
Capita di riprendere in mano un vecchio libro sulla Battaglia
di Fiori di Ventimiglia per cercare almeno il nome della compagnia di
carristi con la quale aveva collaborato nei primi anni Sessanta -
addirittura potendo usufruire di una specifica licenza dal servizio
militare di leva - un vecchio conoscente, smemorato, ma nostalgico. Si
risolve parzialmente il quesito, individuando il gruppo, ma non - salvo
due - i carristi. Ci si è arrivati anche incrociando i dati ricavati
dalla lettura con quelli emersi da conversazioni con persone che ben
conoscono la strada dove era ubicato il capannone.
A questo punto è doveroso citare il ponderoso volume "Battaglia dei Fiori"
di Danilo Gnech, Franco Miseria e Renzo Villa (Dopolavoro Ferroviario
di Ventimiglia, Cumpagnia d'i Ventemigliusi, Civica Biblioteca Aprosiana
- 1987). Si tratta di una vera e propria miniera di informazioni, che
non può, tuttavia, essere del tutto esauriente, proprio per la massa
sterminata di notizie, concernenti le brevi analisi di decine di
edizioni della manifestazione (dal 1921 al 1938; poi l'interruzione per
la guerra; quindi, dal 1948 sino al 1969; poi, le due, una del 1984,
l'altra del 1985) e la pubblicazione di centinaia di fotografie, desunte
quasi tutte dallo storico archivio di Foto Mariani di Ventimiglia.
Accade
che in occasione della mentovata ricerca, venga, altresì, in mente di
tentare di appurare le specifiche di carri che, considerate le
fotografie - focalizzate sulle persone ritratte, con inquadrature,
dunque, solo parziali dei carri - portano a propendere per riferimenti a
Bordighera e per una datazione talora risalente ai primi anni
Cinquanta.

Ci si inizia, però, a distrarre. Sono troppi i particolari curiosi che
si riscoprono nella grande mole di documentazione, solo sfogliata negli
anni per parziali consultazioni, o che si notano per la prima volta.
Diventa
irresistibile la tentazione di citare alla rinfusa, senza neppure
risalire a prima dell'ultimo conflitto, periodo foriero di tanti altri
eventi, partigiani e reduci della recente guerra impegnati in qualche
modo con i carri; personaggi noti ed altri meno noti, ma caratteristici;
carri non solo provenienti da Bordighera - ma questa circostanza è
scontata - da Camporosso, da Vallecrosia, cittadine limitrofe della zona
intemelia, ma anche, in almeno in un caso da Nizza - o costruito in
loco per conto del capoluogo del dipartimento delle Alpi Marittime.
Viene
spontanea una divagazione su Vallecrosia, suscitata dalla reminiscenza
del racconto di una ex staffetta partigiana, che a suo tempo, per
contribuire finanziariamente alla costruzione del carro del suo gruppo,
aveva rinunciato a comprarsi l'agognato ciclomotore: i garofani per
infiorare all'epoca erano gratuiti - congiuntura sulla quale qualcuno ha
scritto pagine molto belle, che sarebbe d'uopo rivisitare - per cui era
sufficiente andare a raccoglierli, ma qualche spesa pur sussisteva e,
se non si vincevano premi, rimborsi pubblici, anche parziali, pare non
sussistessero.
Anche a Vallecrosia si cimentarono sodalizi ispirati
da riviste dell'area comunista; anche da Vallecrosia salirono sui carri
belle ragazze e gagliardi giovanotti, compreso il negoziante più
anarchico che comunista, fine intellettuale che conosceva tutti (tra
questi Angelo
Oliva, Francesco
Biamonti, gli animatori dell'
Unione
Culturale Democratica di Bordighera). Nel libro "Battaglia dei Fiori"
vengono poi citati i fratelli Tardito di Vallecrosia come gruppo
carrista: in sostanza, una didascalia a corredo di uno scatto abbastanza
buffo del quale basta dire che riprende un motociclo più o meno
infiorato, con più persone a bordo, di cui una chiaramente è un uomo
travestito (male!) da donna, il tutto per ricreare un soggetto da
sfilata dal titolo emblematico (oggi lo si definirebbe molto scorretto)
"Le zitelle". Quasi sicuramente gli autori hanno inteso menzionare Elio
ed Ivo Tardito, i quali ben conoscevano il commerciante di cui si è già
detto, ma di loro va anche rammentato il grande impegno successivamente
profuso nel Cine-Foto Club di Vallecrosia, altra associazione che
meriterebbe qualche appropriata rievocazione.
Tornando
all'argomento dei carri di Bordighera ad inizio anni Cinquanta si
sottolinea, a mero titolo indicativo, che nel 1948 avevano già
partecipato alla Battaglia di Fiori l'opera "Omnibus dell'Ottocento"
della compagnia - o gruppo - Anzio-Sasso, nel 1949 il carro "India"
(Sicilia-Parmeggiani) e quello "Corbeille" (Azienda Autonoma Turismo),
nel 1950 "Il sedile dei pensieri" (sempre Sicilia-Parmeggiani).
Con "Tempio proibito" (Giuseppe
Tomatis) del 1954 si è, forse, arrivati al primo riscontro positivo tra
una fotografia e gli atti, per così dire, ufficiali della Battaglia di
Fiori: nell'immagine si vede almeno un protagonista dei futuri trionfi
(anni Sessanta) dei
carri
de "I Galli del Villaggio". Si fa notare di passaggio che si sono fatti
scomodare nell'indagine alcuni interlocutori, autorevoli in materia,
comunque, rimasti presi alla sprovvista.
Ai carristi de "I Galli del
Villaggio" di Bordighera ha reso per lo meno onore Renato Ronco con
l'articolo intitolato per l'appunto "I Galli del Villaggio", compreso in
(a cura di) Pier Rossi,
Racconti di Bordighera - 2, Alzani Editore, 2018.
Rimangono,
rispetto ad immagini attinenti la Battaglia di Fiori e Bordighera,
altri inediti da appurare, probabilmente, anche errori da rimediare.
Del
resto, quello relativo alla desueta manifestazione popolare
ventimigliese è un romanzo che ogni persona interessata scrive per conto
suo.
Forse, per molti motivi, una storia irripetibile, ma sempre foriera, per chi interessato, di ulteriori spunti narrativi.
E,
forse, è meglio che restino ancora nell'alone del mistero le prime due
fotografie qui pubblicate, la prima delle quali potrebbe anche essere
fuori lo stretto tema.