fiori.

Mentone vista da Ponte San Luigi

Nizza

Risultano anche un po' bizzarri altri dettagli riferiti in cronaca: il condizionale applicato alla probabile causa dell'incidente consistente in un avvicinamento a duecento metri dalla costa; i tentativi del comandante di procedere al disincaglio; l'arrivo da Mentone di panfili e di barche da pesca con cui, intanto, venivano trasbordati a terra i passeggeri, "mentre giungevano da Nizza, Monaco e Sanremo le vedette della dogana"; il timore di un colpo di vento che potesse far capovolgere il Gallus I; l'arrivo da Nizza, per concretare un organico disimpegno, dei battelli gemelli Gallus II e Gallus II; il fallimento di questa operazione, ma, infine, "solo stasera verso le 19 un grosso rimorchiatore partito da Savona, aiutato da un rimorchiatore minore sopraggiunto dalla Francia, è finalmente riuscito a disincagliare il Gallus I, che è stato ricondotto a Nizza [...] Una simile avventura era toccata in tempo di guerra a un bastimento tedesco, che non potè essere riportato in rotta e fu fatto saltare dalla marina da guerra germanica" (e quest'ultima parte sembra proprio presa da una tipica storia di Arturo Viale).





Quella di Capo Mortola è una zona marina con diversi aspetti di pregio e con qualche vincolo non ben precisato, se al profano sembra strano che tanti natanti, tutti di sicuro più fortunati e più attrezzati in senso moderno del Gallus I, abbiano per lungo tempo gettato le ancore o si siano ormeggiati a boe in quelle acque.

Ventimiglia (IM): Villa Hanbury

Pare, tuttavia, che l'area di tutela ai sensi della Legge Regionale 31/2000, che fa esplicito riferimento ai Giardini Hanbury, superba cornice del tratto di mare qui individuato, abbia finalmente trovato un rigoso regolamento attuativo, inteso a proteggere soprattutto la prateria di Posidonia oceanica. Tra i documenti significativi che si sono occupati di Capo Mortola si può, inoltre, menzionare "Biostratigrafia a macroforaminiferi della sezione stratigrafica di Capo Mortola (IM)", tesi di laurea magistrale (Università degli Studi di Genova) del 2022 di Simone Crobu.
 





E pensare che tra bagnanti, visitatori, persone che amano passeggiare, l'usanza più diffusa è sempre stata quella di ammirare da Punta Mortola non solo il mare, ma anche gli scorci circostanti di panorama.
Adriano Maini

sabato 16 agosto 2025

A Marineland

 


Poteva capitare a visitatori occasionali di Milano, magari proprio (come nel film tra breve citato) dalle parti del Duomo, quando non era ancora stata introdotta la Zona a traffico limitato (ZTL), di essere interpellati in mezzo alla nebbia per indicazioni stradali da automobilisti di passaggio, per il colmo anche romani, quasi a rievocare il finale di una pellicola anni Cinquanta (Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo diretto nel 1956 da Mauro Bolognini) con protagonista, soprattutto nel finale, Alberto Sordi. Questi nella parte - come solo può capitare nella fantasia del cinema - di un vigile urbano saccente trasferito nella metropoli lombarda, dove dovrebbe aver raggiunto il culmine della soddisfazione professionale, dopo aver risposto nella scena, già in qualche maniera evocata, alle richieste di giovanotti dell'Urbe in transito da quelle parti, prima sfoggia sussiego pronunciando tra sé e sé parole in dialetto meneghino tipo "El Domm", "el panetùn", "el ghisa" (poliziotto municipale), per poi arrendersi alla lacrimevole esclamazione "el magùn", che, tuttavia, gli ambrosiani veraci dovrebbero pronunciare come "me vegn el magon".

Genova: uno scorcio di Piazza De Ferrari

A metà del primo decennio di questo secolo poteva capitare - come in effetti successe - a Genova, città di persone austere e ancor più frettolose dei milanesi, di vedere un noto industriale obbligare la scorta a fare dietrofront nella strada che dall'ala orientale del Teatro Carlo Felice porta a Piazza De Ferrari, giusto per fare il galante con una giovane signora che insieme ai colleghi di una comitiva di piccoli imprenditori imperiesi si stava recando al parcheggio sul marciapedi transennato a causa dell'evento da cui era sbucato il nostro personaggio. Quest'ultimo, a varco infine libero, un centinaio di metri dopo, prima di tornare nella sua opposta direzione reclamava - accettato - di poter dare un bacetto, prontamente richiesto anche da una graziosa cinquantenne del gruppo ponentino: il tutto sotto gli sguardi sornioni dei colleghi delle due donne e forse pure oggetto degli scatti, mai pubblicati, della fotocamera di un telefonino.

Poteva capitare nel 1997 a Roma ad altri di quella compagine di incrociare il menzionato tycoon aggirarsi con fare annoiato nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, nella cui piazza era arrivato in sella a rombante motocicletta, accompagnato dalla fidanzata dell'epoca, nota attrice di origine straniera, che fece in tempo in chiesa a scambiare uno sguardo assassino con un quasi cinquantenne imperiese, presente per combinazione a questo ed al precedente episodio: mancavano, invero, a commentare il tutto alcuni salaci compari del rione, discreti emuli di Petrolini, che con le loro battute micidiali avevano deliziato in un bar all'aperto di quella zona altri ponentini di quel sodalizio nell'afoso luglio di qualche anno prima.

L'interno di un ristorante di Marineland, in occasione di un incontro professionale, nei primi anni Novanta - Foto Moreschi

Poteva capitare, più o meno in quel torno di tempo, che, per lo stupore soprattutto degli ospiti imperiesi, le grida delle orche di Marineland, il più grande parco marino d'Europa situato ad Antibes, da poco, però, chiuso, di tanto in tanto sovrastassero il brusio delle conversazioni di una riunione più o meno professionale, in qualche modo indotta - al pari di altre, successive - dalle conoscenze di un quotato commercialista sanremese, che uno studio associato non lo ebbe solo a Nizza, ma anche in Corsica.


Può oggi capitare di sentire inediti su racconti già fatti, rievocare vecchie altrui storie giovanili piccanti, recuperare immagini e scritti quasi d'epoca.

Adriano Maini

giovedì 7 agosto 2025

Ridondanze



Alla palestra ex G.I.L. di Ventimiglia su questo blog si è fatto alcune volte riferimento. Come per il giovanotto che si presentava scalzo al premilitare del passato regime fascista, perché sapeva che sarebbe stato rimandato a casa. O per la mensa popolare tenuta dal Sindacato nell'immediato secondo dopoguerra in quell'edificio. Inoltre, per l'area aperta, oggi adibita a parcheggio, per le selezioni interne in atletica leggera degli allievi degli Istituti Superiori in vista della partecipazione ai campionati provinciali studenteschi e per tante gare di pallavolo della medesima cifra.

Si compie questa premessa per sottolineare che su queste colonne si possono sempre verificare ripetizioni di temi e produrre ridondanze, non sempre necessarie, talora dovute a distrazione.

Si fornisce qui di seguito qualche esempio, si spera intonato al genere brillante.

A Ventimiglia (IM)

A Bordighera (IM)

Ancora a Bordighera

A Soldano (IM)

Ad Ospedaletti (IM)

Sui ciclisti amatoriali torna spesso l'attenzione, perché sembra un fenomeno in costante crescita.

A Vallecrosia (IM)

Ad Ospedaletti

Non tutti vanno pedalando su due ruote bardati con indumenti tecnici, ma sovente è così. E non c'è il rischio di intravedere magliette e pantaloncini che richiamino alla memoria le epoche di Binda, Bartali, Coppi, Bobet, Gimondi, Merckx.



Non tutte le panchine di questa zona hanno avuto qualche rilievo letterario, ma Lungomare Oberdan a Ventimiglia vedeva un tempo panchine costruite come pertinenze di un muretto di protezione adorno di bei disegni su piastrelle di ceramica, di cui rimane qualche eco a Marina San Giuseppe: in ogni caso quelle attuali sono abbastanza graziose.



A Bordighera ci sono anche nuove panchine tipo "chaise longue".

Vallecrosia

Le panchine con schienali - e sedili - a listelli tubolari sono abbastanza diffuse.

Ventimiglia, in zona Nervia

Un po' dappertutto panchine senza schienali.

Bordighera: Lungomare Argentina

Ma qualche panchina più tradizionale si trova ancora.

Il carro "Maja" del 1958

Il carro "Barone di Münchhausen" - Compagnia "A Mar Parà" - 1967

Per quanto concerne la Battaglia di Fiori di Ventimiglia si possono, invece, ancora rinvenire interessanti fotografie.

Adriano Maini


lunedì 28 luglio 2025

Man mano che si faceva notte


Una luna color rosso rame, appena fatto capolino, in quella sera dei primi di agosto di un anno fa sembrava contemplare la Chiesa di Terrasanta di Bordighera.
Non era molto illuminato il Lungomare Argentina e poche erano anche le luci in mare, quelle di pescherecci quasi dispersi in tanta vastità di acqua, ma per alcuni brevi attimi sopra una di quelle piccole imbarcazioni il fulgore di un aereo in avvicinamento sembrava disegnare un tassello di una di quelle mappe che tanto intrigano gli astronomi.
Più a ponente i bagliori della Costa Azzurra non impedivano di cogliere i raggi dei fari, lanterne dimenticate che in quest'epoca di travolgente tecnologia non fanno più appassionare turisti ed abitanti di questi luoghi, nè tantomeno li sollecitano a tentare di individuarne l'esatta ubicazione.
In quella stessa direzione occidentale la Passeggiata di notte rifulge quasi a giorno.
Avvicinandosi la mezzanotte Selene, oramai quasi nivea nuvola, apparendo più a sud, pennellava di riflesso il Tirreno, ridestando ricordi di descrizioni manzoniane del Lago di Como.
 


Non era ancora, tuttavia, quello il periodo di splendidi tramonti né di magiche visioni della mitica Corsica sulla linea dell'orizzonte.

Adriano Maini

venerdì 25 luglio 2025

Già nel 1950 circa il Corsaro Nero e Ventimiglia...

 

Ventimiglia (IM): il centro urbano ed il fiume Roia verso la Foce

L'articolo de "l'Unità" qui menzionato

Ne "l'Unità", allora organo centrale del Partito comunista italiano, venerdì 26 maggio 1950 si leggeva l'articolo dal titolo "Dove Salgari trovò il suo Corsaro Nero" con occhiello "Lettera dalla Riviera Ligure" e catenaccio "Domenica a Ventimiglia la grande battaglia dei fiori - Il romanziere più amato dalla gioventù trasse ispirazione dalla figura di un guerriero".
Sarebbe da ringraziare idealmente l'autore del pezzo, Silvio Micheli per l'enfasi da lui messa per quel suo vero e proprio manifesto di propaganda turistica della città di confine, per la documentata e plastica descrizione di una antica Battaglia di Fiori, ancor più dell'arte ("Gli intarsi di fiori assumono sfumature impensate") e della passione con cui si costruivano i carri ("Fare un carro non è una parola e nemmeno basta aver volontà e pazienza. Bisogna vederli"), per la sottolineatura del grande entusiasmo popolare rispetto all'evento annunciato.
Ci sono altre perle di racconto, quali "Sfilano i carri lungo il magnifico viale Cavour", allo stato attuale non più alberato, ma ancora bello con le sue palazzine ormai storiche, "I viali si trasformano in fiumane di gente stipata tra casa e casa", "I carri appaiono presto pelati, spolpati, ridotti come alla vigilia tutti ferri e assi": il cronista si era sicuramente informato almeno circa l'edizione precedente.

In questo variegato quadro Micheli introduceva il Corsaro Nero quasi di sbieco, come qui si riferisce meglio più avanti.

Nel 1951 sarebbe stato Francesco Biamonti a dedicare delicate note poetiche, quindi, senza retorica di sorta, alla Battaglia di Fiori, "Serenità tra i fiori" ("La Battaglia dei fiori", numero unico, 20 Maggio 1951), uno scritto di recente ripubblicato da Terra Ligure.

Lo stesso anno, ma in data 29 agosto 1951, un trafiletto de "l'Unità" tornava a citare Ventimiglia come sede di partenza (il 15 settembre) di una delle staffette del giornale, evento promozionale di cui si anticipava che "Dopo aver percorso migliaia di chilometri i portatori di fiaccole si ricongiungeranno a Bologna".

Salvi errori ed omissioni, nelle ricerche sul Web occorre arrivare all'11 giugno 1956 per scoprire un minimo di attenzione da parte de "La Stampa" circa la Battaglia di Fiori: Presenti Rascel e De Sica. Gran Folla a Ventimiglia per la "battaglia dei fiori".



Oggi il Corsaro Nero, Conte di Ventimiglia nella fervida fantasia di Emilio Salgàri, del quale risulta difficile asserire che sia mai passato da Ventimiglia come invece sosteneva ("Si dice che sulla foce del Roia, lo stesso  Emilio Salgari ricavasse la storia del Corsaro Nero da una reale figura...") il giornalista de "l'Unità", mentre lo fece nel secondo dopoguerra, come attesta Gianfranco Raimondo, uno dei figli, oggi il Corsaro Nero è diventato una sorta di simbolo, qualche volta invadente, della città. Ci è voluto del tempo, ma è proprio così. Corsaro Nero come tema di un corteo storico e di una, per l'appunto, Battaglia di Fiori. Corsaro Nero che ha indotto mostre, rievocazioni varie, una statua -  silhouette in ferro dipinto a vegliare dal Funtanin, non sul fiume, ma sul mare e su Marina San Giuseppe -, un'analoga sagoma dalle parti del ponte sul Roia - in riva sinistra -, ma con le spalle all'acqua, sventolanti bandiere nere con i teschi.
 


Qui si ribadisce che l'aggiunta di un pizzico di ironia e di autoironia non stonerebbe, quello che sarebbe assicurato da un aggancio a "Giovanna, la nonna del Corsaro Nero", programma per ragazzi della RAI del 1961, con protagonisti - l'anziana signora, Battista e Nicolino in primis - e comprimari bizzarri, uno sceneggiato dalla saggia vena comica, una serie televisiva nel gergo attuale, che ebbe altre due stagioni, nel 1962 e nel 1966, e che piaceva anche agli adulti. Ancor più che andarono completamente distrutti i nastri della trasmissione. Per dare qualche segno sarebbero sufficienti come fonti di ispirazione residue fotografie di scena e qualche relativa pubblicazione.

Adriano Maini