Pagine

venerdì 14 marzo 2025

Ghepeu, l'uomo che faceva saltare i ponti

 

Sanremo (IM): un angolo di Via Romolo Moreno

"Ghepeu", al secolo Sergio Grignolio, nato a Vallecrosia (e già questa circostanza meriterebbe qualche approfondimento) il 2 luglio 1926, ma soprattutto fiero abitante di Sanremo, fu un partigiano che godette di una discreta letteratura, a cominciare dalla lunga intervista rilasciata a Mario Mascia per "L'epopea dell'esercito scalzo" (ed. ALIS, 1946), primo libro di storia sulla Resistenza Imperiese, e dalla coincidenza della sua figura - come ribadito in alcune occasioni con colorite sottolineature dallo stesso protagonista - con il personaggio di "Lupo Rosso" ne "Il sentiero dei nidi di ragno" di Italo Calvino. Del resto Calvino si era ritrovato incarcerato con Grignolio quando questi effettuò la prima delle sue due rocambolesche fughe da una prigione nazi-fascista. Mascia mise in evidenza "Ghepeu" come il “bridge blower”, cioè l'uomo che fa “saltare i ponti”, aspetto ripreso da diversi scrittori.
Non evoca, invece, nulla di avventuroso, a ben guardare, la denuncia presentata dallo stesso Grignolio a Liberazione avvenuta, precisamente il 28 agosto 1945, contro una ragazza di Sanremo, dove era nata il 28 marzo 1927, quindi, minorenne, la quale aveva, per timore - per sua ammissione - di essere ritenuta complice, aveva segnalato alle Brigate Nere che nell'abitazione di famiglia di Via Romolo Moreno (nel centro storico della Pigna), abbandonata dai componenti perché sinistrata a seguito dei bombardamenti, pernottavano saltuariamente, tra dicembre 1944 e gennaio 1945, alcuni partigiani, tra cui "Ghepeu". 
 
Copia della pagina qui citata del brogliaccio delle Brigate Nere di Sanremo

Le ispezioni dei militi repubblichini non avevano avuto esiti positivi, ma il loro brogliaccio individuava il comportamento dei garibaldini, che avrebbero utilizzato la casa quale base momentanea, senonché, questi saloini, da inguaribili guardoni, come si evince da altre pagine del loro diario, non potevano trattenersi da usare frasi pittoresche a loro care quali l'attribuire - aggiungendo solo "pare" - a questi patrioti - il "fare baldoria" in un appartamento della limitrofa Via Rivolte prima di passare al già citato rifugio.
Il documento qui richiamato, al pari di quelli quasi tutti menzionati qui di seguito, è una copia, frutto di una ricerca effettuata nell'Archivio di Stato di Genova da Paolo Bianchi di Sanremo.

A Vallecrosia avevano visto la luce anche alcuni collaborazionisti, dei quali si è già detto.

Tra le testimonianze che incrociano "Ghepeu" e Italo Calvino - Pietro Ferrua (in "Italo Calvino a San Remo", Famija Sanremasca, 1991): "Italo Calvino trascorre circa tre notti fra Villa Giulia o Villa Auberg e il carcere di Santa Tecla paventando una fucilazione che lo risparmierà ma mieterà altre vittime. Durante questa breve detenzione si imbatte in Sergio Grignolio..." -, ma anche i fratelli Sughi, Pietro (Pier delle Vigne o della Vigna) e Juares (Leone), partigiani che con il futuro scrittore e con Grignolio avevano condiviso diverse esperienze di vita alla macchia, compresa la breve permanenza nella grotta scavata dal padre di Calvino nella sua campagna di San Giovanni di Sanremo, ce ne sono, pertanto, alcune di Pietro Ferrua, notevole personalità del pacifismo, dell'anarchia libertaria e della cultura, che tuttavia a proposito di un certo O., a distanza di tanti anni dalla fine del conflitto, non si era ancora accorto che si era trattato di una spia fascista, come del resto messo in evidenza anche in un rapporto del 2 giugno 1947 redatto dall’OSS statunitense, contenente verbali degli interrogatori subiti da Ernest Schifferegger (altoatesino, interprete, ex sergente SS), ma quest'ultimo è un atto solo da poco desecretato, mentre altri avrebbero dovuto essere noti da tempo..

Da una fonte occasionale diversa si è di recente avuta la conferma dell'identità del commerciante di Ventimiglia - al quale si è già accennato in un precedente post - in forza con la sigla "VEN.38" - non è chiaro se come agente o se come confidente - all'U.P.I. (Ufficio Politico Investigativo) della G.N.R. (Guardia Nazionale Repubblicana) del regime di Salò.

Aveva la residenza a Bordighera la donna traduttrice (ed interprete) per gli occupanti tedeschi, per i quali lavorò prima a Sanremo, poi ad Ospedaletti: da quest'ultima località avrebbe fornito utili informazioni ad un resistente della città delle palme.

Adriano Maini

sabato 8 marzo 2025

Di una vecchia Terza Liceo Classico

Uno scorcio di Varase, Frazione del comune di Ventimiglia (IM)

Quel gruppo più affiatato di ragazze e di ragazzi di quella Terza Liceo Classico per la Pasquetta del 1968 si era ritrovato per un pranzo in trattoria in quel di Varase, frazione di Ventimiglia: come d'incanto, anche in quella occasione al momento dell'eventuale aperitivo era comparso un pallone al quale i maschi si diedero con gioiosa voluttà.

Non era la prima volta che in quella stagione l'allegra combriccola si ritrovava fuori dalle mura della scuola. Ad esempio, per il precedente Capodanno si erano recati a ballare in quella che anche le canzoni dell'epoca definivano una cantina privata: solo che in quel caso lo stanzone si trovava ad un piano alto di una vecchia casa nei pressi dell'Oratorio dei Bianchi di Camporosso, un ritrovo all'epoca per il comprensorio quasi storico, in un edificio che in seguito venne egregiamente ristrutturato mettendo definitivamente al bando impossibili ritorni di fiamma. Oppure, dalle parti di San Romolo di Sanremo, dunque in altura, avevano assistito, senza farsi notare, alle peripezie automobilistiche di una loro insegnante.

Quei giovani, del resto tutti più o meno brillanti negli studi, a volte nel tempo libero facevano delle cose più impegnative. Un gruppo più ristretto, ma forse con l'aggiunta di qualcuno, frequentava - chi saltuariamente, chi più di frequente - presso il chiostro di Sant'Agostino della città di confine alcune persone poco più anziane di loro, venute da fuori, uomini cattolici, religiosi e laici, molto impegnati nel sociale, che discutevano con i loro ospiti di temi inerenti, battendo molto sul tasto di un volontariato non da tutti compreso: una presenza, di cui qui, su questo blog, si è già cercato di lasciare testimonianza, perché le sue tracce sono rimaste molto labili nella memoria collettiva, ancorché, per paradosso, un esponente di quel "cenacolo" avesse indirettamente contribuito a suscitare la passione politica di un futuro funzionario del partito comunista.

Accadde poi che per il Maggio francese due o tre di quei compagni di classe pensassero di aggregarsi ad una visita "di cortesia" all'Università di Nizza in quel momento occupata come quasi tutti gli atenei transalpini, una visita promossa da militanti (o, probabilmente, più curiosi che altro) di sinistra della zona intemelia. All'appuntamento, tuttavia, di quel sodalizio di coetanei si ritrovò solo il più giovane, invitato per ultimo, che ebbe certamente il piacere di conoscere un Elio Lanteri ancora ben lontano dal vedere pubblicati i suoi romanzi, ma che, soprattutto, rimase molto perplesso - ad usare un eufemismo - nel vedere tanti cavalletti di frisia e tanti sassi accumulati all'ingresso di quell'Istituto del caploluogo delle Alpi Marittime.
Anche per questa esperienza i ricordi dei partecipanti si sono resi molto sfuocati, ma pochi hanno dimenticato Elio Lanteri, il quale, per paradosso, ad una successiva vigilia di Natale faceva quasi gli onori di casa ad una cena in modesto esercizio pubblico di Buggio, frazione di Pigna, dove tenne banco un ex allievo - ed ex insegnante supplente - del Liceo Ginnasio Statale "G. Rossi" di Ventimiglia, molto competente nella sua carriera scientifica universitaria, ma anche decisamente extraparlamentare.

Adriano Maini

 

sabato 1 marzo 2025

Genova (3)

 

Genova: Teatro Carlo Felice

Dalla Chiesa di Santo Stefano a Genova si può agevolmente scorgere il Ponte Monumentale di Via XX Settembre, sotto il quale il 26 aprile 1945 sfilarono le truppe tedesche che si erano arrese ai partigiani.

A qualche centinaia di metri a ponente c'è Piazza De Ferrari, teatro nel dopoguerra di innumerevoli momenti di mobilitazione popolare, politica e sindacale, tra i quali spiccano le lotte antifasciste e contro il governo Tambroni del luglio 1960 e i funerali imponenti di Guido Rossa.

Nella Piazza da qualche anno c'é anche il Palazzo della Regione, già noto come Palazzo della Navigazione Generale Italiana, mentre in precedenza tale sede risultava ubicata, dove tuttora permangono diversi connessi uffici, leggermente a sud-est a monte di una valletta al centro e da ambo i lati (quartiere Madre di Dio) un tempo fiorente centro storico medievale per il quale, semidistrutto dai bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale, si preferì procedere ad una completa cementificazione. La stessa operazione che la mano pubblica volle perpetrare per Piccapietra, come ricorda una dolente canzone in dialetto.

Sul lato nord di Piazza De Ferrari, invece, il restauro del Teatro Carlo Felice appare filologicamente più corretto.

Del resto, stretta com'è tra mare e monti, la Superba per adeguarsi alla modernità di scotti ne aveva già dovuti pagare molti, a cominciare dal pessimo impatto visivo della sopraelevata, di cui oggi talora si preconizza, in previsione di altre ipotizzate soluzioni, la demolizione.

Adriano Maini

mercoledì 26 febbraio 2025

C'era una cappella...

 

Ventimiglia (IM): il fianco meridionale della Chiesa Parrocchiale di Cristo Re a Nervia

Oggi nell’ala orientale del Chiostro di Sant'Agostino a Ventimiglia, più precisamente al primo piano, ci sono la Biblioteca Comunale ed una bella sala riunioni. La struttura è stata intitolata ad Angelico Aprosio, l'erudito agostiniano che nel Seicento un po' più in là, nell'ala di nord-est del casamento, aveva eretto la Libraria, la prima biblioteca pubblica della Liguria, la cui ancora ragguardevole (migliaia di volumi antichi) dotazione è, tuttavia, chiusa in un edificio di Via Garibaldi nella città vecchia.
Tra gli anni Sessanta e Settanta in alcune stanze del Chiostro ci furono significativi incontri di studenti della zona e di altre persone con religiosi e laici, ma ferventi cattolici, venuti da fuori, tutti dediti ad attività sociali, in quanto ricchi di umanità e di curiosità intellettuale; in altre erano state installate aule decentrate di un Liceo Classico allora, prima del successivo crollo verticale di iscrizioni, in piena espansione di frequenze e di un istituto professionale; sussistevano, inoltre, vari uffici a valenza pubblica, sull'esempio di quel carcere che, collocato a pian terreno, ha fornito per decenni storie curiose da raccontare.
Qualcosa del genere sussiste tuttora, ma non sono ancora emersi singolari aneddoti.

A Nervia di Ventimiglia, sul fianco meridionale - quello lambito dal Cavalcavia - della Chiesa Parrocchiale di Cristo Re, una piccola sala aperta al pubblico e sulla cui porta stavano ad entrambi i lati a monito perenne di pace gli involucri di due bombe d'aereo rappresentava una sorta di cappella memoriale dei caduti - quasi tutti onorati con singola fotografia - della zona nella seconda guerra mondiale, persone perite nei terribili bombardamenti che colpirono la località, soldati che non fecero più ritorno, ma da tempo questo piccolo ricordo è stato smantellato.

Nei pressi dell'attuale Chiesa Parrocchiale della Madonna dei Fiori di Bordighera, sita in una traversa di Via Pasteur dal nome pittoresco, Via Arca di Noé, c'era ancora a metà Cinquanta una piccola caratteristica chiesa, forse una cappella, che più in piccolo poteva rimembrare il tempietto - privato - di Madonna della Ruota sempre in Bordighera. La sua demolizione viene tuttora attribuita dalla voce popolare ai pericoli insiti nella sua collocazione in piena curva sulla strada provinciale ad alta intensità di traffico: a prescindere dal valore di una semplice conservazione senza accesso al pubblico, rimane il fatto che la chiesa di Madonna della Ruota pur avendo le stesse caratteristiche, se non peggiori, affacciata com'è sulla Via Aurelia, qualche volta all'anno vede celebrare ancora qualche rito, logicamente ben invigilato dalla polizia municipale.
Rimane che, in attesa della costruzione della chiesa della Madonna dei Fiori, per alcuni anni le messe di quella zona venissero celebrate in un garage di Villa Hortensia, così che molte persone ebbero modo di conoscere, perché in quelle occasioni assiduo, il professore Raffaello Monti, insigne musicista, già antifascista, pacifista, amico di Giuseppe Porcheddu e di Aldo Capitini, animatore della cultura locale, presidente della locale Unione Culturale Democratica.

Adriano Maini

giovedì 20 febbraio 2025

Spigolature

Dolcedo (IM)

Le persone che nel ponente ligure assistevano negli anni Cinquanta al passaggio dei carrozzoni di famosi circhi, ma in particolare degli elefanti, probabilmente nulla sapevano di Grock anche se questo grande artista da tempo aveva fatto erigere ad Imperia una villa oggi praticamente monumento nazionale.

Sanremo vuol dire anche Casinò: non è dato sapere oggi, ma sul finire degli anni Sessanta quel sito così riservato era in talune occasioni aperto per una qualche sorta di festa goliardica - una balera "una tantum"? - cui per accedere forse era sufficiente essere giovani, molto giovani, non soltanto universitari con tanto di libretto.

Sul finire degli anni Ottanta rappresentanti dell'Associazione - delle Alpi Marittime - delle piccole imprese del settore costruzioni, CAPEB, in missione esplorativa presso omologhi italiani di Sanremo si sentivano autorizzati a raccontare, soddisfatti dell'evento,  che ad Antibes, se con degli scavi venivano rinvenuti resti dell'antichissima città fondata dai coloni greci, ci si affrettava a ricoprire il tutto.

Nel 2007 a Nizza in un bar sulla Promenade, al buffet "in piedi" preparato dopo un Convegno svolto nell'attiguo Albergo Negresco, un noto senatore, seduto comodo ed attorniato da alcune tardone, veniva servito con insolita solerzia da altro robusto partecipante, futuro presidente di associazione di imprese della provincia di Imperia, desideroso di carpire chissà quali segreti di affari immobiliari della Costa Azzurra. Quasi ad ogni passaggio di quel giovanotto, tuttavia, un buontempone della sua vera compagnia, senza mai alzarsi dal tavolo dove era in corso una fitta conversazione, riusciva a carpirgli un piatto di portata per sé e per gli altri.

Una prova sintomatica di Web agli albori venne condotta - ultimo quarto degli anni Novanta - a Dolcedo (IM), un bel paese in Val Prino: in buona sostanza con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale la presentazione in pubblico (abbastanza folto, per essere agli esordi del mezzo e in un piccolo centro) di pagine, anche interattive, di informazione su determinate politiche praticate dalla Commissione Europea di sviluppo economico, segnatamente sul turismo, il tutto ideato e curato da un consulente decisamente appassionato.
Occorre aggiungere che il sito che ospitava quel lavoro era di una signora, il cui marito è attualmente un autorevole funzionario pubblico e che i giovani coniugi, esperti in materia, che fecero allora i più precisi collegamenti ed i più forti coinvolgimenti tra gli attori in causa, sono professionisti sempre più affermati nel mentovato campo. Simpatici, tutti, insomma: quella serata nel suo complesso ed i vari animatori della medesima.

Adriano Maini

venerdì 14 febbraio 2025

Scritti, ritratti, fotografie e...

Ventimiglia (IM): una vista sul fiume Roia

Paolo Veziano ha affrontato giovedì 30 gennaio scorso a Ventimiglia in una conferenza pubblica per l'ennesima volta i temi inerenti la "Giornata della Memoria". L'ultima sua fatica letteraria - se non si erra - è stato il contributo al libro di Giorgio Caudano "Dietro le linee nemiche. La guerra delle spie al confine italo-francese 1944-1945" (Regione Liguria - Consiglio Regionale, IsrecIm, Fusta editore, 2024). Veziano con Caudano (e con Graziano Mamone) si era già cimentato in "Giustizia partigiana in La libera Repubblica di Pigna. Parentesi di democrazia. 29 agosto 1944 - 8 ottobre 1944" (Comune di Pigna, IsrecIm, Fusta Editore, 2020), ma di lui non si possono dimenticare "Ombre al confine. L’espatrio clandestino degli Ebrei dalla Riviera dei Fiori alla Costa Azzurra. 1938-1940" (Fusta, 2014), "Sanremo. Una nuova comunità ebraica nell'Italia fascista. 1937-1945" (Diabasis, 2007), "Ombre di confine: l'emigrazione clandestina degli ebrei stranieri dalla Riviera dei fiori verso la Costa azzurra, 1938-1940" (Alzani, 2001).

Marco Innocenti ha appena licenziato sotto l'egida di lepómene editore di Sanremo, che è la sua città, "La passeggiata avventurosa".
 
E Silvana Maccario ha già consegnato da tempo allo stesso Marco Innocenti suoi delicati disegni, realizzati con pennarelli dai vari colori, per un altro testo dell'infaticabile sanremese, ma sta per pubblicare "Francobolli. 36 poesie" anche lei per lepómene editore.

Giorgio Caudano sta facendo circolare tra gli amici le bozze del suo lavoro, dedicato a Giuseppe "Beppe" Porcheddu, definito "illustratore di sogni".

Franco Fiorucci, sospesa per il momento la stesura di altri suoi inusuali e coinvolgenti racconti, è alle prese con la trama di un'altra avventura del suo commissario Belpensiero.

Arturo Viale sta meditando per l'ennesima volta come armonizzare altri suoi ricordi ed altre sue esperienze personali con le cifre della vita altrui e della storia.
 
Gianfranco Raimondo è sempre intento a dispensare autentiche chicche, bozzetti mutuati dalla sua lunga conoscenza di avvenimenti locali, specie di Ventimiglia.
 
Gaspare Caramello, pur molto preso da Art Lab, non rinuncia al progetto di una nuova pertinente chat.
 
Un'altra opera di storia contemporanea di Graziano Mamone, che da Genova, dove insegna all'Università, a Vallecrosia ogni tanto fa ritorno, sarà, invece, edita a marzo.

Alfredo Moreschi viene spesso chiamato in causa da Marco Innocenti, che ne ha più volte riportato - e chiosato - frasi, soprattutto dettate dal nonsenso, in cui il prestigioso fotografo novantatreenne di Sanremo eccelle in modo particolare. Ci sono state anche delle collaborazioni dirette di Marco Innocenti con Alfredo Moreschi, il quale in queste occasioni si è celato - come da citati intendimenti programmatici - dietro il nome d'arte di Presenzio Astante. In ogni caso, Moreschi è appena stato, nel quadro delle celebrazioni per il 120° anniversario del Casinò della città dei fiori, valente oratore, che non solo ha illustrato in modo intrigante la proiezione di specifiche immagini del suo munitissimo archivio, ma ha voluto donare ai presenti anche diversi aneddoti molto brillanti, meritevoli, invero, di trattazione a parte.

Rita Della Giovanna, Arnaldo Scotto, 2025

Rita Della Giovanna, valente pittrice che si sposta volentieri con la famiglia tra la provincia di Bergamo e l'amata Bordighera, ha aggiunto alla sua galleria di ritratti di persone della zona intemelia quello di Arnaldo Scotto, ex bancario, volontario ospedaliero, amico di Nervia di Ventimiglia.

Adriano Maini

martedì 4 febbraio 2025

Il corpo del capitano Punzi fu abbandonato sul bordo della strada

Ventimiglia (IM): la casa di Marina San Giuseppe dove venne colpito a tradimento il capitano Punzi

Il capitano Luigi Gino Punzi il 4 gennaio 1945 venne a tradimento gravemente colpito alla testa con una scure in una casa di Marina San Giuseppe di Ventimiglia da un pescatore-contrabbandiere, al quale si era rivolto per un rientro clandestino in Francia, e venne finito il giorno dopo con un colpo di pistola alla testa dal sergente telegrafista Schönherr della marina tedesca su ordine del suo superiore Leon Jacobs, alias Felix.

Felix, di concerto con Hans Senner, organizzò una trappola che avrebbe permesso la cattura dei nuovi arrivati. Felix lasciò tre uomini - Wihlelm Schönherr alias William, Schmidt e l’italiano Nino Bertola - nella casa di Marina San Giuseppe a Ventimiglia e, con il corpo di Punzi, ritornò verso Sanremo. Era necessario non far sapere al nemico che Punzi era morto e che i documenti contenuti nel suo zaino erano ormai in mano tedesca. Il corpo di Punzi fu abbandonato sul bordo della strada, poco prima dell’entrata in Sanremo. Una telefonata anonima informò il comando di polizia che un uomo giaceva privo di vita lungo la strada che collegava Ospedaletti con Sanremo. Punzi venne, pertanto, seppellito dalle autorità municipali di Sanremo come ignoto. Felix, appena giunto a Villa Aloha, sebbene l’alba non fosse ancora spuntata, telefonò a Milano dove il suo capo, Georg Sessler, si era recato e si trovava negli uffici di via Ariosto dell’intelligence della Kriegsmarine (Marinenachrichtendienst MND III) di cui faceva parte. Un suo dipartimento, il B-Dienst, era specializzato nell'intercettazione, nella registrazione, nella decodifica e nell'analisi delle comunicazioni nemiche. A Sanremo, nella Pensione delle Palme, si trovava il centro di ascolto di questa struttura, dove più di una ventina di operatori erano costantemente intenti a registrare le comunicazioni alleate. Il comando della struttura, che dipendeva direttamente dal comando di Merano, era affidato al capitanleutnant Georg Sessler, ventisettenne con alle spalle anni di esperienze maturate nei servizi segreti tedeschi, già coinvolto nell'interrogatorio di alcuni dei quindici soldati americani della missione Ginny prima catturati, poi massacrati dai nazisti vicino a Bocca di Magra.

Eros (Eros Ghirardosi) era uno dei due radiotelegrafisti che, condotti da Amilcare Bric e Brac Allegretti, dovevano raggiungere Luigi Punzi a Marina San Giuseppe di Ventimiglia (IM) proprio nell'appartamento di Allegretti, ma che, una volta incappato nella mortale aggressione il loro referente capitano Gino, caddero, subendo ciascuno diversa sorte, nella trappola tesa loro dagli uomini dei servizi informativi (SRA) della Marina Militare (Kriegsmarine) tedesca di stanza a Sanremo. Eros per almeno quindici giorni fu costretto a trasmettere falsi messaggi agli americani del Servizio OSS, che non lo preventivamente avevano fornito di un codice d'allarme in caso di caduta in mano nemica. Secondo alcune fonti nel novero dei diversi danni procurati agli alleati ed alla resistenza dai falsi messaggi di Eros, fatti trasmettere dagli specialisti all'OSS antenna di Nizza grazie al citato arresto, spicca l'induzione all'aviolancio su Cima Marta del 23 febbraio 1945, che si risolse in un disastro per i partigiani, con perdita del materiale, recuperato dai tedeschi, e la morte di almeno quattro garibaldini sia lo sviluppo delle circostanze che avevano già portato l'8 febbraio al grave ferimento del comandante partigiano Stefano Carabalona (Leo).
 
Adriano Maini