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lunedì 6 maggio 2024

Reganta


Dove sorge in Lungomare Varaldo - incrocio con Via alla Spiaggia - zona Nervia di Ventimiglia un pubblico esercizio, c'era più o meno dalla metà degli anni Sessanta del secolo scorso una piccola costruzione quasi tutta in legno adibita a bar, meta d'estate di tanti bagnanti - compresi ragazzi del luogo -, ancora ricordata per il pane rustico farcito di pomodoro ed altri sapori (pan bagnau, puntualizzerebbe qualche pignolo; qualche altro tipo meticoloso sottolineerebbe la non grande igiene praticata, ma verrebbe subito zittito per la delizia di quelle merende).
Risuonano ancora da quel sito storie, alcune tremende, di pescatori contrabbandieri. 


Davanti c'era uno stretto sterrato - spesso chiuso a ponente con catene sì da renderlo in pratica un semplice accesso pedonale - che sbatteva un po' più in là contro campagne e spiagge sassose dove si disperdeva ben prima di incrociare il torrente eponimo della regione.
Il fatto è che in tanti racconti quel ritrovo viene definito come baracca. Ma Baracca e Baracchetta sono termini spesso usati in senso quasi orgoglioso, tanto è vero che si sono anche visti locali - alcuni in muratura - con quel nome.


Su di un altro Lungomare, quello Argentina di Bordighera, si registrava una situazione quasi analoga, con una piccola capanna, poco più di una bancarella da mercante ambulante, miniera nella stagione balneare di mitici ghiaccioli per tante ragazzine e per tanti ragazzini. La denominazione era Caminito dato che il proprietario, un tipo mingherlino tutto nervi, grande attivista del partito comunista, amava esibirsi - per la legge del contrappasso! - in prodezze canore, soprattutto con la gran bella canzone tangüera resa immortale da Carlos Gardel. Non molto lontano, a Nervia di Ventimiglia, più o meno per gli stessi motivi un musicista amatoriale era stato ribattezzato Rosamunda. Si usava così, allora.   



Tornando agli episodi di Bordighera occorre precisare che anche da quelle parti c'era uno sterrato, ancora più martoriato di quello di Ventimiglia, ma che iniziava almeno ad un centinaio di metri di distanza, in direzione ponente, verso il torrente Borghetto, in quel punto non ancora valicato da un ponte pedonale. E che si presenta in termini sostitutivi una sorta di casetta araba, adorna qua e là di piastrelle azzurre, sede sino a poco addietro di un ristorante dall'insegna singolare, più di recente un ritrovo musicale. Oggi è diventato invero un bistrò. Ma una volta lì sorgeva la baracchetta del mitico Caminito, già da me citato!


Ma Caminito è tornato in mente ripensando ad un buffo equivoco avvenuto proprio là davanti. Una ragazza in monopattino si fermava per consentire una fotografia, ma il fotografo aveva atteso, invece, di poter riprendere la brava sportiva in azione. Indugi del momento e scatti ritrovati in archivio - come si è già qui raccontato  - hanno fatto il resto.


Non si può parlare di stabilimenti balneari situati sul litorale da Bordighera al confine con la Francia, perché sono sin troppi, ma di alcuni casi della vita riguardanti strutture similari forse sì.  



Mitica, ad esempio, la costruzione di una casetta - ritenuta abusiva! - su di un terreno del principe di Monaco - si è ormai vicini alla frontiera! - affacciato su di una spiaggia invasa in permanenza da alghe trascinate dalle onde: una vicenda approdata anche sugli schermi televisivi nazionali. Poco lontano, dove la costa improvvisamente si alza quasi a picco, rimase a lungo incagliato a prua in su il relitto arrugginito di una piccola nave dallo scafo dipinto di rosso.


Poco a ponente della Frazione Latte di Ventimiglia, vicino a Punta di Begliamino, una serie di baracche, nel tempo dotate di molti elementi di conforto così da apparire se non villette in miniatura almeno appropriati bungalow, ebbero l'iniziale funzione di ricoveri per barche di pescatori dilettanti. Si aggiravano laggiù persone già menzionate su altro blog, alle quali nell'occasione va aggiunto uno dei proprietari, valente pescatore, Reganta (rema!), così a volte, dal suo tipico intercalare, chiamato dagli interlocutori più stretti, un uomo che apriva il suo magazzino di Mortola a memorabili cene dove si comsumavano in abbondondanza le sue bottiglie di vino, in un libro, tuttavia, segnalato fugacemente con il vero soprannome dialettale da Arturo Viale, che se lo ricorda solo perché fornitore della vecchia locanda di famiglia.  


Un imprenditore edile di Sanremo si vantava poco più di un decennio fa di poter godere tramite amicizie di belle giornate al mare usufruendo di una delle diverse casette - anche in questo caso all'inizio si parlava di pescatori! - situate poco prima del dirupo dove stava appoggiato l'ascensore, scomparso, dei Balzi Rossi.

Ed in alcune località della zona molti bungalow nelle stagioni morte a tutti gli effetti venivano affittati - probabilmente lo sono tuttora! - come pied-à-terre.

Adriano Maini

lunedì 29 aprile 2024

Simulare con una mano la presenza di una pistola

Soldano (IM): una vista su Perinaldo

"Verso le ore 18 del 20 andante, in regione collinosa nei pressi di Camporosso, un agricoltore del luogo, notava la discesa di un piccolo pallone di gomma colore marrone, attaccato ad un paracadute di tela bianca. Individuato il posto della caduta, rinveniva, impigliato su di una pianta di olivo, il pallone predetto, constatando che a questo era attaccato un piccolo apparecchio costituente parte di radio trasmittente, contenuto in una scatola di celluloide trasparente di circa 17 centimetri di lunghezza, dieci di larghezza e cinque di spessore. La scatola porta impresso su una targhetta di alluminio il numero 37955 e la sigla R.S.7.H. I militi del Distaccamento di Ventimiglia provvedevano per le indagini del caso..." così recita una specifica comunicazione fatta nell'ambito della sua relazione settimanale dal questore di Imperia il 22 maggio 1944 al capo della polizia della Repubblica di Salò. Qualche storico locale insinua oggi che si sia trattato di millantato credito da parte del gerarchetto fascista locale per acquisire meriti agli occhi dei superiori a fronte dei pericoli corsi. Di sicuro all'epoca nel ponente ligure erano ben al di là da venire gli aviolanci destinati ai patrioti, mentre in linea teorica risulta compatibile ogni ipotesi di errore tecnico relativa a qualche missione destinata, invece, al Piemonte.

Racconta Sergio Marcenaro, all’epoca giovane (classe 1931) staffetta partigiana della SAP di Vallecrosia e fratello di Pietro Girò Gerolamo, importante protagonista del distaccamento Gruppo Sbarchi Vallecrosia, che nella zona tra Soldano, Perinaldo e Baiardo imperversava nella prima metà del 1944 anche un bandito, forse subito non riconosciuto come tale dai comandi garibaldini; e che in una certa occasione suo fratello si liberò delle pessime intenzioni di quel figuro, nel quale si era imbattuto quando era solo e disarmato, con l’abile stratagemma di simulare con una mano la presenza di una pistola in una tasca dei pantaloni.

Il recente libro di Giorgio Caudano (con Paolo Veziano, Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945, Regione Liguria - Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024) affronta aspetti inediti, richiamati con chiarezza dal titolo di questo lavoro: si tratta anche di un'ulteriore occasione per ricordare, dopo decenni di oblio, la coraggiosa figura del capitano Gino Punzi, al quale il colpo di grazia venne dato su ordine di un graduato dei servizi segreti della Marina tedesca.

Irene Brin - nel ricordo dell'allora bambina - scendeva bella, elegante ed altera. Si accompagnava alla zia della testimone, altrettanto dotata di fascino, nel vialetto della casa dei nonni, dalle parti della curva del Giro d'Argento di Bordighera: il secondo conflitto mondiale era appena terminato, la vita - soprattutto quella brillante - riprendeva, gli ufficiali alleati a quel ricevimento intendevano divertirsi. 

In quei giorni, e nelle stesse località, si trascinava stanca per spirito di servizio, forse perché glielo l'aveva chiesto l'amico Beppe Porcheddu, Lina Meiffret, a fare da segretaria a Garigue, governatore britannico della zona. L'eroica patriota, già seviziata dai nazifascisti e scampata quasi per miracolo alla prigionia in Germania, di sicuro ancora sconvolta per la morte del fidanzato Renato Brunati, suo sodale di lotta, fucilato come ostaggio al Turchino, non immaginava che subito sarebbe stata investita da qualche polemica, proprio fatta da altri uomini della Resistenza.
 
Adriano Maini

mercoledì 17 aprile 2024

Collasgarba, semplicemente





Circa sessant'anni fa gli scorci di panorama ripresi dalla collina di Collasgarba - e gli stessi aspetti particolari della zona - apparivano come in alcune fotografie qui pubblicate.


Collasgarba è una collina che sovrasta Nervia, la zona orientale di Ventimiglia (IM) e la foce dell'omonimo torrente, il quale traccia il confine con Camporosso, il cui territorio, del resto, cinge alla spalle la richiamata altura.





A scorrere la storia ci si imbatterebbe in tante vicende.


Sarà sufficiente sottolineare che Collasgarba domina un antico insediamento dei Liguri, poi città - Albintimilium - nella classica età romana ed una postazione militare medievale.

La zona Nervia di Ventimiglia, Camporosso Mare e Vallecrosia, fotografate dalla collina di Collasgarba qualche giorno dopo il bombardamento del 10 dicembre 1943 - Fonte: Silvana Maccario


La collina fu attonita spettatrice dei bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale: il più tragico fu quello del 10 dicembre 1943, che fece 67 vittime.



In quel periodo in posizione molto arretrata lassù c'era anche una postazione tedesca, talora affiancati da bersaglieri repubblichini, i quali in gran parte, tuttavia, agirono clandestinamente per la Resistenza.


Subì per l'evento bellico citato notevoli danni - le immagini ne sono perfetta testimonianza a circa vent'anni di distanza - l'azienda Vivai Corte di Collasgarba, una bella azienda agricola, che pubblicava anche una pregiata rivista tecnica di settore, un'esperienza che andrebbe rivisitata e tramandata in modo adeguato, il che oggi non è.




La riproduzione delle fotografie datate anni Sessanta è stata gentilmente concessa da Diego Pannoni.

Adriano Maini

martedì 9 aprile 2024

Miliu

Fonte: www.soudan.it

A Soldano, in Val Verbone, immediato retroterra dell'estremo ponente ligure, era soprannominato Miliu. Non ricordo se lo appellavano con lo stesso esatto termine - non ho molto orecchio per il dialetto: forse cambia una vocale! - anche a Perinaldo (IM), a pochi chilometri alle spalle di Soldano, dove era nato nel 1912 e dove morì nel 1986.
Parlo di Emilio Croesi, contrassegnato con il numero "2" nella soprastante fotografia, che lo ritrae a Soldano, Soudan in dialetto, per l'appunto.



Più ci penso e più mi viene in mente che ci sarebbe tanto da scrivere di questo personaggio.
In questa occasione io mi limiterò ad un breve, molto soggettivo e parziale, ritratto.
Cercavo sul Web immagini e documentazione relative alla vita pubblica di Croesi. Ho trovato soprattutto altro.
Emilio Croesi, infatti, è stato sindaco comunista di Perinaldo per oltre quarant'anni, in pratica dalla Liberazione sino al suo decesso.
 
Fonte: vivino.com
Il giorno in cui l'ho personalmente conosciuto era già stato, se non sbaglio, preventivamente organizzato il mio invito a pranzo a casa sua. Gli feci subito, forte di una certa mia passione contratta già da bambino, una domanda relativa ad una fotografia, incorniciata nell'ingresso, che lo ritraeva giovane ciclista. La sua risposta fu che aveva fatto all'epoca qualche gara in Costa Azzurra. E questa sua esperienza spiega la sua presenza a Soldano in occasione del cimento di cui alla fotografia di partenza di questo articolo. Io ho pensato a lungo ad una sua attività da dilettante. Prima del secondo conflitto mondiale. Era stato qualcosa di più: un vero vanto, per una zona piccola come la nostra, per giunta di frontiera.
L'ho saputo dopo, molto dopo. Al pari di altre sue attività e caratteristiche.

Ripeto, tuttavia, che, in questa occasione, reputo meglio tentare un mero abbozzo della figura di Emilio Croesi.
Se mi reggono ispirazione, memoria e capacità di ricerca, cercherò di aggiungere qualcosa con trafiletti successivi a questo.

Qualche anno fa, non fidandomi di quanto rammentassi, mi feci confermare in paese che Miliu aveva introdotto abbastanza presto l'utilizzo, evidenziatomi di recente proprio da altri vecchi ospiti di Perinaldo, di una sirena del Municipio per annunciare il mezzogiorno a chi lavorava nei campi: una risposta... laica alle campane della Chiesa.

Sentii altri aneddoti.

Uno in particolare mi é rimasto ben impresso. Forse era una visita a sorpresa, ma una volta Miliu fece attendere senza tanti riguardi Mario Soldati e Luigi "Gino" Veronelli, che avevano sentito parlare del suo vino: il Rossese, da tempo Rossese di Dolceacqua, dal 1972 a Denominazione di Origine Controllata. Un vino di qualità, insomma. Quello di Croesi, ancora di più, come cercherò di attestare tra breve. Quella volta Emilio era impegnato a travasare il suo pregevole prodotto, facendolo passare attraverso una semplice, ma efficace attrezzatura, nella quale il filtraggio era assicurato dalla saggina. I due personaggi davanti a quell'operazione rimasero incantati. Iniziò una loro feconda collaborazione e frequentazione con Croesi. Ed io colpevolmente non conoscevo - o avevo largamente scortato -  questi risvolti, pensando che Emilio, come quasi tutti, ancora alla svolta degli anni 1980, a Perinaldo, coltivasse fiori, rose soprattutto.
 
Non mi rimane che aggiungere qualche citazione, da me di recente rinvenuta, sulla qualità del Rossese di Emilio Croesi:

Siamo dalla parte di Soldano, dalla parte di Perinaldo, non da quella di Dolceacqua, siamo dalla parte dove Gino Veronelli individuò la Romanèe Conti Italiana, quella piccola vigna di Rossese che negli anni 70-80 raggiunse fama internazionale per le riuscitissime vinificazioni confidenziali  del vulcanico sindaco di Perinaldo, Emilio Croesi. Durante un intervista in video di qualche anno fa, Gino Veronelli tirò in piedi una bottiglia di vino rosso e la definì: “uno dei più grandi vini della mia vita” e ancora “vino nato da una parcella di vigna che è la Romanèe Italiana... Leggo altrove una definizione: “Il colore è rubino carico con netti sentori di selvatico, spezie e frutti di macchia mediterranea. Il corpo è pieno con sensazioni aromatiche prolungate. E vino di impensabile longevità... Si tratta del Rossese Vigneto Curli 1978 di Emilio Croesi, leggendario sindaco di Perinaldo. Non so il 1978, ancora esistente in cantine private degli eredi Croesi, ma il 1982 l’ho provato un paio di volte, la seconda da lacrime.
Guardiano del Faro, ottobre 2008, su Luciano Pignataro

Doc primaria per la Liguria, dal 1972, ebbe notorietà e rilievo grazie alla lungimiranza di Gino Veronelli, che si innamorò di questo vino negli anni 70, e nel dettaglio , della micro produzione di Emilio Croesi da Perinaldo, mitico sindaco per quarantenni del comune che diede i natali all’astronomo Cassini, che riuscì a produrre un vino talmente convincente da forzare il sentimento di Veronelli, fino a paragoni lusinghieri con le produzioni più nobili di Borgogna... Paragone che ho avuto modo di verificare quest’anno, ritrovando quei vini di Croesi, e bevendoli con enorme piacere. La longevità del Rossese, per alcuni un vinello da bere giovane, è un ulteriore aspetto su cui ragionare, in rapporto alle recenti degustazioni di vini prodotti negli anni 70-80. Ma difficili da replicare proprio per l’esiguità delle bottiglie prodotte, e spesso consumate giornalmente in loco, in famiglia o per la ristorazione. I lotti di vini di qualità, ricavati dalle migliori annate, sono pressoché confidenziali. Quantità irrisorie, che possono far la felicità di qualche attento conoscitore, che con pazienza e umiltà, si recasse in zona alla ricerca di un vino affascinante , che non è neppure costoso.
ancora Guardiano del Faro, 10 dicembre 2008, su Sorgente del Vino
 
Il ricordo che alimento con più devozione è stato un invito a pranzo a Bergamo, a casa sua, nel 1997. In quell’occasione Veronelli stappò generosamente una bottiglia di Rossese di Dolceacqua vigneto Curli 1978 di Emilio Croesi. Un rosso unico, di particolare finezza aromatica e dal tocco al palato soffuso, impalpabile, delicatissimo: un soffio. Un rosso che Veronelli definiva “la Romanée Conti d’Italia” [ Romanée Conti, in Borgogna, è il vino più raro e pregiato del pianeta Terra]. E in effetti la qualità del vino di quella vigna, Curli, è sorprendente... Alterne e avverse vicende hanno portato a un progressivo abbandono del prezioso pezzo di terra, ridotto per molto tempo a una superficie incolta, invasa dalle erbacce. Da qualche anno Giovanna Maccario, ispirata produttrice del posto, ha ripreso pazientemente in mano le sorti dello storico appezzamento. E oggi è per fortuna in grado di riproporne agli appassionati nuove versioni. Nuove e scintillanti, direi: il 2013, da poco in commercio, è buonissimo, mentre il 2014, assaggiato poche settimane fa, è - senza mezzi termini - prodigioso per maturità del frutto, purezza dei profumi, sottigliezza puntiforme dei tannini. Poche bottiglie, purtroppo, che valgono la pena della ricerca.  
di Fabio Rizzari, 17 novembre 2015

Adriano Maini 

mercoledì 3 aprile 2024

Luci ed ombre sugli uomini della Missione Flap


C'é un rapporto segreto inglese, redatto dal capitano G. K. Long, artista di guerra, in riferimento alla Missione Flap, condotta, con culmine nell'ottobre 1944, tra i Partigiani, nel Basso Piemonte, del comandante Mauri, e i Partigiani della I^ Zona Operativa Liguria.
Il documento in questione era stato rintracciato a cura di Giuseppe "Mac" Fiorucci per la preparazione del suo Gruppo Sbarchi Vallecrosia, IsrecIm, 2007. Della Missione Flap scrisse anche il capitano Paul Morton, canadese, corrispondente di guerra, in Mission Inside, ma edito solo nel 1979 a Cuneo da L'Arciere, e soprattutto per le insistenze di partigiani piemontesi: il Toronto Star aveva pubblicato il 27 ottobre 1944 un solo articolo dei nove che Morton aveva preparato superando le censure degli uffici militari preposti e per giunta lo aveva già licenziato. Long non aveva solo stilato la suddetta relazione, ma aveva anche messo mano a dei disegni che avrebbero dovuto completare il lavoro del collega giornalista, ma questi, invero, vennero dopo tanti anni pubblicati solo nel citato Mission Inside.

Dal documento di Long si estrapolano nella presente occasione le seguenti frasi: Alle 6 di sera del [giorno non precisato, ma dovrebbe essere stato  il 7 ottobre 1944] partimmo per ROCCHETTA [Rocchetta Nervina (IM)] dove giungemmo dopo quattro ore di marcia. Ripartimmo di nuovo a mezzanotte con la guida PIERINO LOI che ci diresse attraverso la parte principale delle postazioni armate tedesche raggiungendo la periferia di VENTIMIGLIA dopo sei ore di marcia. Qui rimanemmo in un piccolo riparo dietro alla casa dei genitori della guida... Noi avevamo viaggiato da PIGNA in vestiti civili e siccome stava piovendo dalle 6 di sera quando dovemmo attraversare la città, potemmo indossare dei sacchi sulla testa nel modo in cui lo facevano i contadini, il che si aggiunse al nostro travestimento. Camminammo 2-3 chilometri lungo la strada principale che costeggia il fiume ROIA ed attraversammo il ponte nella città vecchia passando oltre le sentinelle tedesche senza sollevare il minimo sospetto ed andando alla casa del pescatore sulla spiaggia. Qui rimanemmo dalle 7 di sera fino a mezzanotte... A mezzanotte portammo la barca (lunga approssimativamente 14 piedi con quattro remi) per una strada e giù attraverso la spiaggia di ciottoli - l'unica area non minata - fino al mare. I pescatori ci portarono vogando, senza ulteriori incidenti, in 3 ore e mezza a Monte Carlo (MONACO) dove sbarcammo [quindi, approssimativamente alle ore 4 del 9 ottobre 1944, data in ogni caso indicata da Brooks Richards, Secret Flotillas, Vol. II: Clandestine Sea Operations in the Western Mediterranean, North Africa and the Adriatic, 1940-1944, Paperback, 2013] e ci arrendemmo alla  guarnigione F.F.I. La mattina seguente guidammo fino a Nizza e facemmo rapporto al Maggiore H. GUNN delle Forze Speciali ... A Nizza informammo il Colonnello BLYTHE del quartier generale della task force della settima armata americana circa la squadra dei quattro prigionieri di guerra che ci avevano lasciato per TENDA. Fino a quel momento non era arrivata nessuna loro notizia attraverso le pattuglie americane in quell'area... I pescatori erano in grado di fornire informazioni preziose alla Sezione di Interpretazione Fotografica del quartier generale americano sulla Forza Tedesca, posizioni delle armi, campi minati, ecc. a VENTIMIGLIA. (Mr. Paul Morton ha i nomi e i documenti di questi due uomini che darà senza dubbio alla Rappresentativa delle Forze Speciali n.1 con P.W.B.  a Roma). Questi uomini furono poi consegnati dal Maggiore GUNN al Capitano Jones, Esercito Americano a Nizza... PIERINO LOI, la guida procurata da LEO, mise su un'operazione straordinaria e non perse nemmeno una volta la pista durante le sei difficili ore di marcia da ROCCHETTA a VENTIMIGLIA... I pescatori sono sicuri che questo percorso  (Ventimiglia - Monaco o Mentone) potrebbe essere usato con successo in entrambi i sensi. Essi affermano che si potrebbero evacuare da VENTIMIGLIA fino a venti persone alla volta se fosse disponibile un'imbarcazione più grande. Ciò vedemmo ed annotammo, e si può attestare che i pescatori condussero a termine il loro piano di evacuazione senza alcuna deviazione... 

In seguito il capitano Michael Lees, che era già stato prima della Flap responsabile di svariate imprese segrete, venne "dimenticato", ad usare un eufemismo, dalle autorità inglesi perché dopo il suo passaggio dal ponente ligure aveva comunque compiuto con efficacia ed eroismo, ricavandone gravi ferite (per la quinta volta!), la Missione “Tombola” (così in inglese!), sull’Appennino  a sud di Reggio Emilia, un'azione che era all’ultimo stata… annullata dalle autorità superiori. Insomma, Lees aveva disobbedito agli ordini, perché, invece, aveva condotto l'attacco (che non si doveva più effettuare!) alla postazione tedesca insieme a partigiani garibaldini di quei luoghi, a uomini della Sas, e al maggiore Roy Farran, il quale per varie circostanze se la cavò in seguito con più onore di Lees, rimanendo, al contrario di Lees (congedato piuttosto frettolosamente!)  in forza all’esercito. E non era neppure mancato, per quell’assalto notturno del 27 marzo 1945 al comando tedesco di Villa Rossi e Villa Calvi in Albinea (RE), l’accompagnamento di una cornamusa scozzese suonata da David Kirkpatrik, perché i nazisti intendessero bene che erano stati colpiti da militari, così da non compiere una delle loro tante efferate rappresaglie su civili innocenti.

L'episodio SAS Italian Job della serie televisiva Secret War della BBC (2011) era imperniato sulla Operazione “Tombola“. Su Rai Storia a giugno 2020 una trasmissione ha, inoltre, affrontato risvolti successivi degli accadimenti occorsi a Lees e a Farran (aspetti di cui si parla anche nel più recente Malcolm Tudor, SAS in Italy 1943-1945: Raiders in Enemy Territory, Fonthill Media, 2018).

Adriano Maini

giovedì 21 marzo 2024

Girovagando

Buggio, Frazione di Pigna (IM): al centro il Mulino "Basciàn"

Recandomi non molti anni fa - ancora per lavoro - a Cipressa (IM), ritrovai un caro sodale di gioventù, perso di vista da sin troppo tempo. Nell'occasione mi fece dono di due superbi opuscoli di storia locale, di cui uno dedicato alla Frazione Lingueglietta.

Immancabilmente a Buggio, Frazione di Pigna (IM), Alta Val Nervia, quando sono in procinto di tornare a casa, incrocio I., che per l'ennesima volta mi invita a passare la prossima volta a trovarlo, non fosse altro che per prendere un caffé insieme. Puntualmente me ne dimentico.

In località Cian de Ca' di Camporosso (IM), una persona incontrata lì per lì, dopo gli scambi di informazioni sulle reciproche relazioni sociali, mi si metteva a disposizione per farmi da guida "turistica" del posto per una prossima occasione, che io non ho tuttora colto.

In località Massabò di Perinaldo (IM) abita una persona che aveva conosciuto mio zio materno. La stessa cosa mi diceva un gentile, ma indaffarato signore, impegnato nel suo giardino in collina a Vallebona (IM). Ed un altro, dimorante in una traversa di Via dei Colli di Bordighera (IM), il quale mi aggiungeva per soprammercato di conservare un ottimo ricordo anche del nonno, deceduto ormai da decenni.

Ero fermo a fotografare su di una sorta di balconata sull'Alta Val Verbone, forse ancora in territorio di Soldano, forse già in quello di Perinaldo. Sopraggiungeva in auto F., un po' preavvertito che forse mi avrebbe potuto trovare da I., che avevo visto poco prima, più in basso, e dal quale mi ero fatto raccontare alquante memorie di famiglia, di cui almeno due componenti erano stati cari colleghi di mio padre. F. si raccomandava, salutandomi, che non scendessi, dato lo stato della carrareccia, per Dolceacqua (IM). Cosa che, invece, per sbaglio, poi ho fatto. Scoprendo nuove, per me, zone. Ne ho fatto derivare un tormentone a danno di diversi amici, compreso il primo, ogni volta che l'ho rivisto, per conoscere i nomi più precisi di quelle località.

Solo da poco ho scoperto che il vincitore dell'edizione del 1966 dei campionati provinciali studenteschi di corsa campestre (io arrivai secondo, ben distanziato!) è un vecchio amico, noto personaggio pubblico di questa provincia.

Un amico mi ha raccontato di vecchie partite a livello amatoriale di “balùn”, il pallone elastico o, ancora, palla pugno, che si facevano un tempo a Sasso, Frazione di Bordighera: preso dalla sua conferma di coloriti trasporti popolari per questo sport e dal racconto di episodi, come quello di un giocatore del posto in grado, alla battuta, di squarciare la palla, mi sono dimenticato di chiedere quante reti di protezione, data la conformazione di Sasso - paese molto raccolto, ubicato sul crinale tra due valli -, usassero allora stendere...

Adriano Maini

domenica 3 marzo 2024

Ancora i BBS!


 Si vede che Flavio Palermo c'ha pensato un po'.


Avevo scritto di miei vecchi esperimenti di comunicazione via Web, Internet, e non solo, in alcuni articoli.

" Luca Giovannetti ha da poco creato su Facebook il guppo "Internet in Riviera". Tra le prime righe che pubblica pesco le seguenti:  'AAA CERCHIAMO gli internettiani della prima ora in RIVIERA, quelli che si collegavano con il modem 14.4, che scrivevano nei guestbook, che usavano Netscape e Trumpet WinSock, che si collegavano a Ftp.funet.fi, che scaricavano file importanti con l'FTPBATCH, quelli che... insomma gli EROI visionari che hanno vissuto la partenza di internet...'. [...] quel fatidico 1996 [...] Quando l’internet provider aperto proprio da Luca e dai suoi soci (ai già citati sono da aggiungere Luca Lombardo e Riccardo Lora) in Roverino di Ventimiglia (IM) consentì finalmente a molti utenti (ad esempio, a noi che avevamo sede a Sanremo, dunque, nello stesso distretto) un notevole abbattimento dei costi dei collegamenti telefonici. In effetti, ancora pochi mesi prima di quella data in Riviera, a diversità di altre zone privilegiate del Paese, vigevano solo cose come telnet, ping, finger ed altre ancora, che ho fatto cadere nel dimenticatoio. E le telefonate di accesso andavano fatte, nel nostro caso, addirittura a Roma.

Facile sostenere adesso che il Web è molto importante per le imprese. In quei tempi pionieristici si cavavano pochi ragni dai buchi. Soprattutto in relazione alle microimprese, che erano quelle che io seguivo. Vennero, in rapporto ad istituzioni mirate, alcuni successi di nicchia. Ma non è questo l’aspetto che voglio affrontare.  [...]

Nell’andare avanti con il discorso trascurai, però, altri pionieri nella creazione di contenuti e di prestazioni innovative, quali Angelo Pallanca e Valeria Sinnati.

Aggiungo che ancor prima di tentativi di esplorazione, anche azzardati, ne feci diversi. Come per i BBS (Bulletin Board System), cui per gusto di esplorazione accedevo, cagionando discreti costi di telefono, anche dopo il rammentato congruo arrivo del Web in Riviera. BBS che in sparuto numero ancora un po’ resistono, mi pare; qualcuno anche approdato sul Web. BBS che in verità non mi (ci) servirono mai allo scopo. Ad un certo punto Flavio Palermo, all’epoca molto appassionato di queste cose, ne realizzò uno, perfettamente funzionante, in un computer della sua ditta. Sarebbe stata una buona occasione, economica per le telefonate, per dialogare con artigiani e commercianti. I problemi di lavoro - se rammento bene - di Flavio, fatti salvi alcuni simpatici contatti di carattere privato, fecero tramontare sul nascere il tentativo. E così molto spesso quando ci rivediamo ci rimpalliamo quell’azzardo con un allegro sorriso ed un pizzico di reciproco sfottimento. Un sistema telematico similare, dotato di specifico software, venne messo in piedi da “professionisti” di Nizza per una collaborazione transfrontaliera, che non decollò mai, non tanto per carenze del programma (che non era stato certo regalato!), quanto per la scarsa adesione di adepti.

In Francia andava da tempo alla grande il Minitel, servizio telematico di videotex, come recita Wikipedia, la quale, se si vuole, è da consultare anche per sapere qualcosa di più sui BBS. Quel Minitel che talvolta ammiravo in sedi in Costa Azzurra di nostri corrispondenti, anzi, che in certi casi fornì informazioni utili, tramite quelle persone, anche a noi. Perché funzionava, sia come sistema sia come contenuti, bene. Scoprii che in Italia esisteva, similare, il Videotel, ad un certo punto accessibile non solo con specifico apparecchio, come per il Minitel francese, ma anche attraverso computer. Ben coadiuvato come al solito da Alfredo in Associazione, sperimentai tutto, ma i risultati furono disastrosi sotto ogni profilo. "

 A Flavio - e non solo a lui - le mie imprecise considerazioni erano piaciute: me lo aveva anche scritto!


E così adesso mi ha mandato qualche immagine della strumentazione che usava a quei giorni, giorni da considerare ormai da pionieri.

Flavio mi ha confermato che proprio su quell'apparecchiatura del suo pregresso laboratorio di Ventimiglia aveva impiantato quel suo esperimento di BBS, in pratica rivolto solo a me.
 
Adriano Maini