Joffre Truzzi, Pescatori, 1955 (olio su tavoletta) - Fonte: Joffre Truzzi |
Ma la vita dura, la mancanza degli affetti, fanno ammalare il padre di Joffre, e dopo pochi anni ritornano sulle rive del Po nel loro paese di origine San Benedetto Po.
Già da giovane Joffre amava i colori, la pittura, ma fu solo durante la seconda guerra mondiale, mentre lui era stato "liberato" dagli Americani che venne scoperto dal Principe Pignatelli Cortès di Napoli, che lo prese sotto la sua protezione affinchè le sue doti evolvessero... ma la fidanzata Angela lo reclamava a casa... e così, suo malgrado, fece ritorno al paese e si trasferì in Liguria, a Bordighera, dove visse sino alla sua morte, avvenuta il 28 febbraio 2006.
A Bordighera, pur lavorando, entrò a far parte della scuola serale d'arte del Maestro Giuseppe Balbo, dove conobbe altri allievi poi diventati famosi, come Maiolino, Sergio Biancheri, Renzo Cassini, Sergio Gagliolo ed altri. Vinse alcune manifestazioni, fra cui il premio delle 5 bettole, che possiamo considerare il suo riconoscimento ufficiale, partecipò al premio di pittura americana (mentre a Bordighera venivano esposte opere di artisti americani, opere dei nostri artisti vennero esposte negli Stati Uniti, in una mostra itinerante che toccò 20 città importanti).
[Joffre Truzzi] è rimasto com'era, con qualcosa di più gracile, di più poetico nei suoi quadri: gli stessi paesaggi d'allora, ma come sospesi nel vuoto, con dolcezze più apparenti e toccate dalla vertigine". "L'inevitabile manto della malinconia s'è istoriato di scene gioiose, di azzurri aggrediti dall'ombra, di viola vibranti, di dorati che vanno verso il caos o la pace materica. Possibile che la vita nella sua erosione sia sempre eguale? Francesco Biamonti
[...] Truzzi dipinge soltanto la domenica, gli altri giorni li trascorre sugli alti ponti delle case in costruzione. [...]
Una sua personale, ha ottenuto in questi giorni, a Bordighera, un ottimo successo e le vendite sono state notevoli. Ma Truzzi non si è montata la testa e continua, nei giorni feriali, a lavorare di cazzuola [...]
La sera - tutte le sere , dopo il duro lavoro - frequenta lo studio del professor Giuseppe Balbo. Gli tengono compagnia altri giovani allievi che ascoltano le “storie” dei grandi pittori del passato con gli occhi sgranati, come fossero fiabe. Mario Caudana, 1948
Dieci anni fa Truzzi, la domenica
batteva le strade delle nostre campagne; le dipingeva instancabilmente;
riempiva due o tre cartoni nella stessa giornata. Il paesaggio era
studiato con amore, con ostinazione; fino a che il pittore non ne avesse
sceverato i caratteri distintivi di paesaggio ligure.
Questo
contatto durò sino al 1950, poi ci fu una specie d’arresto. Il pittore
si chiuse nel suo studio, elaborò composizioni che s’ispiravano al
lavoro dei contadini e in modo particolare a quello dei muratori, tra i
quali egli viveva e lavorava. Il colore s’incupì, agli accordi
squillanti dei gialli, dei rossi, dei verdi, dei precedenti paesaggi,
seguirono accordi di terre e di neri.
Era nata una pittura che poteva chiamarsi neorealista.
Ma
il paesaggio ligure lo riprese. Questa volta fu l’architettura dei
paesi a incantarlo. Costruzione di muri screpolati, archi, blocchi
desolati, Truzzi vagava di paese in paese, solo prendendo qualche
appunto. [...].
Dipinse quindi grandi tempere, drammatiche
architetture in bleu e in terra rossa. Egli mostra eccezionali doni di
fantasia: come dire che è artista per essenza. (Ci sono nei suoi quadri
accordi di colore del tutto nuovi).
Parte dal vero verso liriche
variazioni, in visioni delicatissime di case, alberi, colline. La voce
del suo paesaggio è nuova (austera e anche mistica) sconosciuta è l’aria
e la poesia che lo anima.
Giacomo Ferdinando Natta, 1957
È un merito, il tuo, di poesia, del quale tu sai che penso quello che pensa il finissimo amico Natta.
Carlo Betocchi, 1959
Nei
“Paesaggi dell’entroterra ligure” di Joffre Truzzi, dominano gli
alberi, quali protagonisti dei misteriosi drammi ignoti all’uomo e
dietro si mostrano rudi case o s’aprono scenari di cieli gialli o verdi,
rossi o cinerei, accesi o cupi […]. Fantasioso e spontaneo, c’è un
impeto primitivo in queste tele, un soffio aspro e nuovo nelle tonalità
accese. Il tocco a spatola è denso, talora violento. Jole Simeoni Zanollo, 1959
Truzzi è un pittore in cui l’affetto alla terra in cui vive e lo spasimo della memoria che vorrebbe conservare ogni momento felice, restituirlo in note ferme e definitive, operano con egual forza permettendogli di colmare, talvolta con reale felicità, lo iato tra la tradizione di una pittura condizionata al sapore di una regione, di un paesaggio, e le più remote ricerche intorno all’autonomia del quadro inteso come oggetto in sé sufficiente, cadenza di colori e di forme disposte secondo un ordine di individuale invenzione. Nessuna polemica esplicita in questa pittura; eppure una carica densa, un gruppo di ragioni pro qualcosa e contro qualche altra cosa [...] che, comunque la si giudichi, è una delle forze di questi quadri, sotto la loro più superficiale apparenza quasi crepuscolarmente gentile o vivacemente lieta. Riteniamo che la loro lettura non sia poi così facile come può sembrare. Ma che tanto più premieranno l’attenzione di chi vorrà non amarli di un’immediata adesione, accoglierli per un movimento incontrollato, ma scrutarne il riposto vigore, ripercorrere il lavoro da cui è nato il loro sbocciare felice. Che è poi sempre il miglior modo di aderire ad espressioni che si presentino cordiali e quasi disarmate. Far insomma del consenso alla bellezza del colore, alla spontaneità della resa mezzo per un ulteriore approfondimento. Albino Galvano, 1962
Joffre Truzzi, Paesaggio (olio su tela) - Fonte: Joffre Truzzi |
Nato in Canada, Joffre Truzzi, vive a Bordighera dove la malia della natura, per un pittore che per temperamento deve sentirne tutto il fascino, gioca il suo ruolo ispiratore. Luci e colori, come si nota nei dipinti ch’egli espone ora al Grifo, si configurano nei rapporti di quelle macchie cromatiche sottilmente modulate negli impasti dosati con abilità: modulazioni e dosature che in fondo caratterizzano la sua pittura anche rispetto ai riferimenti stilistici che, nel presentarlo, Albino Galvano riassume con un appropriato “Morlotti revu par Bonnard”. Angelo Dragone, 1962
[Truzzi] si presenta con una serie di interessanti paesaggi, realizzati ad olio, nei quali case, colline ed alberi della riviera ligure appaiono calati in una unità tonale a basse vibrazioni cromatiche di alta suggestività lirica. La luce, che nei quadri di Truzzi nasce dall’interno delle piatte zone di colore, commenta strutture paesistiche dove i muretti a secco, i casolari di campagna, le masse di verde rappresentano momenti di una visione sensibilizzata della realtà, visione non ignara delle ultime resultanze della più valida pittura italiana. Carlo Segala, 1963
Ennio Morlotti, 1964
Marco Valsecchi, 1964
Giuseppe Balbo, 1966
Enzo Maiolino, 1967
Joffre Truzzi, Gli ulivi, 1970 (carboncino) - Fonte: Joffre Truzzi |
“Sono un pittore naturalista. Dipingo la natura. Da sempre”. Così dice Truzzi della sua pittura e di se stesso.
Massimo Cavalli, 1977
Ennio Morlotti, Francesco Biamonti e Joffre Truzzi nel 1960 davanti all'atelier di Cezanne - Fonte: Joffre Truzzi |
A Truzzi mi lega un lungo rapporto, consolidato dalla comune amicizia con Morlotti. Ricordo di lui un vagabondare alla ricerca delle luci dei costoni, delle dolcezze di un’aspra terra, fatte di cielo, di tramonti rosati, di silenzi nascosti nelle vegetazioni. La sua pennellata è istintiva e nel contempo guidata da un sentimento virgiliano della vita (Truzzi è di Mantova) con qualche collera da animo offeso.
Francesco Biamonti, 1996