Un libro recente si sofferma anche sulla figura del capitano Gino
Punzi:
Giorgio Caudano (con Paolo Veziano), “Dietro le linee nemiche. La
guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945” (Regione Liguria -
Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024). Sul capitano Gino
si era già applicato integralmente, invece, Francesco Mocci, (marito di
una nipote di Luigi Punzi) in "Il capitano Gino Punzi, alpino e
partigiano" <(con il contributo di Dario Canavese di Ventimiglia),
Alzani Editore, Pinerolo (TO), 2019>, per la cui stesura l'autore si è
potuto avvalere di alcune ricerche e segnalazioni, per l'appunto, del
mentovato Dario Canavese, tra le quali il memoriale dell'ex poliziotto
repubblichino Antonio Panascì (che collaborava clandestinamente con
antifascisti della provincia di Imperia), memoriale già pubblicato
integralmente nei volumi III e V della
Storia della Resistenza Imperiese
di Francesco Biga e fondamentale per conoscere i movimenti ed alcuni
contatti del capitano Gino da dicembre 1943 al momento della sua morte.
Da parte mia, dopo l'uscita del libro di Mocci, venne la segnalazione a
diversi ricercatori della vera paternità di un altro
documento,
quello di Giuseppe Porcheddu, che, sul tema specifico, certifica i
rapporti tra Punzi e l'estensore: ne ha tenuto conto Sergio Favretto per
il suo
Partigiani del mare. Antifascismo e Resistenza sul confine ligure-francese (Seb27, Torino, 2022).
Mi
preme allora riepilogare - può essere utile come se fosse una sorta di
recensione - come pian piano ho conosciuto questo eroe della Resistenza.
Tutto
cominciò quando pubblicai su di questo blog qualche nota,
desunta da alcune testimonianze di momenti della Resistenza comprese in
"Gruppo Sbarchi Vallecrosia" (
Istituto
Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Imperia, 2007) del
compianto Giuseppe “Mac” Fiorucci, in cui apparivano brevi riferimenti
alla tragica morte del capitano Gino Punzi.
Dapprima mi chiese
notizie un lontano cugino del capitano, che (desumo) ha messo in moto
altri familiari per la stesura della menzionata, notevole biografia di
Gino Punzi, molto ampia soprattutto per quanto cocerne gli anni della
sua carriera militare. Indi mi contattò il nipote di un partigiano
francese già operante a Peille, villaggio non lontano da Nizza, perché
gli risultava in modo ufficiale che il capitano Gino aveva combattuto
nel locale maquis. Poco dopo ancora un esponente del Gruppo Alpini a
riposo mi annunciò che era stata appena rinvenuta, abbandonata in una
discarica, la croce di marmo dedicata appena finita la guerra al
capitano.
Non ho, come faccio tuttora, approfondito la
combinazione dei succitati avvenimenti, ma penso che siano stati tutti
utili a varie iniziative, non solo quelle sin qui citate, ma anche
altre, come il riposizionamento, avvenuto alla presenza di familiari del
capitano, della lapide in Sant’Antunin di Ventimiglia, sito simbolo del
locale Gruppo Alpini.
Aggiungo che il capitano Gino era stato
insignito - alla memoria - nel 1948 di medaglia d’argento al valore
militare con la seguente motivazione “Combattente in territorio oltre
confine non si arrendeva ai tedeschi ed in impari lotta opponeva fiera
resistenza mantenendo alto l’onore e il valore del soldato italiano.
Benché ferito riusciva a sfuggire alla cattura e unitosi al movimento
clandestino francese organizzava la partecipazione al “Maquis” di
formazioni partigiane composte di connazionali in Francia. A Peille,
Peiracava e alla Turbie si univa ad essi ed eseguiva ardite missioni per
collegare e coordinare nella zona di frontiera ed in quella rivierasca
l’azione dei partigiani francesi e italiani. Mentre rientrava alla base
di ritorno da una missione particolarmente rischiosa, veniva
proditoriamente colpito da un sicario prezzolato che lo finiva a colpi
di scure. Cadeva nel compimento del dovere dopo aver riassunto nella sua
opera le belle virtù come militare e partigiano d’Italia” - Alpi
Marittime - Ventimiglia, 8 settembre 1943 - 6 gennaio 1945”. La data
dell’attentato al capitano, tuttavia, è quella del quattro gennaio 1945,
mentre quella indicata dal Ministero corrisponde al giorno in cui gli
venne impartito un colpo di grazia per ordine di un graduato dei servizi
segreti della Marina da guerra teutonica, accorso con suoi uomini sul
luogo del misfatto chiamato dal traditore.
Ho rinvenuto in mie
ricerche diverse volte brevi accenni alle iniziative di Punzi: ne ho
talvolta riportato gli estremi in altri miei blog più mirati sulla
storia, per lo più intrecciati a testimonianze di altri valorosi
partigiani, per cui mi dispiace alquanto non riprendere in questa
occasione tante fila di un discorso affascinante, benché complesso.
Sono
rimasto, invero, affascinato dalla parabola di combattente per i valori
della democrazia, della libertà e della lotta contro il nazi-fascismo
del capitano Gino, venuto a morire nella mia città natale dalla lontana
Acquafondata (FR), dove era nato nel 1917. Intrigante sarebbe anche
appurare in quale veste alla fine del 1943 (gli Alleati erano ancora
lontani da questo confine marittimo italo-francese) il Punzi iniziasse
ad operare per la creazione di una rete clandestina di spionaggio e di
azioni antifasciste. Una domanda che appare anche nel citato libro di
Mocci.