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lunedì 5 aprile 2021

Malgrado la fame, il mio peso era sempre di un quintale circa

Giorgio Amendola con la moglie Germaine

Bisognava ora che le posizioni unitarie affermate a Tolosa fossero fatte conoscere in America e fossero approvate dai gruppi antifascisti che vi si trovavano. Ma, soprattutto, bisognava che quelle posizioni fossero fatte conoscere in  Italia.
Attraverso i «legali», ritornati in Italia, ed i rapporti stabiliti con le famiglie di emigrati, copie dell'appello di Tolosa e circolari e lettere redatte nei mesi successivi, durante il 1942, furono inviate in Italia. Dalla corrispondenza inviata dai «legali» ai recapiti concordati appariva che il materiale inviato aveva avuto una certa diffusione e anche che veniva riprodotto. Una ricerca di archivio dovrebbe permettere di tratteggiare la carta delle aree di diffusione del  materiale inviato dalla Francia. È certo che già entro il 1941 in molte località italiane era pervenuta copia dell'appello di Tolosa. È certamente da deplorare la circostanza che, invece, copia dell'appello sia pervenuta al compagno Massola soltanto nell'estate del '42. Questo ritardo nel collegamento tra il centro estero e il centro interno non mancherà di provocare molti dannosi equivoci. Credo che, per quanto ridotta l'area di diffusione dell'appello di Tolosa, questo abbia servito a promuovere una certa preparazione politica, che dovrà permettere di accogliere con minore resistenza nel '43, dopo il 25 luglio e l'8 settembre, la linea di unità nazionale promossa dal  partito.
Era necessario tuttavia stabilire in Italia un contatto qualificato con gli esponenti antifascisti, per fare giungere loro i testi dei documenti approvati dal Comitato di Tolosa, compresa la lettera redatta da Sereni e diretta ai liberal-socialisti (della cui attività e linea politica eravamo stati informati), e per raccogliere notizie sullo stato in cui si trovavano i partiti antifascisti e sulle linee di attività che andavano svolgendo. Pensammo di affidare questo incarico a Gillo Pontecorvo, cugino di Emilio Sereni, che si trovava a Saint Tropez e che allora era per noi soprattutto un giovane simpatico sportivo, e il «fratello del fisico Bruno Pontecorvo». Ma bisognava prepararlo politicamente a compiere la sua missione, e questa fu l'occasione per fare con Germaine dei viaggi in quella magnifica località, allora ancora intatta nella bellezza delle sue spiagge deserte.
A Saint Tropez aveva trovato rifugio uno strano mondo di ìntellettuali francesi e stranieri, che sembravano vivere fuori del tempo e dello spazio, come se la guerra fosse una cosa remota. (Ma a Saint Tropez vi erano anche dei bravi compagni emigrati italiani, tra i quali il proprietario di un noto ristorante, dove aveva trovato rifugio e una base di attività Claudine Pajetta, che intravidi senza avvicinarla perché la consegna era di non conoscerci).
I viaggi a Saint Tropez erano allietati dalla squisita ospitalità di Gillo e di sua moglie Henriette. Quando non c'era nulla da mangiare, c'era sempre la risorsa della pesca subacquea nella quale Gillo era un asso. Il mare era allora  molto pescoso. Gillo si tuffava e tornava con un grosso pesce, per poi rituffarsi e prenderne rapidamente un secondo. Il primo era destinato allo scambio contro generi in natura: pane, olio, pasta. Il secondo veniva arrostito. E saltava  fuori un magnifico pranzo che per noi affamati di Marsiglia rappresentava una grande festa. Ma non fu per questi motivi turistico-gastronomici che la preparazione di Gillo andò per le lunghe. Alla fine, quando egli partì, si era già nell'estate del 1942.
In Italia egli prese contatto con Edoardo Volterra e questi lo presentò a La Malfa e a Tino. Gillo consegnò a  Volterra il materiale che aveva portato con sé e, tornato in Francia, ci portò informazioni dalle quali risultava che in quel  momento, nel settembre '42, alla vigilia di El Alamein e dello sbarco in Africa degli anglo-americani, lo stato di organizzazione dei partiti antifascisti era ancora assolutamente arretrato. In pratica, si era ancora ai primi contatti. I vecchi «popolari» andavano riannodando prudentemente le fila e preparavano i loro «nuovi orientamenti». I vecchi socialisti erano anch'essi alla fase dei radi contatti tra vecchi amici. Era in corso una discussione sul carattere di un partito nuovo in formazione, dove la pregiudiziale repubblicana spingeva dei democratici liberali come La Malfa accanto ai liberal-socialisti in un bell'imbroglio ideologico e politico, mentre altri democratici liberali venivano respinti a destra verso Croce e i conservatori. Queste informazioni, abbastanza deludenti, contrastavano con quelle provenienti dai nostri compagni «legali», attestanti tutte una crescente estensione del malcontento antifascista nelle masse. In particolare veniva segnalata la importanza assunta dal rifiuto dei contadini di obbedire all'ordine di consegna del raccolto all'ammasso. Veniva indicata la crisi crescente del partito fascista, il dilagare di un atteggiamento di indisciplina, di larga e palese violazione delle disposizioni fasciste.
Portai queste notizie a Nenni che, dopo un breve arresto, era stato trasferito dalle autorità francesi da Palade, nei Pirenei, a Le Croizet, un paese di montagna presso la cittadina di Saint Flour nell'Auvergne. In quel periodo (1942) andai più volte a trovare Nenni. Era una zona della vecchia provincia francese verde e fresca, miracolosamente intatta, non colpita dalla guerra né dalle sue conseguenze. Erano per Nenni giorni di grande ansia per la sorte di sua figlia Vittoria, arrestata a Parigi assieme a suo marito.
L'accoglienza della famiglia Nenni fu molto affettuosa e generosa. Il primo problema era sempre quello di trovare il modo di soddisfare la mia fame arretrata. E la signora Carmen, da brava romagnola, riusciva fare anche il miracolo di trovare la farina per fare delle tagliatele, condite con i funghi raccolti nei boschi da Nenni con la mia impacciata partecipazione. Una volta Nenni arrivò a compiere la prodezza sportiva di portarmi, per non farmi perdere il treno, sulla canna della bicicletta fino alla stazione lontana circa dieci chilometri. Malgrado la fame, il mio peso era sempre di un quintale circa.
In quelle visite, oltre alle questioni politiche di attulità, ci imbarcammo in lunghe e interminabili accalorate discussioni, che ci permisero un ampio e libero riesame critico delle vicende sfortunate dell'antifascismo italiano. Fu in quella occasione che conobbi meglio Nenni e strinsi con lui un'amicizia che dura tuttora e che ha resistito a tutti i motivi di gravi dissensi politici maturati nel corso dei travagliati sviluppi della lotta politica italiana.
Giorgio Amendola, Lettere a Milano, Editori Riuniti, 1973, pp. 68-70

 

giovedì 29 agosto 2013

Girovagando per Milano


Il Castello Sforzesco è una meta classica per chi visita Milano.


Anche la Basilica di S. Ambrogio.


Ma ancor più il Duomo.

Avevo, in verità, intenzione di segnalare con questo post una selezione di aspetti poco noti della storia e dei monumenti, soprattutto quelli scomparsi, del capoluogo lombardo, attingendo ad una vecchia pubblicazione. Combinando qualche ricordo di carattere personale.

Procedendo a qualche necessaria verifica, mi sono accorto, però, che su Wikipedia appaiono - ed è un bene!  - molte pagine su Milano. Ma soprattutto che su Lombardia Beni Culturali - aspetto che mi preme mettere in evidenza, pensando sia utile - a questo link è dato rinvenire, all'insegna di "Percorsi tematici", una corposa messa di documentazione sull'arte e sulla storia della regione: quella più specifica su Milano é subito individuabile. Ho tralasciato, di conseguenza, l'assunto iniziale.

Un particolare di S. Simpliciano, sempre a Milano.

Sui vent'anni fa, dopo l'ennesima volta in cui, da solo o con familiari, ma non accompagnato da persone residenti, smarrii - per così dire - la strada, alimentando in tal modo in seno al circolo intimo dei miei cari la mia personale saga eroi-comica, mi decisi a studiare a fondo una cartina di Milano e ad accentuare, di conseguenza, il mio girovagare da turista per caso per quelle strade: S. Simpliciano, di cui sul sito da me segnalato si apprende che contiene ancora testimonianze di età longobarda, fù, ad esempio, uno dei miei successivi approdi... sicuri.

Lombardia Beni Culturali dedica diverse voci anche alla Stazione Centrale.

Termino la mia stringata esposizione con questo piccolo pensiero mirato sull'imponente edificio in questione. Non vedevo, preferendo in genere recarmi a Milano in automobile, da alcuni anni la Stazione, cui mi legano - come moltissime persone, credo - tanti ricordi. Forse, qualche modifica interna l'avevo già notata, ma di sfuggita: diverse novità mi sono rimaste impresse, ma appartengono ad un altro discorso.

Mi riservo, invece, di dedicare una prossima volta un po' di attenzione almeno ad uno dei cronisti di una Milano che fu: non é detto che non salti fuori qualche inedito! Ma, forse, anche di realizzare qualche sintesi di parti specifiche di nuove pubblicazioni su Milano...



domenica 28 aprile 2013

Divagando circa Torino

Ho aspettato alquanto per ringraziare mr.Hyde che, parlando di Torino, mi ha onorato, sostenendo nel suo post di aver preso da me l'idea di procedere a dei confronti tra  luoghi come appaiono in vecchie cartoline e il loro stato attuale.
Non ho trovato di meglio, infine, che pubblicare una cartolina di Superga, pervenuta in famiglia circa trent'anni fa', ma apparentemente di stampa più datata, sì da riportarmi idealmente più o meno allo stesso periodo indicato da mr.Hyde

E compiere qualche divagazione sul tema.

Potrei, invero, aggiungere qualche cenno sulla città subalpina, non, poi, così lontana da questa Riviera Ligure di Ponente, dove ho sempre abitato, ma non riesco ancora a filtrare al meglio tra i ricordi personali: posso al limite annotare, per mettere in evidenza un aspetto forse significativo su un piano più generale, che ho visto, senza, fresco undicenne, poter salire - con mio rammarico - sul trenino, perché non c'era tempo in quell'occasione, l'ormai scomparsa monorotaia, appena costruita per il Centenario dell'Unità d'Italia, ma anche per quell'Esposizione Internazionale del Lavoro, che rammentavo solo vagamente.
E le immagini, riferite a Torino, da me più facilmente reperibili, sono di carattere molto privato o banali, mentre, anche per pigrizia, non ho ancora rinvenuto - combinazione! - quelle - al pari di altre, con soggetti diversi, che pur mi interessano - di una vecchia, per certi versi memorabile, partita di calcio, giocata sempre a Torino, in quella domenica, appunto, di Italia '61. 


Dovrei pervenire a qualcosa come questa fotografia del 20 gennaio 1965 - ma in questo caso io non ero presente! -, che offre uno scorcio dello stadio di S. Siro di Milano com'era prima della profonda ristrutturazione del 1990.








La ricerca in casa di vecchie fotografie e di vecchie cartoline mi porta, invece, talora a delle curiose scoperte. Non ricordavo, ad esempio, né di esserci stato in quell'anno, né una cartolina spedita da me nel settembre 1970 da Vallauris, la cittadina amata da Picasso al punto da dedicarle una Cappella della Pace e da donare ai suoi ceramisti spunti notevoli di design. Tra questi artigiani, molti di origine italiana, che ho conosciuto qualche anno dopo.


Il fatto singolare é che ho sempre cercato di conservare - immaginando già che col tempo mi avrebbero raccontato delle storie - le cartoline ricevute, comprese quelle, recuperate, senza tuttavia con quello spirito affannarmi più di tanto, da persone intime, come facevo con mia nonna materna, alla quale, nelle mie pregresse escursioni, ne spedivo tante, non solo per affetto, ma anche per alimentare la mia particolare collezione.
Solo che oggi, come ho già insinuato, non tutto ritrovo, sia perché, lasciando mettere in ordine, a volte si nascondono le cose, sia perché in qualche eccesso di generosità devo avere provveduto anni fa' a qualche sostanzioso donativo...



sabato 13 ottobre 2012

Milano, dicevo

Tra una cosa e l'altra, anche qualche inciampo... tecnico, negli ultimi giorni mi sono un po' perso, per cui quella, che in un primo tempo mi sembrava un'idea peregrina, a conti fatti potrebbe rappresentare la ripresa scherzosa di un discorso rimasto interrotto. Di nuovo qualcosa su Milano, allora. Iniziando da uno scorcio di Santa Maria delle Grazie, molto appagante dal punto di vista personale.








Brera.


















Al piano terra di Brera (riprendo un aspetto curioso cui ho accennato qui l'ultima volta) in un'aula-sala espositiva, invece, le fotografie le lasciano fare, anche in presenza di addetti presi dalla loro professione.

















In quel locale ci sono inoltre calchi di antiche opere greche, il che mi darebbe lo spunto - che vorrei tuttavia riprendere in altra occasione, per non ripetere troppo spesso esempi mirati sul capoluogo lombardo o sulla mia zona di residenza - per sviluppare un tema che mi é caro: quello di limitarmi a suggerire chiavi di ricerca e approfondimento che il lettore può effettuare in piena autonomia.












Ad esempio, memore di essere rimasto colpito dalla statua di questa immagine in un libro, dedicato al terribile condottiero in parola, solo intravvisto da bambino, ma che già allora avrei voluto leggere, sulle prime avrei detto, come spesso mi pare di avere letto, trattarsi del Napoleone del Canova. Invece, secondo Wikipedia é una copia da originale in marmo, scolpita dal grande e noto artista nel 1806, copia del 1811 in bronzo di tali fratelli Righetti.











domenica 7 ottobre 2012

Quasi una pausa

Salisburgo.
Succede che in casa l'archivio di cartoline d'epoca, di cui ho già parlato qui, vada a riservare altre sorprese.
La Chiesa di San Sepolcro a Milano

Quelle che segue é una discreta divagazione. 
Mi sono imbattuto per caso, come d'abitudine, dato che non sono uno spettatore assiduo, nelle prime immagini de "Il commissario Nardone" televisivo. Colpito dall'iniziale riferimento alla fine della seconda guerra mondiale, ci ho messo un po' a capire che si parlava di un poliziotto famoso in tutta Italia quando ero bambino. Solo che, del tutto banalmente, ho subito ripensato al luogo di culto di questa fotografia. San Sepolcro evoca in modo lugubre gli esordi del movimento fascista. Di fronte esiste un palazzo medievale, oltrettutto deturpato nel triste ventennio per fare spazio ad una struttura del fascio. Oggi ospita un commissariato di polizia, dal che deriva che é proibito ad un privato cittadino inquadrare con uno scatto quel monumento!

Il Velodromo Vigorelli a Milano

Un episodio dello sceneggiato in questione me lo ha fatto tornare in mente. E' ora che torni a Nardone. Quello di fantasia. E quello vero. Del primo aggiungo che, preso dalla curiosità, ne ho seguito sinora tutte le vicende: la storia si conclude a giorni, per cui, facendone cenno adesso, non ho proprio reso pubblicità. Del commissario, che riempiva sul serio le cronache dei giornali in quegli anni come si é sottolineato nel telefilm, mi é rimasto nitido il ricordo dell'arresto della cosiddetta Banda di Via Osoppo, da lui organizzato. Non vado a ripercorrere l'atmosfera di quei tempi, che, pur ancora scolaro, per vari motivi, non ultime le mie allora non rare - come ho già narrato - presenze a Milano, meriterebbe, invero, ulteriori approfondimenti. Metto in evidenza che, con l'occasione di questa serie televisiva, qualcosa in più sul Web su Nardone é stato scritto. Mi ha, allora, un po' consolato il fatto che qualcuno asserisca che il commissario, pur arrestandoli, fosse per lo meno dubbioso della colpevolezza di Fenaroli e Ghiani, rispettivamente mandante ed esecutore, per la magistratura, dell'omicidio della moglie del primo, all'epoca clamoroso, ma da più parti oggi ascritto ai soliti servizi segreti deviati. Non credo proprio  che lo sceneggiato arriverà ad aggredire questo nodo...

sabato 18 agosto 2012

Tra Imperia e La Turbie...


Inizio con un'immagine antica (da Archivio Moreschi di Sanremo) di Porto Maurizio di Imperia, perché lì - dove mi sono presentato una volta di più, come aggiungerò in seguito, senza apparecchio fotografico - avevo appuntamento con riri e nicola, persone - cosa già nota! - affabili e simpatiche per andare poi a trovare insieme nella, che sul calore umano non é seconda a nessuno, che mi deve mandare la sua email se vuole vedere una certa mia fotografia con... Claudio Villa e che devo anche ringraziare per avermi presentato persona con cui l'impetuoso revival di brillanti episodi imperiesi ha subito uno stop solo per logici motivi di tempo.
 

Mentre con N. il giorno dopo ed un altro ancora, nonostante tutto, ci siamo trovati proiettati, magari con l'animosità dei ragazzi che fummo, più sul passato prossimo e sul presente. E la mia labile memoria non ha ancora perfezionato con il contributo di N. dettagli di episodi e di uomini, che sarebbe giusto ricordare.
Devo, però, sottolineare che, mentre mi accingevo a stilare queste note, mi sono ritrovato alcune email di N. con allegate dovizia di fotografie d'antan, forse utili per futuri miei excursus.
 

Ma anche una, che non pubblico, che mi ritrae sul Trofeo di Augusto a La Turbie dove, inopinatamente, in quanto nelle intenzioni altre erano le nostre mete, ci siamo ritrovati a fare i turisti per caso.
 

Anche a salire (N. dixit!) sulla sommità del monumento, nella parte accessibile al pubblico, perché protetta e sorvegliata.


E a girare per le viuzze, ottimamente tenute - N. me lo rimarcava ogni due passi - del sottostante borgo antico. E a riportare - almeno io! - centinaia di immagini a casa.
 

Non conto più, ad esempio, da quante angolature ho ripreso Mont Agel. E nella foga, soprattutto del discorrere, i risultati lasciano pure a desiderare.
 

Il Principato di Monaco. Dove lavorava a suo tempo G., altro amico - una sorta di... nostro agente segreto in Norvegia, come accennai già una volta - di cui con N. - e che egli ha rivisto (tanto per cambiare!) più spesso di me - abbiamo a lungo parlato, ma che, per ironia della sorte, si fa vivo per telefono da Ventimiglia appena N. é ripartito per Milano: lo incontrerò di persona oggi, ma, intanto, il vecchio trio non si ricompone ancora.


Nella zona di ponente di Ventimiglia, di cui mi limito a pubblicare una vecchia immagine di Ponte S. Luigi (sempre da Archivio Moreschi di Sanremo), io e N. avevamo girovagato qualche giorno più addietro ancora, senza, però, portarci addietro macchine fotografiche. Così sono rimasto stupito quando ho sentito da lui, che il mondo lo ha viaggiato (a memoria ricordo Namibia, Eritrea, Vietnam, Nuova Caledonia), parlare a quella data ora del giorno per i miei - e i suoi vecchi - luoghi di "luce di Singapore". Al che mi sono sentito alquanto confortato per la mia passione per certi scorci - quelli che si sono salvati dal cemento! - di questa zona rivierasca. E per la nostra visita estemporanea a La Turbie siamo allora arrivati, come già ampiamente evidenziato, opportunamente attrezzati.
 

Insomma, mi sono buttato - vista la selezione affrettata tra le tante cose (molte, invero, qui ininfluenti, perché private) che mi sono successe in queste giornate e che hanno contribuito a rendermi un po' latitante sul blog - con un titolo con cui cerco di fare lo spiritoso rispetto agli immortali versi di Dante, che, come si nota, a La Turbie, anche se ormai francese, non hanno di sicuro dimenticato.

lunedì 26 settembre 2011

CHI VUOL ESSERCI, CI SIA

L’ora del pranzo si avvicina e prima ancora la data di scadenza per la prenotazione definitiva del numero dei presenti al ristorante. Se vuoi esserci lascia qui per favore una conferma di presenza e se sei accompagnato da altri e quanti altri.

Sino ad ora hanno confermato
Adriano - Ambra - Annamaria - Carla - Elio e Graziana - Mirco - Mirta e Mauro Sandra e Franco - Stefano

Ai partecipanti confermati manderemo poi una mail con tutte le informazioni, cellulari, indirizzi, etc. per ritrovarci tutti insieme appena arrivati a Milano.
Un’altra ventina di blogger si è prenotata, ma non ha dato conferma. Fatelo, altrimenti non potremo tenervi il posto a tavola.

 Dettaglio del banchetto di Guglielmo d’Inghilterra.
Arazzo di Bayeux.





lunedì 12 settembre 2011

2^ FESTA BLOGGER, 8 OTTOBRE 2011 A MILANO

Ecco dove ci incontreremo
Via Tagiura, 5- Milano.
Per noi la  sala degli affreschi
***
Menù
Antipasti :
Affettato misto: Culaccia di culatello (Zibello), coppa di    Rovescala e Lardo di Arnad in abbinamento gnocco fritto.
Bis di primo:
Tortelli di magro (ricotta e spinaci o zucca) serviti burro e salvia.
Risotto (Rizzotti gran riserva) giallo alla milanese con pistilli di zafferano.
Secondo a scelta tra:
 Scottona piemontese servita su un letto di patate e scaglie di grana.
Cocotte di funghi porcini con patate e chevre.
Gran tagliere di formaggio (capra e mucca) servito con miele, marmellate e composte di frutta.
Filetto di maialino toscano servito con cicoria e patate.
Acqua minerale e vino (Cabernet rosso o Tocai ).
Dolci al carello.  Caffè.  

Tutto incluso, 40 euro a persona
***

Grazie a tutti gli amici blogger che si stanno dimostrando entusiasti per questo secondo simpatico appuntamento.
Qui a lato, nella home page, in cima alla colonnina di destra,
trovate il link all'elenco dei blogger partecipanti
che verrà via via aggiornato
fino al 30 settembre, data ultima per la prenotazione.



mercoledì 31 agosto 2011

FESTA BLOGGER


Carissimi amici,

è in cantiere la 2° Festa Blogger, Edizione d'Autunno 2011.

Il comitato organizzativo tradizionale delle tre donzelle-web
 - Ambra, Erika e Sandra -
si avvale, questa volta, di altri due rinomati blogger :
Adriano e Michele.

La città sarà quella della foto, meglio nota come Mediolanum
famosa capitale longobarda.

Il giorno sarà Sabato 8 Ottobre.

Nel pomeriggio, digestione del lauto pranzo permettendo, ci si alzerà dalle sedie per fare shopping in centro o per visitare la città che presenta angoli magici
(vi daremo dei suggerimenti).

Stiamo verificando il ristorante
e più in là
vi daremo tutte le coordinate.

Intanto SCRIVETECI, SCRIVETECI, SCRIVETECI …
... confermate la vostra partecipazione !

Speriamo di vedere nuovamente gli amici della bella
festa blogger dello scorso maggio a Bologna;
ma soprattutto sarebbe bello fossero con noi tanti
BLOGGER CHE CONOSCIAMO SOLO VIRTUALMENTE:
vogliamo incontrare anche voi!
Il comitato organizzativo
Adriano
Ambra
Erika
Michele
Sandra


P.S.
Siccome questa volta, quasi per un curioso equivoco, sembra che tutto nasca da una mia parola buttata lì ... non so alla fine quanto sarò ... rinomato ...



giovedì 28 aprile 2011

Appunti milanesi


Anche se ormai cronicamente restio a viaggiare, ogni tanto devo farlo, come mi é appena successo con una rapida puntata a Milano e dintorni, da cui ho ricavato ulteriori impressioni ed elementi di curiosità.


Non ho mancato di rivedere Via Santa Radegonda per verificare - altre volte ero proprio di fretta - un ricordo di quando ero bambino.


Sì, era del tutto possibile in quegli anni ormai lontani avere l'impressione di toccare il Duomo con una mano da una finestra di quella casa ormai demolita.


Per associazione di idee mi é tornato in mente che mi era stato raccontato che appena finita l'ultima guerra anche la oggi "in" Via della Spiga era ancora una zona popolare.

Al Parco Sempione non avevo mai visto il monumento a Napoleone III, per il quale mi bastano i giudizi storici negativi di Marx e di Zola, ma la costruzione, di cui, per non fare qui un fotoromanzo, risparmio l'immagine, rammenta a noi tutti, siccome riporta i nomi dei caduti francesi nella II^ Guerra d'Indipendenza, che per il nostro Risorgimento sono caduti anche molti nordafricani. Presumo algerini. E presumo zuavi.

Ho dato un'occhiata, pur nella brevità del soggiorno, a tanto altro, di cui forse, aiutato da un vecchio libro preso in prestito e denso di storie della Vecchia Milano, alcune delle quali a suo tempo avevo udito, tornerò a dire. Qualcosa magari lascerò indietro perché troppo legato alla contingenza, come qualche curiosa fotografia che riprende dei turisti.


Ah, sì, prima di chiudere, un modesto souvenir dalla Brianza, per la quale in effetti attendo immagini più professionali della mia. Là, invero, mi sono dilettato anche ad ammirare treni locali, come a Milano tram e metrò: tutte mie vecchie passioni ...


sabato 15 gennaio 2011

Coincidenze

Panorama da Cap Martin
Guardavo sulla spiaggia di Bordighera qualche giorno fa i lavori di ripascimento (gli ennesimi) pensando  che forse senza adeguate opere di difesa sarebbero una volta di più serviti a poco, probabilmente a causa dell'immediata profondità del nostro mare, la stessa che, come mi spiegò poco tempo addietro l'amico di famiglia nel mentre si faceva tornare alla memoria i viaggi sotto costa (negli anni '30 del secolo scorso) del piroscafo Rex, dovrebbe generare il fenomeno delle improvvise ed impreviste ondate che talora sconquassano litorale e passeggiata.

Subito mi veniva in mente che, nel pur breve tratto che va da Capo Ampelio di Bordighera (IM) a Cap Martin già in Costa Azzurra, tale caratteristica trova significative eccezioni, rappresentate da inconsueti, di solito rocciosi, rialzi del fondale, al massimo a pelo d'acqua, teatri a volte per i conoscitori degli arcani di cospicue pescate di luassi (i branzini, in madre lingua) e di altre pregiate specie, e muti testimoni di relitti misteriosi ed antichi, spesso piratescamente trafugati: echi di storie, anche un po' leggendarie - che nel mio ricordo si uniscono ad altre, talora approdate a dignità letterarie - storie sentite in pregresse agapi, di cui alcuni affabulatori e testimoni non sono più.

Senonché, alcuni di questi ultimi personaggi, insieme ad episodi che rimandano comunque al mare, quali la galleria dell'Arziglia ad est trasformata in rifugio antiaereo e la morte della madre dell'autore per via di mitragliamento da parte di velivolo alleato di innocenti civili (ignominia della guerra) sulla spiaggia di Latte a ponente, tornano insieme ad altri in una recente opera dell'amico Carlo di Ventimiglia, che definire di personali memorie del periodo bellico e post-bellico sarebbe riduttivo: per chi é nato e cresciuto da queste parti si tratta di un incisivo contributo, tra l'altro reso con pregevole scrittura, alla verifica quantomeno delle proprie radici civili e sociali.

Carlo è la persona che mi venne a cercare quel 12 dicembre 1969 per farmi unire a quel vigile moto di dignitosa, civile e combattiva protesta che si stava levando nel Paese, marcando con ciò stesso una svolta decisiva nella mia formazione di cittadino.

Ma Robydick di recente mi fa l'onore, immeritato, di citarmi in uno dei suoi strepitosi post dedicati a recensioni cinematografiche. E lo fa con il film "Milano calibro 9", linkando proprio quel mio articoletto dedicato alla strage di Piazza Fontana, fatto senza grandi pretese.

Proprio oggi, ritrovandomi anche casualmente in intenso pertinente conversare con alcuni amici, emergeva da una gentile signora la sottolineatura che non tutte le vicende degne delle nostre terre hanno ottenuto adeguato risalto. Solo lo schizzo rapido del contributo arrecato dai civili alla Resistenza riempirebbe pagine e pagine di volumi! E', purtroppo, credo, situazione omogenea in tutta la Nazione, con l'aggravante, rimarcata in quel nostro piccolo dibattito, di un progressivo generale disinteresse verso la storia, quelle storie in particolare.

E' una zona non solo di paesaggi minacciati dal cemento, ma anche di fulgide intelligenze, il nostro Ponente di Liguria affacciato sul mare: una stridente contraddizione, dunque, con la situazione reale, altresì aggravata dalle recenti notizie di stampo criminale. Oggi, per lo meno, mi rimane la consolazione di avere ricavato da quel nostro dialogo un'ulteriore conferma della notevole sensibilità umana di quel nostro grande scrittore, Francesco Biamonti, prematuramente scomparso dieci anni orsono, che con la sua arte maestra aveva anche saputo, come ha evinto un illustre commentatore, anticipare molte delle nuvole scure sul nostro orizzonte.


sabato 20 novembre 2010

Storie un po' così

Castelvittorio (IM): il paesello del racconto
Li ho persi di vista da tempo. Ma me li ricordo ancora. Abbastanza bene.

L. veniva a scuola in pullman da un paesello e come tanti adolescenti pativa quel tipo di locomozione. Cambiò per l'Istituto di Ragioneria, nel quale conseguì una sorta di borsa di studio per frequentare un anno di scuola (validato) in America ai fini di fare pratica di inglese. E all'epoca un po' di invidia la provai. Anche perché ai liceali quei percorsi erano forse preclusi. Laureato, era ancora timido in pubblico, sì da chiedermi se poteva venire a presentarmi in qualche comizio nell'entroterra: per farsi le ossa a parlare in pubblico. Di sicuro più tardi, se non prima, frequentò N. e S. Divenne manager, prima in banca (lo incontrai per caso davanti al Duomo di Milano), poi in un'industria. Quando lavoravo ancora lo vidi di fretta qui in Riviera: e mi persi in seguito i suoi numeri di telefono.

P. non credo abbia mai conosciuto gli altri di cui accenno. Era creativo ed estroso già da ragazzo. Per lui i viaggi in autostop erano una dimensione esistenziale. Mi lasciai coinvolgere, se non proprio da lui, da altri amici, ma si era tutti assieme a fare squadra, in quello che per me fu un mezzo viaggio, comunque interessante, ma per lui e per B. un giro in mezza Europa. Oggi é un versatile artista affermato. Poeta, anzitutto. Ecco, lui un po' l'ho recuperato, tramite Facebook.

G., anch'egli come P. di immigrazione siciliana, faceva il frontaliere nel Principato, quindi si alzava prima dell'alba, ma non mancava mai alle discussioni ed all'impegno del tormentato inizio anni '70. Una sua leggera operazione mi fece conoscere, da visitatore, l'Ospedale di Monaco. Protagonista di un memorabile viaggio in auto (cui non potei partecipare perché decisamente impegnato sul campo)  in Francia con N. e S., dai cui resoconti ho attinto molti particolari per le mie storie. Conobbe una bella granatiera di norvegese che felicemente sposò. E fece il tranviere ad Oslo. Lui l'ho intravvisto a Ventimiglia già pensionato, con splendidi figlioli e matrona ancora più radiosa. "Ci vediamo.". "Quando torno, ci sentiamo!". I saluti ce li scambiamo tramite i suoi fratelli. Quando capita.

N., d'immigrazione dal Polesine (e al secondo matrimonio di S. mi raccontò di sue ricerche storiche locali), faceva il bracciante nella campagna epicentro de "La curva del Latte" di Nico Orengo. Ma alle due di notte teneva testa a Francesco Biamonti in quelle lunghe discussioni nelle quali il romanziere di San Biagio della Cima, che non aveva ancora esordito come tale, dimostrava una sua grande dote, mai appieno oggi rammentata: la sua grande signorilità. N., dalla grande dialettica e dalla grande erudizione da autodidatta, conobbe una graziosa insegnante di Milano. Ne conseguirono l'amore e il trasferimento a Milano. In una di queste tappe, forse quella definitiva, lo accompagnammo io e S. Gustoso l'episodio delle strelitzie, dimenticate a mollo, che stavano per trasbordare dalla vasca da bagno. N. vinse un concorso pubblico, studiò pur lavorando, conseguendo via via diploma magistrale e laurea. E di conseguenza salì, mediante concorsi, i gradini di una onorata carriera, in diversi comuni dell'hinterland della metropoli lombarda. Ma quel suo amore di gioventù finì già diversi anni fa.

Storie un po' così.

mercoledì 20 ottobre 2010

Milano, ancora

Milano - Santa Maria delle Grazie
Ho scritto qualcosa in un vecchio post in riferimento a Milano, nel senso di un intreccio tra ricordi personali e la constatazione di un geometrico venir meno di tanta pregressa bonomia popolare, ma mi erano rimaste sospese delle impressioni minimali che, alla luce di varie considerazioni rinvenute in vari blog, mi sembra possano uscire da una sfera privata per acquisire un minimo di valore generale.

Dal canto mio, si tratta della constatazione dell'esistenza di angoli non molto conosciuti di quella grande città, meritevoli, al pari di tanti analoghi scorci diffusi ovunque, anche dietro l'angolo di casa propria, di una rivisitazione più attenta: all'insegna di una sana curiosità, sempre utile e dilettevole. E non intendendo affrontare di petto i grandi temi della storia, della cultura e della società.

Sul fronte di ciò che ho letto nei blog, ho notato, in ordine sparso, letture di sicuro più attente delle mie, anche perché derivanti in genere da chi a Milano ci vive o ci ha vissuto, a differenza del sottoscritto, ma riguardanti la bellezza particolare di certe strade e di certe case, di sicuro diverse da quelle che a me sono rimaste maggiormente impresse o a me ignote, perché certe scelte non possono che essere personali, l'incanto di certi dintorni immersi ancora nella natura, la nostalgia per pregressi costumi sociali, le piccole, grandi curiosità, come quelle circa l'attecchimento di piante e fiori tipici di climi più caldi.

Mi voglio fermare personalmente a pochi esempi. Chi lascia Santa Maria delle Grazie, dove è custodito il Cenacolo, svolta verso il centro lungo Corso Magenta, dove molti palazzi sono ornati da quell'adeguata, non intrusiva segnaletica, in oggi abbastanza diffusa nelle maggiori città, che riporta anche l'anno di costruzione: ad un certo punto lungo quell'arteria si rinviene un Museo, dal cui cortile é possibile ammirare un torre delle mura di difesa del IV° secolo, quando Milano era capitale dell'Impero d'Occidente. Da quelle parti, non molto lontano, se la memoria non m'inganna, c'è un interessante Museo della Scienza e della Tecnica. Sì, ancora un po' più in là c'è la Basilica di Sant'Ambrogio, ma questa dovrebbe essere abbastanza nota. Ho girato a lungo per trovare la targa che indica dove è stato assassinato - tragica ironia della sorte! - a poche ore dalla Liberazione Eugenio Curiel, giovane dirigente della Resistenza, per sostare in commosso pensiero rivolto a lui e a tanti altri generosi eroi caduti per la Libertà. Girare per le strade per scoprirne i nomi e da questi risalire a personaggi, avvenimenti, date: indubbiamente in una metropoli la scelta può essere ampia! Trovare ancora inseriti in nuovi rioni retaggi dell'agricoltura di un tempo.

Il ciclo dei miei contatti con Milano si è sviluppato lungo l'arco di circa sessant'anni. Trascurando i ricordi di Duomo, Castello Sforzesco, modellino dell'Andrea Doria che, salendo, spiccava a sinistra dei binari della Stazione Centrale e Zoo, posso sottolineare che circa ad otto anni venni accompagnato a vedere la Pietà Rondanini, tutto trepidante perché già informato che era l'opera lasciata incompiuta dal grande Michelangelo. E che, più o meno, in quel periodo ho visto, se non rammento male, non lo specifico Museo, ma una vera grande Mostra del Risorgimento. Il costruendo Pirelli e la costruenda Metropolitana. Rapporti di famiglia, in seguito lavoro, manifestazioni, nuovi rapporti di famiglia hanno accompagnato la mia relazione con Milano. A Milano da sempre, per me, il fascino del tram con il suo scampanellio particolare; in seguito, anche quello del metrò. A Milano o andando e venendo da Milano ho assistito a fatti curiosi; talora qualcosa di più che curiosi. Tante storie, insomma. Forse qualcuna da raccontare. Ma se la malia esercita da una grande città su di un bambino degli anni '50 può essere retrospettivamente, soprattutto se inquadrata nel processo di crescita della civiltà materiale, abbastanza compresa, trovare da adulto bello, superata la fase giovanile tipica di ogni generazione, ma indifferente a tanti particolari, l'insieme, come è capitato a me, di strade e di case qualunque ha veramente qualcosa di misterioso.

Per questi motivi, forse, non mi è venuto fuori a caso l'esempio di Milano per sostenere, come invero sostengo, che città, borghi, vie, case, pietre stesse parlano, se opportunamente interrogate. E dicono tante cose.


domenica 8 agosto 2010

Milano, Via Santa Radegonda


In questi giorni mi viene spesso da pensare ad un certo modo con cui ho visto Milano, vuoi per la presenza dalle mie parti in questo periodo di vacanze di amici e parenti colà residenti, vuoi per una bella discussione avuta la settimana scorsa con un amico che nel capoluogo lombardo, se non vi é nato, vi ha per lo meno vissuto a lungo.

La prima volta che venni portato a Milano avevo poco più di due anni, come testimoniato da una fotografia di famiglia, scattata in Piazza Duomo con l'immancabile cornice di piccioni, uno in mano a mio padre, ma non posso certo ricordarne nulla.

Ricordo bene, invece, che, prima dell'età scolastica, dalla finestra di un piano ben alto posizionato in Via Santa Radegonda mi sembrava di toccare con una mano quel Duomo che mi affascinava tanto.

Quella casa non c'é più, sostituita già prima delle vicende cantate ne "Il ragazzo della Via Gluck" da un orrendo silo-parcheggio, quasi adiacente alla Galleria. Ed il Duomo non mi appare oggi poi così vicino.

Non voglio ora indagare sulle demolizioni dei centri storici, né sullo sradicamento dai medesimi dei ceti popolari, argomenti molto importanti che altri hanno saputo e sanno affrontare in modo più degno del sottoscritto.

E neppure sfiorare l'intreccio di rapporti familiari ed amicali di un'altra epoca, che pur hanno creato, credo, tante belle pagine nelle storie personali di tanti italiani.

Nel mio caso, non posso certo dimenticare che quella casa fu la base di partenza, ad esempio, per le prime escursioni verso il Lago Maggiore: a Stresa un trenino su cremagliera salendo verso la cima del Mottarone riempiva di meraviglia un bambino di cinque anni.

Io di Via Santa Radegonda voglio adesso ricordare una signora, vicina di appartamento agli zii di mio padre, che a me sembrava anziana, ma che, pur parlando in dialetto stretto e per me incomprensibile, mi appare ancora, a tanti anni di distanza, dotata di una formidabile carica umana.

Ho recuperato più avanti, per via di altre frequentazioni e non solo di parentela, acquisita o meno, il senso di una pregressa diffusa bonomia popolare, composta di arguzia e di solidarietà, mai disgiunta da senso civico e da tradizionale, autentica etica del lavoro.

Mi sono formato queste convinzioni, sia ascoltando storie ambientate in Via della Spiga, quando era ancora un rione popolare, che in zona Fiera-Sempione, anche questa ormai centro urbano, ma anche vivendo per tempo di persona situazioni ambientate un po' ovunque in quella metropoli, come in Via San Marco e in zona Niguarda.

Voglio arrivare all'amara constatazione che quel sano humus popolare mi risulta largamente disperso, come, per non andare tanto lontano, pur si evince dalla lettura di innumerevoli cronache quotidiane.

Se é vero che "ricordare é conoscere", come proprio da poco ha scritto un amico nel suo blog, può darsi che il mio risulti un modesto contributo al miglioramento del clima sociale e civile del Paese.