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sabato 8 novembre 2025

Se si sale a Ventimiglia Alta...

 


Ventimiglia Alta, città vecchia, centro storico per eccellenza di Ventimiglia, al di là del fiume.


Ventimiglia Alta con Cattedrale e Battistero.



Ventimiglia Alta con vista sul mare, ma anche sul nuovo porto turistico.



Ventimiglia Alta con vista sulla valle del Roia.


Ventimiglia Alta con vista - va da sè! - sul centro urbano di Ventimiglia. La migliore dal Cavu

Ma qui e là anche altre aperture su altri scorci.

  


Ventimiglia Alta con i suoi vicoli.



Ventimiglia Alta con molti altri monumenti e reperti di storia.



Ventimiglia Alta dalle vicende già ampiamente consegnate a pubblicazioni anche specialistiche.


Di Ventimiglia Alta ha scritto poco - almeno pare - Gianfranco Raimondo, che, già rodato in esperienze di teatro condotte a Nervia, fece il suo esordio come presentatore di uno spettacolo nell'Oratorio dei Bianchi, se si vuole pure di San Giovanni Battista e di Santa Chiara, all'epoca già sconsacrato, tanto è vero che era stato convertito in cinema-teatro con i locali sottostanti adibiti a tipografia.

Correva probabilmente l'anno 1957, e già in stagione scolastica a cavallo con il successivo, proprio quando Arturo Viale, che a Ventimiglia Alta qualche pagina in qualche modo ha pur dedicato, frequentava la primina retta dalle Suore dell'Orto, un'istituzione allora veramente classica.



Viale rammenta la Colla per le fotografie della sua comunione e della sua cresima: su quel sito giocavano - documentati da scatti che sono vere rarità - tanti bambini piccoli, come continuano oggi a fare i loro coetanei.


Poco prima - 16 maggio 1956 - e poco più in là, sulla vecchia Via Aurelia, era passata una tappa del Giro d'Italia di ciclismo, quella - con partenza da Cannes - vinta a Sanremo da Nino Defilippis in fuga solitaria.


Poco dopo studenti delle professionali, recandosi a scuola lassù, avrebbero immagazzinato nella memoria con pena e con partecipazione umana le immagini di tante famiglie di immigrati meridionali, ammassate a vivere di stenti in cantine o stalle riadattate, affacciate sui carruggi: sentimenti quasi svaniti nell'aria e discendenti di quei poveracci del tutto dimentichi delle pregresse traversie dei loro cari.





Se si sale a Ventimiglia Alta...

Adriano Maini

lunedì 3 novembre 2025

Anche un macello in legno

 





Si è aperto già per questa ultima stagione a Camporosso nella zona a mare un campeggio di quelli come una volta, di quelli con le tende portate da casa, insomma, come quelli già esistenti negli anni Cinquanta e Sessanta sulle due sponde, dunque, anche su quella di Ventimiglia, della foce del torrente Nervia.



Foto Mariani

A Nervia di Ventimiglia Vico del Pino prendeva il nome da un maestoso albero, che cadde, tuttavia sotto la furia di una tromba d’aria nei primi anni Sessanta: si collocava più o meno all'angolo con Via Nervia ed un muro nell'estate del 2018 portava ancora sotto forma di squarcio la traccia di quel crollo: la recizione nel frattempo è stata ristrutturata. 

Le scuole di Nervia

L'edificio, prima Ospedale, poi, sino a qualche anno fa presidio ASL, che negli anni Cinquanta ospitava le scuole elementari di Nervia

Avanzando di poche decine di metri a ponente ci si imbatte nel plesso scolastico costruito nel 1960, dove venne spostato il ciclo delle elementari, prima ospitato al piano terra dell'ex clinica Isnardi - poi a lungo ospedale - e fu aggiunta una sezione di medie inferiori.








Nel campetto posto alla foce del fiume Roia a Ventimiglia si svolgevano, come di certo nell'estate del 1951, tornei di calcio, si facevano talora - con rischio di incendiare i pini dei limitrofi Giardini Pubblici - i fuochi d'artificio per la Festa patronale di San Secondo, si vide nel 1967 anche una gara di dama vivente, ma soprattutto si consentì a lungo (di sicuro ancora nel 2010) una destinazione d'uso a parcheggio per automobili: utilizzi oggi inibiti per motivi di sicurezza.


Diverse persone affermano che il 1970 fu l'anno di più intense frequentazioni culturali, sociali e politiche presso il Bar Irene di Ventimiglia, quello che vedeva l'abituale presenza - in orari diversi, notturno di sicuro per il primo! - di Francesco Biamonti, di Lorenzo Muratore, di Elio Lanteri, di Lorenzo Trucchi, di dirigenti, di attivisti e di utenti dell'antistante Camera del Lavoro.



Dalla stazione ferroviaria di Vallecrosia, adesso fermata incustodita nella singola giornata per un treno in direzione Genova e per uno di ritorno, quando la produzione floricola del ponente era diversa e più florida, partivano comunque per il nord Europa carri merci colmi di variopinti prodotti della terra.




In località Cabane di Bordighera sono scomparsi due casolari di antica bellezza, ancora presenti nei primi anni Sessanta, per fare posto a nuove costruzioni in terreni che due famiglie coltivavano in affitto.
Al confine con i Piani di Borghetto, ma più di recente, è stata demolita - per dare più volumetria ad un nuovo edificio - una casa in pietra, che insisteva sull'attuale Via Giulio Cesare, dove iniziò a metà anni Trenta il decollo per un'attività di successo una stirpe di bravi gelatieri, tuttora attivi a Bordighera con la loro antica insegna. Dietro resistono ancora i ruderi di un pozzo (noria!) cui si attingeva a trazione animale, l'ultimo di una discreta schiera diffusa nelle vicinanze. Più verso il mare, rispetto a quel punto, svolse ai tempi le sue funzioni anche un macello in legno.

Adriano Maini

domenica 26 ottobre 2025

Ancora alla foce del Nervia, ma non solo

 

A pochi metri dalla foce del Nervia, tra Ventimiglia e Camporosso

Si narra che intorno al 1950 si potevano ammirare al campo d’aviazione in zona Braie di Camporosso, prima che venissero trasferiti a Savona, da dove vennero riportati via nave in America, diversi aeroplani da caccia statunitensi, ancora stazionanti dalla fine del secondo conflitto mondiale.

Gianfranco Raimondo (nato nel 1936) deve pur avere visto quello scenario dalla collina di Seborrino, sovrastante a ponente il torrente Nervia, località dove in allora abitava, ma nei suoi tanti intriganti racconti, di quello non risulta avere mai scritto.
Gianfranco invece, tramanda di pesca alle anguille praticata già appena finita la guerra più in giù verso la foce del Nervia ricorrendo agli esplosivi. Aggiunge di avere fatto anche lui - e di tutta evidenza era un bambino! - lo svuotatore delle mine anticarro - già disseminate dai tedeschi lungo il torrente - per ricavare gelatina e dinamite, le quali venivano usate anche per mero divertimento. Non mancarono incidenti, finanche mortali, non solo perdite di arti o della vista.

Tristi avvenimenti, che in quegli anni non riguardarono certamente solo la zona di confine di mare con la Francia, ma che sono rimasti impressi nella locale memoria popolare.

Del resto, anche da queste parti, soprattutto nella valle del fiume Roia, diverse persone, in genere giovani disoccupati, si diedero per sbarcare il lunario all'attività scarsamente remunerata, ma per loro essenziale, del recupero e messa in sicurezza di tanti ordigni bellici lasciati disseminati ovunque.

Tornando alle anguille del torrente Nervia, per non risalire troppo indietro nel tempo con "Islabonita" di Nico Orengo, non si può fare a meno di notare sul piano della letteratura che esse compaiono anche nel romanzo di esordio del dolceacquino Elio Lanteri "La Ballata della piccola piazza", ambientato, guarda caso, durante le ostilità.

Porterebbe ad esiti bizzarri dilungarsi in altre modalità di cattura delle anguille in varie parti di questo territorio, tra le quali non si può sottacere l'utilizzo, pericoloso come altri metodi già accennati, dell'uso con estro artigianale (fili di rame, batterie, ecc) della corrente elettrica.

Nei vari corsi d'acqua operavano ancora in quel periodo lavandaie per le loro famiglie o per conto terzi. Nei ricordi oggi emergono, tuttavia, talora con espressioni veramente poetiche anche per via degli aromi di fiori e piante circostanti, soprattutto i lavaggi della lana dei materassi. E chi cercava per sostentamento un lavoro purchessia si dedicava pure all'estrazione della sabbia, passandola per una ripulita da scorie incongrue attraverso reti di fortuna, per lo più quelle di vecchi e derelitti letti: talora sembrava di vedere in azione schiere di vere formiche operaie.

Adriano Maini

giovedì 16 ottobre 2025

A cavallo del confine ligure con la Francia nel 1939

Ventimiglia (IM): la stazione ferroviaria

A lungo nel 1939 un uomo, nella bella stagione vestito con un abito di lino chiaro, sostava sull'ingresso dell'albergo dove alloggiava, posto davanti alla stazione ferroviaria di Ventimiglia.
La tradizione orale lo ha identificato con una delle persone che organizzavano a pagamento in quel periodo - ma costui con maggiore energia, perché per lo più con una piccola flottiglia di barche a motore appositamente allestita - viaggi clandestini verso la Francia di ebrei stranieri, cacciati dall'Italia dalle leggi "razziali" del regime fascista, il quale spesso tollerava tali fughe: questi fatti sono stati puntualmente rievocati da Paolo Veziano sia in "Ombre di confine: l'emigrazione clandestina degli ebrei stranieri dalla Riviera dei fiori verso la Costa Azzurra. 1938-1940 (Alzani, 2001) che in "Ombre al confine. L’espatrio clandestino degli Ebrei dalla Riviera dei Fiori alla Costa Azzurra. 1938-1940" (Fusta, 2014).

Nei primi mesi del 1939 Rachele Zitomirski, di famiglia ebrea russa, ricevette l'abilitazione ad esercitare la professione di farmacista, come il padre, che da tempo la farmacia l'aveva aperta in Vallecrosia.

Zitomirski padre, lo scienziato Serge Voronoff da Grimaldi e il commerciante Ettore Bassi da Ventimiglia centro, tutti ebrei, erano molto attivi, sostenendole anche con contributi in danaro, con le organizzazioni di soccorso ai profughi ebrei Delasem (Delegazione assistenza emigranti) ed il precedente Comasebit, poi sciolto d'autorità.

Francesco Biamonti, ancora bambino, se non vide, in quell'anno, sentì parlare di ebrei fuggiaschi in transito dalla zona intemelia, ma ne fece con i fratelli esperienza diretta in collina sopra San Biagio della Cima, il loro paese, negli anni ancora più tremendi della seconda guerra mondiale: avrebbe poi scolpito nei suoi romanzi quelle tragiche vicende con parole memorabili.

Nel 1939 continuavano a passare la frontiera di Ventimiglia con la Francia, in una direzione e nell'altra, anche esuli politici o loro familiari, seppure in numero ridotto rispetto agli anni precedenti. Non sempre in regola con i documenti, anche tra di loro furono numerosi i fermi e gli arresti. A prescindere - va da sé - dai clandestini per necessità.

Viene festeggiata l'elezione a deputato di Virgile Barel: Victoire du Front Populaire: défilé du Parti Communiste, section Nice-Saint-Roch. Laugier Charles. Reporter-Photographe, 8 avenue Félix-Faure, Nice (1936). Archives Nice Côte d’Azur, 3 Fi 9

L'8 ottobre 1939 veniva arrestato a Nizza nella sua abitazione di Piazza Saluzzo, in conseguenza - con lo scoppio della seconda guerra mondiale - della messa fuori legge del suo partito, il deputato comunista Virgile Barel, già impegnato nell'assistenza ai fuggiaschi ebrei riusciti ad arrivare nel dipartimento con la sezione locale del Comitato denominato in acronimo CAR (sulla cui ampiezza in territorio nazionale si potrebbe leggere, in francese, di Vicki Caron "Les politiques de la frustration: le renouveau de l’effort juif de secours. 1936-1940)": si ha contezza di questo per uno dei paradossi della storia, in base al quale una lettera di questo sodalizio datata 5 dicembre 1939, pubblicata dal citato "Ombre di confine" di Paolo Veziano, annoverava ancora Barel nel Comitato d'Onore allorquando era già incarcerato. Si può annotare brevemente a margine che Barel fu maestro elementare - che seguiva una pedagogia innovativa e progressista - del futuro comandante partigiano imperiese Giuseppe Vittorio Guglielmo (Vittò), che non ne dimenticò mai gli insegnamenti morali; che fu alla fine degli anni Venti diffusore de "La Riscossa", periodico in lingua italiana, che i nostri emigrati comunisti non distribuivano più per non incappare, loro stranieri, nei controlli di polizia; che il figlio Max Barel, cui è intestata una piazza a Nizza, quella d'arrivo dalla Moyenne Corniche, cadde da partigiano nel centro della Francia; che Barel tornò nel dopoguerra alcune volte all'Assemblea Nazionale, tanto da esserne definito il decano; che Barel già nel 1971 chiedeva nel massimo consesso l'attivazione per l'estradizione del criminale nazista Klaus Barbie.

Nel 1939 cospiravano contro il regime fascista a Bordighera Guido Seborga, che era in contatto con altri antifascisti a Torino, Renato Brunati, destinato ad essere fucilato nella strage del Turchino a maggio 1944, Lina Meiffret, che riuscì a tornare viva dalla deportazione in Germania e Giuseppe Porcheddu, che nella città delle palme era appena arrivato forse per essere più vicino al fratello avvocato. Altri antifascisti della cittadina non si erano ancora messi in contatto con i primi.

Nel 1939 vennero raggiunti dai genitori, sempre a Bordighera, i fratelli Asiani, torchiati, finita la guerra, da agenti del servizio segreto statunitense, probabilmente per essere indotti a diventare spie al loro seguito, non tanto per malefatte compiute, come in altri casi,  ma per la comprovata conoscenza del territorio a cavallo del confine ligure con la Francia.

Secondo il figlio, che oggi ricerca informazioni e documenti in merito, il padre, Nathan Schmierer, nato a Schaje Podowzyka il 13 ottobre 1907, si trovava già a Sanremo nel 1939. Il mentovato e la moglie Anny Riendl risultavano ebrei stranieri il 24 aprile 1940 per il Ministero degli Interni come da comunicazione che mandava alla Prefettura di Imperia: sussistono ancora sue tracce di internamento a Padova per l'arco aprile-agosto 1943.

A dicembre 1939 Dora Kellner, partita da Sanremo, incontrava in una stazione ferroviaria di Parigi l'ex marito Walter Benjamin. I due grandi intellettuali ebrei - lei, ingiustamente, molto meno nota - non si rividero più; loro figlio Stefan era già in salvo a Londra; la pensione nella città dei fiori, Villa Verde, da cui erano passati tanti loro parenti, amici e conoscenti, ormai gestita - data la normativa antiebraica - in modo surrettizio dalla donna, che se ne era occupata in quei tristi momenti di persecuzioni per meri motivi di sostentamento economico, era ormai in procinto di subire un fallimento, dopo il quale anche Dora passò oltre Manica abbandonando per sempre, a differenza del figlio che visitò la vecchia casa nel 1958, la Riviera.

Adriano Maini

lunedì 6 ottobre 2025

Altre sfumature di azzurro

 


 

Data la prossimità della zona di Ventimiglia con il dipartimento francese delle Alpi Marittime è quasi inevitabile fare emergere di tanto in tanto altri - rispetto a precedenti note - pertinenti fatti curiosi.

Su tutto campeggiano - a saperli cercare - i racconti di Gianfranco Raimondo, imperniati non solo su zingarate compiute oltre frontiera da persone nostrane, ma anche risvolti significativi, come la lunga partecipazione al Festival del Cinema di Cannes come giornalista, decano, infine, di Angelo Maccario di Ventimiglia.
 

Gianfranco Raimondo, ad esempio, ha rammentato in almeno un'occasione che André Vanco, già partigiano, sindaco comunista di Beausoleil dal 1977 al 1986, impiegato di Radio Montecarlo (molto frequentata ai tempi da Gianfranco) aveva organizzato nella sua zona diverse conferenze di un valente fotografo, Gian Butturini, per la presentazione di un libro di fotografie di Fidel Castro.

L'incanto della Cappella della Pace a Vallauris, dipinta da Picasso, illumina questa cittadina di ceramisti autorizzati dall'artista in persona a riprodurre certe sue ispirazioni nei loro vasi ed altri casalinghi, la cui vendita in Italia non ebbe mai, tuttavia, grande fortuna.
E, tornando a Picasso, si può sottolineare che avesse donato alquanti suoi disegni, litografie ed acquarelli a sedi ed uffici popolari.

La marcia contro le miniere di uranio nella Valle delle Meraviglie nel 1979 fu un avvenimento molto articolato e partecipato, coronato anche da successo. Per alcuni partecipanti di Ventimiglia il ritorno avvenne, sempre in pullman ma scendendo prima su Nizza: uno stagionato figlio dei fiori, prossimo - a suo dire - a rientrare in India intonava con discreta voce, accompagnandosi con la chitarra acustica, anche una versione tradizionale della canzone "The House of the Rising Sun", nota al largo pubblico per il disco di "The Animals".


Il sindaco di Ventimiglia in quel 1994 appariva un po' stralunato all'inaugurazione in Nizza della sede di rappresentanza di un'associazione di categoria imperiese.


Un suo non subitaneo successore, dell'area di centro-destra, ebbe tempo dopo occasione di chiedere delucidazioni al già citato ufficio.


Un'altra associazione di categoria aveva molto premuto con istituzioni imperiesi per l'apertura dalle parti di Nice Etoile di un centro promozionale di piccole imprese della provincia, rivelatosi presto un fallimento.


Alla Fiera di Nizza - nei primi anni 2000 - fu in qualche modo presente in alcune occasioni anche l'Accademia della Comunicazione Verbale, condotta con caparbietà dal milanese Davide Oscar Andreoni, in quel periodo abitante di Vallecrosia, il quale scattò alcune immagini che sarebbero in seguito risultate alquanto significative, come quella concernente un futuro sindaco e ministro.
Del resto, Andreoni non si era neppure risparmiato di tenere lezioni specifiche del suo sodalizio anche presso un ente pubblico di Saint-Laurent-du-Var o di collaborare con associazioni culturali di Breil sur Roya.


P.S.

Nel titolo si gioca con l'aggettivo azzurro, azuréenne, molto usato in Costa Azzurra, a proposito, come per il Museo della Resistenza della Costa Azzurra, e, forse, talora, a sproposito.

Adriano Maini