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domenica 31 dicembre 2023

Rosa Genoni e Sanremo

Rosa Genoni - Fonte: Giusi Sartoris in pagina ufficiale Rosa Genoni

Su  Rai 3 e su Rai Storia venne presentata un po' più di due anni fa l'affascinante storia di Rosa Genoni

Una donna che aveva fatto importanti prove professionali nella vicina Nizza. 

Eraldo Bigi, con studio da avvocato e abitante in Sanremo, aveva saputo cogliere la presenza della Genoni nella città dei fiori.

Pubblicando il suo articolo su SANREMO, Storia e Tradizioni, Gruppo Pubblico di Facebook, Bigi aveva, altresì, intercettato l'interesse della signora Fabiana Podreider Lenzi, bisnipote della Genoni.

Qui di seguito una parte dei dialoghi che si sono intrecciati su quel gruppo intorno alla figura di Rosa Genoni.

R. M.
solo queste 2 righe, trovate in questo ampio articolo sulla sua vita: " Negli anni successivi alla guerra, Rosa si dedicò ancora all’insegnamento (smise nel 1933 per non giurare fedeltà al fascismo) e allo studio degli scritti antroposofici di Rudolf Steiner. La famiglia si trasferì a Nervi e poi a Sanremo, dove Alfredo morirà nel 1936. "https://www.elle.com/.../a20.../rosa-genoni-stilista-storia/

Fabiana Podreider Lenzi
Buongiorno io sono la bisnipote di Rosa Genoni , @D. G. che fa parte di questo bellissimo gruppo mi ha segnalato le vostre domande e sono felice di poter dare alcune risposte:
Alfredo Podreider marito di Rosa soffriva di un qualche tipo di malattia polmonare e la famiglia si trasferì a Nervi per un periodo poi a San Remo, dove lui poi morí nel 1936.
Rosa e la figlia Fanny trascorsero gli anni della guerra a Sanremo nella Villa in Corso degli Inglesi 100.
La casa fu poi venduta alla fine degli anni ‘50, crediamo sia stata demolita per costruirvi un condomino.
Rosa si spostò a Sanremo anche per sfuggire dalla troppa attenzione della questura di Milano che le faceva perquisizioni frequenti per la sua attività femminista e socialista.
[...]  Era [la casa della dimora Genoni] al numero 100 di Corso degli Inglesi, non so se può essere un indizio sufficiente per recuperare il nome.
[...] Mia madre si ricorda con nostalgia la sua infanzia trascorsa a Sanremo
[...] Casa Haart&fils era inizialmente un negozio di biancheria francese per la casa in Corso Vittorio Emanuele, quando Rosa ne diviene direttrice. L' attività si espande prima aggiungono il primo piano superiore con la sartoria , ma il lavoro cresce e apriranno quattro piani di esposizione e laboratori e impiegheranno 100 lavoranti , ampliando le attività al disegno di abiti da sera , da cerimonia , pellicceria .
Rosa aprì diverse boutique, una a San Remo, una a St. Moritz, le località meglio frequentate dall’aristocrazia del tempo .
Rosa dirigerà la casa di moda fino al 1914 quando allo scoppiare della prima guerra mondiale il richiamo per il pacifismo la coinvolge totalmente facendole decidere di licenziarsi e dedicarsi alla Wilpf. Viaggerà con una delegazione per le maggiori capitali europee per cercare di fermare lo scoppio della guerra.
Era proprio a Londra a colloquio col Primo Ministro quando l'Italia decide di entrare in guerra.

M. F.
@Eraldo Bigi grazie per aver condiviso con a storia di questa signora “pioniera” di modernità! Quale era il negozio con cui collaborava? All’epoca Sanremo aveva parecchie Boutique di moda

Fabiana Podreider Lenzi
@M.F. casa Haardt&fils
[...] rosagenoni, colei che inventò il Made in Italy: è la pagina ufficiale gestita dalla famiglia, se vi piacciono le foto d’epoca e per saperne di più vi invito a seguirla

Eraldo Bigi
@Fabiana Podreider Lenzi fatto. Grazie.

Dino Taulaigo [amministratore del gruppo] Ringrazio Eraldo Bigi e Fabiana Podreider Lenzi per averci fatto conoscere questa importante personaggio delle nostra citta' e per tutte le notizie su di lei che Fabiana ci ha fornito!!! Infinitamente Grazie!!!

Fabiana Podreider Lenzi
@Dino Taulaigo grazie a voi! Spero di non essere stata troppo prolissa, il fatto di scoprire la casa è stata una novità anche per me!

Dino Taulaigo
Tutte le notizie che ci ha fornito sono un piacere per noi!!! Siamo onorati di averci fatto conoscere tante notizie su Rosa Genoni e di averle pubblicate sul nostro Gruppo!!!
 

Adriano Maini

venerdì 29 dicembre 2023

Nizza e dintorni...


Quella volta Enzo, da me interpellato circa un qualcosa relativo al capoluogo delle Alpi Marittime, mi rispose parlandomi delle riunioni di anarchici cui colà aveva partecipato ed intonandomi la dolce nenia di "Nissa la Bella", che io all'epoca non conoscevo affatto.

Questa cosa l'ho già raccontata, ma mi serve come introduzione a quanto segue.

I miei interlocutori locali del partito comunista francese, da me sufficientemente frequentati nel corso degli anni '70 del secolo scorso, ma ancora nei primi '80, pur non avari nel dare notizie anche di folclore, molte faccende se le erano dimenticate o non le sapevano o non le ritenevano abbastanza interessanti: non solo la canzonetta da me citata, ma anche, pescando a caso, l'esistenza di un Fra Marco da Nizza (difensore dei nativi americani - come a suo tempo già attestato da Bartolomé de Las Casas nel suo libro "Brevissima relazione della distruzione delle Indie" per l'impressionante documentazione prodotta in una lunga relazione riguardante le atrocità commesse dai conquistatori spagnoli in Sud America, dove il religioso partito dall'attuale Costa Azzurra aveva svolto in precedenza le sue missioni -, esploratore suo malgrado del Texas e di altri limitrofi stati nordamericani e, come tale, ampiamente ricordato con solennità da quelle parti e nello stesso Messico), la leggenda di Caterina Segurana, le denunce di Graham Greene circa la Baia degli Angeli, la contemporanea grande rapina di Nizza, trascritta da Ken Follett in tempo reale e ripresa da Arturo Viale nel suo Oltrepassare.

In proposito di anarchici, non è molto che Silvia mi ha raccontato della grande amicizia - altro aspetto a me in precedenza ignoto - che legava a mio padre un suo zio, un anarchico, per l'appunto, da tanti anni trasferito nella città della Promenade des Anglais, una persona che ai suoi ritorni frequenti a Ventimiglia non mancava mai di passare a salutare il Maini senior: mi dispiace non averlo conosciuto, ma sono in attesa di vedere tramite la nipote una parte del suo grande archivio di libri, giornali, documenti, carte.

Tra i pochi rimpianti che ho riguardo Nizza uno è di sicuro non essere più salito a La Madonette a trovare gli amici di origine italiana.

Il compianto Giuseppe Mac Fiorucci, invece,  con le sue trascrizioni di testimonianze di partigiani del mare - Gruppo Sbarchi Vallecrosia -, azioni temerarie di collegamento tra i patrioti di questo estremo ponente ligure ed i loro referenti alleati, insediati in Costa Azzurra, azioni che spesso facevano perno su Nizza,  mi trascina tuttora nella dimensione più che mai attuale dei valori dell'antifascismo.

Venendo a momenti più recenti, Nizza per me é stata soprattutto il Palais Exposition. Avevo pubblicato per motivi del tutto professionali una fotografia relativa ad un certo evento, cui partecipavo per lavoro: qualcuno mi fece notare, celiando sulla supposta importanza che intendevo darmi, che compariva pure, ricoprendo ancora altra carica, il tuttora sindaco di Nizza, che in quel frangente era anche ministro della Repubblica Francese, ma io di tutto ciò non mi ero affatto accorto. Ed in effetti mi emozionò di più in un precedente caso sotto le volte della richiamata grande costruzione fare conoscenza e conversare con due espositori che abitavano nella frazione di Gorizia, dove avevano casa e campagne alcuni cugini di mia madre.

C'è ancora qualche persona che non ha tuttora messo a fuoco la presenza dell'ultima montagnola o promontorio - qualche anziano del luogo definiva il sito "gobba del cammello" (il quale ne ha due, però...) - che conclude la visione della costa francese al nostro occidente di ponente di Liguria. Talvolta, salendo tra Nizza e Villafranca per imboccare l'autostrada, o a Seborga da Bordighera dopo un bell'acquazzone, mi sembra di avere visto anche più in là, ma oggi non ne sono più tanto sicuro. Di sicuro ho già narrato di come abbia chiesto ripetutamente a diverse persone, presunte esperte di mare, perché use alle barche  a vela, senza ottenere precisa risposta, di quale punto geografico si tratti. Mi chiedevo pure dove avessi messo o perso il bel portolano che mi era stato regalato, che forse mi sarebbe stato utile per decifrare quel perdurante mistero. Una certa ironia dei fatti vuole che di recente un post pubblicato su Facebook con tanto di fotografia, nomi e frecce lascia intendere che si tratta di una modesta altura a ridosso di Frejus...

Adriano Maini

martedì 26 dicembre 2023

Venne a Bordighera un ufficiale della Milizia Confinaria a prelevarmi con un'autovettura per trasportarmi a Ventimiglia

Bordighera (IM): Piazza Eroi della Libertà

A Ventimiglia in ambienti che gravitavano intorno alla stazione ferroviaria si formò una rete clandestina con l’obiettivo di sabotare i trasporti tedeschi e difendere le infrastrutture ferroviarie e stradali in concomitanza di un’eventuale sbarco alleato. A questa organizzazione aderirono una decina di ferrovieri assieme a carabinieri, poliziotti, civili. Il gruppo, che assunse il nome di Giovine Italia, riuscì a collaborare con un’altra organizzazione legata al partito comunista di Bordighera, la quale in clandestinità forniva documenti falsi a militari sbandati e antifascisti ritenuti sovversivi dalle autorità della Repubblica Sociale. Gli ufficiali dell’esercito e i carabinieri che aderirono avrebbero dovuto stabilire il controllo dell’ordine pubblico una volta il territorio fosse stato liberato. A causa di un incauto approccio da parte di Olimpio Muratore, tentato con due suoi compagni di scuola arruolatisi nella GNR ferroviaria, Carlo Calvi e Ermanno Maccario, questi rivelarono l’esistenza dell’organizzazione al loro comandante. Iniziarono subito le indagini portate avanti dalla G.N.R. e dal Commissario Capo della Polizia Repubblicana di Ventimiglia, Pavone. All’alba del 23 maggio 1944 una retata portò alla cattura di una trentina di persone, ventuno delle quali consegnate ai tedeschi, e di queste tredici furono successivamente inviate a Fossoli e poi a Mauthausen: Airaldi Emilio, Aldo Biancheri, Antonio Biancheri, Tommaso Frontero, Stefano Garibaldi, Ernesto Lerzo, Amedeo Mascioli, Olimpio Muratore, Giuseppe Palmero, Ettore Renacci, Elio Riello, Alessandro Rubini, Silvio Tomasi, Pietro Trucchi e Eraldo Viale. Solamente Elio Riello, Tommaso Frontero, Amedeo Mascioli, Aldo e Antonio Biancheri sopravvissero alla deportazione. Emilio Airaldi, invece, già sul carro merci destinato in Germania, riuscì a scardinare un finestrino del carro e a gettarsi di notte nel vuoto nei pressi di Bolzano: venne aiutato da ferrovieri che lo aiutarono a nascondersi e quindi a ritornare a casa dove giunse dopo 3 mesi. Giuseppe Palmero e Ettore Renacci furono fucilati a Fossoli, Olimpio Muratore, Silvio Tomasi, Alessandro Rubini, Eraldo Viale, Ernesto Lerzo e Pietro Trucchi morirono nel campo di Mauthausen. Di Antonio Biancheri - salvatosi dagli stenti e appena tornato dal campo di concentramento di Mauthausen - esiste all'Archivio di Stato di Genova (per l'informazione si ringrazia Paolo Bianchi di Sanremo) la denuncia presentata al locale C.L.N. in Bordighera il 6 luglio 1945 contro Salvatore Moretta già milite della Guardia Nazionale Repubblicana, nel documento siglata come G.R.F. anziché G.N.R. come più usuale. Il Moretta, in effetti, era stato molto attivo nel quadro delle operazioni che portarono all'arresto di Biancheri nella notte tra il 22 ed il 23 maggio 1944. Sottolineava, infatti, Biancheri che un mese circa prima del suo arresto, allorquando si trovava nell'attuale Corso Italia di Bordighera in compagnia di Stefano Garibaldi - un altro patriota antifascista, che a luglio 1945 all'amico sembrava ancora detenuto in Germania, mentre, in effetti era già deceduto -, si era accorto del pedinamento effettuato a suo danno dal Moretta: entrati nella farmacia del corso ebbero piena conferma dell'appostamento effettuato dal miliziano repubblichino. Per quanto attiene le modalità del suo arresto, Biancheri specificava i nomi degli uomini della G.N.R. intervenuti, tra i quali, logicamente, compariva il Moretta, ma anche un appuntato dei carabinieri della stazione di Bordighera. In questa circostanza, mentre Biancheri era riuscito in qualche modo a far sparire i documenti per lui più compromettenti, gli agenti sequestravano tutta la sua corrispondenza personale, anche quella vecchia di quattro anni. All'alba, Antonio Biancheri veniva portato - presente sempre il Moretta - nella sede G.N.R. in Piazza della Stazione [oggi Piazza Eroi della Libertà], accanto agli uffici delle Poste e Telegrafi, dove, circa un'ora dopo, venne un ufficiale della Milizia Confinaria a prelevarmi con un'autovettura per trasportarmi a Ventimiglia; e così ebbe inizio la mia lunga e terribile odissea che mi portò a  Mauthausen. In seguito Antonio Biancheri fu molto attivo in seno al Partito socialista, ma reticente - come tanti reduci dalle tragiche odissee del secondo conflitto mondiale - a parlare delle vicende personali più dolorose. Di lui tramanda un vivo ricordo Giorgio Loreti, dinamico animatore dell'Unione Culturale Democratica di Bordighera.

Adriano Maini

sabato 23 dicembre 2023

Certe idee...


Viene risparmiata all'occasionale lettore la sequenza completa di fotografie di avvenimenti successi intorno alla rotonda dei Piani di Borghetto in Bordighera qualche mattina fa.
Si ritrovarono a districarsi a quel crocevia - in un caso con l'assistenza di un appartenente al corpo di polizia urbana - gli autisti di due pullman turistici, dei quali non è dato sapere se avessero ignorato il divieto di introdurre nella città delle palme automezzi pesanti dal casello autostradale, posto in collina e collegato al centro urbano da strade piene di curve (ed una anche molto stretta), o se fossero stati indotti in errore da qualche gps, che li aveva indirizzati a qualche giro tortuoso.


La gentile signorina su monopattino elettrico si era fermata per consentire al fotografo amatoriale (molto amatoriale!) di inquadrare un soggetto di sicuro da lei non identificato: non poteva immaginare che quel tipo non aspettava altro che riprenderla da tergo, là sul Lungomare Argentina di Bordighera!


Certe idee forse possono essere venute ritrovando e rivisitando scatti compiuti per distrazione in un'altra passeggiata a mare, quella di Vallecrosia.


Così, già ad ottobre scorso in regione Arziglia di Bordighera...


Per non dire di novembre, sugli scogli di Sant'Ampelio, sempre a Bordighera.


Tratto il dado, al mercatino di inizio dicembre, a Bordighera, lungomare...


Un angolo di una strada di campagna di San Biagio della Cima induce a pensare a qualche forma di composizione di arte moderna.


In una rassegna del genere non ci si può privare della visione di almeno una coppia di ciclisti amatoriali.


Poteva, poi, per parità di genere, mancare un altro monopattino?


Lavori in corso, invece, sulla Passeggiata Trento e Trieste a Ventimiglia.
 

 
 






Nelle vicinanze, per la precisione, in Lungomare Varaldo, quel tale giorno di due settimane fa ci si poteva anche imbattere in tarda mattinata in ragazze a spasso, ciclisti amatoriali e non, amabili conversari in riva al mare, confidenze tra vicini di quartiere (ancorché separati da una staccionata), convenevoli da pubblico esercizio.

Adriano Maini

martedì 19 dicembre 2023

Hotel Angst - Posto degli sfollati - Terzo Piano 109 - Bordighera

Bordighera (IM): l'ex Hotel Angst

Roberto Muratore scriveva in una data non precisata, alla vigilia della sua esecuzione, alla moglie Antonietta Lorenzi una breve missiva così carica di dignità personale e di affetto per i suoi cari, che meriterebbe di essere citata tra le "Ultime Lettere dei Condannati a Morte della Resistenza Italiana".
Essa, tuttavia, non risulta sinora pubblicata nel sito "ultime lettere di condannati a morte e di deportati della Resistenza italiana".   
Ci sono diverse annotazioni da effettuare in proposito.
La prima consiste nel fatto che il documento in questione - rinvenuto da Paolo Bianchi di Sanremo - è conservato nell'Archivio di Stato di Genova insieme ad altri incartamenti riferiti a processi di epurazione antifascista dell'immediato secondo dopoguerra: se ne può dedurre, per analogia, ma anche alla luce di quanto segue, che lo scritto corrisponda alle ultime volontà di una vittima della furia nazifascista e non di un deliquente qualsiasi, che, anzi, difficilmente in quei tempi oscuri veniva perseguito.
La seconda che per quante altre ricerche - via Web, va da sè - si siano fatte, come nel caso degli elenchi delle persone morte a qualsiasi titolo nel conflitto, realizzati a suo tempo dal Comune di Ventimiglia, i cognomi Muratore e Lorenzi (tipici della città di confine e delle sue Frazioni) non appaiono o come nel caso del memoriale dei Martiri della Strage del Turchino, per la quale le vittime furono barbaramente selezionate tra detenuti nelle carceri di Genova (e nella quale vennero trucidate tre persone di Camporosso, un uomo di Olivetta San Michele, un partigiano di Oneglia ed il patriota antifascista Renato Brunati, che aveva la residenza alla Casa del Mattone di Bordighera). In verità, nell'archivio online dell'Istituto ligure per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea "Raimondo Ricci", appare un Roberto Muratore, ma come partigiano della 4a Brigata Val Bormida Giuliani Divisione Autonoma Fumagalli: un caso a parte, dunque.
Ancora. Il biglietto di Roberto Muratore venne scritto a macchina con molti errori di ortografia e di grammatica. Ad esempio, la lettera era indirizzata a "Lorenzi Antonietta - Otel Lans Posto degli sfollati - Terzo Piano 109 - Bordighera". Viene il dubbio - dato il tragico contesto - che sia stato compilato da un'altra persona: si potrebbe persino supporre un furiere tedesco.
Sembra giusto riportarne qualche brano un po' aggiustato in italiano. "Cara moglie mi hanno fatto il processo e mi hanno condannato a morte... la colpa della mia pena è di tuo padrino che ha raccontato tutto quello che ha voluto per salvarsi lui stesso... io di male non ho mai fatto nulla come ben sa tutto il nostro paese. Noi siamo stati disgraziati perché la nostra vita di matrimonio é stata molto breve, ma pensa al bambino che ti conforta. Sono gli ultimi Saluti e baci a te ed al mio piccolo Tino che non ha potuto conoscere suo padre e che ha avuto la medesima sorte di me che non ho conosciuto la mamma. Saluti al fratello e al Padre..."

Uno stralcio del documento qui citato. Fonte: Archivio di Stato di Genova, come da ricerca effettuata da Paolo Bianchi di Sanremo (IM)

Segnalazione di un agente della polizia ausiliaria in data 14 giugno 1945 dello stato di arresto di Onorio Lorenzi, compiuto dagli Agenti di Polizia del Comitato di Epurazione di Ventimiglia, a seguito della denuncia fatta dalla signora Antonietta Lorenzi. Fonte: Archivio di Stato di Genova, come da ricerca effettuata da Paolo Bianchi di Sanremo (IM)

Per essere la signora con il figlioletto sfollata in albergo a Bordighera i coniugi dovevano per forza essere abitanti di un borgo della zona Ventimiglia-Bordighera. Forse di Villatella, Frazione di Ventimiglia (IM), stante l'accusa ("... di aver deposto contro di lui alla G.N.R. di Ventimiglia tanto da farlo fucilare...") fatta, finita la guerra, dalla vedova Antonietta Lorenzi a carico di tale Onorio Lorenzi, residente in quel paese. A Bordighera venivano fatti trasferire gli abitanti delle zone di confine con la Francia (quelli della val Roia addirittura anche a Torino, inoltre con marce forzate). Nelle strutture turistiche requisite furono, del resto, ricoverati gli abitanti della Città delle Palme che avevano avuto le case colpite dai bombardamenti, in genere navali. Tutto ciò lascia inquadrare la possibile data della missiva in oggetto nel periodo compreso tra l'assestamento (settembre 1944) delle forze armate alleate sulla vecchia linea di confine italo-francese e la fine della guerra.
La tragica vicenda di Roberto Muratore forse lascia aperto un altro interrogativo, assodata l'attuale giacenza in Genova del nominato biglietto: quello del suo arrivo o meno fra le mani della moglie e degli oggetti lì segnalati, la fede nuziale, l'orologio e le cento lire.

Adriano Maini

martedì 12 dicembre 2023

Sbiaditi racconti ed altri inediti di guerra

Richiesta alla Corte di Assise Straordinaria di Imperia da parte del governatore alleato Garigue per un rinvio di presenza in processo della teste Lina Meiffret. Documento in Archivio di Stato di Genova. Ricerca di Paolo Bianchi di Sanremo (IM)

Il giovane, inibito dall'Ovra rispetto allo sfollamento di tutta la popolazione locale, al terzo giorno di guerra riusciva ad eclissarsi su uno dei pochi treni in partenza da Ventimiglia (IM) in direzione - logicamente! - levante.

Sopra Bolzano in quell'estate del 1940 passavano anche aerei italiani diretti a nord: a bombardare l'Inghilterra?

L'ex coscritto della Regia Marina narrava da anziano di una deriva per mare di giorni e giorni, prima che egli e lo sparuto gruppo di compagni superstiti all'affondamento venissero tratti in salvo.

Nel viaggio in treno, che lo riportava alla nave di ritorno dalla breve licenza in Nervia di Ventimiglia, il furiere vedeva le fumanti rovine di una Genova appena colpita da uno dei terribili bombardamenti di quel conflitto. Forse doveva ancora assistere dalla plancia di comando della corazzata alla prima battaglia navale della Sirte, che non fece, invero, grandi danni.

Il futuro maresciallo di polizia, scampato alla ritirata di Russia, prima di andare ancora una volta in partenza, questa volta per cercare di unirsi agli Alleati in Costa Azzurra, ebbe la casa distrutta da ordigni  scagliati dall'alto.

Un semplice fante, neppure ferito, dal nord Africa in Italia rientrò misteriosamente in aereo poco prima che avvenisse la resa delle forze dell'Asse su quel teatro.

Non si commuoveva al ricordo della campagna di Russia, forse tenendo ben presente la fotografia che lo ritraeva in quelle lontane lande atletico ufficiale eretto superbamente a cavallo, ma nel rievocare il suo viaggio a piedi, iniziato ad Alessandria al momento dell'armistizio, per rientrare in famiglia in Irpinia, qualche luccicone agli occhi ad un Luigi ormai anziano veniva sul serio.

Dalla corazzata che prendeva il largo i marinai vedevano arrivare sulla banchina del porto di Pola i primi mezzi tedeschi: non potevano immaginare che di lì a breve gli stukas avrebbero tentato, senza riuscirci, di colpirli. In una certa saga familiare si vociferava di un ammutinamento di ufficiali affinché quella flotta dell'Adriatico andasse sul serio a consegnarsi agli inglesi a Malta.

Dopo l'8 settembre 1943 l'addetto, nei recessi dell'incrociatore Raimondo Montecuccoli, continuava imperterrito a sfornare pane, adesso mentre la superba nave faceva trasporti per conto degli Alleati.

Anche in Magauda di Bordighera era stato realizzato un rifugio artigianale antiaereo.

La seta dei paracadute dei bengala era un provvidenziale dono del cielo per i civili che riuscivano ad impossessarsene.

Alcune amanti dei gerarchetti nazisti di Sanremo in quel torno di tempo abitavano a Bordighera: per questo via vai si produceva un grande impegno di autisti, anche italiani, delle SS.

E sempre da Sanremo una spia dell'Abwehr da privato riusciva anche ad occuparsi della tentata vendita di un quadro del Tintoretto, attirando su di sé e sui suoi complici l'attenzione delle autorità doganali, ancora sussistenti, perché il dipinto in questione era transitato dal Principato di Monaco attraverso la frontiera francese con l'Italia.

D. del suo partigianato raccontava solo che una volta, dovendo raccogliere con un compagno del materiale, si erano divertiti a scivolare sulla neve sino a finire dentro ad un cumulo di letame, da loro erroneamente scambiato per un covone ammantato di bianco.

Una scena accaduta innumerevoli volte, ma era sempre della zona intemelia la madre che stringeva la figlioletta al seno, dove aveva nascosto documenti compromettenti, dinanzi a nazisti che cercavano il marito.

Padre e figli, proprietari di noto garage in Bordighera, collaboratori del capitano Gino, accorrevano allarmati per verificare a poche decine di metri dal loro luogo di lavoro come stessero le donne e la bambina dell'appartamento colpito dal mare, non sapendo che erano già sfollate.

Lina Meiffret, trattenuta da impegni di lavoro al governatorato alleato provinciale, doveva più volte giustificare alla corte d'assise straordinaria di Imperia i suoi impedimenti a poter testimoniare contro la persona, un tempo amica, che aveva contribuito a scatenare l'inferno contro di lei e contro il martire della Resistenza Renato Brunati.

La similare istanza giudiziaria di Sanremo condannava a pena blanda, solo per "furti" e non per partecipazione a rastrellamenti, un milite del Distaccamento di Bordighera della XXXII^ Brigata Nera Padoan, nato a Ventimiglia, ivi residente.

Il professore Mario Calvino, padre del più illustre Italo, attestava, finito il secondo conflitto mondiale, che un dattilografo della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana della R.S.I.) di Imperia, costretto a tale mansione dagli eventi, in realtà aveva passato clandestinamente svariate utili informazioni ai patrioti.

La polizia partigiana di Ventimiglia doveva inoltre registrare molte denunce di persone che intendevano riottenere certi loro beni affidati a dei vicini o a dei conoscenti nelle occasioni delle loro precedenti fughe, più o meno precipitose.

Adriano Maini

venerdì 8 dicembre 2023

Francesco Biamonti sapeva di trovare spesso Sergio "Ciacio" Biancheri sul lungomare di Bordighera

Bordighera (IM): il Lungomare Argentina

Si racconta che Bruno Fonzi avesse preso in carico una borsa di svariati appunti, tutti di Giacomo Ferdinando Natta, una volta defunto quest'ultimo, con l'impegno di condividere, in funzione di future occasioni di valorizzazione, il materiale per così dire ereditato con diversi attori dei cenacoli letterari ed artistici che facevano perno anche su Bordighera: da quel lontano 1960 si sono perse, purtroppo, le tracce di quel prezioso retaggio.

Francesco Biamonti sapeva di trovare spesso Sergio "Ciacio" Biancheri sul lungomare di Bordighera intento ad abbozzare talune delle sue splendide "Marine": capitava altrettanto di sovente che chiedesse ed ottenesse in dono dall'amico pittore alcuni degli schizzi di prova, che al futuro scrittore di San Biagio della Cima sarebbero in seguito serviti per atti delicati di galanteria in ambito femminile.

Un altro amico pittore di Biamonti, Ennio Morlotti, introdotto casualmente in quella compagnia (i nomi che qui corrono ed altri ancora che non verranno citati animarono irripetibili stagioni culturali di Bordighera, talvolta anche della zona e del ponente) da Guido Seborga, trovò nella vicina Ventimiglia un mecenate molto discreto che, ospitandolo vicino a Porta Marina, gli diede l'occasione di studiare con calma i paesaggi, in particolare quelli aspri, e la natura del ponente ligure.

Guido Seborga, dal canto suo, non pago di avere già suscitato alti pensieri e valorizzato giovani di intelletto, una volta dedicatosi anche alla pittura, ben volentieri impartiva in Bordighera, sul finire degli anni Sessanta, disinteressate lezioni in materia, molto apprezzate da freschi virgulti.

Nico Orengo, il vero scopritore di Francesco Biamonti, quando presente nella zona di Ventimiglia e Bordighera, si teneva in genere più defilato in prossimità del confine francese e in Val Nervia, in località che furono per lui (come noto) grandi fonti di ispirazione.

Di Lalla Romano e di Francesco Biamonti esiste una fotografia che li colse in un intenso, plastico conversare. La scrittrice - ed artista - che già in gioventù aveva frequentato la Riviera, segnatamente Sanremo, cui in seguito la legarono anche altri affetti, nella sua intensa vita, conclusa in un luogo altamente evocativo, quale Brera in Milano, fu anche una grande amica di Bordighera, come tante tracce lasciate ancora documentano. A Lalla Romano in Bordighera è stata intestata una viuzza pressoché di campagna, a settentrione di regione Due Strade, non discosto dalla Frazione Borghetto San Nicolò.

Quasi a chiudere un minuto racconto, non si può dimenticare che Enzo Maiolino, sodale apprezzato da tanti personaggi, qui menzionati e non,  e da sempre al fianco di Luciano De Giovanni, il quale non disdegnava, pertanto, frequentazioni di Bordighera, meditava ancora poco prima della morte, sulla base di scritti che forse si illudeva di ritrovare ancora, e proprio nella città delle palme, di realizzare un'opera altamente compiuta sulla figura di Giacomo Natta, a cui, peraltro, aveva continuamente dedicato forte attenzione sotto forma di saggi critici e, addirittura, di cura di ristampa di talune opere.

Adriano Maini