Come nel racconto di formazione di Sartre "Enfance d'un chef", che costituisce il modello del "Conformista" quanto a struttura narrativa e impiego diffuso di dottrine freudiane, Moravia «soltanto in questo romanzo sovrappone con precisione, soffermandosi sull'indicazione di alcune date come raramente gli succede di fare, i suoi dati anagrafici a quelli del protagonista», <2 il quale dunque incontra i fatti della Storia nello stesso momento biologico dell'autore. <3 La prima scena del romanzo che testimonia le analogie tra le pagine scritte dall'autore e la sua vita è quella del litigio a tavola tra i genitori di Marcello, <4 i quali, proprio come quelli dell'autore, sono separati da un notevole divario anagrafico e di stile di vita. <5 Pare infatti che le relazioni tra suo padre e la moglie, i quali passavano del tempo con il Moravia bambino solo al momento dei pasti, non fossero idilliache. <6 Reminiscenze di episodi dell'infanzia dello scrittore si individuano nella descrizione del rapporto tra il protagonista del romanzo e sua madre:
"qualche volta la madre, come riscuotendosi dall'inerzia per un improvviso rimorso, decideva di dedicarsi al figlio e se lo portava dietro da una sarta o da una modista. In queste occasioni, costretto a passare lunghe ore seduto su uno sgabello, mentre la madre provava cappelli e vestiti, Marcello quasi rimpiangeva la solita turbinosa indifferenza". <7
Infatti l'autore, a proposito della donna, racconta che spesso lo portava con sé quando andava a fare acquisti di moda; lo metteva su un sofà dove, bambino, passava ore a guardarla mentre provava vestiti e grandi cappelli ornati.8
Anche in alcuni piccoli dettagli del racconto riecheggiano episodi autobiografici: la scena in cui Marcello, al ministero, si accorge che il fazzoletto del ministro, visto poco prima amoreggiare con una donna, è macchiato di rosso deriva dal ricordo di Moravia di essere stato ricevuto da Gian Galeazzo Ciano impegnato a ripulirsi con un fazzoletto dalle tracce di rossetto; <9 il nome dell'autista della madre del protagonista è Alberi, proprio come quello dell'uomo che guidava l'automobile del padre dello scrittore. <10
L'episodio in cui il professor Quadri cerca di convincere Marcello a portare in Italia una lettera indirizzata ad alcuni antifascisti rimasti in patria costituisce poi un calco puntuale di una situazione realmente vissuta da Moravia, quando nel 1930 a Parigi il cugino Carlo Rosselli, antifascista, vuole affidargli «una lettera che dovrà imbucare a Roma, diretta ad un anarchico, dicendogli: "Sì, è pericoloso, ma magari ti arrestano. Così con uno scrittore celebre arrestato dai fascisti, facciamo la propaganda"». <11 Inoltre l'autore, che si trovava a Roma quando cadde il Fascismo, descrive ad Alain Elkann le scene di giubilo che vide per le strade in modo pressoché identico a come si presentano nel romanzo di fronte agli occhi del protagonista e della moglie mentre camminano per le vie del centro la notte della fine del regime: "trascinavano per le strade della città delle teste di gesso di Mussolini e altri simboli del Fascismo. Altri salivano sulle scale e scrostavano con martelli e distruggevano i fasci scolpiti un po' dappertutto". <12
Il fatto storico principale che sta dietro al "Conformista" è però il delitto Rosselli, <13 che riguarda Moravia da molto vicino, in quanto egli è parente dei due fratelli antifascisti uccisi. Uno degli avvenimenti centrali nel romanzo, motore di gran parte delle vicende, è infatti l'assassinio dell'esule antifascista Quadri, in cui è facile intravedere il ricordo della morte dei due cugini dell'autore, <14 i quali furono assassinati nel giugno del 1937, in Normandia, dai sicari della Cagoule, organizzazione filofascista francese. <15 La famiglia Rosselli, a cominciare dalla zia Amelia cui Moravia deve anche la guarigione dalla tubercolosi ossea, ha un'importanza incalcolabile nella crescita culturale del giovane scrittore. La donna gli fa conoscere Dostoevskij, che resterà per sempre il suo principale autore di riferimento. <16 Quanto ai due cugini, Moravia ha un forte legame soprattutto con Nello: gli scrive lunghe lettere dal sanatorio di Cortina, gli sottopone i suoi primi componimenti poetici e nel '30 partono insieme in auto per l'Inghilterra dove egli fa il suo primo viaggio da inviato speciale; si sente però molto distante da loro e critica il carattere fortemente borghese e ideologizzante della loro idea di Antifascismo. <17 Nel '37, di fronte all'atroce assassinio politico dei due uomini egli rimane in silenzio. <18 Cerca di rimediare nel '51, proprio con il "Conformista", e infatti scrive queste parole alla zia: "soprattutto mi fa piacere che tu abbia apprezzato la pagina sui due nel bosco. Io ho scritto quella pagina per i tuoi figli, soltanto quella pagina e lì ho espresso il profondo sentimento che aveva destato in me la vostra tragedia. Ma tutto il romanzo l'ho scritto per spiegare a me stesso e agli altri perché possano avvenire tali tragedie e in che modo". <19
Nonostante ciò il romanzo non riesce a mettere pace tra la famiglia e lo scrittore poiché in esso Moravia, pur esprimendo l'orrore provato nei confronti di quell'atto efferato, non si esime dall'affrontare, assieme alla condanna del Fascismo e delle sue terribili colpe, un discorso critico nei confronti degli esuli antifascisti. <20
Lo scrittore, proprio nel periodo storico in cui ambienta le vicende della vita adulta del protagonista, è obbligato dal regime a una forma di patteggiamento e autocensura, costretto a «scegliere tra verità e pane», <21 proprio come il professor Quadri afferma riferendosi alla situazione in cui si trova ogni italiano in quella buia epoca storica; <22 infatti in quegli anni il governo impone un drastico restringimento nel campo d'azione artistico e culturale e Moravia si trova costretto a piegare via via il capo alle sue minacce, «sconfitto dalla paura, soffocato nello spazio vitale». <23 Al momento di scrivere "Il conformista" «il trauma del fascismo brucia ancora»: <24 "le umiliazioni subite e la vergogna di quelli che considererà per sempre gli anni peggiori della sua vita […] sono un magma incandescente sopra il quale dispone le sue architetture narrative". <25
Il romanzo è quindi anche esorcismo e denuncia della discesa dell'autore nell'inferno del Fascismo. «Una resa dei conti immediata, condotta con il coraggio della sgradevolezza unica di cui è capace Moravia». <26
[NOTE]
1 L. PAVOLINI, Verità o pane, introduzione, cit., p. 15.
2 Ivi, p.14.
3 Ibidem.
4 Ivi, p. 15.
5 A. ELKANN, A. MORAVIA, Vita di Moravia, cit., p. 9: «mio padre era un conservatore, mia madre tendeva alla novità. Mio padre aveva delle abitudini; mia madre non voleva averne. Mio padre era un uomo semplice e alieno alla vita sociale. Andava al caffè tutte le sere alla stessa ora. Faceva tutte le cose secondo abitudini. Era un uomo dell'Ottocento, era nato nel '60. Mia madre aveva più di vent'anni meno di lui».
6 Ivi, p. 8.
7 A. MORAVIA, Il conformista, cit., p. 30.
8 R. PARIS, Alberto Moravia, cit., p. 26.
9 L. PAVOLINI, Verità o pane, introduzione, cit., p. 17.
10 A. ELKANN, A. MORAVIA, Vita di Moravia, cit., p. 37.
11 L. PAVOLINI, Verità o pane, introduzione, cit., p. 16. «Quadri sorrise e disse scherzosamente: "non sarebbe un gran male…anzi, per noi sarebbe quasi un bene… non sa che i movimenti politici hanno bisogno di martiri e vittime?"» (A. MORAVIA, Il conformista, cit., p. 261).
12 A. ELKANN, A. MORAVIA, Vita di Moravia, cit., p. 138.
13 E. SICILIANO, Alberto Moravia: vita, parole, idee di un romanziere, cit., p. 72.
14 C. BRAGAGLIA, Il piacere del racconto: narrativa italiana e cinema: 1895-1990, cit., p. 262.
15 L. PAVOLINI, Verità o pane, introduzione, cit., p. 9. Moravia, nel raccontare a Elkann la triste fine dei Rosselli, spiega: «Io ero a Firenze poco prima che loro fossero assassinati, e avevo visto Nello. Lui mi disse: "vado a Parigi." Gli dissi: Cosa vai a fare? Vai a trovare Carlo? "Sì." "T'hanno dato il passaporto?" "Si." Gli dissi: "Guarda che fai male ad andarci, perché se t'hanno dato il passaporto vuol dire che ti spieranno, ti seguiranno per strada." Altro che seguire per strada! L'hanno assassinato! I Rosselli furono uccisi dai cagoulards, che erano un gruppo ultrafascista che aveva bisogno di armi. Le trattative per l'assassinio furono condotte dal SIM che era la CEKA fascista. I cagoulards dissero: "Noi vogliamo delle armi, in compenso vi ammazziamo Carlo Rosselli." E così fu» (A. ELKANN, A. MORAVIA, Vita di Moravia, cit., p. 111).
16 R. PARIS, Alberto Moravia, cit., p. 47.
17 L. PAVOLINI, Verità o pane, introduzione, cit., p. 16.
18 R. PARIS, Alberto Moravia, cit., p. 48.
19 L. PAVOLINI, Verità o pane, introduzione, cit., p. 13.
20 R. PARIS, Alberto Moravia, cit., p. 48.
21 L. PAVOLINI, Verità o pane, introduzione, cit., p. 10.
22 Ibidem.
23 Ibidem.
24 Ivi, p. 11.
25 Ibidem.
26 Ivi, p. 17.