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mercoledì 21 agosto 2024

Francesco Biamonti svolse la sua relazione in un'afosa serra a mezza collina in Ospedaletti

Ospedaletti (IM)

La sede del Partito comunista ad Imperia era in Via Repubblica quando segretario provinciale della F.G.C.I., la Federazione Giovanile Comunista, era Lorenzo Muratore. Lorenzo Trucchi ha ben vivo il ricordo di quando, nei primi anni Sessanta, da Ventimiglia si misero in auto, una scassata utilitaria, per una assemblea che si svolgeva nel capoluogo lui, l'altro Lorenzo, Angelo Oliva ed un quarto giovanotto, che fece poi carriera a Roma, allontanandosi forse dalla politica, ma rimanendo sempre in contatto con Giorgio Loreti.
Erano tutti - i ragazzi cui sin qui si è accennato - amici di Francesco Biamonti, che non era ancora lo scrittore oggi ben noto, anche se qualche suo breve scritto era già apparso. Così come era avvenuto per Angelo Oliva, il quale subito dopo si sarebbe cimentato in ben altro genere di carte e di esperienze, ma di cui - sottolineatura di quanto si è appena detto - è stato di recente pubblicato a cura dell'Unione Culturale di Bordighera il racconto "Una grossa porcheria" in un opuscolo corredato da affettuose memorie di persone che lo avevano conosciuto bene.
Il viaggio citato probabilmente coincise con il congresso in cui venne eletto segretario provinciale della F.G.C.I. Mauro Torelli, futuro segretario provinciale del PCI e deputato, che nel suo libro di memorie politiche avrebbe dedicato righe intense non solo ai compagni di partito Trucchi (il curriculum di questo Lorenzo vede in ordine di tempo le cariche di segretario della Camera del Lavoro di Ventimiglia, segretario provinciale della C.G.I.L., consigliere regionale) e Muratore (assente o quasi, stranamente, Angelo Oliva, ma il ruolo "agli esteri" di quest'ultimo lo tenne sempre per i rapporti ufficiali lontano da questa Riviera), ma anche - per gli impegni culturali e sociali degli anni Sessanta - ai socialisti Loreti e Biamonti.
 

Giorgio Loreti era attivamente impegnato nell'Unione Culturale Democratica di Bordighera, ma anche, in Sanremo nella Federazione Giovanile del PSI, con altri giovani, tutti incoraggiati da Adolfo Siffredi, patriota antifascista (Fifo), che era stato il primo sindaco di Sanremo alla Liberazione. Loreti era molto preso in particolare dal redigere bollettini di informazione, tutti rigorosamente stampati a ciclostile, così da poter anche stampare in un'occasione i complimenti e le esortazioni a proseguire sulla strada imboccata, ricevuti dall'ex comandante partigiano Vitò.
 

Francesco Biamonti fu brevemente segretario provinciale del Partito socialista, quando la sede del PSI era in via Foce ad Imperia. Il suo discorso di commiato dalla carica venne sviluppato in un congresso che si tenne in un'afosa serra a mezza collina in Ospedaletti: fece un discorso dall'ampio respiro, molto colto, pressoché inusuale per gli astanti, cui minimamente poté competere per qualità quello di un insegnante di musica di Pieve di Teco.
 

Poco prima, allo svolta degli anni Sessanta, giovani democristiani di Ventimiglia, tutti universitari, si attrezzavano per le loro carriere professionali e politiche a venire in... feste danzanti - a capodanno indossando in genere berretti da goliardi -, intrattenimenti vari, pranzi e cene da post-sciate, escursioni in campagna, cacce al tesoro e così via, non disdegnando di accompagnarsi a veri figli e figlie del popolo.  
 

Alla svolta successiva, quella degli anni Settanta, usciva da una tipografia un periodico progressista, alla cui redazione partecipava almeno un dirigente locale democristiano, un altro amico di Francesco Biamonti, lo stesso che a gennaio 1973 insieme al Presidente Provinciale ACLI - anche questi abitante nella città di confine - si sarebbe dato molto da fare - insieme ad attivisti comunisti, socialisti ed indipendenti - per la buona riuscita della Marcia per la Pace in Vietnam, da Ventimiglia a Bordighera. Quella pubblicazione portava il nome di "La Goccia" e vedeva tra i suoi redattori anche il parroco di Airole: forse, risentiva di un clima particolare, contrassegnato anche un po' prima dalla presenza attiva tra Ventimiglia e Vallecrosia di preti e diaconi, nonché di una sorta di missionari laici, tutti impegnati nel sociale e tutti (o quasi) venuti da fuori, a titolo di paradigma chi dalla Lombardia, chi dalla Toscana, dei quali pochi ricordano qualcosa, se non una certa definizione riferita ad alcuni di loro, non si sa più se amichevole o irriverente, di "preti comunisti".
 

Adriano Maini

mercoledì 14 agosto 2024

A Nervia c'era ancora il passaggio a livello?

Ventimiglia (IM): l'abitazione un tempo dei custodi del passaggio a livello di Nervia

Storie più nervine che ventimigliesi degli anni Cinquanta del secolo scorso, una o due più recenti.

A quanto pare verso il 1954 il cavalcavia di Nervia non era ancora stato ricostruito se è vero che le studentesse e gli studenti diretti a Ventimiglia centro si rallegravano dei congrui ritardi procurati alle loro corriere dagli abbassamenti delle sbarre del passaggio a livello.

Capitava che in Chiesa - la Parrocchiale di Cristo Re - a Nervia - levante di Ventimiglia - entrasse talora a fare le sue devozioni un'anziana donna che viveva in una casa diroccata dai bombardamenti dell'ultima guerra, ubicata tra l'ormai dismesso deposito locomotori - detto Campasso - e l'Officina del Gas, anche questa reperto di archeologia industriale: inopinatamente il termine per designare la signora era quello di "barbona".

Per associazione di idee verrebbero in mente sussurri e grida su prelati - e ambienti democristiani, compreso un autorevole ministro - noti ormai solo a pochi eletti.

Al piano di calpestio di ogni pianerottolo della palazzina (deposito personale viaggiante) dove capitreno e conduttori di Ventimiglia si recano a prendere gli ordini di servizio e a consegnare le note dei loro viaggi si poteva anche inciampare in strani oggetti, sorta di larghi piatti di metallo dipinti di bianco sporco e pieni di sabbiolina di pari colore, definiti sputacchiere, a tutti gli effetti ben capaci posacenere.

La matura signora si autoconvinse di avere risolto taluni suoi malanni fisici col bere un po' di acqua di Lourdes, che aveva mal pensato di chiedere ad un ferroviere, vicino di casa di sua figlia a Nervia, sperando che l'uomo potesse intercettare alla bisogna qualche ben disposto pellegrino di ritorno in convoglio speciale dal Santuario dei Pirenei, ma il birbante si era tolto l'impaccio attingendo a qualche rubinetto di servizio della stazione ferroviaria.  

Troppo risaputa per rivisitarla appieno - anche perché non unica nel suo genere - la vicenda della locomotiva a vapore di manovra che, uscita dal citato Campasso e lasciata poco dopo la partenza momentaneamente incustodita dai suoi due addetti scesi a terra per chiacchierare con altri colleghi, arrivò lentamente sbuffando in stazione, all'ultimo dirottata su binario morto.

Adriano Maini

lunedì 5 agosto 2024

Studenti di Ventimiglia e di Sanremo a cavallo della seconda guerra mondiale

Sanremo (IM): l'edificio (già Monastero delle Monache Turchine) che fu sede del Liceo Classico frequentato da Italo Calvino

Qualche anno prima dell'ultimo conflitto mondiale un giovane orfano di Ventimiglia per completare il curriculum scolastico antecedente l'Università, alla quale non sapeva ancora se sarebbe stato in grado di iscriversi, fu costretto a entrare in Seminario a Bordighera: era per lui lungi da venire una non facile esperienza - cattedra ricoperta come supplente di un titolare in distacco perché a lungo parlamentare - di insegnante di lettere alle superiori, di esperto di latino e di Pirandello, di preside - quest'ultimo un incarico in posizione infine stabile -.

In quel torno di tempo scendevano a piedi a Ventimiglia per le richiamate esigenze di frequenza scolastica due ragazzi di paeselli vicini di Val Roia, uno destinato a diventare avvocato di nome e sindaco della città di confine, l'altro vocato, prima di accedere all'insegnamento, ad essere capitano di mare.

Si trovava nella stessa classe liceale di Italo Calvino a Sanremo la futura insegnante, la quale, appena finita la guerra, impartiva ripetizioni al ragazzo destinato a ripercorrere con onore una strada di famiglia diventando un celebre fotografo. La ragazza non poteva vaticinare che avrebbe insegnato alle medie inferiori di Ventimiglia né che tornata nella sua vecchia scuola anche lì avrebbe svolto il suo ruolo, ma in una sede che ormai fisicamente era di Ragioneria: meno che mai che in tempi ancora più recenti certi suoi metodi autoritari sarebbero stati aspramente criticati su libello dal colto e brillante divulgatore, ma anche severo fustigatore di costumi, che si chiama Marco Innocenti.

Con Calvino e la non avvenente fanciulla - ed Eugenio Scalfari ed altri nomi risonanti nella storia della Sanremo bene, certo - c'era anche, come attesta una non del tutto nota fotografia, il futuro ingegnere - con radici in Bordighera - di Ventimiglia, che ben prima di poter esercitare dovette, arrestato quale patriota antifascista, passare per le forche caudine di un campo di concentramento nazista.

Appena finiti gli eventi bellici, per affrontare al meglio il liceo classico a Sanremo, dopo la forzata interruzione degli studi, prendeva lezioni da un personaggio qui già citato, che all'epoca era appena entrato nella vita politica, un giovanotto destinato a diventare un illustre giurista e poi, anche lui, un reggitore a livello centrale della cosa pubblica.
Tra i tanti meriti del suo mentore, tuttavia, si è ritrovata - per via di uno strano caso di quelli che a volte capitano - almeno una nota stonata: la copia di una lettera con cui nel 1958 aveva cercato - invano, si può aggiungere, con il senno di poi - di impedire l'assegnazione di una casa popolare ad un attivista comunista, già partigiano, come sottolineava proprio lo scrivente, a quel punto del tutto dimentico di aver fatto parte di un C.L.N. locale. 

Rimane indeterminato il periodo nel quale un maestro di Ventimiglia, sposata una collega di Apricale - un borgo natio di intellettuali, nonostante vecchie dicerie - venne convinto dalla moglie a perfezionare gli studi, così da diventare, da laureato e da docente, anche un esperto della lingua dell'antica Roma e, successivamente, preside del latinista già menzionato.

Ed altri passi ancora si sono incrociati, anche se non per tutti, tra politica, docenze, relazioni sociali.

Adriano Maini

mercoledì 31 luglio 2024

Quelli che usavano Netscape


A quella Fiera in Roverino di Ventimiglia nel 1996 a collaborare erano insieme una Associazione ed una neonata ditta, per pubblicizzare il Web. Per abbattere i costi telefonici - all'epoca notevoli - si stese un cavo dalla vicina sede del server allo stand, cavo che in qualche modo attraversava... la strada statale 20 del Colle di Tenda.

Ma questo lo avevo già raccontato, magari in forma più estesa.

Nel 2019, invece, uno di quegli ex giovani imprenditori creava su Facebook il gruppo “Internet in Riviera”. Tra le prime righe che pubblicava pesco le seguenti: "AAA CERCHIAMO gli internettiani della prima ora in RIVIERA, quelli che si collegavano con il modem 14.4, che scrivevano nei guestbook, che usavano Netscape e Trumpet WinSock, che si collegavano a Ftp.funet.fi, che scaricavano file importanti con l’FTPBATCH, quelli che… insomma gli EROI visionari che hanno vissuto la partenza di internet…". In effetti, non mi sembra che l'operazione tentata abbia avuto, purtroppo, un grande seguito.

E Flavio Palermo, che aveva con me sperimentato addirittura un BBS, ci svela oggi certi suoi arcani: "Con il Videotel mi collegavo già dal 1989 con il commodore 64. C'è un articolo "SPRITE 6499" che mi hanno pubblicato sulla rivista mc microcomputer del 1989 , dove spiego come modificare il software in linguaggio macchina del modem (6499) del commodore 64 per aggiungere uno SPRITE (freccia che si muoveva con il joystick) per navigare sul Videotel..."

Ancora pensando a Flavio, mi sorge spontanea una domanda: oggi come oggi si sarà mai messo ad indagare ed a operare su "esperienze" (per me, almeno) più difficili, con la possibilità che - come ai tempi - ne venga qualche ricaduta utile per i suoi corrispondenti, "esperienze" quali "Github", "ActivityPub", "OStatus"?

Adriano Maini

domenica 28 luglio 2024

Quelle linee elettriche senza filobus


Ventimiglia (IM): uno scorcio del "Borgo"

Arrivando per caso nella zona di Ventimiglia detta "Borgo" tornano in mente pregresse vicende e situazioni. A rammentare i filobus sono rimaste - stranamente - solo le linee elettriche aeree. Il raddoppio - con tanto di curve - del finitimo ponte stradale sul fiume Roia ne ha impedito - sembra - la continuazione del servizio, del resto in oggi abrogato su tutto il resto del tragitto sino a Sanremo. Non erano i mezzi pubblici più frequentati dai tanti studenti dell'Istituto Professionale per il Commercio ai tempi allocato nel vicino centro storico di Ventimiglia Alta, i quali, invece di affrontare la discesa, preferivano attendere lassù gli autobus provenienti dalla frontiera di Ponte San Luigi. Ma se l'orario giornaliero era di quattro ore - uscita alle 12.30 - molti loro colleghi delle scuole del centro gradivano fare quattro passi sino al piazzale capolinea di quel sito. Magari fermandosi anche a degustare le deliziose limonate servite nel bar oggi occupato da una tabaccheria.
 
Viene giocoforza ripensare al fatto che i citati cavi, non più utilizzati per i filobus, sono tuttavia rimasti al loro posto da Ventimiglia a Sanremo.
 
Qualche esempio.

Ventimiglia (IM): Chiesa di Sant'Agostino

A Ventimiglia, davanti alla Chiesa di Sant'Agostino. 



A Vallecrosia.  


A Bordighera.

Bordighera (IM): Chiesa della Madonna della Ruota

Davanti alla Chiesa (privata) della Madonna della Ruota a Bordighera.

Ospedaletti (IM): Villa Cicalina

Ci si imbatte in quei fili anche a Capo Nero, tra Ospedaletti e Sanremo, sempre che si voglia guardare bene Villa Cicalina che ospitò Elsa De Giorgi ed Italo Calvino in una calda estate di quasi settant'anni fa.

Sanremo (IM): rotonda all'incrocio di Corso Matuzia con Corso Inglesi

Sanremo (IM): all'inizio di Corso Imperatrice

Sanremo (IM): la statua della Primavera in Corso Imperatrice

Si possono vedere a Sanremo in vari punti di Corso Imperatrice.

Sanremo (IM: Villa Mi Sol

Accarezzano - per così dire - anche Villa Mi Sol.

E, se qualche mese fa potevo scrivere che forse si poteva ancora sperare per l'estremo ponente della provincia di Imperia nel ripristino dei filobus, oggi che è iniziato lo smantellamento dei relativi residui impianti stradali bisogna proprio abbandonare ogni speranza!

Adriano Maini

 

domenica 21 luglio 2024

Coincidenze (2)

Latte, Frazione di Ventimiglia (IM), vista da Zona Ville

Nello Pozzati mi disse in un’occasione che aveva letto "Meridiano di sangue" di Cormac McCarthy, come forse gli avevo suggerito io: solo che non so ripetere con la sua lucida precisione la trama con cui mi descrisse la filosofia, da lui intesa, sottesa a quel romanzo, che pur mi aveva tanto affascinato per quella che a me è sembrata una plastica commistione di paesaggi selvaggi e di crude vicende storiche poco note del sud-ovest nord-americano di circa due secoli fa.
E non potevo dubitare che, quando conobbe Nico Orengo, autore anche de “La curva del Latte”, Nello gli rammentasse che, certo, anni dopo quell’ambientazione romanzesca, nella campagna condotta dal protagonista lui ci aveva lavorato da bracciante, prima di emigrare a Milano, diplomarsi, laurearsi e vincere importanti concorsi in comuni dell'hinterland.
Nello, che in gioventù tirava tardi a discutere con Francesco Biamonti davanti al Bar Irene di Ventimiglia, esercizio ormai chiuso, mentre doveva alzarsi di lì a poche ore per tornare al suo lavoro, all’epoca, ancora agricolo, non ricordava, invece, molto del professor Raffaello Monti, già amico e corrispondente di Aldo Capitini. Eppure ai nostri vent’anni era stato lui a riferirmi citazioni di quella più vecchia Bordighera dell’Unione Culturale Democratica (tuttora operante grazie alla grande tenacia di Giorgio Loreti), che vide impegnati, tra gli altri, Francesco Biamonti, Guido Seborga, Angelo Oliva, Luciano De Giovanni, i pittori Enzo Maiolino, Sergio Biancheri, Joffre Truzzi, Sergio Gagliolo e chissà quanti altri personaggi di rilievo che io sto dimenticando.

Dalla lettura del significativo libro di Sergio Favretto, Partigiani del mare. Antifascismo e Resistenza sul confine ligure-francese, Edizioni SEB27, Torino, aprile 2022, vengo ad apprendere che Raffaello Monti era riuscito a frequentare, seppur brevemente, Giuseppe Porcheddu anche nell'immediato secondo dopoguerra.

Fravretto si sofferma pure sull'operato da partigiano di Pietro Giacometti, che compare anche nell'opera "Lina, partigiana e letterata, amica del giovane Calvino", scritto da Daniela Cassini e Sarah Clarke. Giacometti, il cui operato appare in diverse documentazioni storiche in modo frammentato, dunque, difficile da ricomporre, era il nonno del marito della signora Clarke. Senonché, a Sanremo, quando due anni fa venne presentato il citato libro, sono venuto a sapere che la famiglia Giacometti a cavallo della guerra abitava in Villa Olga a Nervia di Ventimiglia: a poche centinaia di metri dove, più a levante, qualche tempo dopo sono nato io, ma dove in quel periodo cruciale abitavano già i miei nonni.

Alcuni fatti storici o, al limite, solo alcune conferme, sono stati appurati (anzitutto per Giacometti) in ordine ai due libri appena accennati dalla pubblicazione di quello che io definisco il "Memoriale Porcheddu", prima inedito, in Francesco Mocci (con il contributo di Dario Canavese di Ventimiglia), Il capitano Gino Punzi, alpino e partigiano, Alzani Editore, Pinerolo (TO), 2019. Mi emoziona tuttora sapere che una radioricetrasmittente affidata da Punzi ad un altro degno antifascista, perché probabilmente destinata a Beppe Porcheddu, era transitata dal garage Chiappa, padre e figli, una volta esistente a pochi metri dalla mia attuale abitazione. O, ancora, avere appurato in modo incontrovertibile in quale casa di Marina San Giuseppe di Ventimiglia avvenne l'agguato vile e feroce che costò la vita al capitano Gino, un uomo, già ufficiale di carriera, venuto a morire dalle nostre parti dopo aver tentato di intessere una rete antifascista in provincia, aver combattuto con i partigiani francesi ed essere tornato a cercare contatti con i nostri partigiani anche nella veste di agente dell'Oss statunitense.
 
Adriano Maini

lunedì 15 luglio 2024

A Vallecrosia c'è ancora la vecchia casetta...

A Vallecrosia c'è ancora la vecchia casetta da cui si proiettavano un tempo le pellicole di un cinema all'aperto: anzi, è ancora conservato il foro adattato allo scopo.


Gli spettacoli avevano luogo a ridosso dell'ormai demolito Mercato dei Fiori, situato in pratica sul confine con Camporosso.


A Ventimiglia una rinomata enoteca nello stesso posto esisteva già negli anni Trenta del secolo scorso, probabilmente meno elegante di oggi, perché allora era una semplice osteria o giù di lì, mentre adesso si presenta come un locale alla moda, molto alla moda: si raccontava di una mula che si fermava da sola davanti all'esercizio per consentire al conduttore - non proprietario - di bersi colà in santa pace un bel bicchiere di vino. Quanti avvenimenti sono accaduti e quante persone si sono avvicendate tra quelle mura! In proposito, Gaspare Caramello vi ha proprio ambientato gran parte di un suo racconto, molto interessante e assai divertente.


Sempre a Ventimiglia, il Mercato dei Fiori c'è ancora come denominazione - riportata con orgoglio sul frontone di ingresso - ma da tanto è un mercato annonario, anzi, un mercato coperto attrezzato: anche volendo, non vi si potrebbero più tenere le favolose serate danzanti di cui si tramanda ancora l'eco.
 

A Bordighera almeno una delle storiche fontane - quella di zona Villa Ortensia - è stata spostata, anche per più di cento metri, in prossimità di dove sorgeva il capannone per la costruzione dei carri, destinati a sfilare alla Battaglia di Fiori di Ventimiglia ed approntati dalla compagnia "I Galli del Villaggio": non ci sono più in loco - o non possono più aspirare ad essere tali - utenti alla ricerca di acqua fresca, forse sorgiva...
 

... sorgiva di sicuro nel caso della vecchia fontana - e già abbeveratoio per animali - di Via Romana, in prossimità della Civica Biblioteca Internazionale, sempre meta di appositi pellegrinaggi di squisiti intenditori del prezioso liquido.

Adriano Maini